Crisi Siriana
L’intervento della Russia in Siria, un’analisi fondata sui dati di fatto
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Crisi siriana, novembre 2015 - I Russi stanno tenendo la rotta, e la manterranno anche in caso di una grave sconfitta. E anche un crimine come l’attentato contro il volo 9268 non li distoglierà dal loro vero obiettivo: aiutare Siriani, Iracheni e Iraniani a sconfiggere Daech (nella foto, il presidente Putin)
Le saker francophone, 9 novembre 2015 (trad. ossin)
L’intervento della Russia in Siria, un’analisi fondata sui dati di fatto
The Saker
E’ più di un mese che la Russia ha lanciato la sua operazione militare e politica in Siria, e il tempo delle iperboli e dei vessilli agitati è chiaramente passato. Passata è anche l’idea dello scontro più atteso della storia recente, e le voci ricorrenti sui MiG-31, i paracadutisti russi, le migliaia di militari, sottomarini balistici e altre sciocchezze. E, contrariamente a quello che qualcuno ha scritto, niente di quanto vi è stato è stato concordato con la Casa Bianca. Ciò che oggi mi propongo di fare è di analizzare quanto è realmente accaduto, e valutare le opzioni russe per il futuro. Ma, prima, una breve sintesi degli avvenimenti.
L’audacissima operazione di una modesta forza militare
Non lo ripeterò mai abbastanza: le forze militari russe impegnate nell’operazione sono modeste. E’ vero, riescono a compiere una quantità impressionate di missioni aeree ogni giorno (tra 50 e 80). Ma facciamo il paragone con l’impegno dell’aviazione militare israeliana durante la guerra contro Hezbollah nel 2006, quando gli Israeliani hanno effettuato 400 missioni aeree al giorno. Aggiungete l’enorme sbarramento dell’artiglieria e anche gli attacchi della marina. Ricordiamoci infine che Israele non aveva di fronte tutto Hezbollah, ma solo forze di secondo rango, che operavano a sud del fiume Litani, che contavano meno di 1000 combattenti – Hezbollah teneva acquartierate le sue forze migliori a nord del fiume Litani.
Dunque, andiamo a confrontare le due operazioni:
Israele 2006- 33 giorni |
Russia 2015- 44 giorni |
|
Missioni aeree al giorno (media) |
400 | 70 |
Entità delle forze nemiche | 1.000 | 200.000 (stima) |
Supporto di artiglieria | massiccio | inesistente |
Supporto navale | continuo | limitatissimo |
Fanteria e blindati | fino a 30.000 | modesto |
Distanza dal fronte | nulla | più di 1000 Km |
Perdite durante i combattimenti | 121 uccisi; 1244 feriti; 5 carri armati; 4 elicotteri; 1 aereo; una nave | nessuna |
Tenete a mente che la propaganda anglo sionista ci ha sempre presentato l’esercito israeliano in generale, e l’aviazione in particolare, come una specie di super-eroe quasi invincibile, una forza super-addestrata, il meglio del meglio. Una rapida occhiata alla tabella qui sopra vi mostra chi sono davvero i super-eroi.
Ma quello che mi interessa, non è di mettere in ridicolo gli Israeliani, ma di sottolineare l’enorme sproporzione tra le due forze e di porre una questione assai semplice: se un’enorme forza israeliana non ha potuto vincere contro un migliaio di combattenti di secondo rango di Hezbollah, che cosa ci si poteva realisticamente aspettare da una modesta forza russa?
E’ veramente la questione chiave. E la risposta è abbastanza evidente: la forza russa non è stata inviata in Siria per ottenere una vittoria su Daech, e nemmeno per cambiare il corso della guerra civile. Il vero obiettivo dell’intervento russo è molto limitato in termini puramente militari.
