Crisi Siriana
Raid israeliano contro Hezbollah in Siria
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Crisi siriana, gennaio 2015 - Sul Golan siriano, Daech (lo Stato Islamico) tenta di avanzare e viene contrastata da Hezbollah libanese (alleata di Assad). Interviene l’aviazione israeliana… per colpire questi ultimi e non gli jihadisti assassini. Esulta Daech e addirittura rivendica l'operazione dell'esercito israeliano (nella foto, una delle vittime: il giovane Jihad Imad Mughniyeh)
Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 23 gennaio 2015 (trad. Ossin)
Raid israeliano contro Hezbollah in Siria
Alain Rodier
Il 18 gennaio 2014, elicotteri israeliani hanno lanciato dei missili Helfire contro alcuni veicoli di passaggio nelle vicinanze di Mazraat Amal, nella regione di Quneitra, prossima alle alture del Golan. Sei Libanesi membri di Hezbollah sono rimasti uccisi durante questo attacco mirato (1). Tra essi. Jihad Imad Mughniyeh, uno dei figli di Imad Mughniyeh, capo delle operazioni estere di Hezbollah, egli stesso ammazzato durante una operazione mirata contro di lui, realizzata dal Mossad a Damasco, nel 2008.
Altre due importanti personalità libanesi hanno trovato la morte: Muhammad Ahmed Issa – alias Abou Issaal Eqlim – il responsabile della Intelligence di Hezbollah sul fronte siriano, e il suo aggiunto Abbas Ibrahim Hijazi.
Il generale Ali Allah-Dadi
Peggio, anche sei Iraniani - tra cui il brigadiere generale Mohammad Ali Allah-Dadi, ufficialmente “pensionato” del corpo dei Guardiani della Rivoluzione (pasdaran), ma in realtà membro della brigata Al-Qods – sarebbero rimasti uccisi durante questo attacco.
Il generale Allah-Dadi era amico del maggiore generale Qassem Suleimani, agli ordini del quale aveva già servito durante la guerra Iran-Iraq dal 1980 al 1988. Quanto a Jihad Imad Mughniyeh, il generale Suleimani lo presentava come il suo figlio adottivo di cuore.
Su mandato di Teheran, Hezbollah è impegnata al fianco delle forze lealiste siriane dal 2012 per combattere gli insorti. Gli Israeliani temono che il movimento rafforzi il suo arsenale, in particolare recuperando missili suolo-suolo e suolo-aria nei magazzini siriani. Essi sarebbero ceduti da Damasco a compenso del contributo dato da Hezbollah per la difesa del regime.
L’aviazione di Tsahal (l’esercito israeliano) è già più volte intervenuta per distruggere convogli che – secondo gli Israeliani - stavano trasportando questi armamenti in Libano. Ma è la prima volta che alti responsabili di Hezbollah sono direttamente presi di mira.
In effetti lo stato maggiore di Tsahal segue con una certa inquietudine gli ultimi sviluppi sull’altopiano del Golan, dove Daech cerca di avanzare, contrastata da Hezbollah. Israele sembra temere che Hezbollah possa avviare a breve una campagna di lanci di missili sul suo territorio.
Il paradosso risiede nel fatto che – a breve termine – questa operazione mirata favorisce i salafiti-jihadisti di Daech. E’ d’altronde paradossale che lo Stato Islamico abbia rivendicato la paternità dell’azione. Gli analisti israeliani ritengono evidentemente che Hezbollah rappresenti una minaccia più importante per lo Stato ebraico di Daech.
Quanto al maggiore generale Qassem Sulemaini, il capo delle brigate Al Qods, responsabile del fronte siro-iracheno, viene toccato personalmente dalla morte del suo fedele subalterno e del “figlio adottivo”. Gli osservatori si perdono in congetture: era lui nel mirino o si è trattato di perdite collaterali non previste, in quanto nel mirino era solo Hezbollah?
Legittimo dubitarne, giacché ancora una volta i servizi di informazione israeliani hanno dato prova di efficacia. Perfino la direzione del movimento sciita libanese ha ammesso di essere infiltrata da anni da agenti reclutati dal Mossad. Ciò spiega d’altronde per larga parte il fallimento dei tentativi di rappresaglia di Hezbollah in risposta all’eliminazione di Mughniyeh.
Ad oggi, solo gli Israeliani e gli Iraniani posseggono una risposta a tutte le domande. Quel che è curioso, è che Teheran resta stranamente silenziosa, al di là delle abituali minacce di rappresaglia. Sarebbe stato logico aspettarsi che la morte di un così alto grado iraniano fosse oggetto di reazioni molto più virulente
(1) Oltre all’elicottero, dei caccia bombardieri israeliani sorvolavano la zona, verosimilmente a protezione, pronti a colpire eventuali batterie anti-aeree che avessero aperto il fuoco