Dopo i disordini dei giorni scorsi, Ossin ha intervistato Maitre Momo Jean de Dieu, avvocato Camerunese e presidente di Approce. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Domanda: Quali sono, secondo lei, le cause dei disordini che scuotono il Camerun?
Le cause dei disordini che hanno scosso il Camerun dal 25 al 29 febbraio 2008 sono numerose. Alcune sono lontane nel tempo, altre più recenti. La tregua che regna da qualche giorno è sicuramente provvisoria e può degenerare da un momento all’altro, nei prossimi mesi o nei prossimi anni.
Le cause antiche
1) Il malgoverno, è la principale causa lontana e si manifesta in forme diverse:
• La corruzione, volontaria o, nella maggior parte dei casi, forzata (vi si costringe a pagare un servizio pubblico o la libertà di vostro figlio)
• L’appropriazione indebita del pubblico denaro, che assume forme diverse che vanno dalla spartizione dei premi di incasso delle imposte addizionali comunali, che spettano normalmente ai comuni, alle missioni fittizie di funzionari più o meno mal pagati secondo il loro grado e rango: per esempio, il salario ufficiale di un Ministro delle Finanze è più o meno di 1.500.000 Franchi CFA al mese, ma è non è raro che, ufficiosamente e apparentemente in modo del tutto legale (per quanto questo sia discutibile tenuto conto di quanto dispone l’art. 184, 1° comma del codice penale), egli raggiunga la somma mensile di oltre 50.000.000 di franchi CFA, proprio per il gioco di tutti i premi e delle spese di missione accumulate.
• L’impunità per i colpevoli delle appropriazioni indebiti e per gli altri criminali economici (del settore pubblico e privato), favorita dalla attiva complicità del presidente della Repubblica (quando i giornalisti hanno raccontato delle appropriazioni massicce di fondi pubblici, piuttosto che aprire delle inchieste, lui ha chiesto al popolo di portare delle prove!) e dei responsabili del sistema giudiziario (i funzionari giudiziari subalterni come i procuratori della Repubblica temono per la loro carriera, se solo osassero inviare una informazione di garanzia ad un pezzo grosso del regime o ad un criminale economico dell’alta società).
• La povertà ambientale, contro la quale nulla fanno i poteri pubblici. Il salario minimo interprofessionale garantito (Smig) è fissato per decreto del Primo Ministro alla modica somma di 23.514 franchi CFA (circa 50 dollari USA e meno di 36 euro di salario mensile), in un paese dove per preparare da mangiare in una famiglia di 4 persone, bisogna sborsare al minimo 2000 franchi CFA per pasto. Qui la colazione non esiste per i poveri, e spesso nemmeno il pranzo. Ad una famiglia di quattro persone occorrono almeno 60.000 franchi CFA al mese, per un solo pasto al giorno. Senza contare che poi bisognerà pagare la casa, i vestiti, le cure, l’istruzione. La miseria dei poveri ha fatto crescere il loro rancore contro i presunti autori delle appropriazioni di denaro pubblico, che non hanno nemmeno il pudore di evitare l’ostentazione delle loro indecenti fortune.
• L’inflazione e la penuria di certi beni di prima necessità. I prezzi delle derrate alimentari di prima necessità come il riso, la farina o l’olio sono oramai fuori dalla portata dei sempre più numerosi poveri nel paese. Le popolazioni hanno sperimentato ogni possibile espediente per sopravvivere. Così qualche volta al mercato l’olio di palma o di arachide non viene venduto a bottiglia ma a cucchiaio, e un cucchiaio di olio di arachide costa 25 franchi CFA. Lo stesso vale per l’acqua: un sacchetto di acqua filtrata o di acqua di pozzo costa 50 franchi CFA. L’acqua corrente della Société nationale des eaux du Cameroun (SNEC), che è sporca e inadatta alla consumazione umana, non raggiunge comunque nemmeno la metà della popolazione, che beve l’acqua dei fiumi, della pioggia o dei pozzi. Dove abito io, a Bassessa, per esempio, la popolazione beve l’acqua dei fiumi ed è un vero calvario. Qui non c’è acqua.
