Crisi Siriana
Manipolazione mentale, terrorismo, morale e religione: gli strumenti egemonici dell’Occidente
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Analisi, febbraio 2012 - La manipolazione soprattutto mentale è un elemento fondamentale nell’arte della guerra per disorientare l’avversario. Essa consiste, secondo Steven Hassan, in (Combatting Cult Mind Control) un controllo del comportamento, dell’informazione, della facoltà di riflessione, dell’emozione degli individui, suscitando in essi una mancanza di fiducia, il senso di colpa e di inferiorità, la paura, lo shock traumatico, oltre a dei sogni per renderli vulnerabili (nella foto, un attentato terrorista a Damasco)
Manipolazione mentale, terrorismo, perversione morale e religione: gli strumenti egemonici dell’Occidente
Djerrad Amar
L’espressione “criminalità” designa gli atti illegali, i delitti, la delinquenza, il banditismo – commessi da un individuo o da un certo gruppo su un territorio. Essa deve essere monitorata e deve allertare i poteri pubblici, quando vi sia un’evoluzione nella sua frequenza, nella sua natura e nelle sue cause, ma soprattutto quando assume le forme del “terrorismo”. In tal caso, essa diventa qualcosa di diverso, perché gli obiettivi e i mezzi diventano diversi.
Si definisce “terrorismo” l’uso della violenza o della minaccia da parte di gruppi e organizzazioni al fine di seminare il terrore tra la popolazione per indebolire i poteri costituiti o destabilizzare uno Stato con l’obiettivo di realizzare dei cambiamenti politici o di rovesciarlo. Questa violenza si realizza soprattutto attraverso attentati, assassinii e sabotaggi.
Ai giorni nostri, con i rivolgimenti in atto nel mondo – a causa delle sue multiformi crisi, economiche e morali – il terrorismo è diventato sia un’arma politica per screditare l’avversario, sia uno strumento di guerra per suscitare il caos nei paesi che si intendono dominare.
Si ricorre oramai a gruppi, composti preferibilmente da autoctoni corrotti e indottrinati, che vengono addestrati, armati, finanziati, organizzati, perché suscitino nel loro paese delle rivolte in nome delle popolazioni. La tattica consiste nel fare delle manifestazioni che reclamano diritti legittimi, cambiamenti nel modo di governare, per volgerle poi in volontà popolare di far cadere un “potere dittatoriale” con l’uso di armi contro i civili che si imputerà al “regime”. Basta allora sostenerli politicamente e mediaticamente con diversi pretesti umanitari per convincere l’opinione pubblica del carattere pacifico e legittimo della loro azione e della necessità di un intervento militare internazionale.
Il mondo sa adesso che si tratta di tattiche ingannevoli degli Stati egemonici, diretti a spezzare ogni resistenza ai loro progetti di dominio. Un comportamento adottato dopo la caduta del sistema finanziario speculativo, strumento del Grande Capitale per la spoliazione e l’impoverimento dei popoli. Il Grande Capitale, non riuscendo a risolvere le sue crisi ricorrenti e selvagge, non ha trovato niente di meglio, per uscirsene, che farle pagare gli altri.
Un terrorismo in questa forma violenta è comparso prima di tutto in Algeria dopo che era stato ammesso un partito religioso nell’agone politico. Poiché questo partito era privo di ogni regola democratica, dai finanziamenti dubbi alle azioni illegali, ma solo determinato ad accaparrarsi il potere – utilizzando le moschee, le pubbliche piazze, le scuole, intimidendo la gente, truccando massicciamente i risultati elettorali e annunciando che avrebbe abolito, una volta al potere, i principi democratici, attraverso il suo famoso slogan “democrazia eresia” – la società civile e le diverse personalità politiche imposero al governo di bloccare il processo elettorale, quando era diventato evidente che si trattava di un movimento violento e opportunista che ambiva solo al potere e subiva influenze arabe e francesi. Nello stesso momento sono insorti dei gruppi armati contro il potere e i suoi rappresentanti, che hanno colpito tutti gli strati della popolazione.
