Il territorio libero boliviano di Chapare ha cacciato i golpisti e si prepara adesso ad una sanguinosa re-invasione
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The GrayZone, 24 dicembre 2019 (trad.Ossin)
Il territorio libero boliviano di Chapare ha cacciato i golpisti e si prepara adesso ad una sanguinosa re-invasione
Ollie Vargas
Trascorrere del tempo coi militanti sindacali di Chapare, che hanno organizzato la società in modo collettivo, offre un punto di vista particolare sulla resistenza al colpo di Stato. Sono riusciti a espellere la polizia, ma ora temono rappresaglie e un bagno di sangue
Cochabamba, Bolivia - Conosciuto come la regione Chapare in Bolivia, il Tropico di Cochabamba è un santuario dei seguaci più fedeli del presidente Evo Morales. Dal colpo di Stato del 10 novembre, è diventato effettivamente un territorio autonomo sottratto al controllo della giunta militare.
La polizia e i militari sono stati cacciati da quest'area quando è iniziato il colpo di Stato ed è stato detto loro che sarebbero stati nuovamente accolti solo se “si fossero messi in ginocchio e si fossero scusati” con la comunità.
In questa striscia di terra di 12.000 chilometri quadrati, sono fioriti centinaia di sindacati nel corso degli anni. Ho trascorso diversi giorni con loro, per vedere come hanno organizzato la società in modo collettivo e come hanno avviato una feroce resistenza nei confronti di un regime e un colpo di Stato di destra che minaccia di distruggerli.
Nonostante la resilienza, c’è anche un senso di timore. I leader sindacali mi hanno detto che, se lo Stato decidesse - come minacciato - di militarizzare la regione, un bagno di sangue sarebbe praticamente inevitabile. Se arriva la violenta repressione, potrebbe distruggere la struttura sociale che hanno costruito col lavoro di decenni.
Trasformare la regione
Chapare ha sempre goduto di un alto livello di autogoverno, a causa delle esigenze della comunità. Quando i governi neoliberisti boliviani degli anni '80 hanno chiuso un gran numero di miniere statali a Potosi e Oruro, molti lavoratori rurali si sono "trasferiti" in questa regione tropicale per coltivare coca e altro.
La presenza di ex minatori, che avevano partecipato alle lotte rivoluzionarie del sindacato dei minatori della Bolivia, ha trasmesso alle comunità indigene campesine una radicale tradizione proletaria.
Il loro insediamento non è stato tuttavia senza problemi. All'epoca, gli Stati Uniti stavano intensificando la cosiddetta guerra alla droga, usandola come pretesto per intervenire militarmente in America Latina. La DEA si unì alle forze armate boliviane per dichiarare guerra ai campesinos e tentare di eliminare la coltivazione della coca.
Al comando vi erano gli agenti della DEA, le truppe boliviane servivano solo da fanti a loro disposizione. Era la DEA quindi che decideva chi poteva entrare ed uscire dall'area.
Fu durante queste lotte contro la presenza degli Stati Uniti che Evo Morales ascese al vertice delle strutture sindacali di Chapare. E, di fronte alla DEA e all'esercito boliviano, si sviluppò un livello straordinario di organizzazione.
Oggi ci sono sei federazioni sindacali nella regione e, all'interno di ogni federazione, ci sono numerosi "centrali", che variano da poche fino a 30. All'interno di ogni centrale ci sono poi diversi sindacati, fino a 10, a seconda delle dimensioni della comunità. E ogni sindacato comprende da 100 a 200 aderenti.
I sindacati hanno radicamento geografico, quindi ogni piccolo quartiere è un sindacato. Intere famiglie fanno parte di un sindacato, in base alla particella di terra che è loro assegnata. A Chapare vi sono diverse centinaia di sindacati, anche se è difficile fornire cifre esatte, perché il numero e le dimensioni variano notevolmente in base alla localizzazione.
A causa della debole presenza dello Stato, i sindacati organizzano quasi tutti gli aspetti della vita quotidiana nell'area. Elaborano progetti infrastrutturali, risolvono le controversie terriere e sociali nella comunità, amministrano media locali e, naturalmente, organizzano le attività politiche dei campesinos.
Nel 2006, l'allora presidente Evo Morales avviò un ampio programma di riforma agraria, trasferendo vasti appezzamenti di terra ai lavoratori ed emancipando i militanti del sindacato dal rapporto di sfruttamento coi loro ex proprietari terrieri.
I sindacati non rinunceranno facilmente a queste conquiste.
Affrontare il colpo di Stato
Dopo il colpo di Stato, questa resistenza sindacale di Chapare ha assunto funzioni di polizia.