2) La disoccupazione ha raggiunto il livello di guardia.
3) L’oppressione fiscale e doganale, esercitata spesso per interessi personali, e la prepotenza di certe autorità civili. Gli agenti del fisco sono potentissimi e contano presso le persone più ricche del paese, in concorrenza con i doganieri. Per arricchirsi di più estorcendo del denaro alle vittime, minacciano gli operatori economici di chiudere le imprese. Molti operatori economici hanno dovuto chiudere bottega o sono entrati puramente e semplicemente nella clandestinità.
Riuscire a sdoganare le mercanzie al porto di Douala è un vero e proprio rompicapo cinese. Molti importatori sono talvolta costretti ad abbandonare la loro merce nel porto a causa dei costi doganali troppo elevati. Le merci abbandonate sono di solito vendute in “pubblici incanti” dalla autorità doganali o portuali. Quelli che le comprano appartengono spesso alla sfera del potere, ancora una volta.
IL Camerun è il paese dove un alto responsabile civile, creato di sana pianta con un decreto presidenziale, vale a dire venuto fuori dal nulla, può svegliarsi una mattina e far chiudere una impresa commerciale senza alcun riguardo e scrupolo verso gli impiegati di questa impresa e le loro famiglie. Per esempio, recentemente, e qualche tempo prima dell’inizio dei disordini, il ministro della Comunicazione ha disposto la chiusura di una emittente locale, Equinoxe TV, che metteva le sue antenne radio e televisive a disposizione del popolo per gridare la sua fame di democrazia e di un pasto al giorno.
4) Le frodi elettorali che si registrano durante le elezioni presidenziali, legislative e municipali a profitto del partito al potere, il Rassemblement démocratique du peuple camerounais (RDPC), o del Presidente della Repubblica dal 1992, hanno finito con l’esasperare le popolazioni, il cui sogno di un’alternanza democratica alla testa del paese è rimasto frustrato. E’ per questo che i manifestanti gridavano : “Il troppo è troppo, Paul Biya deve andarsene”, “NO alla revisione della costituzione”, “ 25 anni di ruberie sono abbastanza”…
5) I favoritismi nelle selezioni, nei concorsi amministrativi, nelle nomine e nelle promozioni della Funzione Pubblica a vantaggio dei membri della “tribu”, vale a dire tutti di quelli che vivono nel cerchio del potere, soprattutto quelli che militano nei partiti politici.
Tutti questi mali hanno finito col seminare nella popolazione, che nella maggioranza è povera, grandi frustrazioni, soprattutto tra coloro che non possono mandare i figli a scuola per mancanza di soldi o che non riescono a trovare lavoro. Il tasso di disoccupazione tra i diplomati delle nostre scuole ed università è elevatissimo. Qui vengono assunti prioritariamente i figli degli alti papaveri, vale a dire di quelli che detengono il potere politico o un potere economico sufficiente per comprare i posti di lavoro. Tutto si compra in questo paese, anche i diplomi.
Le cause recenti
L’occasione fa l’uomo ladro, si dice. Il popolo sogna da molto tempo di manifestare pubblicamente e con forza il suo malcontento. Una rivoluzione cova nel mio paese, fin dalle elezioni presidenziali contestate del 1992, quando la Corte Suprema del Camerun ha proclamato Paul Biya vincitore di fronte al suo avversario John Fru Ndi. Io posso dire che la rivolta è nell’aria ed è percettibile nelle parole e negli atteggiamenti della popolazione.
La riduzione dei salari e la svalutazione del franco CFA hanno colpito questo popolo pacifico come un colpo di frusta. Ripetuti aumenti del prezzo del pane e del petrolio hanno alimentato l’opposizione della popolazione al regime di Biya e preparato i disordini. L’ultimo aumento del prezzo del carburante è stata l’occasione che il popolo attendeva per esprimere fragorosamente la sua esasperazione. E’ stato così che il popolo ha approfittato dello sciopero proclamato dai sindacati dei conduttori di taxi e di mototaxi per reclamare l’abbassamento dei prezzi e le dimissioni di Paul Biya dalla Presidenza del Camerun.
