Crisi Siriana
Intervista rilasciata dal presidente siriano Al-Assad a un giornale turco
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Cumhuriyet, 3 luglio 2012 (trad.Ossin)
Intervista rilasciata dal presidente siriano Al-Assad a un giornale turco
Bachar al-Assad
Il quotidiano turco “Cumhuriyet” ha pubblicato il 3 luglio 2012 una parte dell’intervista accordata dal presidente Bachar al-Assad, a proposito di quanto accade in Siria e dei suoi sviluppi regionali e internazionali. Secondo “Shukumaku”, cinque quotidiani turchi avevano chiesto questa intervista, accettata dalle competenti autorità siriane, ma quattro di essi non hanno potuto recarsi in Siria; il capo di gabinetto del primo ministro turco Recdep Tayyip Erdogan ha chiesto loro di astenersi. Secondo Syria-politic (1), la BBC sarebbe praticamente il solo media a non avere più o meno travisato il senso delle parole del Presidente siriano
Signor Presidente, può accadere che le relazioni tese tra la Siria e la Turchia, soprattutto dopo che un aereo turco è stato abbattuto, portino ad uno scontro “caldo” tra i nostri due paesi, come sembrano credere i leader turchi?
Stiamo vivendo una fase che io considero storica. Molti avvenimenti e processi in corso stanno ridisegnando la mappa di una intera regione. A mio avviso questa fase può paragonarsi a ciò che è accaduto, cento anni fa, quando l’impero ottomano è arretrato e il Califfato è caduto, col disordine che ne è seguito tra Arabi e Turchi. Negli ultimi dodici anni, e dalla prima visita del presidente Sezer in Siria, noi abbiamo continuamente tentato di mutare questa immagine ereditata dal passato, e perfino di cancellarla completamente dall’animo degli Arabi. Noi abbiamo sempre detto che l’epoca di questi scontri lontani ci ha insegnato molte cose.
Gli Arabi hanno perso… i Turchi hanno perso… Non è quindi ragionevole che, tutto a un tratto, ci prenda il desiderio di tornare a quella fase perché tutti e due perdiamo di nuovo! In altre parole, da un anno e tre mesi, dall’inizio della crisi in Siria, noi abbiamo lavorato in diverse direzioni… la prima per risolvere la crisi e contrapporci ai terroristi; la seconda per tentare di conservare le relazioni che eravamo riusciti a costruire con la Turchia, nonostante che ogni azione e discorso dell’attuale governo turco si sforzino di indebolirle… Posso dire che essi sono riusciti a distruggere la più gran parte dell’edificio che avevamo costruito, ma le fondamenta sono rimaste, e queste fondamenta sono le relazioni tra i due popoli.
E’ per questo, e rispondendo alla sua domanda, che io tengo a dire che in Siria noi continueremo a lavorare duro perché le cose non ci portino allo scontro, uno scontro perdente per la Siria e per la Turchia. Io vedo bene che la Turchia marcia in direzione opposta, ma solo al livello del suo governo, non nella volontà del suo popolo. Il popolo turco ne è consapevole e non permetterà, come non lo permetteremo noi, di arrivare fino a quel punto. Il popolo turco sa che questo governo vuole trascinarlo nello scontro per degli interessi particolari e non per interesse nazionale.
Signor Presidente, adesso che lei ha dichiarato che non lascerà andare le cose verso uno scontro, quale è la posizione siriana sull’aereo turco abbattuto… e sulle dichiarazioni del governo e dello Stato turco secondo cui esso sarebbe stato abbattuto deliberatamente e per ordine diretto del Presidente Al-Assad?
Erano in mia presenza in quel preciso momento? E’ ridicolo… Bisogna rispettare la logica. Siamo di fronte a due versioni: o abbiamo abbattuto l’aereo deliberatamente, come sostiene il governo turco; o l’abbiamo abbattuto fuori dalle acque territoriali per errore, se errore fosse possibile! Se noi lo avessimo abbattuto per errore fuori dalle nostre acque territoriali, non avremmo alcun problema a riconoscerlo e a presentare le nostre scuse ufficiali; ciò che dovrà essere giudicato dal popolo turco.
Per contro, se l’avessimo deliberatamente abbattuto, la questione logica sarebbe di capire quale interesse poteva avere la Siria a farlo. Detesteremmo talmente il popolo turco da volergli inviare un simile messaggio? Ciò non è vero perché negli ultimi anni questo popolo ha risposto alla nostra amicizia con altrettanta amicizia e, a grande maggioranza, non crede alle accuse lanciate dal governo Erdogan dall’inizio della crisi… Abbiamo cercato di assestare un colpo all’esercito turco?