Il 10 novembre, quando fu chiaro che il colpo di Stato aveva travolto il governo eletto di Evo, la polizia abbandonò come misura precauzionale la zona, fuggendo nella vicina città di Cochabamba.
I responsabili del colpo di Stato sapevano che l'organizzazione sociale è così solida a Chapare, che non sarebbero mai stati in grado di contenere la resistenza. E avevano ragione. Dopo che il colpo di Stato prese piede, quasi tutte le stazioni di polizia della regione furono attaccate dalla popolazione locale.
Israel, un giornalista locale di una stazione gestita dal sindacato chiamata Radio Kawsachun Coca, ha spiegato: "La gente era così infuriata, che nessuno poteva fermarla".
A Israel ha fatto eco poco dopo Senobio Carlos, il sindaco di Puerto Villaroel. “Non abbiamo mai detto alla polizia e ai militari di andarsene; sono fuggiti loro", ha detto Carlos. “C’è infatti una base militare i cui soldati non sono riusciti a fuggire prima che i manifestanti bloccassero tutte le vie di uscita. Sono andato personalmente lì e ho detto loro che avrei garantito la loro sicurezza se si fossero uniti alla comunità e non ci avessero sparato addosso".
Carlos ha detto di essere stato accusato di tradimento dalla sua stessa comunità, per aver tentato di negoziare coi soldati che imploravano misericordia. Da allora, la posizione della comunità si è irrigidita. I leader sindacali adesso affermano che la polizia è del tutto superflua e potrà tornare solo se "si inginocchiano e chiedono perdono".
Espulse dalla zona le forze di sicurezza del colpo di Stato, i lavoratori istituirono quella che chiamano la polizia sindacale, al comando della comunità. Li ho incontrati mentre montavano la guardia durante una riunione sindacale e ho notato che erano senza armi, a parte qualche bastone. Provengono dalla comunità e sono pienamente responsabili nei suoi confronti.
Tutti quelli con cui ho parlato a Chapare sono contenti che non ci sia polizia di Stato nell’area. Un membro del consiglio, Limbert, della cittadina di Ivirgarzama, ha dichiarato: "Siamo ancora più sicuri ora senza la polizia. Caricavano pedaggi illegali ai camionisti; aggredivano le persone che tornavano a casa a piedi di notte e rubavano loro i telefoni. Ora non ci sono e, nel Tropico, chiunque può camminare tranquillamente”.
Sono restate però alcune basi militari nella regione, dove gli adolescenti locali svolgono il loro servizio militare.
Mentre il colpo di Stato era in corso, racconta una giornalista locale di nome Sabina, i genitori di quei giovani hanno circondato la base militare e supplicato i loro figli di non schierarsi con il colpo di Stato.
Da allora le truppe sono rimaste, ma hanno accettato di non uscire dalla base. Tutte le altre unità militari sono fuggite.
Si prepara un massacro?
Sebbene la polizia non abbia potuto rientrare nella regione, il governo del colpo di Stato ha cercato di punire i residenti di Chapare per averla espulsa. La giunta ha interrotto tutti i servizi della banca pubblica, Banco Union, che in gran parte di questa regione è l'unica banca nazionale con sportelli bancomat.
Inoltre, il ministro degli interni del regime del colpo di Stato, Arturo Murillo, ha minacciato di negare a Chapare il diritto di voto nelle prossime elezioni, a meno che i suoi residenti non consentano il rientro della polizia.
La polizia fedele a Murillo, il cui soprannome è El Bolas (che significa "quello con le palle", in riferimento alla sua postura macho e al suo atteggiamento violento), ha annunciato che si sta preparando a "tornare, congiuntamente con le forze armate, nel Tropico di Cochabamba, per ristabilire lo stato di diritto in questo settore”. Non hanno ancora spiegato esattamente come lo faranno, ma l’unico modo possibile è l'invasione e l'occupazione militare.
"La polizia non può tornare, la gente non lo accetterà", ha detto Segundina Orellana. Quando le ho chiesto che cosa si potrebbe fare per scongiurare un’eventuale invasione, ha risposto che la regione si sarebbe sollevata, sperando che ciò spinga il resto del paese a fare altrettanto.
Non è difficile capire perché la comunità non accetterà il ritorno della polizia. Il 15 novembre, alcuni esponenti del sindacato di questa regione stavano recandosi alla città di Cochabamba, e sono stati presi di mira da agenti, alcuni dei quali a bordo di elicotteri. Nove sono rimasti uccisi quel giorno, in quello che oggi è conosciuto come il massacro della Sacaba.
