Varata la legge elettorale
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Il presidente boliviano, Evo Morales, ha promulgato una legge elettorale transitoria che consente lo svolgimento delle elezioni generali del 6 dicembre prossimo
La norma inoltre permetterà nello stesso giorno una consultazione sulle autonomie nelle regioni di Gran Chaco, La Paz, Oruro, Cochabamba e Chuquisaca, oltre alle elezioni regionali nell’aprile del 2010.
Il Capo dello Stato ha firmato la legge, composta di 76 articoli, di fronte ad una folla incredibile in Plaza Murillo, vicino alle sedi dell’esecutivo e del legislativo, con migliaia di rappresentanti delle organizzazioni sociali, che poi hanno dato vita a grandi festeggiamenti popolari.
Evo ha sospeso lo sciopero della fame volontario iniziato da quattro giorni insieme a 15 dirigenti dei gruppi, dopo l’approvazione della legge da parte del Congresso.
Nel suo discorso, interrotto molte volte da fortissimi applausi ed ovazioni, Morales ha esaltato la lotta del popolo per obbligare i nemici del cambiamento a rispettare le politiche sociali, come il diritto alla terra, una pensione vitalizia per gli anziani e la legge di convocazione per il Referendum costituzionale dell’ottobre del 2008.
La cronaca dello straordinario sciopero della fame ed un'analisi della situazione boliviana, in una delle "Riflessioni" di Fidel Castro:
Riflessioni del compagno Fidel Castro
Nuove di Chavez ed Evo
Ieri, giovedì, tutta la mia attenzione era per la situazione tesa in Bolivia.
A questo si è aggiunto, oggi venerdì, un fatto assai interessante: l’arrivo a Cuba di Hugo Chavez, che torna dalla Cina al termine di un giro andato bene. Se in Bolivia l’oligarchia si scontra con un leader serio e solido, della taglia di Evo Morales, in Venezuela gli avversari della Rivoluzione bolivariana, che hanno riposto tutte le loro speranze nel colpo che la crisi mondiale dovrebbe assestare al paese, capiranno che la lotta di Chavez per il socialismo è capace di superare ogni ostacolo. Egli ha promesso di mantenere le conquiste e il grande progresso sociale, perseguendo con lo stesso ritmo l’industrializzazione del paese, e di trasformare il Venezuela in un modello di paese industrializzato che non trascuri la giustizia sociale, che sarà di esempio e ispirazione per il Terzo mondo.
Il suo giro in Cina e in Giappone, mentre la crisi colpisce tutte le nazioni del mondo, è un vero esempio di strategia politica. Prima aveva partecipato al summit tra l’America del sud ed i paesi arabi, due parti del mondo che posseggono enormi risorse naturali. Ha visto nel Giappone, uno dei paesi più industrializzati del mondo e dal più grande potenziale economico, un importante mercato per i prodotti venezuelani. Ha soprattutto compreso con chiarezza che la Cina sarà, grazie al suo sviluppo accelerato, la più grande potenza economica della terra, un bastione fondamentale del commercio mondiale ed un punto di appoggio per i paesi del Terzo mondo che sono stati discriminati e sfruttati dalle potenze capitalistiche più ricche.
I dispacci del giorno 8 riferivano degli accordi sottoscritti al termine delle conversazioni tra il presidente venezuelano Hugo Chavez e il presidente cinese Hu Jintao.
Quelli di ieri, 9 aprile, informavano su tutto quello che il presidente Chavez ha fatto, su richiesta del presidente cinese, alla vigilia della partenza.
Commentavano con dovizia di particolari le sue attività in Cina:
- Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha affermato di avere oggi deciso, col suo omologo cinese Hu Jintao, di rafforzare la cooperazione tra i due paesi, in modo che la Cina possa ricevere, nel 2010, un milione di barili di petrolio al giorno.
- “Gli ho proposto, tenuto conto della situazione di crisi mondiale, di analizzare la possibilità di anticipare l’obiettivo fissato nell’Accordo strategico per il 2013”, ha detto Chavez di fronte a centinaia di dirigenti nazionali, provinciali e locali della Scuola del Partito comunista, che l’hanno applaudito.
- Garantire queste consegne, costruire una raffineria venezuelana in Cina e creare una compagnia marittima mista per il trasporto del greggio, questi sono stati gli obiettivi prioritari della visita di Chavez.
- Il presidente venezuelano ha definito oggi “indispensabile” costruire una alleanza strategica tra la Cina, da una parte, l’America latina ed i Caraibi, dall’altra.
- Ha concluso oggi la sua visita con una riunione col vice-presidente cinese Xi Jinping, considerato l’eventuale successore di Hu Jintao alla testa del partito comunista cinese al prossimo congresso del 2012.
- Xi è il rettore della scuola che forma tutti i dirigenti del partito dalla creazione della Repubblica popolare cinese nel 1949 e che Chavez oggi ha visitato.
- “La Cina sa guardare lontano, dopo appena qualche mese dalla mia elezione io ero già qui, ed abbiamo intessuto con Jiang Zemin una relazione alla quale, con Hu, abbiamo deciso di imprimere un nuovo dinamismo strategico”
- Chavez ha detto ieri a Hu, nel corso della riunione al Grande Palazzo del popolo, che “la Cina è il più grande motore che esiste per trascinare il mondo fuori dalla crisi”.