Per prima cosa, la Russia ha tentato di frenare la spinta di Stati Uniti e Turchia per un intervento militare manifesto. E questo obiettivo lo hanno certamente raggiunto. Il secondo obiettivo era di fornire un sostegno limitato, ma nondimeno cruciale, all’esercito siriano (anche sul piano morale). Anche in questo sono indubbiamente riusciti: i Siriani sono oggi all’offensiva su tutti i fronti, anche se procedono lentamente. In terzo luogo, sembra adesso che uno degli obiettivi dell’intervento russo fosse quello di dotare soprattutto i Siriani di una capacità moderna di difesa aerea. E anche in questo i Russi sono riusciti, seppure parzialmente. Perché dico parzialmente? Perché attualmente le forze russe in Siria sono in grado di difendere lo spazio aereo siriano contro un attacco aereo limitato, non certo di impedire agli Stati Uniti di lanciare un attacco determinato di grande potenza. Tutto quello che la Russia ha fatto è stato di aumentare il costo di un intervento per gli Stati Uniti, ma non di renderlo impossibile. Fatto interessante, gli Iraniani hanno oggi dichiarato di avere (finalmente!) concluso le trattative per l’acquisto degli S-300 russi. In tal modo, i Russi non solo contribuiscono alla difesa dell’Iran, ma l’esercito russo contribuisce anche a rendere sicuro lo spazio aereo di un paese amico che potrebbe essere vitale nella futura strategia russa.
La vera azione intrapresa non è stata militare, ma politica: la Russia ha letteralmente costretto gli Stati Uniti a negoziare con l’Iran e, in fin dei conti, anche con la Siria, facendo in modo che un rifiuto da parte degli Stati Uniti fosse politicamente insostenibile. Lo slogan “Assad deve andarsene” è praticamente scomparso e gli anglo-sionisti hanno almeno dato l’impressione di essere disposti al negoziato. Ancora una volta, tutto questo rappresenta indubbiamente una grande vittoria per la Russia.
Vediamo adesso quali sono le (prevedibili) cattive notizie
Ovviamente si tratta di cattive notizie solo per coloro che, fin dal primo giorno, si sono illusi che l’intervento militare russo avrebbe ribaltato i giochi (e che si aspettavano davvero troppo). Per coloro che, come me, preferiscono attenersi ai fatti piuttosto che agli slogan, l’evoluzione degli avvenimenti non ha costituito una grossa sorpresa. Infatti tutto ciò era prevedibile e previsto.
Prima di tutto Daech si è rapidamente adattata alla campagna aerea russa. La prima cosa che Daech ha capito è che, qualsiasi fosse l’intensità della campagna di bombardamenti russa, essa avrebbe avuto un impatto assai limitato sulla linea del fronte. Per quanto ne so, l’unico luogo dove i Russi hanno fornito un sostegno aereo ravvicinato è stato nella provincia di Laodicea e lungo l’autostrada principale a nord. Le cose stanno lentamente cambiando, i Russi stanno progressivamente passando dall’attacco di bersagli operativi a quello di bersagli tattici. Invece di colpire i centri di comando o di addestramento e i depositi di munizioni, hanno attualmente progressivamente accresciuto l’appoggio all’esercito siriano impegnato nello scontro diretto. Fino alla scora settimana o quasi, i Siriani disponevano solo di MiG-21 e MiG-23, vecchi di 30 anni. Questo stato di cose sta per cambiare, almeno in alcuni punti chiave del fronte.
In secondo luogo, invece di limitarsi solo ad adeguarsi alla mutata situazione, Daech è invece passata all’offensiva in diversi settori del fronte, costringendo in tal modo i Siriani a mandare rinforzi, impedendo loro di concentrare potenza di fuoco e fanteria lungo gli assi di attacco prescelti per realizzare uno sfondamento. La carenza di soldati (la lunga guerra civile di quattro anni ha richiesto un terribile tributo ai Siriani) costituisce una vulnerabilità siriana cruciale che Daech ha molto abilmente sfruttato.
Per coloro che trovassero confuse le considerazioni precedenti, permettetemi di spiegare loro che: la regola generale – non certamente quella assoluta – nell’esercito, è che la parte che si difende ha un grosso vantaggio sull’attaccante e che, di conseguenza, le necessità offensive, in termini di truppe, sono di circa 3 a 1 rispetto al difensore.
Si tratta in verità approssimativa e di massima e, in talune situazioni come quelle di guerra urbana o di montagna, il rapporto potrebbe essere ancora più ampio, di 6 a 1, o anche di più. L’attacco comunque non ha bisogno di un simile rapporto di forze da 3 a 1 lungo tutta la linea di contatto, ma solo nel settore principale dell’attacco, che è generalmente molto stretto. Di qui l’importanza dei falsi attacchi deliberatamente individuabili – per indurre il difensore a concentrare le sue forze nel punto sbagliato. Passando all’offensiva in diversi tratti del fronte, Daech costringe i Siriani a impegnarvi dei rinforzi che sarebbero altrimenti utilizzabili durante l’offensiva. Ecco perché i Siriani non hanno realizzato lo sfondamento operativo, almeno fino ad oggi.