La guerra dell'informazione dei media boliviani si intensifica
Chapare è una delle regioni più demonizzate del paese. I media mainstream della Bolivia descrivono abitualmente la sua popolazione come una banda di narco-terroristi, divulgano affermazioni prive di prove, come il mito secondo cui le proteste sarebbero guidate da militanti colombiani delle FARC.
La realtà è tutt’affatto diversa, giacché la produzione di coca si è ridotta durante la presidenza di Evo, mentre saliva alle stelle nei paesi alleati degli Stati Uniti come Perù e Colombia.
Gli stessi sindacati della Bolivia svolgono un ruolo nel garantire che la produzione sia controllata e destinata all'uso tradizionale. In effetti, la maggior parte dei cosiddetti cocaleros (coltivatori di coca) producono anche frutta, riso, formaggio e altri prodotti agricoli.
Children enjoying an Xmas event in Chapare today.
— Ollie Vargas (@OVargas52) December 23, 2019
A reminder that this region is safe, peaceful and unarmed. It certainly isn't lawless just because Bolivia's corrupt police aren't here. The coup govt must end threats of a military attack, aimed at breaking Evo's supporters. pic.twitter.com/0MgVybRWwc
La comunità ha tratto beneficio dall'inondazione di progetti di infrastrutture pubbliche e di investimenti nei servizi pubblici che vi è stata con la presidenza di Evo Morales. Ma ora è tutto finito. Eppure loro sono ancora qui, determinati come sempre nel loro impegno nei confronti del partito del presidente eletto, il Movimento per il socialismo (MAS).
Mentre le agenzie di stampa dell'opposizione e le ONG specializzate nel regime change a favore dell'Occidente sostengono che gli abitanti di questa regione agiscono perché costretti dai leader sindacali, la realtà è esattamente l'opposto. In effetti, la base è generalmente più radicale dei suoi capi.
Ho partecipato a numerosi incontri sindacali, insieme a un leader della federazione di nome Julian Cruz, e ho visto come era costretto a spiegare ai militanti che non era un traditore per aver negoziato un accordo di pace con il regime del colpo di Stato.
La natura partecipativa di questo movimento è notevole. Julian mi ha spiegato che deve partecipare ad ogni singolo incontro di ogni centrale sindacale della sua federazione e che, in caso contrario, i militanti lo porterebbero nella giungla e lo "legherebbero a un albero per 24 ore", come punizione per la mancanza di trasparenza.
Non molti sindacati negli Stati Uniti o nel Nord America possono contare su un simile livello di impegno di base.
Guardando la campagna mediatica contro i campesinos di Chapare, si ha l’impressione che tale demonizzazione sia un preludio allo spargimento di sangue.
I resoconti dei media sul massacro della Sacaba sono istruttivi, perché la stampa nazionale ha falsamente raccontato che i morti erano stati prodotti dal “fuoco incrociato”. I sostenitori del colpo di Stato intendono dimostrare con questa copertura unilaterale che non si sia trattato di un massacro, ma di uno scontro armato tra cocaleros narco-terroristi.
Il fatto che i manifestanti fossero disarmati e che nessun agente di polizia sia rimasto ucciso ha poca importanza per i media Impegnati in una guerra di informazioni.
"I media dicono che siamo terroristi armati, ma in realtà non abbiamo nulla con cui difenderci se l'esercito attacca", ha spiegato un giovane campesino di nome Eleuterio Zurita, che ha offerto protezione ai giornalisti. "L’obiettivo di un attacco sarebbe quello di distruggere l'organizzazione sindacale che abbiamo qui, quindi spero che il mondo possa sostenerci e mostrare la verità".
Tracciare un percorso per tornare al potere
La natura autonoma di Chapare è nata dal bisogno pratico di sostentamento e autodifesa, non di astratta devozione all'ideologia anarchica. Tutti i sindacati qui stanno attualmente organizzando riunioni di emergenza, non per discutere dell'amministrazione degli affari locali, ma per elaborare una strategia su come affrontare il colpo di Stato a livello nazionale e quindi riprendere il controllo dello Stato.
Ad ogni riunione cui ho partecipato, i militanti del sindacato hanno approvato risoluzioni con cui si impegnavano a contribuire con donazioni alla campagna del MAS, non da utilizzare qui, ma nelle sezioni del MAS in altre parti del paese in cui il partito non è così forte.
È così che il MAS ha prosperato fin dai suoi primi giorni. Quindi sarebbe difficile immaginare il partito presentare una lista di candidati senza un rappresentante di questa tradizione organizzativa.
I prossimi giorni e settimane determineranno se questo nocciolo radicale di resistenza sarà annegato nel sangue dalla giunta boliviana. Se sopravvive, sarà la base da cui la sinistra farà risorgere il suo progetto nazionale.
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