- Ha affermato oggi alla Scuola che “se Washington è stata la capitale del mondo imperiale, Beijing è ora una delle grandi capitali del mondo multipolare”.
- Ha affermato: “Stiamo fondando la nostra Scuola di partito, un partito che non ha che un anno di vita e il nostro nucleo fondatore deve passare di lì, perché noi cominciamo a costruire un grande partito con una ideologia chiara, il socialismo”.
Il presidente Chavez mi farà l’onore di rendermi visita verso le dieci di stasera. Brucio dalla voglia di conoscere i dettagli del suo viaggio all’estero, durato più di dodici giorni, ciò che dimostra la fiducia illimitata che ha nel suo popolo, nella sua crescente coscienza socialista e nei quadri restati nel paese.
Altre nuove mi arrivano nella giornata a proposito della Bolivia e della battaglia politica di Evo e del suo popolo. Io continuerò a scrivere, sforzandomi di essere il più breve possibile davanti a tante notizie.
Ho telefonato a Dausa (Rafael Dausa, ambasciatore cubano in Bolivia, ndt) alle 13,15. Mi ha informato che Evo non si è ancora preso un po’ di riposo alle sette del mattino, quando gli ha fatto avere le mie “Riflessioni” di oggi. Gli hanno fatto piacere e le ha lette davanti ai giornalisti. E’ contento che io segua da vicino la situazione. Dopo ha dormito due o tre ore.
Dausa mi ha dato informazioni più precise su come funziona il Parlamento. Sia alla Camera di 130 deputati, dove il partito di Evo gode di una larga maggioranza, che nel Senato di 27 membri, dove l’opposizione ha la maggioranza, le leggi sono approvate a maggioranza semplice.
Ma la legge elettorale deve essere votata a maggioranza in entrambe le Camere e l’oligarchia, disponendo di molti senatori, ne blocca la votazione, ponendo condizioni inaccettabili, come un nuovo censimento elettorale, la riduzione del numero delle circoscrizioni speciali destinate alla popolazione indigena, create dalla nuova Costituzione boliviana approvata con referendum, ed infine l’introduzione di forti restrizioni al voto dei Boliviani che risiedono all’estero e che in maggioranza sono simpatizzanti di Evo.
L’oligarchia tenta, con queste richieste, di ridimensionare il crescente sostegno popolare nei confronti del presidente boliviano.
Mentre si negozia una soluzione di compromesso, come l’eventuale dimezzamento dei 14 deputati indigeni proposti in partenza da Evo, mentre l’opposizione ne vorrebbe solo 3, si diffondono voci orchestrate secondo cui il presidente indio starebbe per tradire la sua gente. Se ne vuole ridimensionare la forza, ed è questo l’obiettivo anche della contestazione dell’attuale censimento elettorale, per rimettere in discussione il diritto di settecentomila elettori boliviani, come anche le limitazioni e gli ostacoli che si vogliono imporre ai Boliviani che vivono all’estero.
Logicamente Evo rifiuta di sospendere le elezioni e di privare un gran numero di Boliviani della possibilità di votare, accettando la revisione di un censimento elettorale, la cui affidabilità è stata riconosciuta dagli organismi internazionali come uno dei migliori dell’America Latina. Alle 14,05 ho ascoltato Evo alla televisione, sereno, eloquente, persuasivo.
Non si può non riconoscerlo e sostenerlo. Lo sciopero della fame non sminuisce per nulla le sue capacità intellettuali: “Io non cerco il potere per me, voglio il potere per le organizzazioni sociali”, non cessa di ripetere. Le sue dichiarazioni alla stampa sono davvero eloquenti.
Dausa mi dice che numerosi parlamentari dell’opposizione, soprattutto quelli di Santa Cruz, sono rientrati nei loro collegi per trascorrervi il venerdì santo e la settimana santa, come dei credenti devoti.
Evo, da parte sua, si mantiene in sciopero, insieme ad un gruppo di dirigenti che lo assistono nel Palazzo del governo. Ma ha chiesto a tutti i suoi sostenitori nel resto del paese, che sono anche loro in sciopero, di sospenderlo fino a lunedì, in modo da poter trascorrere il week end con le famiglie.
Il nostro telegiornale di mezzogiorno ci ha dato una gradevole notizia: il nostro amico Bouteflika è stato rieletto per un terzo mandato costituzionale col 90% dei voti. E’ una buona notizia per Cuba, che ci ricorda l’importanza della solidarietà con altri popoli che tanto ha arricchito la nostra storia dopo la Rivoluzione.
Chavez è arrivato alle 15,55 con Luis Reyes Reyes, ministro della Presidenza, che lo ha accompagnato nel viaggio, Rafael Ramirez, ministro dell’Energia e del Petrolio, e Nicolàs Maduro, ministro degli Affari Esteri. Appena seduto mi racconta le sue impressioni.
