Crisi Siriana
Una ipocrita e inutile indignazione per i bombardamenti della Ghuta
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Crisi siriana, 26 febbraio 2018 - Come ci permettiamo di protestare, quando non facciamo niente contro l’opposizione islamista armata ad Assad e non proviamo nemmeno ad organizzare un nostro cessate il fuoco, anche con l’aiuto della Russia? Dopo tutto sono anni che armiamo gli islamisti (nella foto, civili tra le macerie della Ghuta)
The Independent, 22 febbraio 2018 (trad. ossin)
Una ipocrita e inutile indignazione per i bombardamenti della Ghuta
Robert Fisk
Come ci permettiamo di protestare, quando non facciamo niente contro l’opposizione islamista armata ad Assad (e non sto parlando dello Stato Islamico) e non proviamo nemmeno ad organizzare un nostro cessate il fuoco, anche con l’aiuto della Russia? Dopo tutto sono anni che armiamo quella gente
Dirò delle crudeli verità a proposito dell’assedio della Ghuta. Verità che sono state sepolte sotto vere macerie, sotto il sangue e sotto le manifestazioni fasulle e ipocrite dell’orrore occidentale. La prima e più importante dimensione dell’assedio la ricaviamo da un’osservazione di Sergey Lavrov, il ministro russo degli Affari esteri, quando ha detto lunedì che Mosca e il governo siriano « potrebbero dispiegare [nella Ghuta] l’esperienza acquisita durante la liberazione di Aleppo ». Questa semplice frase – che si può tradurre dal russo come « bisogna fare tesoro della lezione di Aleppo » – fu considerata, quando venne ascoltata, come un avvertimento che la Ghuta sarebbe stata distrutta.
Ma i Russi si sono invece impegnati per molti mesi, insieme coi Siriani, nel tentativo di evacuare i civili siriani da Aleppo est, prima di riconquistarla; quando le truppe siriane furono avanzate in profondità nella banlieue, vi fu in effetti un esodo di innocenti, e anche agli oppositori armati del regime venne permesso di andarsene. Molti furono scortati dalla polizia militare russa, armata e in uniforme, fino alla frontiera turca. Altri preferirono – evidentemente senza adeguata riflessione – recarsi sotto scorta a Idleb, la grande « discarica » dei combattenti islamisti e delle loro famiglie che adesso, inevitabilmente, è anch’essa sotto assedio.
Ciò che Lavrov ha in mente è un accordo di questo tipo con i ribelli armati della Ghuta. Sia i Russi che i Siriani hanno dei contatti diretti con quelli che definiscono « terroristi » – una parola che l’Occidente usa solo quando è lei stessa ad attaccare gli stessi gruppi islamisti di Nusra (al-Qaeda) che anche i Russi combattono; ecco perché, quando l’assedio dell’ultimo distretto ribelle di Homs si è concluso l’anno scorso, soldati russi in uniforme hanno scortato gli islamisti armati, e spesso a volto coperto, che erano stati autorizzati a partire per Idleb. L’ho visto coi miei occhi.
I « ribelli » / « terroristi » / « islamisti » / « opposizione armata » – scegliete il mantra che preferite – sono ovviamente l’altro « responsabile » del bagno di sangue della Ghuta, ma che dobbiamo però ignorare, passare sotto silenzio, nascondere, negare. E ciò nonostante il fatto che i combattenti di al Nusra nella Ghuta – cha abbiano o meno esercitato pressioni sui civili della banlieue perché facessero da « scudi umani » – fanno parte del movimento originario di al Qaeda, che ha commesso crimini contro l’umanità negli Stati Uniti nel 2001, e che ha spesso cooperato in Siria con lo Stato Islamico, quella setta diabolica che gli Stati Uniti, l’Unione Europea, la NATO e la Russia (aggiungetevi tutti gli altri abituali difensori della civiltà) hanno promesso di distruggere. Alleato di al Nusra è Jaish al-Islam, un altro gruppo islamista.
E’ una situazione stranissima. Nessuno deve dubitare dell’ampiezza del massacro nella Ghuta. Né della sofferenza dei civili. Certo non ci si può indignare quando gli Israeliani attaccano Gaza (usando gli stessi argomenti degli « scudi umani » dei Russi oggi) e nello stesso tempo giustificare il bagno di sangue nella Ghuta solo perché i « terroristi » sotto assedio sono gli islamisti di al Qaeda, amici dello Stato Islamico. (In effetti avviene esattamente il contrario: l’Occidente giustifica i crimini di Israele e condanna l’azione dei Russi, ndt)
Ma ci si dimentica curiosamente di questi gruppi armati, quando esprimiamo la nostra indignazione per il massacro della Ghuta. Non ci sono giornalisti occidentali per intervistarli – perché questi difensori della Ghuta ci avrebbero tagliato la testa (un altro fatto che preferiamo passare sotto silenzio) se avessimo avuto l’audacia di tentare l’entrata nella banlieue assediata. E i filmati che riceviamo non mostrano – incredibilmente – nemmeno un uomo armato. Questo non vuol dire che i bambini feriti, quelli morti o i cadaveri insanguinati – i cui volti vengono debitamente « sfuocati » dai sensibili capiredattori delle nostre televisioni – non siano reali o che i film siano falsi. Ciò vuol, dire che le immagini non mostrano tutta la verità. Questi filmati – e quelli che li girano – si guardano bene dal mostrarci i combattenti di al Nusra che si trovano nella Ghuta. Né lo faranno mai.