Domanda: I disordini sono stati spontanei o organizzati?
Secondo le autorità del mio paese, l’organizzazione dei disordini sarebbe da attribuire agli oppositori politici di Paul Biya, soprattutto al partito politico Social Democratic Front (SDF). Il Presidente della Repubblica ha anche affermato che esse farebbero parte di un piano machiavellico ordito da certi “apprendisti stregoni” per impadronirsi del potere politico senza passare per le urne. Secondo un ministro di Biya, questo piano sarebbe conosciuto col nome in codice di “Operazione Kenya”. Il Governo del mio paese sostiene così che coloro che avrebbero organizzato i disordini avrebbero seguito l’esempio di quelli che hanno insanguinato il Kenya di Kibaki dopo le elezioni contestate, che poco è mancato degenerassero in guerra etnica in quel paese.
Così il governo del mio paese afferma che questi disordini sono stati pilotati da persone che si erano acquattate nell’ombra e che intendevano impadronirsi del potere politico.
Senza voler assumere il ruolo di avvocato di John Fru Ndi, il presidente del SDF direttamente chiamato in causa dal potere centrale, io vorrei impugnare di falso questa interpretazione delle origini dei disordini che hanno fatto tremare il mio paese.
La posizione del governo del mio paese è come un perizoma che non nasconde niente nella misura in cui il capo dello Stato del Camerun, Paul Biya, ha immediatamente dopo l’inizio dei disordini adottato misure per abbassare leggermente i prezzi delle derrate alimentari di prima necessità, cosa che era una delle richieste dei rivoltosi.
Adesso poi, per mascherare una delle rivendicazioni dei rivoltosi, vale a dire le dimissioni del presidente Paul Biya, gli adulatori del regime, imbarazzati da una tale rivendicazione alla quale non intendono cedere, hanno inventato la teoria del complotto per tentare di ingannare la comunità internazionale. In effetti, non molto tempo fa, Paul Biya aveva annunciato pubblicamente che il popolo del Camerun gli chiedeva di modificare la Costituzione in modo da consentirgli di ripresentarsi alle prossime elezioni presidenziali, lui che è presidente della Repubblica dal 1982, vale a dire un po’ più di 25 anni, dopo essere stato Primo Ministro durante la presidenza di Amadou Ahidjo dal 1975, vale a dire per sette anni, se i miei ricordi sono esatti.
Questo annuncio del Presidente lasciava credere alla comunità internazionale che Il signor Biya è amato dal suo popolo. Come spiegare allora che quello stesso popolo che l’ha eletto come presidente della repubblica nel 2004 per un mandato di 7 anni e che ha sostenuto il suo partito RDPC all’Assemblea Nazionale durante le ultime consultazioni elettorali reclami improvvisamente e con violenza le sue dimissioni immediate prima della conclusione del suo quinto mandato successivo?
I disordini sono stati spontanei e non hanno avuto alcun capo né leader. Io temo che la posizione attuale del governo sulla questione delle origini dei moti sia solo una strategia per ridurre al silenzio l’opposizione e riuscire così a far passare il contestato progetto di modifica dell’articolo 6 comma 2 della Costituzione. Infatti se il Governo minaccia azioni penali e l’arresto del principale capo dell’opposizione, è per scoraggiarlo dal partecipare alle proteste contro la modifica della Costituzione, in modo da permettere al signor Biya di candidarsi ancora una volta alla presidenza della repubblica nonostante che manifestamente lui e il suo regime siano invisi alla larga maggioranza dei Camerunesi.
D: Non ci sono bilanci affidabili delle vittime né delle persone arrestate. Si parla anche di sparizioni forzate e di torture praticate dalle forze di sicurezza. Lei possiede informazioni affidabili a questo proposito?
