Ricetta made in Abou-Achour
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Hebdo al-Ahram (11/17 agosto 2010 – numero 831)
Ricetta made in Abou-Achour
di Héba Nasreddine
Per la prima volta, l’UNESCO ha assegnato il premio Confucio ad un villaggio egiziano. 120 ragazze di Abou-Achour, sita nel governatorato di Ismailiya, sono riuscite a ridurre il tasso di analfabetismo dal 25 al 4,5%
Il suo nome ritorna spesso da qualche settimana nella stampa egiziana ed internazionale. Si tratta del villaggio di Abou-Achour, sito a 55 Km dal governatorato di Ismailiya. A questo villaggio è stato assegnato, il 28 luglio, il Premio Internazionale Confucio, da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), per il lavoro compiuto nella lotta contro l’analfabetismo. Abou-Achour, primo villaggio egiziano a ricevere questo premio, ha realizzato un programma creativo messo in opera esclusivamente dalle giovani ragazze diplomate del villaggio, ognuna delle quali ha preso in carico un certo numero di vicini analfabeti. L’iniziativa è stata lanciata 3 anni fa e non è costata nulla al governatorato. Si è trattato di un’attività di volontariato, che si è giovata essenzialmente delle donazioni degli abitanti agiati del villaggio, che hanno raggiunto la somma di 900.000 lire egiziane (circa 124.000 euro).
Il governatorato di ismailiya conta un milione di abitanti, 30.000 dei quali nel villaggio di Abou-Achour. La principale attività è quella agricola. Come la maggior parte dei piccoli villaggi sfavoriti in termini di servizi, Abou-Achour soffre dei classici problemi della povertà, dall’analfabetismo al lavoro minorile (in gran parte descolarizzato), ecc. Il reddito mensile di una famiglia media del villaggio non supera le 300 lire egiziane (circa 41 euro). “Ho quattro figli. Guadagnano ciascuno 5 lire al giorno, vale a dire 600 lire al mese. E’ meglio che perdere tempo con la scuola”, dice Hag Ahmad, contadino stagionale. Sia lui, che la moglie e i figli, sono tutti analfabeti. La loro unica preoccupazione è di arrivare alla fine del mese. Hag Ahmad non è un caso unico, la maggior parte degli abitanti sono costretti ad un identico atteggiamento nei confronti dell’educazione, preferendo che i loro figli lavorino. Senza dimenticare gli usi del villaggio che prevedono una limitata libertà per le donne. Ad Abou-Achour, il tasso di analfabetismo ha raggiunto il 25 % nel 2007.
Sviluppo attraverso il volontariato
Secondo i responsabili municipali, il solo ostacolo che ha impedito loro di avviare un “vero piano di sviluppo”, soprattutto al livello di alfabetizzazione, è di ordine finanziario. “Il bilancio annuale che ci è accordato dal governatorato è di 300.000 lire, una somma quasi del tutto assorbita dalla manutenzione delle infrastrutture. Non resta granché da investire nello sviluppo umano”, confida Rachad Al-Ayadi, capo del Consiglio locale.
Lanciare un programma di sviluppo umano contando sui contributi volontari degli abitanti, è stata questa la soluzione che i dirigenti hanno deciso di adottare. Chiamato “Ragazze per le famiglie”, il programma ha mobilitato 120 ragazze diplomate del villaggio. Essendo riuscite a terminare i loro studi, esse rappresentano l’elite del villaggio. Ma, tenuto conto del contesto generale, il loro diploma non può garantire alcun lavoro. Praticamente disoccupate, ciascuna di queste ragazze ha preso in carico dieci famiglie, a cominciare dalla propria e da quelle dei vicini. La loro prima missione è stata quella di sensibilizzare all’importanza dell’educazione, dispensando anche dei corsi elementari a tutti i membri della famiglia.
Ma la chiave del successo è stata l’integrazione all’interno delle famiglie. La ragazza doveva guadagnarsi la fiducia della madre, perché in effetti non si trattava solo di alfabetizzazione. La relazione di complicità che si instaurava tra le due donne ha permesso anche la diffusione di certi precetti (o consigli) di carattere sanitario, igienico e di pianificazione familiare.
Leggere ma anche cavarsela
Una serie di dati con informazioni dettagliate sulle famiglie loro affidate ha permesso alle giovani volontarie di familiarizzare coi loro “scolari”. “Io dedico un’intera giornata ad ogni famiglia. Aiuto la madre a fare la cucina, accompagno i figli dal medico, o spesso anche il bestiame dal veterinario. Frattanto comincio a fornire loro delle informazioni di carattere sanitario, igienico e di pianificazione familiare, insegnare delle tecniche di artigianato che possono essere lucrative, come il lavoro a maglia, la fabbricazione del formaggio, ecc, senza naturalmente dimenticare l’alfabetizzazione dei bambini che è l’obiettivo principale”, racconta Samah Mohamad.
Come tutte le altre volontarie, Samah ha seguito degli stage di formazione organizzati dal Consiglio locale. E’ così che hanno acquisito le informazioni e le tecniche di artigianato che hanno poi insegnato alle famiglie.
“Per farci accettare, abbiamo offerto dei regali. Spesso si trattava di oggetti utili, come utensili di cucina, vestiti o generi essenziali”, segnala un’altra volontaria, Bossayna Abdel-Wahed. Le famiglie, i cui membri hanno ottenuto il certificato di alfabetizzazione, hanno diritto ad un credito di 3.000 lire egiziane, offerte dal Fondo speciale per lo sviluppo. Questa somma destinata ad aiutarle ad intraprendere dei micro-progetti deve essere rimborsata in 3 anni con un tasso di interesse del 6%.
Dopo tre anni di lavoro assiduo, il tasso di analfabetismo è sceso dal 24% al 4,5% nel villaggio di Abou-Achour. Senza parlare dei successi “collaterali”: la maggioranza degli abitanti del villaggio possiede una carta di identità e una carta elettorale. Bossayna sottolinea un altro successo, questa volta personale: “Il nostro impegno ha servito una grande causa. La nostra capacità di incidere nella vita della gente è servita a smantellare i pregiudizi sul ruolo della donna nella società”.
Dopo il riconoscimento internazionale, gli abitanti e i dirigenti del villaggio di Abou-Achour sono in piena euforia. “Il nostro è il migliore villaggio del mondo”, si felicitano.
“Voglio che questo premio dell’Unesco segni un punto di partenza. Dobbiamo proseguire i nostri sforzi non solo contro l’analfabetismo, ma anche in tutti i campi suscettibili di migliorare la vita quotidiana degli abitanti del villaggio”, dichiara Ahmad Al-Baeli, capo del villaggio.
Il premio internazionale di alfabetizzazione Unesco è assegnato ogni anno all’eccellenza e all’innovazione nel campo dell’alfabetizzazione nel mondo. La consegna del premio avverrà l’8 settembre all’Unesco, a Parigi, in occasione della celebrazione della Giornata Internazionale dell’alfabetizzazione. Ogni premio è di 20.000 dollari.