La (vera) cattiva notizia imprevedibile: il volo 9268
Un crescente numero di indizi danno per altamente probabile che il volo 9268 Kogalymavia sia stato distrutto in volo da una bomba. Fatto interessante, perfino gli esperti egiziani, che tutti sospettano di voler nascondere la realtà dei fatti, dicono adesso di essere sicuri al 90% che sia stata una bomba a provocare l’incidente. I Russi non dicono molto, ma si comportano come se questa fosse anche la loro ipotesi. Dobbiamo aspettare il rapporto ufficiale per avere notizie informazioni fattuali (io nutro delle aspettative in questo rapporto, per la semplice ragione che non vi sono coinvolti troppi paesi e che i Russi non hanno ragione di mentire). Personalmente sono adesso giunto alla conclusione che la distruzione a mezzo di una bomba sia un’ipotesi di lavoro ragionevole. Credo che la bomba sia stata piazzata all’interno dell’aereo da uno o più individui, simpatizzanti di Daech o dei Fratelli Mussulmani, o semplicemente prezzolati. Mi rendo conto che vi sono molti ciarlatani che offrono spiegazioni assai più esotiche (da un cyber attacco al computer di bordo, a un missile israeliano, passando per un cannone laser) ma, credendo fermamente nel rasoio di Occam, preferisco affidarmi alla spiegazione più semplice fino a quando non possa disporre di ragioni logiche, fondate su fatti, per pensare altrimenti. Come ho già scritto in altra occasione, io non credo che questa tragedia avrà un impatto significativo sulle azioni della Russia in Siria o sulla politica russa, non fosse altro perché non c’è niente che i Russi possano fare.
Il momento del coraggio per i veri uomini - Manifesto siriano
Anche su questo, poi, ci sono molte esagerazione circa quello che i Russi potrebbero fare se fosse provato che è stata Daech, o suoi simpatizzanti, a piazzare la bomba sull’aereo. Inoltre, dal momento che è noto che Daech è veramente una creazione dell’Impero anglo-sionista, anche quest’ultimo dovrebbe esserne considerato responsabile, almeno in ragione della dottrina sulla responsabilità del committente. Il Washington Post ha già pensato di affrontare tali suggestioni, mettendo in ridicolo le possibili accuse dei Russi o degli Egiziani contro la CIA. E, tenuto conto delle speciali relazioni degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti o il Qatar, l’ipotesi che anche questi paesi siano implicati avrebbe già dovuto collocare la Russia su una traiettoria di collisione con il CENTCOM. Personalmente credo che sia perfettamente giusto e ragionevole porre la responsabilità di tutte le atrocità commesse da Al Qaeda/ISIS/Daech & Co a carico dell’Impero anglo sionista, ivi comprese le guerre in Bosnia, in Cecenia e l’11 settembre. L’Arabia Saudita, la Turchia, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar e Israele fanno parte tutti, con varie gradazioni, dell’Impero “del Bene e della Virtù”, creato dallo Stato profondo degli Stati Uniti e, per quanto possano esservi delle differenze tra di loro, sono tutti essenzialmente al servizio dei medesimi interessi. E sono assolutamente certo, nel mio intimo, che Putin ne sia assolutamente consapevole. Il problema è che la Russia è un paese troppo debole per poterlo dire, o almeno per condividere simili affermazioni. Non solo il Cremlino intende evitare una guerra diretta con gli Stati Uniti, ma anche solo uno scontro politico o economico aperto col sedicente Occidente è qualcosa che la Russia tenta, con difficoltà, di evitare a causa della sua debolezza comparativa. Io non credo dunque che la Russia adotterà delle misure dirette contro i paesi che sponsorizzano o controllano Daech.