Per quale ragione, se esso non ha commesso alcun atto di aggressione contro di noi?
In realtà l’aereo è stato abbattuto dal più piccolo dei cannoni che utilizziamo per la difesa antiaerea, la cui portata è di 2,5 km al massimo, ed è difficilissimo per dei cannoni antiaereo abbattere un velivolo da combattimento che non voli a quota molto bassa. Ne consegue che l’aereo volava a meno di 2,5 km dalla costa e a bassa quota. In tempi normali e in tempi di pace, quando un aereo amico di qualsiasi paese del mondo arriva in questo modo non lo si abbatte, a maggior ragione trattandosi dell’aereo di un paese vicino come la Turchia! Ma noi siamo un paese in guerra e, in tali condizioni, quando non si riesce a identificare l’aereo in avvicinamento, si suppone che si tratti di un aereo nemico; tanto più che quando si è abbassato non era visibile sui radar siriani.
Noi abbiamo dunque abbattuto un aereo non identificato e, solo quando la Turchia ha annunciato la perdita di uno dei suoi aerei, abbiamo supposto che poteva trattarsi di un aereo turco. Abbiamo contattato la parte turca, che non si era fatta viva in alcun modo e tenuto conto che le comunicazioni dirette tra i nostri due eserciti sono del tutto interrotte per decisione delle autorità turche. E’ stata dunque la parte siriana che ha contattato il ministero degli affari esteri turco, che ha impiegato qualche ora a rispondere… Sono stati inviati battelli di salvataggio… e certamente si è realizzata una cooperazione siro-turca per portare soccorso ai piloti… Tuttavia, quello che non è stato detto, è che l’aereo volava in un corridoio aereo utilizzato spesso dall’aviazione israeliana per violare il nostro spazio. Dunque, in circostanze simili e data l’urgenza, la traiettoria e la bassa altitudine, qualsiasi militare siriano riterrebbe che si tratti di un aereo nemico ed agirebbe di conseguenza. Io ripeto e affermo che, da parte siriana, l’aereo non è stato identificato prima di essere abbattuto.
Signor Presidente, perché non vi è stata alcuna intimazione?
Per poterla fare, sarebbe stato necessario che l’aereo fosse apparso sul radar, ma il soldato appostato dietro il suo cannone non dispone di meccanismi di allerta. Le istruzioni di cui dispone comportano che, in simili circostanze, debba sparare. E’ la regola… spara senza riferire al suo comandante, perché è una questione di secondi.
In nessun momento questo aereo è apparso sui radar siriani? Forse lo è stato quando si trovava in alta quota e fuori dalle acque territoriali… Ma all’interno delle acque territoriali il problema cambia completamente. Tutti sanno che parliamo di una distanza di venti chilometri percorribile normalmente in un minuto o meno, e che a bassa quota un aereo sfugge ai radar. Prova ne è che, quando gli aerei israeliani sono penetrati nel nostro spazio per bombardarci nel 2007, sono sfuggiti ai nostri radar… Più importante ancora, noi non possediamo missili di difesa antiaerea capaci di superare i limiti delle nostre acque territoriali in questa zona. Si tratta di menzogne messe in giro da alcuni responsabili turchi.
L’esercito turco ha parlato di comunicazioni tra controllori radar siriani al riguardo dell’attacco all’aereo turco… Ha invitato tutti gli Stati in possesso di dispositivi di ascolto, di satelliti e di basi militari nella regione, Cipro in particolare, a pubblicare quello che hanno registrato
Che lo pubblichino! Ma mentono… Noi abbiamo abbattuto un aereo restato non identificato fino a quando la Turchia lo ha annunciato, ed io ripeto e insisto perché quelli rispondano alla mia domanda: quale interesse aveva la Siria di abbattere un aereo turco? Non hanno la risposta, mentre fino ad ora noi ci siamo rifiutati di trattare la vicenda come se fossimo di fronte ad un aereo che aveva il compito preciso di violare il nostro spazio aereo… in questo preciso momento noi continuiamo a voler restare fermi ad una ipotesi di buona fede… un errore del pilota… forse… un incidente!
Signor Presidente, che cosa ha provato quando è stato informato che un aereo turco era stato abbattuto?
Sul piano psicologico, il popolo turco è un popolo amico ed è evidente che non possiamo essere contenti di avere abbattuto un aereo, salvo che non si fosse trattato di un aereo nemico. Per noi il nemico è Israele… Per contro abbiamo ben compreso che il signor Erdogan e il suo governo intendevano sfruttare la situazione per ottenere dei benefici che non sono stati in grado di raccogliere in questo ultimo anno. In quindici mesi non sono riusciti a mobilitare il popolo turco contro di noi… hanno dunque tentato di servirsi dell’occasione per trasferire l’ostilità tra i due governi ai due popoli. E’ grave!