Una evidenza salta agli occhi: le forze dell’ordine hanno manifestamente ricevuto l’ordine di sparare per uccidere. Il governo del mio paese riconosce che vi sono stati 40 morti. Personalmente penso ve ne siano stati più di 100, tenuto conto del numero di persone che manifestavano e del modo in cui le forze dell’ordine sparavano, a bruciapelo sarei tentato di dire. La maggior parte dei feriti da arma da fuoco lo sono al petto o al busto. E quando si spara a questa altezza si presume l’intenzione di uccidere. Devo dire che non solo la polizia era armata per uccidere, ma anche la gendarmeria e l’esercito. Sono state impiegate le forze d’élite. I carri armati e gli elicotteri hanno sparato contro adolescenti armati di pietre. La maggior parte delle vittime sono adolescenti. Ragazzi da 14 a 17 anni sono stati selvaggiamente abbattuti da soldati di mestiere. Questi hanno circondato una banda di rivoltosi e hanno loro sparato contro.
Ho ascoltato in diretta alla televisione le parole del sindaco della località di Djombé, militante del partito RDPC, dichiarare che v’erano stati nella sua zona delle persone uccise da colpi d’arma da fuoco.
Dopo di ciò è stato sospeso dalle sue funzioni da parte del Ministro dell’Amministrazione territoriale e della decentralizzazione. Per cominciare, un sindaco, eletto dal popolo, non può essere sospeso dalle sue funzioni da un ministro. Potrebbe esserlo dal Consiglio municipale che l’ha eletto. Ho sentito dire che il governo lo accusa di avere organizzato le sommosse nella sua zona. E’ la prova della situazione di assenza di diritto che regna nel Camerun.
E’ per questo che io credo fermamente che solo una inchiesta internazionale indipendente potrà stabilire il numero approssimativo dei morti. Mi è stato detto che i governanti impediscono alle famiglie di ritirare i corpi dagli obitori. Un certo Jacques Tiwa è stato sventrato da una pallottola che gli ha fatto uscire gli intestini. La famiglia mi ha incaricato di avviare una azione giudiziaria e mi ha riferito che il primo medico ha constatato che il decesso era stato causato da ferite da colpi d’arma da fuoco, ma sembrerebbe che il Direttore dell’ospedale Laquintini abbia strappato loro il documento che constatava la morte per distruggerlo e redigerne un altro sul quale ho potuto leggere la causa della morte: Politraumatismo!
Io ho assistito in diretta a torture in piena sala di udienza del tribunale, davanti ad un magistrato impotente. Ho visto i poliziotti e i gendarmi convogliare i giovani nella sala d’udienza. Questi erano a torso nudo, a piedi nudi, le mani sulla testa. Presentano tutti delle ferite su tutto il corpo e soprattutto sulla testa. Sono stati picchiati sia con i calci dei fucili che con dei manganelli. Il giovane X che io ho difeso e del quale ho ottenuto la liberazione (miracolo!) era stato bruciato vivo al braccio destro. Sono state arrestate almeno duemila persone solo a Douala ed almeno quattro mila persone in tutto il paese. Si tratta di una stima sulla base di quello che io ho avuto modo di constatare personalmente. I commissariati erano pieni e questi ragazzi erano stipati nei cortili. La prigione di Douala per esempio è strapiena e i ragazzi mi hanno riferito che dormono in piedi nei gabinetti.
D. Cosa pensa la sua organizzazione di questi avvenimenti?
La nostra organizzazione, l’Association des droits de l’homme pour la protection des consommateurs et de l’environnement, APPROCE, ha incaricato alcuni avvocati di difendere gratuitamente le persone arrestate. Ma ci siamo subito resi conto che i magistrati avevano le mani legate e che avevano ricevuto istruzione di essere particolarmente severi nei confronti degli imputati. Così le nostre eccezioni di nullità di procedure straordinariamente improvvisate e raffazzonate hanno trovato un muro di sospetta incomprensione. Per la prima volta la giustizia del mio paese ha dato apertamente e senza pudore prova della sua soggezione al potere esecutivo. Tutte le regole di diritto sono state allegramente ed impunemente violate. Così gli ufficiali di polizia giudiziaria hanno loro stessi redatto dei verbali standard per tutti i presunti colpevoli e hanno obbligato alcuni di loro a firmarli. La maggior parte dei verbali non sono nemmeno firmati dagli arrestati. Ciò nonostante i giudici sono passati oltre e hanno condannato senza prove. Noi dell’APPROCE deploriamo e condanniamo fermamente questo scandalo giudiziario inedito. Ho dato disposizioni ai miei collaboratori di proporre sistematicamente appello contro queste decisioni arbitrarie e illegali. Ma forse che la corte d’appello è diversa dalla giurisdizioni di primo grado? Noi invitiamo apertamente e insistentemente la comunità internazionale a venire in soccorso della democrazia e della libertà in Camerun.