Vi è un’altra interessante ipotesi formulata da taluni osservatori. Secondo loro, lo scopo reale dell’attentato contro il volo 9268 sarebbe stato quello di attirare i Russi in una operazione terrestre contro Daech. Anche qui, se davvero fosse questo l’obiettivo nascosto di quell’atrocità, io non credo che sarà raggiunto. Così come la Russia ha fatto di tutto per evitare di intervenire (apertamente) militarmente nel Donbass, essa farà tutto il possibile per evitare qualsiasi operazione di terra in Siria (per un’analisi dettagliata delle ragioni russe, vedi qui e qui). Se il 60% dei Russi sono contrari ad un intervento diretto nel Donbass, saranno molti di più quelli che si oppongono a qualsiasi operazione terrestre in Siria. Infine, come già ho scritto diverse volte, l’esercito russo (nel suo insieme) non è organizzato per operare a 1000 Km di distanza dalle frontiere e la Russia manca semplicemente di questo tipo di proiezione di potenza. Per quanto frustrante la cosa possa apparire, la cosa buona da fare per la Russia è di non fare niente o, più precisamente, di non fare nient’altro se non quello che ha già fatto fino ad oggi.
La Russia è in grado di accrescere il proprio impegno in Siria, e io ho già segnalato in passato quali sono le opzioni. Si tratta di mettere in campo l’aviazione di lunga durata a partire dalla Russia o, meglio, servendosi di una base aerea iraniana. Alternativamente la Russia potrebbe decidere di costruire una base aerea in Siria, Khemeimin 2, vicino a Laodicea, e ampliare la flotta aerea. Può darsi che mi sbagli, ma questa non mi pare una soluzione. Secondo me, occorre soprattutto che in tempi brevi l’esercito siriano riesca ad ottenere una vittoria operativa contro Daech. A parte ciò, non vedo altra opzione se non un intervento iraniano di terra (che, in sé, è una questione assai complessa, che scatenerebbe un’isteria anti-iraniana massima nella parte del pianeta sotto controllo USA).
Quindi, mi resta solo la speranza che le capacità tattico-strategiche dello stato maggiore russo corrispondano effettivamente alla eccellente reputazione di cui godono e che un intervento limitatissimo, ma assai efficace, sia sufficiente per passare da un effetto quantitativo ad uno qualitativo. Mi auguro che la somma delle piccole vittorie tattiche porterà alla fine Daech ad un punto di rottura tanto grave, da consentire una vittoria operativa siriana. Sarei felice di riconoscere che, alla fine dei conti, mi affido a Putin e alla superba équipe di generali che egli ha collocato a capo delle forze armate russe.
In conclusione, tengo a precisare che io sono assai fiero di quello che stanno facendo i Russi in Siria, tanto sul piano militare che politico. Essi hanno mostrato un immenso coraggio e grande competenza a tutti i livelli. Ma penso anche che sia cruciale per noi tutti, che stiamo dalla parte della Russia e della resistenza anti-imperialista nel mondo intero, di smetterla di presentare questo intervento come capace di rovesciare i giochi o come un fatto compiuto nel quale l’orso russo andrà ad annientare tutti i terroristi e ristabilire la pace in Siria.
Ahinoi, siamo ancora molto lontano da questo obiettivo. Quel che i Russi sono riusciti a fare è una soluzione temporanea, assolutamente vitale e di un’audacia da ultimo minuto, ad una situazione pericolosissima sul punto di diventare assai peggiore. Lo hanno fatto sapendo benissimo che avevano un enorme svantaggio politico, geografico e militare e che stavano facendo qualcosa di molto rischioso. Non direi che Putin tema il rischio, ma è certamente molto prudente e, per lui, autorizzare una simile operazione deve essere stato molto difficile. La mia sensazione è che, quello che lo ha alla fine deciso, sia l’idea – fondata – che le forze russe in Siria non lottino solo per la Siria, ma che si battano prima di tutto per la Russia. Tutte le organizzazione wahhabite-takfire hanno già lanciato un jihad contro la Russia, che peraltro è in guerra contro questi folli fin da quando gli Stati Uniti e i Sauditi li hanno letteralmente federati in Afghanistan – il brillante piano di Brzezinski e, più tardi, di Reagan. Il popolo russo sa e comprende tutto questo. Putin lo ha ripetuto abbastanza spesso perché l’idea sia stata bene assimilata. Ecco perché i Russi stanno tenendo la rotta, e la manterranno anche in caso di una grave sconfitta, ed ecco perché anche un crimine come l’attentato contro il volo 9268, realizzato da qualche marionetta degli USA, non li distoglierà dal loro vero obiettivo: aiutare Siriani, Iracheni e Iraniani a sconfiggere Daech.