Questo periodo, battezzato “decennio nero”, nel corso del quale si sono raggiunti picchi elevatissimi di orrore, di fatti di sangue, di fuoco e distruzione – che nessuna morale potrebbe giustificare – ha lasciato gravi traumi nella società tutta, provocando esodi massicci, soprattutto dalla campagna, di gente che abbandonava i luoghi del terrore, verso lidi più sicuri. Una situazione sociale particolarmente pericolosa per i fondamenti stessi dello stato.
Il bilancio di questa lotta è stato di decine di migliaia di morti – funzionari, intellettuali, medici, giornalisti, insegnanti, donne, bambini, vecchi – distruzione delle infrastrutture economiche, sociali ed educative, una disorganizzazione delle strutture sociali, un pervertimento di alcuni valori, traumi gravi; insomma tutti i fattori che favoriscono la crescita della criminalità, riducono la qualità della vita, ritardano lo sviluppo durevole.
Nonostante tutte le riforme politiche, economiche e sociali spesso profonde, permangono ancora dei residui, dei crimini – considerati come colpi di coda di tali fatti sanguinosi del passato – che di tanto in tanto si manifestano per ricordarci il nostro dovere di vigilare e perseverare.
Con questo esempio sull’Algeria, intendiamo ricordare un periodo di terrore e smarrimento passato da un paese posto di fronte a fenomeni terroristici. Un paese che ha sofferto, certo, ma che ha acquisito una grande e ricca esperienza in ambiti diversi – nella tecnica di lotta contro il terrorismo e la sovversione, contro la propaganda; i mezzi per contrastare e prevenire – che hanno permesso di ricostruire una nuova società su altre basi e con altre regole, altri principi.
Si capisce che i paesi che debbono fare i conti col terrorismo e un crimine organizzato di tale ampiezza e natura sono in realtà vittime di complotti che mirano alla loro destabilizzazione in un progetto egemonico. Si comprende anche che nelle relazioni internazionali i conflitti, le rivolte, le crisi, le alleanze, i raggruppamenti, le organizzazioni, le unioni ecc non sono né fortuite né gratuite. Tutto obbedisce a interessi materiali più che a valori umanitari.
Tutti gli analisti ed osservatori concordano sul fatto che è stato quando l’Islam autentico – quello che ha guidato la nostra vita per secoli, quello che ha consentito di frustrare le mire delle potenze colonialiste – ha ceduto il posto all’Islam militante per la presa del potere con la forza, che la religione è diventata fattore di discordia, divisione e disordine, mentre l’obiettivo di una religione deve essere quello di insegnare alla gente a vivere pacificamente e ad aiutarsi reciprocamente, qualsiasi sia la razza, la religione o il paese di appartenenza.
Ne risulta un decadimento dei principi morali che spinge i detrattori dell’Islam a mettere in discussione la stessa religione nonostante che la “violenza non sia il credo di alcuna religione”, secondo R. Rolland. Ci si serve oramai dell’Islam per giustificare, in suo nome, tutti gli eccessi e tutte le lotte. E’ stato proprio questo che l’Algeria ha vissuto per più di un decennio e che oggi getta nell’incertezza diversi paesi arabi. Ciò che insegna e dimostra che le cose non sono fortuite, ma fanno parte dei piani laboriosi orditi dagli “organismi speciali” USA-sionisti che mirano a dividere il mondo, prima di tutto quello arabo, ricco di materie prime, per meglio dominarlo e servirsene. Questi piani consistono in operazioni psicologiche o militari contro ogni Stato che costituisca un ostacolo al loro progetto. Le “operazioni psicologiche” o “Psyop” occupano un posto di primaria importanza in questa offensiva. Secondo un documento del Dipartimento USA della Difesa vi sono “operazioni previste per trasmettere delle informazioni selezionate e degli indicatori ad un pubblico straniero per influenzare le loro emozioni, le loro motivazioni, il ragionamento oggettivo e, ultimamente, il comportamento dei governi stranieri, organizzazioni, gruppi e individui. L’obiettivo è di … indurre o rafforzare i comportamenti o le condotte straniere favorevoli agli obiettivi del promotore”.
