Crisi Siriana
In Siria, la Francia gioca col fuoco più che spegnere l'incendio
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Il Quotidiano del Popolo, 20 novembre 2012 (trad.Ossin)
In Siria, la Francia gioca col fuoco più che spegnere l’incendio
Ren Yaqiu
Il 17 novembre, il presidente francese François Hollande ha ricevuto a Parigi il presidente della “Coalizione Nazionale dell’Opposizione e delle Forze Nazionali” (di seguito: Coalizione Nazionale), Ahmad al-Khatib ed ha annunciato la nomina di un “ambasciatore” della Coalizione, nella persona di Monzir Makhous.
L’ Alleanza nazionale è solo un gruppo dell’opposizione siriana, non un governo, e lo stesso governo in esilio, che non è veramente tale, non fa che parlare di “ambasciatori”, vale a dire che tutto questo assomiglia più ad uno scherzo che ad altro. Il signor Hollande, però, lo ha preso veramente sul serio. Era evidente l’entusiasmo mostrato da Hollande nel riconoscere questa organizzazione come “il legittimo rappresentate del popolo siriano”. C’è da temere che altri paesi occidentali approfittino di questa occasione per seguirne l’esempio.
Il sostegno particolarmente zelante del signor Hollande alla Coalizione Nazionale Siriana in questa vicenda gli permette infatti di occultare altre difficoltà. Egli è stato eletto presidente da più di sei mesi, ma fino ad oggi i risultati del suo governo sono mediocri. La sua popolarità, di nuovo in calo del 20%, tocca oggi solo il 40%, cosa che gli fa desiderare di tentare qualcosa sul piano diplomatico per migliorare un po’ la sua immagine. Molto opportunamente è accaduto che Il Consiglio Nazionale Siriano si è fuso con un piccolo gruppo dell’opposizione per mettere in campo una Coalizione Nazionale. Saltando sull’occasione, la Francia, considerandola come una organizzazione quasi governativa, l’ha immediatamente riconosciuta. Ahi lui! La decisione francese non è stata affatto imitata, in quanto solo alcune monarchie del Golfo e la Turchia l’hanno riconosciuta. Le altre potenze occidentali si tengono ancora in disparte e osservano.
Perché le Potenze occidentali, a parte la Francia, non fanno niente? La ragione sta nel fato che la composizione della Coalizione Nazionale e i suoi risultati non sono tali da meritare la fiducia di alcuni paesi occidentali, soprattutto degli Stati Uniti. Alcuni media francesi hanno sottolineato che questa organizzazione è influenzata da forze islamiche moderate, che è manipolata dai Fratelli Mussulmani. Inoltre, priva di una vera rappresentatività, la Colazione non gode di reale potere. Sul piano militare, essa controlla solo 2/3 dell’opposizione siriana armata. L’altro terzo dell’opposizione siriana armata è controllata da organizzazioni radicali, che non sono affatto disposte a mettersi ai suoi ordini. Le Potenze occidentali sono particolarmente inquiete e temono che, se in futuro dovessero fornire armi a questa organizzazione, esse potrebbero indirettamente cadere nelle mani di elementi vicini a Al Qaida e ai Salafisti. Ora, la Coalizione Nazionale ha esattamente l’ambizione di ottenere in futuro armi pesanti da parte dell’Occidente, per poter colpire mortalmente le forze governative siriane.
La Francia ha dunque riconosciuto la legittimità della Coalizione Nazionale, ma sulla questione della fornitura di armi alla opposizione siriana si è mostrata più prudente. La Francia non si è opposta alla fornitura di armi, ma non vuole essere la sola a farlo, per non incorrere nella condanna della comunità internazionale. Quindi vorrebbe trascinare la UE nella sua scia. La Francia tiene a che la questione della fornitura di armi alla opposizione siriana venga discussa con gli altri membri della UE, nel corso di una riunione tra loro.
E’ precisamente su questa questione che la Francia gioca col fuoco. Le forze governative siriane e l’opposizione si affrontano in combattimenti feroci. Perfino i sobborghi meridionali della capitale Damasco sono diventati un tragico campo di battaglia. La guerra è giunta anche sull’altopiano del Golan, in parte occupato da Israele. Secondo qualche rapporto, alcuni Siriani armati hanno aperto il fuoco sull’altopiano del Golan, e le forze israeliane hanno risposto con tiri di artiglieria. Human Rights Watch in Siria ha dichiarato che, da quando è scoppiata la guerra civile siriana nel marzo scorso, ad oggi 39.000 persone sono state uccise. Chiudendo gli occhi sulle perdite di vite umane e sulla marea montante di rifugiati provocati dalla guerra civile in Siria, non cercando di trovare una soluzione politica, sostenendo ciecamente l’opposizione siriana e perfino prevendendo di fornirle armi micidiali, la Francia trasmette un segnale pessimo alla comunità internazionale, che non può non inquietare le persone che vogliono la pace, e deludere sulla direzione che prende la politica estera francese.
La recente ripresa del conflitto armato tra Israele e i Palestinesi, che continua ad aggravarsi, mostra qualche rapporto col problema siriano. Come tutti sappiamo, il Qatar, dopo essersi sempre opposto al regime di Bachar el-Assad, ha recentemente accordato un generoso prestito al movimento palestinese Hamas nel tentativo di guadagnarsi i favori degli ex alleati del regime siriano e permettendo così ad Hamas, che controlla la striscia di Gaza, di diventare ancora più ricco e potente e di rafforzare le sue posizioni. Cosa che gli fornisce anche i mezzi per uno scontro con Israele.
Alcuni paesi del Medio Oriente incoraggiano, apertamente o segretamente, Hamas a combattere Israele. Ali Larijani, Presidente del Parlamento iraniano, non è stato contento del fatto che alcuni paesi arabi forniscano armi all’opposizione siriana. Ed ha recentemente dichiarato che, piuttosto che l’opposizione siriana armata lotti contro il presidente del loro stesso paese, sarebbe preferibile che i Palestinesi armati entrino in guerra contro Israele. La Francia auspica un cessate il fuoco tra Israeliani e Palestinesi, perché allora non collabora perché l’opposizione siriana avvii dei negoziati col Governo siriano per risolvere il conflitto interno che lacera il paese?
Come grande paese, la Francia dovrebbe, piuttosto che fare uno “show” sulla scena internazionale, sforzarsi invece di trovare una soluzione politica per la Siria. E’ meglio “spegnere l’incendio” che “giocare col fuoco”. Nel caso contrario, la guerra si estenderà e porrà in pericolo la sicurezza dell’intera regione medio-orientale.