Bahrein : la formula uno al servizio della tirannia
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Le Grand Soir, 22 avril 2012 (trad.Ossin)
Bahrein : la formula uno al servizio della tirannia
Mohamed Belaali
In “Repressione e resistenza in Bahrein” abbiamo scritto: “La sollevazione popolare in Bahrein è il risultato di decenni di ingiustizie, di oppressione e di umiliazione. La si può reprimere, perfino spezzarla, ma rinascerà, come una fenice, dalle sue ceneri. Perché è nata ed è cresciuta sul terreno del dispotismo e dell’arbitrio”. (1) Giacché questo arbitrio e questo dispotismo perdurano, la resistenza del popolo del Bahrein continua nonostante una terribile repressione. L’organizzazione del Gran Premio di Formula 1 in questo piccolo regno fa sì che si rafforzi la determinazione dei “ribelli de la Perle” a proseguire una lotta contro un regime antiquato ma sostenuto dalle monarchie del Golfo e certamente dagli Stati Uniti e dall’Europa.
Il monumento de la Perle, simbolo della resistenza alla dittatura degli Al Khalifa, è stato distrutto. E’ stato sostituito dai carri armati dell’esercito saudita che circondano tutta la piazza. Nemmeno le moschee e i minareti sono sfuggiti a questa follia distruttrice. Le strade e le autostrade di questo piccolo regno sono letteralmente presidiate. Le forze antisommossa, armate di tutto punto, sono onnipresenti e non esitano a sparare con proiettili veri sui manifestanti pacifici. I commissariato dell’arcipelago sono trasformati in centri di tortura. I tribunali militari processano e condannano dei civili. I feriti non sono più curati a dispetto di tutte le convenzioni internazionali.
La dinastia degli al Khalifa, al potere da diversi secoli, il Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG) dominato dall’Arabia Saudita, l’imperialismo USA ed europeo sono soddisfatti. Pensano che le aspirazioni del popolo del Bahrein alla dignità e alla democrazia siano, come la rivolta in cui si sono espresse, definitivamente sepolte. La dittatura, i privilegi, gli interessi degli uni e degli altri sono salvi. Bisogna adesso annunciare e dimostrare, di fronte al mondo intero, che la situazione è normale e che l’emirato è un paese tranquillo. Lo spettacolo del Gran Premio di Formula 1 può allora cominciare. “Conosco la gente che ci vive, è molto calma e pacifica”, diceva pedestremente Bernie Ecclestone, uomo d’affari e patron di questa famosa corsa. Lo sport al servizio del dispotismo!
Lo sfruttamento politico dello sport non data evidentemente oggi. L’Italia fascista e la Germania nazista, due volti orrendi del capitalismo, l’hanno già strumentalizzato per dare una certa legittimità al loro regime. L’Italia mussoliniana (1934) e la Germania hitleriana (1936) avevano organizzato rispettivamente la Seconda Coppa del mondo di football e i giochi olimpici. La FIFA, da parte sua, aveva affidato l’organizzazione del “Mundial” 1978 all’Argentina della giunta militare guidata dal generale Videla. Il Gran Premio di Formula 1 si svolgeva regolarmente in Africa del Sud durante il regime dell’Apartheid. Il caso del Bahrein si iscrive dunque in questa “tradizione” di utilizzazione delle attività sportive da parte dei regimi per rafforzare la loro dominazione di classe.
Nel frattempo, nell’indifferenza quasi generale, senza i media occidentali né Al Jazeera, il popolo del Bahrein prosegue la sua lotta contro questa dittatura di un’altra epoca (2). Manifestazioni vengono organizzate quotidianamente, in condizioni difficili, per protestare contro questa nuova umiliazione che viene dal Gran Premio di Formula 1, o come dicono gli abitanti del Bahrein “formula di sangue”. Sabato 21 aprile 2012 i manifestanti hanno lasciato uno dei loro, ucciso dalla polizia del regime, aggiungersi alla lista già lunga dei martiri del popolo del Bahrein. Per prevenire ogni contestazione durante il Gran Premio, le autorità non hanno solo presidiato tutto il paese, ma hanno proceduto anche a decine di arresti dei militanti del movimento di contestazione (3). Il mutismo dei media borghesi su questa resistenza e questa repressione è significativa. Bisogna che la contestazione del regime avvenga a porte chiuse.
Il contrasto tra il silenzio sul Bahrein e l’isterica propaganda contro la Siria per esempio di questi stessi media è eloquente. Bisogna dire che le “democraticissime” dinastie degli al-Khalifa, degli Al Saud dell’Arabia Saudita o ancora quella degli Al Thani del Qatar, che desiderano ardentemente di installare la democrazia in Siria, sono “nostri amici”, perché ci sono totalmente subalterne. Bisogna dunque proteggerle e metterle al riparo dalle tentazioni e dalle aspirazioni del popolo alla libertà e alla democrazia. Il CCG, l’imperialismo USA ed europeo sanno bene che la vittoria del popolo sulla dittatura in un paese (Tunisia ed Egitto) suscita speranze immense e incoraggia gli altri popoli del mondo arabo e sollevarsi a loro volta contro i propri tiranni.
Mentre gli emiri del Bahrein assistono allo spettacolo di Formula 1 e i media occidentali sono occupati a trasmettere le performance dei piloti del Gran Premio, un militante per i diritti dell’uomo, Abdel Hadi Al Khawaja, arrestato e condannato all’ergastolo, si trova tra la vita e la morte. E’ in sciopero della fame dall’8 febbraio 2012 contro la sua detenzione arbitraria. La sua resistenza e la sua determinazione sono quelle di tutto un popolo che si batte quasi da solo contro una tirannia sostenuta dalle monarchie del Golfo e da tutte le “democrazie” capitaliste.
(1) http://www.ossin.org/bahrein/bahrein-repressione-arabia-saudita-intervento-bahrein.html
(2) http://www.amnesty.fr/AI-en-action/Crises/Afrique-du-Nord-Mo... Voir également les communiqués du Centre de Bahreïn pour les droit de l’Homme http://www.bahrainrights.org/en/node/5192
(3) http://af.reuters.com/article/sportsNews/idAFJOE83H03K201204...