L’Occidente - con le sue lobby militaro-indistriali e finanziarie, le sue funeste strategie e la sua arroganza – è all’origine dei disordini che tendono a creare quel caos che egli definisce “costruttivo”, suscitando o sostenendo le rivolte nelle regioni “utili” per meglio poi ricomporre secondo i suoi desiderata. Giunge perfino ad accordarsi coi “nemici” di ieri, come i terroristi e le organizzazioni islamiste che dice di combattere. “Islamisti” e “oppositori” che risiedono, come per caso, soprattutto in Inghilterra, negli Stati Uniti o nel Qatar, che vengono scelti e “azionati” per rovesciare i regimi indocili alle loro tesi e che vengono istallati come “legittimi” a fatto compiuto. “In qualcuno l’arroganza tiene il posto della grandezza, la disumanità della fermezza, e la furberia dello spirito” (Jean de La Bruyere).
Queste strategie egemoniche, pensate e tracciate da molti anni, non aspettavano che degli alibi e delle occasioni per passare all’esecuzione. Occorreva preparare il terreno “ideologico” trovando il modo più sicuro e incontestabile di indurre i popoli ad accettare i loro punti di vista e i loro obiettivi.
Occorreva prima abbrutire i popoli degli Stati presi di mira, influenzando i loro comportamenti per renderli pronti ad obbedire o farsi arruolare, per qualsiasi azione, al momento opportuno. Nel mirino di questa strategia sono tutti gli Stati considerati progressisti, anticolonialisti, antisionisti e antimperialisti; quelli che non entrano nel doxa occidentale.
Quale altro sistema più sicuro per destabilizzare gli Stati arabi – che costituiscano un pericolo per i loro interessi o un cattivo esempio per le monarchie vassalle – che farlo fare dagli stessi arabi! Vale a dire facendo fare loro la guerra dai loro stessi cittadini, coi loro stessi soldi e manipolando la loro religione! Quello stesso Islam avanguardista e protettore – che ha fatto fallire molte strategia – diventa adesso, con queste manovre, strumento di aggressione, di divisione e di violenza.
E’ stato l’asse “monarchico”, composto soprattutto dalle monarchie obbedienti del Golfo, in particolare l’Arabia Saudita e il Qatar, che è stato incaricato di sostenere il bellicismo e finanziarlo per destabilizzare l’asse “repubblicano” – refrattario al punto di vista e agli obiettivi dell’Occidente, in particolare per quanto riguarda il problema palestinese e quel progetto di “Grande Medio oriente” che dovrebbe dissolvere il mondo mussulmano nei valori euro-atlantisti – per instaurare dei regimi servili; a loro immagine, forse degli Emirati o dei Califfati, governati da alleati come sono oramai i Fratelli Mussulmani o le sette wahabo-salafiste. Quando sono le monarchie arabe, arcaiche e dispotiche – nelle quali non esistono né costituzione né elezioni – rimproverano le Repubbliche arabe per un deficit democratico, “è’ una guerra tra poveri”.
Hanno distrutto e destabilizzato l’Iraq, ma hanno fallito nella loro strategia; hanno fatto lo stesso con la Libia istallando i loro uomini ai posti di comando ma abbandonando il paese ad un ciclo di violenza infernale; sembra stiano riuscendo a collocare la Tunisia tra i loro vassalli; tentano di farlo con l’Egitto e lo Yemen per recuperare le rivolte; autorizzano la repressione sanguinosa dei manifestanti pacifisti in Bahrein con l’aiuto dell’esercito saudita; tentano di nascondere le rivolte in Arabia Saudita; premono per indebolire e recuperare egemonia in Libano senza riuscirvi; ma il paese più sotto tiro è la Siria. Sì, questa Siria (col Libano), ultimo fronte di resistenza al sionismo e testa di ponte importantissima per aggredire il potente e indomabile Iran; un altro nodo gordiano.
Per fare ciò, hanno messo in atto un mostruoso dispositivo mediatico – per ingannare, falsificare, creare dei falsi avvenimenti, diffondere immagini truccate, piegare e indottrinare - che utilizzano di concerto con le emittenti sataniche delle petromonarchie e dell’Occidente.