E’ contento dei risultati del suo incontro col presidente cinese Hu Jintao. Mi parla dell’ampio dialogo svoltosi durante la sua visita di lavoro, del pranzo che gli ha offerto al Palazzo del popolo e della sua visita alla storica scuola dei quadri del partito comunista cinese, suggeritagli dal presidente. Ha avuto uno scambio di punti di vista col vice-presidente cinese e rettore della Scuola, Xi Jinping, che lo ha molto impressionato. Lo aveva già conosciuto in Venezuela, dove si è recato in qualità di vice-presidente.
Si è anche intrattenuto col suo amico Chen Yuan, presidente della Banca di sviluppo cinese, figlio di colui che è stato presidente del paese nella prima fase della rivoluzione. Ha anche conversato col ministro degli affari esteri. Fa grandi elogi al talento ed ai metodi di lavoro degli alti dirigenti cinesi, in particolare Hu Jintao.
Qualche volta alle visite e alle riunioni era presente la stampa. Egli ha rilasciato delle interviste. Grazie ai dispacci di agenzia, ha precisato ciò che realmente ha detto e ciò che era invece il frutto di traduzioni o interpretazione delle sue parole. Le agenzie hanno largamente divulgato il suo lavoro.
E’ rientrato via Vancouver, in direzione inversa. Il volo e lo scalo sono durati sedici ore, la metà delle quali sorvolando gli Stati Uniti, le cui autorità non hanno posto ostacoli al passaggio dell’ IL-96 della Cubana de aviacion. Ha anche dettagliatamente raccontato della sua visita e degli incontri avuti in Qatar, in Iran ed in Giappone. Ha avuto conversazioni con numerosi dirigenti. Mi ha portato molti saluti da parte di molti dei suoi interlocutori. Su questo punto è stato rigoroso. Non voleva dimenticarne nessuno, soprattutto quelli dei dirigenti cinesi.
Abbiamo parlato di molte cose nella riunione delle 2,50. Gli ho detto che la Cina non intende svalutare artificialmente lo yuan, non – come sostengono gli avversari – per creare dei problemi ai suoi concorrenti, ma perché la sua capacità competitiva cresce sempre di più.
Paul Krugman, il premio Nobel per l’economia, ritiene possibile che, nel corso della prossima riunione durante la quale sarà assegnato ad un certo numero di monete il carattere di divisa convertibile, il Fondo Monetario Internazionale includa lo yuan affianco al dollaro, l’euro, la lira sterlina ed altre monete. E questo i dirigenti dell’economia mondiale non possono più continuare ad ignorarlo.
Non possiamo non parlare di Evo. Io gli ho fornito le informazioni di cui ero in possesso, la sua eccellente condizione di spirito e la sua determinazione a proseguire lo sciopero fino alle estreme conseguenze. Chavez gli ha telefonato, esprimendogli la sua incondizionata solidarietà. Infine mi ha parlato della prossima visita in Argentina. Ha chiesto notizie sul Summit Trinité e Tobago e sulla posizione di Daniel che interverrà con Cristina alla inaugurazione. Gli ho detto quanto sapevo.
Ho telefonato a Dausa alle 21,54 per avere notizie.
Il Congresso, convocato per le 19, non ha potuto riunirsi per mancanza del numero legale. E’ stato nuovamente convocato per le 20,30, ma sempre senza numero legale. I canali televisivi hanno mostrato allora i parlamentari dell’opposizione che erano rientrati nei loro dipartimenti. Garcia Lineras ha stigmatizzato la loro assenza , affermando che rasenta l’illecito e ha dichiarato che avrebbe convocato di nuovo il Congresso per l’indomani, sabato, alle 12.30. E che il Congresso non svolgerà ulteriori attività fino a che non si sarà votato.
Evo sta bene. Il medico che lo assiste lo ha visitato. Malgrado l’appello del presidente a sospenderlo fino a lunedì, i dirigenti di diversi dipartimenti hanno deciso di proseguirlo per solidarietà con lui. Secondo il segretario generale della Centrale operaia boliviana, a oggi si contano 1027 persone in sciopero della fame, riuniti in 96 gruppi.
I dirigenti del Coordinamento nazionale per il cambiamento e della Centrale operaia boliviana hanno dichiarato, durante una conferenza stampa, che se i parlamentari dovessero continuare a boicottare il Congresso, avvieranno delle azioni legali contro di loro. Dausa mi informa che stasera renderà visita al presidente e che ci metterà 40 minuti per recarsi dall’ambasciata al palazzo. Gli ho promesso che gli telefonerò per salutare Evo.
L’ho fatto alle 22,20. Dausa ha passato il portatile ad Evo. Ed io ho avuto il piacere di ascoltare la sua voce serena, ma risoluta: ha fiducia nella giustezza della sua causa. Gli ho detto che ero felice di saperlo in buona salute. Mi sono congratulato per la sua fermezza e le sue parole serene ed eloquenti che non insultano né feriscono alcuno. Gli ho parlato della visita di Chavez e della sua solidarietà con lui e con la Bolivia. Gli ho trasmesso un messaggio di solidarietà e fiducia nella sua vittoria.
Fidel castro Ruiz
10 aprile 2009 - 23,02