« Je suis Raif »,
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Le Grand Soir, 19 dicembre 2015 (trad. ossin)
Un militante per la libertà di espressione condannato a 1000 frustate in Arabia Saudita, alleata dell'Occidente
« Je suis Raif »
La presenza a Parigi, domenica scorsa (alla manifestazione contro l’attentato a Charlie Hebdo, ndt) di un ministro saudita per dire “Je suis Charlie”: 9,5 in rapporto all’ipocrisia ambientale. Nello stesso momento a Riyadh, un giovane blogger è condannato alla pena più barbara per il più semplice uso della libertà di espressione.
E’ difficile scegliersi un colpevole che porta stampata in faccia l’innocenza. I suoi tratti angelici vengono branditi in un ritratto dai suoi figli, sopraffatti dalla paura di perdere il padre. La sua lotta per libertà viene ripresa da sua moglie, che lancia l’allarme dal suo esilio canadese.
La figlia di Raif con un ritratto del padre
Lapidazione di un blogger “libero pensatore”
Raif Badawi, 31 anni, è tenuto prigioniero dal 2012 dal regime saudita. E’ stato condannato a 1000 frustate da impartirgli sulla pubblica piazza, a 10 anni di prigione e ad una multa di 1.000.000 di rial (250.000 euro). Quale crimine ha potuto commettere Raif?
Quello di tenere un sito di orientamento politico democratico (Free Saudi liberals) che difendeva la libertà di espressione, chiedeva la liberazione dei prigionieri politici e l’apertura di un dibattito sulle questioni politiche in Arabia saudita.
Criticava sul suo blog i grandi del regno, e anche figure religiose come il Gran Mufti dell’Arabia saudita, e metteva alla berlina la polizia religiosa della monarchia saudita, la Commissione per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio.
Crimine di apostasia, blasfemia, lesa maestà: il Medio Evo nel 2015
Dapprima l’Accusa aveva chiesto la pena di morte per “apostasia”, cioè l’abbandono dell’islam. Alla fine è stato condannato per il crimine di “oltraggio all’Islam”. Dietro l’accusa di blasfemia, c’è in realtà più che altro una “lesa maestà”.
La monarchia saudita si fonda su una visione fondamentalista dell’Islam, il wahhabismo, che accompagna la sua politica di diffusione del terrorismo islamista nel mondo.
In precedenza il wahhabismo era solo una interpretazione assai minoritaria di questa religione. Ha conosciuto una rinascita solo negli anni 1930 in Arabia Saudita, con la presa del potere da parte della dinastia dei Saud, patrocinata dalla potenza coloniale britannica, poi dall’alleato statunitense.
In ogni caso una pena barbara, per un delitto oscurantista. Le prime 50 frustate sono state impartite venerdì scorso nella sua città natale di Jeddah, davanti a una moschea.
Una folla di diverse centinaia di persone ha ritmato le frustate con applausi, fischi di incoraggiamento e grida di “Allah Akbar” (Dio è grande).
Secondo quanto un testimone ha raccontato ad Amnesty International, “Raif era ammanettato e incatenato, ma il suo viso era scoperto. Un ufficiale di polizia gli si è avvicinato con un lungo bastone e ha cominciato a colpirlo. Raif ha alzato il volto al cielo, chiudendo gli occhi e inarcando la schiena. Non ha detto niente, ma era visibile sul suo viso e sul suo corpo che soffriva il martirio”.
Venerdì prossimo dovrà subire una seconda salva di frustate a Djeddah, un rituale che dovrà continuare per le prossime 19 settimane. Sua moglie, Ensaf Haidar, oramai esiliata a Montreal, ha dichiarato al telefono che non era sicura che avrebbe resistito al secondo supplizio.
“Raif mi ha detto che ha sofferto enormemente dopo la prima flagellazione, la sua salute è precaria”, ha confidato ad Amnesty.
Il suo avvocato condannato a 15 anni di prigione per la sua difesa dei diritti umani
Il suo avvocato, Walid Abou al-Khair, è stato anch’egli condannato in luglio a 15 anni di prigione per avere denunciato le violazioni dei diritti dell’uomo in Arabia Saudita. Si tratta, prendendo a pretesto le esigenze antiterroriste (il colmo!) di reprimere ogni dissidenza interna, perfino quella moderatamente liberale.
Una settimana dopo la condanna ufficiale da parte di Riyadh degli attentati di Parigi, dopo la presenza di un ministro saudita alla manifestazione ufficiale di domenica scorsa, questa repressione della libertà di espressione ha creato un certo malessere nel mondo arabo. Le caricature fioriscono sul web.
Una mostra un uomo che assomiglia a Raif frustato mentre il boia grida, con la bocca piena di fiori: “L’Arabia saudita condanna gli attacchi contro la libertà di espressione a Parigi”. Un’altra mostra una matita lacerata a colpi di frusta.
Il nostro alleato saudita: campione del mondo per la pena di morte e il terrorismo
E’ un segreto di Pulcinella, l’Arabia Saudita ha armato le fazioni islamiste in Siria contro il regime di Assad, in una morbida emulazione con il Qatar, usando delle facilitazioni offerte dalla Giordania e la Turchia, con la benedizione dei suoi alleati statunitensi, francesi e inglesi.
Non è affatto un segreto, la Charia viene applicata in forme estremamente rigorose. Crimi passibili di lapidazione, mutilazione e decapitazione sono: sodomia, ateismo, traffico di droga (compresa la cannabis), fornicazione, blasfemia o stregoneria.
L’Arabia Saudita detiene il record del numero di condanne a morte con 89 decapitazioni nel 2014 pronunciate dalla monarchia assoluta. Viene applicata la legge del taglione, e l’anno scorso un giovane è stato condannato… a diventare paraplegico, per una aggressione commessa da adolescente che aveva provocato la paraplegia della vittima.
Ciò che Raif denunciava era la “polizia dei costumi”, i “mutaween” (i pii) che pattugliano le strade per controllare il rispetto delle regole di abbigliamento, della stretta separazione tra uomini e donne, del rispetto delle preghiere dettate dalla loro particolare interpretazione della Charia.
Il governo incoraggia la delazione. Un tribunale saudita ha appena condannato cinque uomini a 32 anni di prigione e a 4500 frustate per avere organizzato una… Festa illegale di San Valentino con delle donne in compagnia delle quali avrebbero danzato e bevuto.
Il 2015 sarà l’anno della denuncia dell’ipocrisia. Proprio mentre ci viene chiesto di unirci in una “Unione sacra” nazionale per una “Santa Alleanza” internazionale guidata dalla Francia, dagli Stati Uniti, continua il sostegno dell’Arabia Saudita, del Qatar, di Israele, i più importanti sostenitori e attori del terrorismo internazionale. Oggi noi “siamo tutti Raif”