Per legittimare le loro azioni, sono riusciti ad ottenere un appoggio religioso da parte degli Sceicchi “di fama” ed a mettere al lavoro degli Ulema da quattro soldi a libro paga, dei falsi bigotti, dei frustrati – il cui unico programma è il rimbecillimento del popolo con i loro sempiterni “ruolo della donna”, “abbigliamento ridicolo”, “obbedienza”, “abluzioni e preghiera”, “la democrazia è kofr (eresia)”, “il lecito e l’illecito” delle cose e dei comportamenti che ricordano il medio evo occidentale – incaricati di codificare e guidare i nostri fatti e gesti per renderli docili, amorfi, stupidi, per fare di noi dei felloni, delle canaglie manipolabili a comando, carne da cannone, dei terroristi! Cercano di dividere facendo credere che l’Islam è vittima dello Sciismo mentre è invece il wahhabismo/ salafismo saudita, un movimento arcaico, che lo infanga. Giungono a considerare lecite o illecite le medesime cose a seconda delle circostanze e del paese coinvolto, fino ad autorizzare l’assassinio. Insomma un Islam modulabile a seconda degli interessi. Perfino i più avvertiti sono stati influenzati dalla loro propaganda planetaria e da questi diavoli travestiti da mussulmani. Nessun paese arabo mussulmano, eccetto quelli servi, era preparato a contrastare questa guerra psicologica. Anche le ONG e le altre organizzazioni dette internazionali sono state trasformate in dispositivi di dominio al servizio delle lobby. La Lega araba, strumentalizzata dal re dell’Arabia Saudita e dall’emiro del Qatar, si è lasciata pervertire ed è diventata un alleato importante, il loro strumento contro gli stessi Arabi. Se si pensi che l’idea della sua creazione fu patrocinata dagli Inglesi durante la conferenza di Alessandria nel settembre 1944, c’è da restare perplessi!
Eccoli questi popoli arabi, con ampi settori della loro gioventù abbrutita, robotizzata, ignorante, senza fede né legge, pronta a eseguire qualsiasi azione criminale. Banditi e mercenari mussulmani cui si appioppa l’etichetta di “thouar” (rivoluzionari) – per distruggere il loro stesso paese e uccidere i loro fratelli – che comandano dei rinnegati senza principi che hanno trovato l’opportunità di praticare i loro progetti vendicativi di presa del potere a qualunque costo. “Allah Akbar” diventa così il credo sia dei criminali-sanguinari-profanatori che delle loro vittime.
Dei criminali con problemi psichici, che non riescono a controllare né il loro pensiero né le loro azioni, senza altro sentimento né morale che non sia quella di essere convinti di compiere un atto di probità, senza rendersi conto che l’Islam, ch’essi credono di rispettare, vieta formalmente di attentare alla vita e ai beni degli altri. “Taluni traditori hanno una sbalorditiva capacità di convincersi da sé medesimi della santità delle loro intenzioni!” (Charkes Hamel). Degli scellerati psicopatici, provvisti di un potenziale di violenza, odio, frustrazione, demenza e disumanità che resteranno a lungo un problema per i loro paesi. Cosa può restare di onore e dignità in colui che ha fatto appello allo straniero per distruggere il suo paese ed uccidere i propri fratelli. Anche questo straniero lo disprezzerà. “I traditori sono odiosi anche per quelli che ne approfittano” (citazione greca). La posizione dell’Algeria nei confronti degli avvenimenti in Siria non è apprezzata dagli islamisti siriani che hanno bruciato la bandiera algerina definendo il presidente algerino un “traditore”; “dimenticando” che loro stessi tentano di prendere il potere con la forza uccidendo i loro fratelli e distruggendo il loro paese facendosi aiutare dalla NATO; il Grande Burattinaio.