Domanda: Quali sono a suo giudizio le responsabilità del governo?
Io credo sommessamente, ma molto fermamente, che il governo del mio paese sia responsabile dei disordini già scoppiati e allo stesso modo responsabile della guerra civile che si profila all’orizzonte. Ho saputo che alcuni rivoltosi avrebbero disarmato dodici appartenenti alle forze dell’ordine nella località chiamata Bonabéri e si sono impadroniti delle armi e delle divise.
In ogni caso la responsabilità del governo mi sembra totale in questa vicenda. Governare significa saper prevedere ed è già da molto tempo che abbiamo avvisato il governo del mio paese che, se continuerà a rifiutare rifiutando di accogliere anche la più modesta delle rivendicazioni legittime delle popolazioni, finirà per provocare una guerra civile. Dopo le recenti sommosse, il Capo dello Stato del mio paese ha adottato delle misure per abbassare i prezzi, riconoscendo così di essere il responsabile primo di queste rivolte. Ma bisognava che scorresse il sangue perché alla fine lo capisse? Tutte le volte che noi lo avevamo detto, ci ha trattato come degli oppositori.
D: Ci sono state violenze in Burkina Faso ed anche in Kenya. Lei pensa che vi sia una correlazione tra i fatti del Camerun e quelli del Burkina Faso e Kenya?
Durante un dibattito alla televisione Equinoxe (Quella stessa emittente che è stata chiusa dalle autorità del mio paese poco prima delle sommosse), io ho avvertito che la situazione del Kenya doveva mettere in allarme le autorità del mio paese, dimostrando che la situazione socio-politica del Camerun era simile a quella del Kenya, dove la rielezione di Kibaki alla presidenza era violentemente contestata.
Lì come qui, era contestato il risultato elettorale. E’una porta aperta per la guerra civile, o almeno per le sommosse. In Burkina Faso la protesta popolare ha riguardato il carovita. La risposta appropriata adottata dal presidente Blaise Compaoré, di abbassare i prezzi delle derrate alimentari di prima necessità è stata seguita poi anche dal presidente camerunese Paul Biya.
Tuttavia occorre rilevare che, dietro le richieste apparenti di miglioramento delle condizioni di vita, si nascondono rivendicazioni più concrete legate alla disaffezione delle popolazioni affamate verso i loro leaders. Se Paul Biya è al potere dal 6 novembre 1982, Blaise Compaoré lo è dal colpo di Stato del 1987 contro il suo amico Thomas Sankara. Entrambi appaiono logorati dal potere e in ogni caso il popolo reclama legittimamente un cambiamento e soprattutto l’alternanza al potere, quello che è a mio avviso il nodo gordiano delle rivendicazioni popolari, causa delle sommosse e delle guerre civili in generale in Africa.
IL rapporto di forza tra il presidente col suo esercito ed il popolo disarmato è a vantaggio dei governanti e questo spiega la loro longevità alla testa dei loro stati.
Spero così di avere chiarito ai vostri lettori quali sono le cause profonde del disastro dei nostri Stati e delle guerre che ne sono il corollario. Io mi auguro soprattutto di aver messo in allarme il paesi occidentali a proposito della situazione in Camerun, che si è avviato sulla strada di una prossima guerra civile.
Fatta ad Arusha il 12 marzo 2008
L'intervista ripresa dall'Ansa