Niente prigione per gli harraga
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L’Expression, 18 gennaio 2010
Un progetto di legge all’esame del governo. Sarà depenalizzato il delitto di harga?
di Achira Mammeri
Bisogna comprendere il gesto suicida degli harraga, piuttosto che condannarli
La questione non è ancora definitivamente risolta. Ma l’Esecutivo dovrà prendere una decisione a breve. L’Expression ha saputo da fonti a proposito del dossier, che il governo è orientato a depenalizzare il delitto di harga. “Vi sono due opinioni diverse nell’Esecutivo: la prima pensa che l’applicazione della legge che criminalizza l’emigrazione clandestina è necessaria per scoraggiare questo fenomeno. La seconda, al contrario, insiste sul fatto che i giovani che mettono in pericolo la loro vita necessitano di una particolare attenzione. Imprigionarli può provocare il peggio”, precisa la nostra fonte. Occorre sapere che questo dibattito riflette una tendenza presente nella società civile. La promulgazione di questa legge ha suscitato reazioni differenti, talvolta contraddittorie. Ma la tendenza preminente è contraria all’imprigionamento degli emigranti clandestini. Giuristi e associazioni hanno protestato contro questa scelta. Essi ritengono che sia necessario piuttosto comprendere il gesto suicida degli harraga, piuttosto che condannarli. In proposito il Presidente della Commissione nazionale consultiva per la promozione e la protezione dei diritti dell’uomo (Cncppdh), Farouk Ksentini, ha proposto di sostituire la pena detentiva con un’ammenda simbolica. Il fatto che il fenomeno prosegua nonostante la repressione dimostra almeno una cosa: la criminalizzazione dell’emigrazione clandestina, considerato dalle autorità come una soluzione definitiva, non è riuscito ad evitare che giovani senza prospettive nel loro paese tentino l’avventura, anche se suicida, alla ricerca di un avvenire migliore. L’avvocato Miloud Brahimi sostiene che la condanna di un emigrante clandestino non costituisce “una soluzione al fenomeno”, chiedendo “il rafforzamento dei diritti sociali dei cittadini”. Secondo lui “la soluzione è assolutamente precisa: bisogna prima di tutto operare per creare nuovi posto di lavoro e trattenere i giovani disoccupati nel paese”. I giuristi considerano inaccettabile, addirittura abominevole, infliggere delle severe sanzioni a dei giovani spinti a simili scelte dal bisogno di migliorare la loro situazione sociale. E questa opinione sembra essere stata recepita dal governo che ha riaperto il dossier per discuterlo nuovamente. “Io penso che si debba avere il coraggio di riconoscere che questo o quel meccanismo non ha funzionato e di rivederlo se è necessario”, precisa il nostro interlocutore. Secondo la nostra fonte, questo non significa fallimento. “Il governo ha preso questa decisione in una congiuntura specialissima. All’inizio tutti pensavano che questo fenomeno degli harraga fosse una scelta individuale e senza rischi tangibili per la società. Via via ci siamo resi invece conto che si tratta di un vero fenomeno sociale”. Ricordiamo che la legge prevede una pena da 2 a 6 mesi di prigione ed un’ammenda da 20.000 a 60.000 DA per le persone che tentano di lasciare in modo illegale il territorio nazionale. Pene più dure sono fissate per le reti che organizzano “il viaggio della morte”. A questo proposito, apprendiamo che se il governo pensa di depenalizzare il fenomeno degli harraga, al contrario, intende aggravare le sanzioni contro i “passeur”.