Ciò che accade in Siria è la replica di ciò che è accaduto in Algeria, agli inizi delle azioni terroriste, sia negli obiettivi che nei metodi, tattiche, diversioni, inganni, alleanze e sostegni. Nonostante le profonde riforme avviate, soprattutto una nuova Costituzione democratica, e l’apertura al dialogo, nonostante anche il rapporto obiettivo degli osservatori della Lega Araba, che quest’ultima ha rinnegato e ignorato – che conferma l’esistenza di gruppi armati che uccidono i civili, i militari e distruggono le infrastrutture – i terroristi e i loro mandanti occidentali persistono nei loro misfatti respingendo ogni ipotesi di soluzione della crisi, così costringendo le autorità a combatterli per mettere in sicurezza in paese, con qualsiasi mezzo di pressione. La Siria si batte, a buon diritto, contro le orde di assassini, inquadrati dalla NATO, la CIA, il MI5, il Mossad e i leccapiedi arabi. L’inganno di addossare all’esercito i massacri di civili realizzati da questi terroristi, pur di giustificare un intervento esterno, è fallito due volte al Consiglio di Sicurezza per il doppio veto cinese e russo. Secondo P. Dortiguier i russi e i cinesi si sentono “direttamente minacciati dall’offensiva contro la Siria… E’ già un braccio di ferro mondiale nella misura in cui un cedimento di uno dei due campi su questa questione condizionerebbe l’evoluzione della situazione geopolitica planetaria”.
Dortiguier constata anche che l’Occidente è caduto nella “trappola siriana” che gli impedisce qualsiasi offensiva contro l’Iran e che “la marcia indietro di questa crociata contro Teheran, passando per Damasco, che era stata avviata nel 2011 nell’euforia e nell’imbroglio della gioventù mussulmana, ingannata da falsi predicatori che hanno due mani, una per pregare e l’altra per aggrapparsi agli Stati Uniti, è già cominciata e sarà portata a termine dal veto allargato degli Stati indipendenti”. Si tratta dunque della stessa manipolazione, riuscita in Libia, che l’Occidente tenta di ripetere in Siria, ma con obiettivi geopolitici più ampi. I siriani sembrano farvi fronte metodicamente e intelligentemente con il sostegno politico di queste due potenze e dell’Iran soprattutto. Questi paesi difendono gli arabi meglio di quanto sappiano farlo gli arabi stessi! Si ricorderà soprattutto che questa Siria, questo paese arabo, culla di una grande civiltà che alcuni arabi volevano distruggere, è stato salvato dalla Russia e della Cina.
Ecco che l’Unione mondiale degli Ulema mussulmani, che sponsorizza il sinistro qataro-egiziano Al-Qaradawi, si intromette e si allinea al progetto occidentale contro “il regime siriano”, così come lo pseudo osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (OSDH), che non esiste su Wikipedia, con sede a Londra e creato per l’occasione, diretto da un misterioso e invisibile giordano – svedese Rami Abdel Rahman . Si fa uscire la Sud-Africana Navanethem Pillay, Signora “diritti dell’uomo” dell’ONU, per preparare le accuse di “crimini contro l’umanità”.
Si sono perfino avvalsi del contributo di Google per cambiare le strade della Siria. La Francia dà il cambio e chiede l’apertura di un “corridoio umanitario” di fronte al fiasco della loro strategia e le aggressioni verbali delle unità speciali di sicurezza. Di fatto per salvare ciò che resta dei loro terroristi – che per ripicca minano gli edifici, le strade, i ponti, fanno saltare le case e gli oleodotti, fanno deragliare i treni, sparano con i mortai contro i quartieri residenziali, assassinano la gente – da una espulsione certa e non per venire in aiuto agli abitanti di Homs “assediata”, “bombardata a tappeto”, vittima degli “sniper” che sparano “su qualsiasi cosa si muova”, secondo la loro propaganda. Questa propaganda che nasconde il fatto che sono stati i funzionari, le personalità e i rappresentanti della società civile che hanno “preteso” l’intervento dell’esercito per porre fine al calvario inflitto loro dai terroristi. Questa propaganda che caccia fuori, ancora una volta, l’alibi di AlQaida quando diventa evidente il coinvolgimento dei terroristi. L’Occidente se ne “frega” completamente della “democrazia”, della “libertà”, della “dignità”, dei “diritti” dei paesi e dei popoli nei quali ha i suoi interessi. Che questi arabo-mussulmani restino idioti, arcaici, oscurantisti, non costituisce affatto una preoccupazione per esso, fintanto che le sue rendite siano preservate.
