I Sauditi pronti a vendere la Palestina a Israele in cambio di una guerra contro l’Iran
- Dettagli
- Visite: 4507
Moon of Alabama, 14 novembre 2017 (trad. Ossin)
I Sauditi pronti a vendere la Palestina a Israele in cambio di una guerra contro l’Iran
Moon of Alabama
I tiranni dell’Arabia saudita progettano di vendere la Palestina. Lo considerano l’unico mezzo per ottenere l’appoggio degli Stati Uniti nella loro fanatica campagna contro il nemico iraniano
Un memorandum interno saudita, fatto avere al giornale libanese Al-Akhbar, ne rivela i punti principali. (Nota: L’autenticità del memo non è stata confermata. In teoria potrebbe trattarsi di un « falso » fatto avere al giornale dal campo avverso, ma Al-Akhbar viene considerato un giornale che pubblica autentiche fughe di notizie e io ho fiducia nella valutazione che ne hanno fatto gli editori).
Secondo il memo, i Sauditi sono pronti a rinunciare al diritto al ritorno dei Palestinesi. Rinunciano anche alla sovranità palestinese su Gerusalemme e non insistono più per la creazione di un vero Stato palestinese. In cambio, chiedono una alleanza (militare) statunitense-saudita-israeliana contro il loro sedicente nemico dell’est del Golfo Persico.
Vi sono stati dei negoziati sul tema tra Sauditi e sionisti sotto l’egida degli Stati Uniti. Il « consigliere » che Netanyahu e Trump « si dividono, l’enfant prodige Jared Kushner », è il perno di questi negoziati. Ha compiuto almeno tre viaggi in Arabia Saudita quest’anno, l’ultimo molto di recente.
Le operazioni saudite del mese scorso, sia quelle contro gli oppositori interni al clan Salman, sia quelle contro Hezbollah in Libano, devono essere inquadrate nel più ampio contesto della preparazione di un piano a più grande scala. Per ricapitolare:
• La scorsa settimana, l’attuale capo dei Palestinesi, Mahmoud Abbas, è stato convocato a Riyadh. Qui gli è stato detto di accettare tutto quanto sarà presentato come un piano di pace statunitense, o dimettersi. Gli è stato ordinato di troncare tutti i rapporti tra Palestinesi e Iran ed Hezbollah:
Dopo questi avvertimenti, che potrebbero minacciare il recente accordo di unità palestinese firmato dal Fatah e da Hamas, con l’appoggio dell’Iran, nella striscia di Gaza, i media palestinesi hanno manifestato una rara unità, attaccando tutti l’Iran.
• Il 6 novembre, una lettera del Primo Ministro israeliano Netanyahu alle ambasciate israeliane è stata intenzionalmente fatta trapelare. In questo documento, Netanyahu ordina ai suoi diplomatici di darsi da fare per ottenere il massimo sostegno ai progetti sauditi contro il Libano, lo Yemen, ecc. Lo stesso giorno Trump ha twittato:
I have great confidence in King Salman and the Crown Prince of Saudi Arabia, they know exactly what they are doing....
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 6 novembre 2017
Donald J. Trump @realDonaldTrump – 15:03 – 6 nov. 2017
Ho la massima fiducia nel re Salman e nel principe ereditario dell’Arabia Saudita, essi sanno esattamente quello che fanno…
(Il tweet è stato oggetto di un’enorme promozione da parte dei robot twitter sauditi).
• Il tiranno saudita ha rapito il primo ministro libanese, Saad Hariri, e dichiarato guerra al Libano. Obiettivo è di cacciare o isolare Hezbollah, la resistenza sciita in Libano che è alleata dell’Iran e si oppone ai progetti sauditi sulla Palestina.
• L’11 novembre, il New York Times ha parlato di un « piano di pace » preparato dagli Stati Uniti, ma non ha fornito molti dettagli. Le probabilità di successo di questo piano sono considerate deboli.
Il giornale libanese di sinistra Al-Akhbar si è procurato una copia del piano (in arabo) sotto forma di un memorandum del ministro saudita degli Affari esteri Adel Al-Jubeir al principe-clown saudita Mohammed Bin Salman (qui si trova in inglese):
Il documento, che per la prima volta è stato svelato, conferma tutto quanto è già trapelato in occasione della visita del presidente Trump in Arabia Saudita nello scorso maggio, sul tentativo statunitense per giungere ad un trattato di pace tra Arabia Saudita e Israele. Vi sono state poi informazioni su incontri tra Riyadh e Tel Aviv, il più importante dei quali è stata la visita del principe ereditario saudita all’entità sionista.
Il documento rivela l’importanza delle concessioni che Riyadh è disposta a fare nel contesto della liquidazione della questione palestinese, e la sua preoccupazione di ottenere aiuti contro l’Iran e la resistenza di Hezbollah.
La nota del ministero saudita degli Affari esteri comincia con una esposizione della strategia prevista:
Per tenere testa all’Iran aumentando le sanzioni sui missili balistici e riconsiderando l’accordo nucleare, il Regno ha affermato che, nell’accordo di partenariato strategico col presidente USA Donald Trump, la chiave del successo risiede in un impegno congiunto saudita-statunitense. […]
L’avvicinamento dell’Arabia Saudita ad Israele rischia di suscitare l’ostilità dei popoli mussulmani del Regno, in quanto la causa palestinese rappresenta un patrimonio spirituale, storico e religioso. Il Regno non è disposto a correre questo rischio, a meno che non si convinca che gli Stati Uniti condividono davvero il loro stesso approccio verso l’Iran, che destabilizza la regione sostenendo il terrorismo, praticando politiche settarie e ingerendosi negli affari interni altrui.
