G11 – Inchiesta sul colpo di Stato permanente
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G11 – Inchiesta sul colpo di Stato permanente
Contro-inchiesta su di un gruppo nebuloso che fa sempre paura al potere di Paul Biya
Jean Marc Soboth
Da fonte esclusiva, ci risulta che il Capo dello Stato, Paul Biya, è rimasto lui stesso impressionato dalla pressione mediatica che in qualche anno si è sviluppata, su sollecitazione del gruppo chiamato G11 (Generazione 2011), la nebulosa costituita, per quanto emerge dalle prime indicazioni, da giovani rampanti che progettano un’alternanza di potere per il 2011, a favore di una disposizione della Costituzione del 18 gennaio 1996 che impedisce all’attuale Presidente della Repubblica di essere nuovamente eletto alla magistratura suprema dopo due settennati “supplementari” al Palazzo dell’Unità.
Così ha sollecitato ai “Servizi” tutte le informazioni possibili su questo gruppo. All’inizio i membri del governo ne ridevano, o almeno davano questa impressione. Un ex segretario generale della Presidenza della Repubblica, indicato da qualcuno come uno dei componenti del G11, ha insinuato in privato che “si tratterebbe né più né meno che di una invenzione del giornale La Nouvelle Presse di Jacques Blaise Mvié”. In seguito, nel corso di una cerimonia ufficiale, anche il Capo dello Stato ha dato l’impressione di condividere l’ironia. Dando un buffetto all’ex segretario generale della presidenza diventato ministro, gli ha confermato di punto in bianco che effettivamente “il G11 non esiste. E’ stato creato dalla stampa”. Tutto dunque è tornato a posto.
Numerosi rapporti hanno confermato l’inesistenza del gruppo, non senza prendere le precauzioni d’uso; e altri rapporti, che ostinatamente sostenevano il contrario, sono stati relegati nella categoria del sensazionalismo. Un sistema che persegue la strategia di gonfiare la pericolosità di un’informazione per spillare quattrini a un presidente decisamente taccagno, quando non si tratti di manovre per conservare il potere.
Esistenza del G11. Molti contribuiscono alla sottovalutazione della realtà del G11. Prima di tutto, i media che ne parlano vi inseriscono un certo numero di membri del governo teoricamente considerati facenti parte del “club” ma che, per la verità, non si possono vedere in fotografia se non quando sono costretti a recarsi all’ “Immeuble etoile” (sede del Governo, ndt) o ad un consiglio dei ministri al Palazzo dell’Unità.
Tutto si svolge in un contesto che, sfortunatamente, si va degradando velocemente. Informazioni diplomatiche occidentali cominciano ad insistere troppo su movimenti di fondi “tropicali” verso paradisi fiscali attraverso una serie di prestanomi e di società-schermo. E’ la pista del finanziamento al terrorismo, avviata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti, che permette così di indagare e ricostruire i complessi meccanismi del riciclaggio del denaro sottratto in Cameroun da alcuni funzionari. Il campanello d’allarme risuona dovunque ci si stupisce che un “paese povero molto indebitato” bombardi l’Occidente con tanti flussi finanziari irregolari.