E’ istruttivo ricordare, sempre, alcune dichiarazioni, nel caso di specie quelle di quel manipolatore sionista franco-israeliano (Bernard Henri Levy) all’Università di Tel Aviv: “Se riusciremo a rovesciare Gheddafi, questo sarà anche un messaggio per Assad”, e l’altra, durante una riunione del CRIF: “E’ come ebreo che ho partecipato a questa avventura politica, che ho contribuito a definire i fronti militanti, che ho contribuito a elaborare per il mio paese e per un altro paese una strategia e delle tattiche”. Prendendosela con la Siria, le monarchie del Golfo hanno messo in gioco il loro trono; sanno che un fallimento comprometterà le loro dinastie.
La manipolazione soprattutto mentale è un elemento fondamentale nell’arte della guerra per disorientare l’avversario. Essa consiste, secondo Steven Hassan, in (Combatting Cult Mind Control) un controllo del comportamento, dell’informazione, della facoltà di riflessione, dell’emozione degli individui, suscitando in essi una mancanza di fiducia, il senso di colpa e di inferiorità, la paura, lo shock traumatico, oltre a dei sogni per renderli vulnerabili. Alcuni autori la descrivono come “una corruzione della ragione umana, un minare l’intelletto, una disintegrazione del morale e della vita spirituale di una nazione derivante dalla volontà di un altro”.
Diverse sono le tecniche e i metodi di manipolazione utilizzati. Vanno dai riflessi condizionati al metodo detto PDH (dolore- droga – ipnosi), utilizzata in Corea, passando per quello che è stato definito lista “MISE”, che significa Money, Ideology, Sex et Ego” Vi è anche il metodo fondato sull’inserimento di un messaggio sovversivo nelle immagini (messaggi subliminali), il metodo che utilizza l’angoscia e la violenza, quello che ricorre alle droghe e molte altre forme estreme.
Ciò che interessa i manipolatori è di raggiungere i loro obiettivi egoistici. Essi non ha né scrupoli né remore. E’ quello che fa l’Occidente, in prima linea gli USA-sionisti, con i suoi alleati arabi, i suoi media “mainstream”, le sue organizzazioni satelliti, ivi comprese quelle di difesa dei diritti dell’uomo, le sue guerre preventive, le sue ingerenze, la sua “protezione dei civili” sotto falsi pretesti: democrazia, diritti dell’uomo, libertà e “tutti quanti” (In italiano nel testo, ndt).
Queste lobby, con le loro strategie, utilizzano cinque tipi di tecniche per un controllo globale degli individui e della società: tecniche di pianificazione, psicologiche, di propaganda, di disinformazione, di azioni mirate. I mezzi più efficaci utilizzati sono soprattutto i media audiovisivi e il net, che coinvolgono direttamente la cellula familiare. Si può consultare la “strategia dei padroni del mondo” di Sylvain Timsit che definisce 10 punti per la manipolazione e il condizionamento delle masse.
Ogni Stato ha dunque il dovere di premunirsi e proteggere i suoi cittadini dotandosi di mezzi adeguati per contrastare o fronteggiare la manipolazione e la sovversione. Studiando e comprendendo le strategie di manipolazione, diventa più facile sviluppare strategie di “contro-manipolazione”. L’informazione diversificata e di qualità, oltre all’utilizzazione razionale delle competenze, è fondamentale. “Quando sono bene informati, gli uomini sono cittadini, male informati, diventano dei soggetti” (Alfred Sauvy). L’obiettivo essendo di spezzare questa propaganda con la verità e la realtà delle cose, risvegliando lo spirito critico.
La nostra gioventù, i nostri figli, devono essere protetti – perché sono loro nel mirino – da queste manipolazioni e dalla conseguenze di esse. Molti, purtroppo, sono diventati delle marionette che si fanno imbrogliare dal primo manipolatore che capita o dal primo canto di sirena, in mancanza di una protezione adeguata dovuta certamente alla nostra ignoranza in queste cose, ma anche alla nostra indifferenza e al nostro fatalismo.