Il documento saudita descrive i problemi e le tappe del processo verso un accordo in cinque punti:
Primo: i Sauditi esigono una « parità nel rapporto » tra Israele e l’Arabia Saudita. Sul piano militare, pretendono che Israele rinunci alle armi nucleari o che l’Arabia saudita venga autorizzata ad averne.
Secondo: in cambio, l'Arabia Saudita userà il suo potere diplomatico ed economico per promuovere un « piano di pace » tra Israele, i Palestinesi e i paesi arabi, sulla falsariga di quello statunitense. I Sauditi sono pronti alle seguenti concessioni straordinarie, secondo il memo:
• Gerusalemme non sarà la capitale dello Stato palestinese, ma sottoposta ad uno speciale regime internazionale amministrato dalle Nazioni Unite.
• Il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi che vennero violentemente espulsi dai sionisti sarà abbandonato. I rifugiati diventeranno cittadini dei paesi dove attualmente risiedono (alcuna richiesta di una piena sovranità per uno Stato palestinese viene menzionata)
.
Terzo: quando l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti (Israele) avranno trovato un accordo sui « principi generali della soluzione finale » per la Palestina, verrà organizzata una riunione di tutti i ministri degli Affari esteri della regione perché l’appoggino. Seguiranno poi i negoziati finali.
Quarto: In pieno accordo e cooperazione con Israele, l’Arabia Saudita userà del suo potere economico per convincere l’opinione araba ad accettare il piano. Nella nota si sottolinea testualmente: « All’inizio della normalizzazione delle relazioni con Israele, essa non sarà accettata dall’opinione pubblica del mondo arabo ». Il piano è quello essenzialmente dunque di corrompere gli Arabi perché l’accettino.
Quinto: il conflitto palestinese svia l’attenzione dal vero problema che I dirigenti sauditi hanno nella regione, vale a dire l’Iran: « Conseguentemente, le parti saudite e israeliane sono d’accordo sui seguenti punti:
1-Contribuire a contrastare qualsiasi attività che sia utile alle politiche aggressive dell’Iran in Medio oriente. L’affinità dell’Arabia Saudita con Israele deve accompagnarsi ad una posizione statunitense sincera contro l’Iran.
2-Inasprire le sanzioni statunitensi e internazionali relative ai missile balistici iraniani.
3-Inasprire le sanzioni contro il finanziamento iraniano del terrorismo nel mondo.
4-Revisione del gruppo (cinque + 1) nell’accordo nucleare con l’Iran, per garantire un’applicazione letterale e rigorosa delle sue disposizioni.
5-Limitare l’accesso dell’Iran ai suoi beni sequestrati e sfruttare il deteriorarsi della situazione economica iraniana, per accrescere la pressione interna sul regime iraniano.
6-Una cooperazione intensiva in materia di servizi di informazione nella lotta contro il crimine organizzato e il traffico di droga sostenuto dall’Iran e da Hezbollah ».
« Il memo è formato da Adel al-Jubeir. (Ma chi erano i consiglieri che glielo hanno dettato?)
Il piano statunitense per la pace in Palestina consiste nel costringere Palestinesi ed Arabi ad accettare tutto quello che Israele vuole. I Sauditi accetteranno tutto, ponendo lievi condizioni, se Stati Uniti e Israele li aiuteranno a sbarazzarsi del loro nemico giurato, l’Iran. Ma tutto questo è impossibile. Né Israele, né gli Stati Uniti accetteranno una « parità nelle relazioni » con l’Arabia Saudita. L’Arabia saudita non ha niente di quanto sarebbe necessario per diventare uno Stato dominante del Medio Oriente arabo. L’Iran non può essere battuto.
L’Iran è il centro del movimento sciita e il centro della resistenza all’imperialismo « occidentale ». Le popolazioni sciite e sunnite in Medio Oriente (ex Egitto) hanno consistenza più o meno uguale. L’Iran ha circa quattro volte più abitanti dei Sauditi. E’ molto più antico e colto dell’Arabia Saudita. Ha una popolazione istruita e ben sviluppate capacità industriali. L’Iran è una nazione, non un agglomerato di tribù del deserto come è la penisola araba sotto i Saud. La sua posizione geografica e le sue risorse lo rendono invincibile.
Per battere l’Iran, i Sauditi hanno promosso guerre per procura in Iraq, in Siria, in Yemen e adesso in Libano. Avevano bisogno di soldati per vincere queste guerre. I Sauditi hanno reclutato e mandato in guerra gli unici mercenari che hanno trovato. Le loro orde di fanatici di Al Qaeda e di ISIS sono stati battuti. Decine di migliaia di loro sono rimasti uccisi sui campi di battaglia in Iraq, in Siria e in Yemen. Per quanto vi sia stata una campagna di mobilitazione mondiale, quasi tutte le forze disponibili sono state battute dalle resistenze locali sul campo. Né lo Stato coloniale, né gli Stati Uniti sono disposti a mandare i loro soldati a battersi per la supremazia saudita nella regione.
Il piano di concessioni dell’amministrazione Trump per raggiungere la pace in Medio Oriente è ambizioso, ma non tiene conto della situazione concreta. I sauditi promettono di appoggiarlo se l’amministrazione Trump accetti di combattere il loro nemico giurato, l’Iran. Entrambe le leadership sono però sfortunate e impulsive e i loro piani non hanno grandi speranze di riuscita. Tenteranno comunque di portarli avanti e produrranno enormi danni collaterali. L’entità sionista non ha alcun bisogno di fare la pace. Già dimostra di non avere alcuna fretta ad accettare questo piano e cercherà unicamente di usarlo a suo unico vantaggio.