Signor Presidente, lei ha appena spiegato alla piazza turca che questo aereo non è stato abbattuto deliberatamente e che l’interpretazione che ne è stata data è differente. Ma due giovani piloti sono morti e sono dunque le vittime, che siano stati mandati deliberatamente o meno… cose dice alle famiglie di questi due ufficiali, sapendo che uno di essi si preparava a svolgere una missione nello spazio?
Prescindendo dalle politiche del signor Erdogan che ha inflitto al popolo siriano solo ferite e distruzioni, e prescindendo dal suo governo che ha auspicato la sua morte… noi auguriamo solo del bene al popolo turco. E’ un popolo amico e, per noi, la morte di un cittadino turco equivale alla morte di un fratello. Noi presentiamo le nostre sincere condoglianze alle famiglie ed esprimiamo la nostra stima al padre del pilota che abbiamo sentito rivolgersi ad Erdogan dicendo: “E’ mio figlio che è morto e noi non vogliamo che la sua morte venga strumentalizzata per fare la guerra”! E’ un comportamento onorevole che merita rispetto… è certo che noi condividiamo i loro sentimenti… e giacché siamo fratelli, noi sentiamo la perdita di qualsiasi cittadino turco come se fosse la perdita di qualsiasi siriano. Ciò, ripeto, a prescindere dalle politiche del signor Erdogan.
Avrebbe preferito che una cosa del genere non fosse successa?
Noi non ci auguriamo che una cosa del genere accada a qualsiasi aereo non ostile, non solo a quelli turchi. Ciò detto, qualsiasi aereo e perfino un aereo siriano sarebbe considerato come aereo nemico nelle medesime circostanze! Queste non sono regole politiche, sono regole militari, e penso che siano le stesse nella maggior parte dei paesi del mondo.
Signor Presidente, che cosa commenta a proposito del fatto che questi due piloti deceduti non facevano parte né del governo, né dello Stato turco… nonostante la nostra considerazione per i suoi sentimenti verso di loro, le loro famiglie e il popolo turco?
E’ normale… ma questi due piloti fanno parte dell’esercito, e ciò che lei sottintende avrebbe dovuto passare attraverso una diretta relazione tra le nostre due istituzioni militari, relazioni totalmente interrotte, mentre per l’occasione esse avrebbero dovuto comunicare direttamente. Ma non è stato così.
Relazioni interrotte in questo solo caso?
No… le relazioni sono interrotte da più di sei mesi per decisione del governo turco e più precisamente dopo i mutamenti intervenuti nell’esercito turco. Lei sa bene che, tra paesi vicini, alcune vicende simili o completamente differenti necessitano di un coordinamento diretto tra le forze armate. Ora, attualmente noi non disponiamo di alcun elenco da consultare in caso di urgenza. Quando abbiamo sollevato la questione con l’attaché militare turco, ci ha risposto che dovremmo contattarlo attraverso il governo. Non è molto pratico, ma è una decisione presa dalla parte turca, non da quella siriana.
Signor presidente, la parte turca sostiene che il suo punto forte sta nel fatto che si trattava di un aereo da ricognizione disarmato e privo di protezione… perché è stato abbattuto?
Le regole militari non distinguono tra tipi di aerei, tra le diverse missioni o il loro armamentario. Il guerriero o il soldato che si trova dietro la DCA non sa se si tratti di un aereo da ricognizione o da combattimento, equipaggiato o meno con missili… entrato per errore o per motivi ostili… Egli non può giudicare, ma la sua domanda ne trascina con sé un’altra: perché non ci hanno informato che il loro aereo si stava avvicinando allo spazio aereo siriano? Se vi fosse stato coordinamento tra i nostri due eserciti, saremmo stati al corrente delle esercitazioni in corso e avremmo più facilmente valutato la situazione… La parte turca deve dire pubblicamente che cosa faceva questo aereo nello spazio aereo siriano, per quanto noi non lo pretendiamo, considerandolo come un incidente!
Il governo turco vede oramai il governo e il regime siriano come nemici e, a seguito di questa crisi, ha cominciato ad ammassare truppe alla frontiera siriana. Come vede la Turchia e quale è la sua risposta a tali attività?
Le due peggiori fasi che hanno attraversato la Storia delle relazioni siro-turche sono state nel 1998 quando la Turchia ha ammassato il suo esercito alle nostre frontiere e negli anni cinquanta, nel 1955 credo, nel momento del “Patto di Bagdad”; tuttavia noi non abbiamo mai considerato la Turchia come un nemico. E’ dunque evidente che noi non la vedremo come un nemico né oggi né domani, anche se i nostri governi sono in disaccordo. Perché vi sia ostilità tra la Siria e la Turchia, occorrerebbe che vi fosse ostilità tra i due popoli… L’ostilità tra i governi non è sufficiente ed è per questo che non vi sono truppe siriane che si dirigono verso la Turchia.