Nei film di archivio degli assedi del passato – Varsavia nel 1944, Beirut nel 1982, Sarajevo nel 1992 – si vedono i combattenti che difendono queste città, si vedono le loro armi. Ma le immagini della Ghuta – o la quasi totalità di quelle provenienti da Aleppo est – non contengono indicazioni dell’esistenza di questi combattenti. Né ho mai trovato una sola menzione della loro esistenza nei nostri commenti sulle sofferenze dei civili, salvo il riferimento nei media USA ed Europei del fatto che la Ghuta è controllata dai « ribelli ». Chi è stato allora ad uccidere con colpi di mortaio sei civili – e 28 feriti – nel centro di Damasco 24 ore fa? Un numero modesto rispetto a tutti i morti della Ghuta, certo. Ma sono stati uccisi da fantasmi?
Questa è un’omissione importante, perché la chiave per porre fine a questo massacro di civili e dei suoi ultimi 250 morti sta nella possibilità di stabilire urgentemente un contatto tra gli assedianti armati e gli assalitori armati. Le dichiarazioni di Lavrov di due giorni fa indicano che i Russi avevano accettato un ritorno alla situazione di « non conflitto » della Ghuta, un modo bizzarro di chiamare un cessate il fuoco che permetta l’invio di aiuti umanitari alla Ghuta e di evacuare i feriti. Ma – secondo Lavrov, ovviamente – al-Nusra ha violato l’accordo.
Beh, forse. Ma come possiamo lamentarci quando non ci vogliamo occupare noi stessi dell’opposizione islamista armata contro Assad (e qui non parlo dello Stato Islamico), o non abbiamo alcuna intenzione di organizzare un nostro cessate il fuoco, anche con l’aiuto della Russia? (E lo potremmo ben fare, qualche influenza pure l’abbiamo su questi gruppi islamisti, ndt), dopo tutto, li armiamo da anni a questi “ribelli” armati! Ma noi non faremo niente di tutto questo. Così agitiamo le nostre braccia con un’ipocrisia sempre crescente e iperboli sempre più cruenti.
Nelle ultime 48 ore, per esempio – e prestiamo attenzione a questo – abbiamo sentito dagli Stati Uniti, dalle ONG e dai medici in contatto con gli ospedali della Ghuta che la banlieue è teatro di « flagranti crimini di guerra di dimensioni epiche (sic)», di « giorno del giudizio », del « massacro del XXI secolo », di « violenza isterica » – qualunque cosa questo voglia significare – e, dalla stessa povera vecchia ONU, che tutto ciò « va oltre l’immaginabile » e che « le parole non bastano ».
Ancora una volta teniamo a mente che gli abitanti della Ghuta stanno pagando un prezzo grottesco, feroce e vergognoso di sofferenza a causa del fatto che si trovano in Siria nel corso di questa guerra, per mano, sì, dei Russi e dei Siriani. Ma che cosa ne sanno i piccoli ridicoli santi della burocrazia dell’ONU – che, ahinoi, non saranno mai a corto di parole – e quelli che descrivono l’assedio della Ghuta come il « giorno del giudizio » ? Manteniamo il senso delle proporzioni, malgrado le atrocità. Auschwitz et l’olocausto ebraico e dei Rom, il genocidio ruandese e l’olocausto armeno, le bombe atomiche sulle città del Giappone e gli innumerevoli massacri del XX secolo (potremmo ricordare con discrezione le perdite della Russia per mano delle orde hitleriane) erano molto più vicini al « giudizio universale » della Ghuta. Paragonare questo terribile assedio ai crimini contro l’umanità del secolo scorso equivale a disonorare la memoria di milioni di vittime innocenti di crimini ben peggiori.
La verità è che queste espressioni di orrore del « nostro » campo sono un surrogato. Perché l’ONU non è rimasto « senza parole » il primo anno di guerra? Molte vittime siriane erano senza parole già nel 2012, soprattutto perché un gran numero di esse era morto. Le statistiche direbbero che 400 000 civili sono in trappola nella Ghuta. C’è da chiedersi se sia una valutazione affidabile. Ci avevano detto, nel 2016, che 250 000 persone erano in trappola ad Aleppo, ma abbiamo poi saputo che ce n’erano circa 92 000. Ma 92 000 sono abbastanza per parlare di crimine di guerra. E se nella Ghuta ci fossero solo 200 000? Certo, sarebbe anche solo così un orrore spaventoso.
La realtà è che l’assedio della Ghuta proseguirà fino alla resa o all’evacuazione. Nessuna parola sarà in grado di evitarlo e lo sappiamo bene – o almeno lo sanno quelli che sono a guardia dei nostri più alti valori morali. Nulla sul terreno cambierà. E quando la Ghuta « cadrà » – o sarà « liberata », come gli assedianti ci diranno senz’altro – a questo punto comincerà la distruzione della città di Idleb. E sarà ancora un gridare al giorno del giudizio, alla « violenza isterica » e al « massacro del XXI secolo » (probabilmente peggio degli assedi di Aleppo e della Ghuta). Nessuna condanna occidentale eviterà l’ineluttabile. Siamo al fallimento, gridiamo la nostra indignazione senza la minima speranza – e la minima intenzione – di salvare gli innocenti. Questa è la triste storia della Ghuta che, credo, racconteranno gli storici. E la cosa peggiore è che avranno ragione.