Qui intanto alcune lingue si sciolgono. Un ministro delegato alla presidenza, appartenente alla rete della Grande Loggia (Framassonica, ndt), egli stesso considerato come uno del gruppo G11, è accusato di essere diventato una spia per conto del Capo dello Stato. Questione di salvare la il collo. Molti, che hanno dichiarato di essere stati istruiti dal gruppo, hanno direttamente redatto una nota informativa per il Capo dello Stato, nella quale viene indicata la lista ristretta degli animatori del movimento. E’ il caso di un giovane scrittore attualmente celebre tra l’élite. Parallelamente si realizzano delle manovre “diaboliche”. In certi ambienti si afferma ostinatamente che il Presidente Joseph Owona (un anziano uomo politico camerunese, ndt) si sia gravemente ammalato in seguito ad avvelenamento… da parte dei membri del G11. E questo avvelenamento dell’ex segretario generale della Presidenza avrebbe avuto luogo in piena Africa del Sud ad opera di un “commando” che vi si sarebbe recato a bella posta. L’uomo, che era andato a curarsi per qualche mese in Gironda a casa dei figli, sembra sia stato considerato come uno dei peggiori rivali di alcuni pezzi grossi del G11, anche se uno dei principali quadri designati del gruppo è andato in seguito a riconciliarsi col malato. Negli stessi ambienti circola anche la voce che l’ex ministro e allievo della Scuola Centrale, Justin Ndioro, sia stato a Yombo puramente e semplicemente avvelenato dal G11, che temeva di vedere in lui un potenziale candidato alla Presidenza sostenuto dalla Francia. Il G11 sarebbe dunque un gruppo mafioso, senza volto, di stampo siciliano?
Dal settembre 2006, in occasione di un rimpasto ministeriale, il Capo di Stato Paul Biya, che fino a quel momento aveva fatto finta di disinteressarsene, ha preventivamente decapitato il “club”, che è stato ancora citato dalla malelingue a proposito dello scandalo su di una morte in un ospedale di Ginevra. Per mettere definitivamente fine all’offensiva dei giovani tecnocrati cinquantenni fabbricati a colpi di decreti presidenziali, il Capo dello Stato ha assestato loro una prima scarica. Ministri importanti come Urbani Olanguena Awono della Sanità pubblica, Polycarpe Abah Abah delle finanze… sono stati volta a volta silurati. Tutti gli ex ministri sospettati di fare parte del G11 sono dunque invitati a sparire coi loro progetti fuori del sistema. E’ che, nel frattempo, Paul Biya avrebbe ricevuto una piccola sfilza di informazioni sussidiarie, almeno a proposito delle dichiarazioni verbali al vetriolo fatte da certi oppositori della élite sulle sue intenzioni di mantenersi al potere oltre il 2011.
Siluramenti insufficienti. Ma ci si è presto resi conto che i siluramenti sono insufficienti. I quadri della organizzazione nebulosa sembra abbiano accumulato un po’ troppo denaro. Alcuni bene informati sostengono che sia evidente come il lassismo perseguito attraverso gli sperperi finanziari istituzionalizzati dello Stato camerounese, al pari delle malversazioni di fondi pubblici nella totale impunità, abbiano costituito in effetti una trappola per il potere assoluto e permanente di Paul Biya. L’attuale operazione Mani Pulite che – è vero – si fonda su fatti accertati, serve a mettere in condizione di non nuocere funzionari cinquantenni troppo fortunati. L’operazione si deve realizzare rapidamente perché le ricchezze rischiano di assumere la consistenza di una strategia controffensiva che potrebbe essere armata. E’ dunque definitivamente vietato fare l’occhiolino ad una rivoluzione nel 2011. Tanto più che i Camerunesi che sono all’estero, “così desiderosi di cambiamenti”, sono mantenuti fuori dal sistema elettorale ma restano per un momento anestetizzati e cullati dalla melodia degli spettacolari arresti da sparviero… dell’uomo leone che, scaltro, procede ad una totale rottura con la sua battuta di spirito del 1987, quando dichiarò che bisognava cercare le prove della corruzione nel suo sistema.
Prima Paul Biya ha iniziato contro vento e maree – e nonostante l’avviso contrario di un certo corpo diplomatico accreditato a Yaoundé – una revisione costituzionale che ha espunto col forcipe la limitazione dei mandati presidenziali. Con un’abilità leggendaria l’ha fatta dimenticare. Ma il messaggio della sua successione è chiaro. Col potere discrezionale costituzionale che gli conferiscono i rimpasti governativi, egli riserva a sé la scelta del modello della sua successione. Non ci sarà più né G11 né G18. E da allora, ogni velleità di conquista del potere è proscritta, e chiunque chieda l’alternanza si espone come fosse in stato di aperta ribellione…
(traduzione a cura di ossin)