In Turchia si dice che nuove regole d’ingaggio imporrebbero di attaccare qualsiasi tank o aereo siriano si avvicinasse alla frontiera. Cosa ne dice?
Ogni Stato può sparare solo se vi è violazione del suo spazio territoriale da parte di un altro Stato.
Supponiamo che fosse colpito un tank o un aereo siriano…
E’ una domanda ipotetica. Noi non vogliamo che le cose vadano in questo modo tra la Siria e la Turchia… E, se colpiscono un qualunque apparecchio all’interno delle frontiere siriane, questa sarà un’aggressione contro la Siria.
Come valuta la Conferenza di Ginevra… e soprattutto le posizioni sottolineate dal signor Kofi Annan?
Non ne abbiamo ancora direttamente discusso con il signor Kofi Anna o con la parte russa. Nondimeno alcuni punti ci sono sembrati molto chiari nelle dichiarazioni del signor Annan e del ministro russo degli affari esteri, il signor Lavrov. Il primo: spetta al popolo siriano decidere e questa è anche la posizione siriana… Il secondo: bisogna cominciare fermando le violenze ed è la posizione siriana… Il terzo: bisogna disarmare le bande armate, ed è la posizione siriana. Come ha detto il signor Annan, le mani sporche del sangue siriano non si trovano solo in Siria ma anche all’estero, ciò che conferma il ruolo degli altri paesi che ne sono coinvolti… Questi punti per noi sono essenziali, il primo è quello sul quale noi non cederemo mai, vale a dire che ogni decisione si deve prende in Siria e non all’estero!
Vi sono delle parole che non le sono piaciute nelle dichiarazioni del signor Annan a Ginevra?
Fino a quando non si metta in discussione la sovranità siriana, tutto il resto si può discutere… Tutto ciò che attenta alla nostra sovranità ci dispiace… Ieri il signor Annan ha detto che tutto dipende dal popolo siriano e questo ci soddisfa.
Signor Presidente, non so se lei abbia seguito la conferenza stampa della signora Clinton che ha detto di aver capito dalle dichiarazioni del signor Annan che il presidente Assad doveva andarsene… Come interpreta queste parole?
Prima di tutto per noi le parole dei leader statunitensi non sono generalmente dotate di alcuna credibilità; poi le prese di posizione degli Stati Uniti sono fondamentalmente ostili alla Siria fin dall’inizio della crisi della quale essi sono parte attiva, oltre al loro evidente sostegno ai terroristi. E’ per questo che noi non ci sentiamo per nulla chiamati in causa dalle dichiarazioni di questo o quel responsabile statunitense nel corso di questa crisi.
Quello che ci interessa è come lei interpreta le parole del signor Annan, non quelle della signora Clinton o del signor Lavrov… come interpreta le conclusioni della conferenza di Ginevra?
Ciò che più ci preme è che la decisione spetti al popolo siriano. E’ quello che ci importa interpretare e che ci interessa… il rispetto della nostra sovranità e la non ingerenza nei nostri affari interni.
Durante questa conferenza sono stati trattate le questioni della transizione del potere con o senza il Presidente Assad e quelle delle esigenze regionali ed internazionali per portare a termine il processo di riforma… quale è in proposito la sua posizione?
Le riforme non hanno niente a che vedere con il regionale e l’internazionale. Noi non accettiamo alcun diktat imposto dall’esterno e tutto deve decidersi all’interno. Se io fossi stato personalmente interessato a un posto, avrei eseguito i diktat degli Stati Uniti e le esigenze dei petrodollari… avrei venduto le mie posizioni e i miei principi ai petrodollari… e soprattutto avrei accettato la realizzazione di uno scudo antimissile in Siria.
Se le esigenze le imponessero di abbandonare il suo posto per salvare il suo popolo siriano, lo farebbe?
Se le dimissioni di un Presidente realizzano l’interesse del suo paese, è naturale che se ne vada… è evidente. Non è concepibile restare un solo giorno di più se questa non è la volontà del popolo e sono le elezioni a deciderlo.
Articolo originale : Shukumaku http://www.shukumaku.com/Content.php?id=48985
Articolo tradotto dall'arabo in francese da Mouna Alno-Nakhal
[1] بي بي سي تنفرد بـ"عدم تزوير" ترجمة حوار صحيفة تركية مع الأسد http://syria-politic.com/ar/Default.aspx?subject=806