Quando si sarà prima di tutto ammesso e fatto ammettere che la manipolazione si fa anche e soprattutto per mezzo della religione, quando essa diventa un mezzo di presa del potere o di dominazione, si sarà fatta la metà del cammino. Bisogna convincersi che il sacro non è necessariamente un ambito inviolabile da tutti. Molti falsi bigotti e manipolatori se ne servono per approfittare, truffare, sviare, per assicurarsi dei privilegi, dominare, impadronirsi del potere o mantenerlo. Bisogna anche convincersi che il fatto di dichiararsi credente non è sufficiente a garantire che si operi per il benessere prescritto. Molti l’esibiscono per apparenza e ipocrisia. La verità è che questo esige altri valori. Il benessere si acquisisce attraverso la vera fede, la virtù, i principi, le buone azioni, l’impegno, i sacrifici e la sincerità che spesso mancano. Dio non aiuta gli ipocriti, gli oscurantisti, gli estremisti, gli ignoranti, i fannulloni, i depravati, i ladri, i rinnegati, i criminali, qualsiasi sia la loro fede.
I mussulmani e soprattutto gli arabi – che subiscono attualmente rovesci, crimini e distruzioni – devono al più presto disfarsi del loro attuale sistema di governo fondato sul nepotismo, l’autoritarismo e l’ingiustizia o almeno migliorarlo. Essi devono interrogarsi sulle ragioni della loro sorte, della loro situazione – spesso miserabile o perversa, fatta di sottosviluppo, di ignoranza, di persecuzioni e di infedeltà – ponendo in discussione la loro morale, il loro comportamento e la loro visione del mondo in relazione, almeno, alla vera fede. Con l’Islam autentico, e non quello che ci viene imposto da lustri, con la minaccia di eresia e di scomunica, la dialettica morbida e amorale che perverte le coscienze – dei monarchi corruttori e impostori e dei loro funesti seguaci. “La religione senza coscienza morale è solo un culto superstizioso” diceva Kant. Essi devono, a nostro avviso, organizzarsi in altro modo e con altri criteri, altri obiettivi, altri principi con altre regole, modificando tutto quello che è ingiusto nel loro sistema di governo; non lasciando aperta alcuna falla che possa servire d’argomento ai propagandisti. Perché la giustizia è uno dei pilastri dell’equilibrio e della fede che permette il suo radicamento nell’uomo. Un proverbio turco dice in sostanza che “la giustizia è la metà della religione”. La volontà politica, la partecipazione di tutte le forze vive e soprattutto la sincerità sono la condizione sine qua non per effettuare dei cambiamenti. Altrimenti bisogna ricorrere all’imitazione, al raffazzonamento, all’attivismo senza avvenire, che non portano mai al progresso, all’indipendenza, alla sovranità di un paese.
Su di un altro piano, la Lega araba nella sua attuale forma – che diventa più un tranello che uno scudo di protezione, incapace di comprendere la posta in gioco di questa geopolitica occidentale – deve essere sciolta in vista di un altro tipo di associazione. E’ più vantaggioso e sicuro riunirsi su basi concrete – economiche, culturali, di difesa nel mutuo rispetto e di diritto – piuttosto che su di una “base” identitaria chimerica, controproducente, appoggiandosi sull’asse Russia-Cina-Iran e gli altri Stati del BRICS, che rappresentano già la metà dell’umanità, per far fallire questo progetto del “Nuovo ordine mondiale” che gli USA-sionisti vorrebbero erigere a paradigma intangibile.
C’è una verità eterna. Il mondo non si costruisce se non sul Bene che è determinante. E’ una legge di natura; di Dio che ci raccomanda di allontanarci dal Male. Deviare da questa strada conduce al male. Se il mondo è nel Male, è dunque a causa della malafede e dell’egoismo dell’uomo nel voler raggiungere il proprio personale benessere utilizzando il male contro gli altri. Il malessere è ben l’effetto di una cattiva volontà umana, una maledizione di cui l’uomo è il solo responsabile. “Tutta la morale è in questo vecchio proverbio: Chi vuole il male riceve del male” (di jean-Baptiste Say).
Concludiamo con due citazioni del Corano: “…Tutto il bene che ricevi viene da Allah e tutto il male che ricevi viene da te stesso…” ; “… Tutti i danni che ricevi vengono da quello che le tue mani hanno preso…”.
Sul cambiamento nella nostra vita quotidiana che deve venire prima di tutto da noi stessi, il Corano spiega: “… In verità, Allah non modifica affatto lo stato di un popolo, se gli (individui che lo compongono) non modificano se stessi”.