E se parlassimo dell’arsenale nucleare israeliano?
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Irib.fr, 4 aprile 2015 (trad.ossin)
E se parlassimo dell’arsenale nucleare israeliano?
I media israeliani hanno ripreso un documento, declassificato e reso pubblico dal Pentagono, che descrive il programma nucleare segreto di Israele. Bombardamenti israeliani su Gaza, luglio 2014. Non solo l’esercito israeliano massacra i civili, tra cui molti bambini, con armi “convenzionali”, ma tiene di riserva più di 200 testate nucleari, vera spada di Damocle che incombe su tutta la regione e il resto del pianeta.
Il rapporto, datato 1987 e intitolato “Esame tecnologico critico, in Israele, e nelle nazioni della NATO”, descrive lo sviluppo delle infrastrutture e delle ricerca nucleare in Israele, lungo tutti gli anni 1970 e 1980. Secondo gli Israel National News, lo Stato (sionista) ha mantenuto segreto il proprio programma nucleare, “per evitare una corsa regionale all’armamento nucleare”, e ritiene che gli Stati Uniti (con la pubblicazione del documento) abbiano “violato l’accordo tacito di non parlare della potenza militare di Israele”.
Tuttavia non è la prima volta che gli Stati Uniti fanno rivelazioni del genere. Il 27 ottobre 1989 il New York Times pubblicò un articolo sulla cooperazione tra Israele e il regime di apartheid dell’Africa del Sud, per la realizzazione di un missile (con testata nucleare) di media portata. L’articolo faceva anche degli accenni al rapporto del 1987, di cui si parla oggi come se fosse una novità – cosa che non è.
Nonostante tutto, il documento (del 1987) è il solo fino ad oggi conosciuto che afferma lo statuto di Israele come potenza nucleare, ed è attualmente fonte di molte discussioni. Esso afferma che i laboratori israeliani di ricerca nucleare, negli anni 1970 e 1980, svolgevano un’attività “equivalente ai (nostri) laboratori nazionali di Los Alamos, Lawrwnce Livermore e Oak Ridge”.
La discussione attuale verte principalmente sul momento scelto per la pubblicazione del rapporto, e i media israeliani criticano l’iniziativa considerandola una risposta al discorso tenuto dal primo ministro Benjamin Netanyahu davanti al Congresso degli Stati Uniti, quando ha criticato l’accordo sul nucleare iraniano in corso di negoziazione.
I media giudicano poi scandaloso che siano passate inosservate le parti (del rapporto) che riguardano l’Italia, la Repubblica Federale Tedesca, la Francia e altri paesi della NATO, preoccupandosi solo di Israele.
Ora che l’ambiguità di cui Israele ha voluto circondare le proprie capacità nucleari sta venendo meno, grazie alla pubblicità data a questo rapporto che è stato attualmente declassificato, bisognerebbe rivedere il Trattato di Non Proliferazione nucleare e anche l’esagerata attenzione fino ad oggi attribuita dai media dominanti al programma nucleare iraniano.
Il preteso timore occidentale per “la bomba iraniana” ha provocato l’imposizione di sanzioni contro l’Iran e una serie di iniziative diplomatiche finalizzate a bloccare la sua ricerca e il suo sviluppo, nel campo nucleare, nonostante l’insistenza con cui Teheran ha sempre affermato che il suo programma ha scopi esclusivamente pacifici.
E invece l’Occidente non ha mostrato una analoga paranoia verso Israele, nonostante le prove evidenti e conosciute del fatto che l’essenza di questo Stato coloniale è di seminare la discordia nella regione, di preparare una guerra con l’Iran e di continuare ad allargare le proprie frontiere – mai definite – a spese della terra palestinese.
Il rapporto pubblicato negli Stati Uniti ha avuto, come minimo, l’effetto di evidenziare questa paranoia e il sistema dei due pesi e delle due misure che caratterizza l’Occidente in questo campo.
Secondo Netanyahu, citato da “Times of Israel”, “l’accordo che si va concludendo (tra Stati Uniti e Iran) … trasmette il messaggio che non vi sono prezzi (da pagare) per l’aggressione e, al contrario, che l’aggressione dell’Iran debba essere ricompensata”.
A differenza di Israele, l’Iran, fino ad ora, non ha mai manifestato alcuna ambizione aggressiva. Ma il rifiuto di Teheran a riconoscere lo Stato israeliano – una posizione che anche altri Stati dovrebbero imitare – è sufficiente perché Netanyahu parli di ipotetiche minacce. Nella sua analisi capovolta della situazione in Medio oriente, il Primo Ministro israeliano parla di Israele, come di “uno dei paesi moderati e responsabili”, che dovranno fronteggiare le ripercussioni di un eventuale accordo con l’Iran. Tuttavia, anche se le menzioni fatte nel passato alla potenza nucleare israeliana sono state cancellate dalla memoria collettiva grazie alla propaganda ufficiale, tutte le menzogne e le arringhe che si moltiplicano oggi contro l’Iran, non potranno più nascondere le ambizioni, intenzioni e capacità nucleari di Israele.