La Knesset israeliana adotta la pena di morte per la resistenza palestinese
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Mondoweiss, 6 marzo 2023 (trad.ossin)
La Knesset israeliana adotta la pena di morte per la resistenza palestinese
Mariam Barghuti
La Knesset israeliana sta legalizzando qualcosa che in Israele si pratica già da tempo: la pena di morte per i Palestinesi che resistono
Mercoledì 1° marzo, il Plenum della Knesset israeliana ha approvato, in lettura preliminare, un nuovo disegno di legge che prevede la pena di morte per i prigionieri palestinesi condannati per "terrorismo".
Con 55 voti favorevoli e 9 contrari, è stato approvato il disegno di legge, sostenuto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e presentato dal parlamentare Limon Sonn Har Melech del partito Otzma Yehudit, cui era allegato un altro disegno di legge di analogo tenore, presentato dal parlamentare Oded Forer del partito di destra di Yisrael Beiteinu.
Il disegno di legge prevede la pena di morte per coloro che "intenzionalmente, o per indifferenza, causano la morte di un cittadino israeliano quando l'atto è compiuto per motivi razzisti o di odio nei confronti di talune categorie di individui... e con lo scopo di danneggiare lo Stato di Israele e la rinascita del popolo ebraico nella sua patria”.
Durante la presentazione della lettura preliminare di mercoledì, il deputato Har Melech ha spiegato che questo disegno di legge "è arrivato dopo decenni di mortificazione dell’orgoglio nazionale e migliaia di persone assassinate, fino a quando la nazione di Israele ha gridato: basta".
Una nota esplicativa al disegno di legge chiarisce che vi sarà anche un giro di vite sulle condizioni carcerarie, attraverso le cosiddette "condizioni onnicomprensive".
L'ultima iniziativa dei responsabili politici israeliani si inserisce nell’ambito dei recenti violenti attacchi israeliani contro i detenuti politici palestinesi, in particolare dopo la fuga dal Tunnel della Libertà del 2021, dove sei detenuti palestinesi evasero dalla famigerata prigione di massima sicurezza di Gilboa.
L'espressione istituzionale di 'Morte agli arabi'
Lo scopo dichiarato del disegno di legge è quello di “stroncare il terrorismo sul nascere e creare un forte deterrente”, come spiegato dalla nota esplicativa della lettura preliminare.
Durante la riunione della Knesset del 1° marzo, il ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha espresso sostegno al disegno di legge, affermando che "la legge non eliminerà del tutto il terrore, ma questa punizione è moralmente giustificata".
Diverse istituzioni e governi internazionali hanno contestato il recente disegno di legge, negando che esso sia in grado di scoraggiare la lotta dei Palestinesi.
Il portavoce per gli affari esteri dell'UE, Peter Santo, ha dichiarato al Times of Israel che il disegno di legge costituisce "una punizione crudele e disumana, che rappresenta un'inaccettabile negazione della dignità e dell'integrità umana, e non funge da deterrente per il crimine", mentre il governo tedesco ha rilasciato dichiarazioni che fanno intendere che le relazioni con Israele subiranno un impatto negativo se il disegno di legge dovesse essere approvato.
Gruppi per i diritti umani, esperti delle Nazioni Unite e rappresentanti legali hanno chiesto di fare pressioni su Israele affinché rinunci all'introduzione della pena di morte, sottolineando che essa prende di mira esclusivamente i Palestinesi.
Sebbene l’iniziativa legislativa sia nuova, essa non fa altro che legalizzare comportamenti già praticati de facto da anni, in particolare con la ripresa delle esecuzioni extragiudiziali di palestinesi durante l'Operazione Break the Wave nel 2022, e ben prima. Queste uccisioni sul campo o "liquidazioni" vengono generalmente eseguite quando i Palestinesi non costituiscono alcuna minaccia, e sono utilizzate puramente e semplicemente come una forma di deterrenza.
Durante la Unity Intifada del 2021, i Palestinesi di tutta la Palestina hanno dovuto affrontare la rinnovata ferocia dei coloni, sostenuti da un persistente sistema di impunità. Folle di coloni israeliani si erano pubblicamente mobilitate per fare strage dei Palestinesi.
" Mavet La-Aravim " (in ebraico "morte agli arabi") è diventata un'eco ricorrente a Gerusalemme contro i Palestinesi con cittadinanza israeliana.
Anche questa non è una novità. Nel 2014, i coloni israeliani si mobilitarono con lo stesso slogan. A Gerusalemme, lo slogan venne tradotto in azione quando i coloni rapirono il quattordicenne Muhammad Abu Khdeir e lo bruciarono vivo.
L'istigazione alla violenza contro i Palestinesi si rivolgeva con particolare virulenza nei confronti dei Palestinesi con cittadinanza israeliana e dei Palestinesi residenti a Gerusalemme.
Lanciando l'operazione Break the Wave lo scorso anno, questa campagna di incitamento e attacco dei coloni si è trasformata in una vera e propria campagna militare, e il 2022 è diventato rapidamente l'anno più mortale per i Palestinesi in Cisgiordania e Gerusalemme da quando le Nazioni Unite hanno iniziato a documentare le vittime palestinesi nel 2005.
Contestualizzare il disegno di legge sulla pena di morte
È un principio basilare del diritto internazionale che gli Stati occupanti debbano rispettare i diritti umani fondamentali dei detenuti politici imprigionati durante un conflitto militare.
“Nessun detenuto deve essere sottoposto a, e tutti i detenuti devono essere protetti da, torture e altri trattamenti o punizioni crudeli, inumani o degradanti”, sottolineano le Regole minime standard di trattamento dei detenuti. La norma prosegue affermando che "nessuna circostanza può essere invocata come giustificazione".
Stabilendo la pena di morte per tali persone, il disegno di legge costituisce una violazione dei loro diritti più elementari.
Ma anche la violazione dei diritti dei detenuti non è una novità in Israele, e il movimento dei prigionieri palestinesi ha lottato per decenni per combatterla, con ciò alimentando la crescita complessiva della resistenza palestinese.
“Il peggioramento delle condizioni dei terroristi è necessario sia per creare deterrenza, sia per adempiere al nostro dovere morale nei confronti delle vittime del terrore e delle loro famiglie”.Gilad Erdan, ex Ministro della Pubblica Sicurezza, attualmente rappresentante di Israele presso le Nazioni Unite
L'ultima volta che la Knesset israeliana ha tentato di introdurre nell’ordinamento la pena di morte è stato nel 2018. All'epoca, l'allora ministro della pubblica sicurezza israeliano, Gilad Erdan, si proponeva di peggiorare fino al minimo vitale le condizioni dei detenuti politici palestinesi. Il disegno di legge passò in lettura preliminare con 52 voti favorevoli e 49 contrari.
In una conferenza stampa del 2019, il ministro proclamò che "la festa è finita" e che gli standard carcerari israeliani sarebbero stati abbassati per "scoraggiare il terrorismo".
Meno di tre settimane dopo il via libera di Erdan alla repressione dei prigionieri da parte dei servizi penitenziari israeliani nel gennaio 2019, le forze israeliane fecero irruzione nella prigione di Ofer e ferirono più di 100 detenuti, dando fuoco a tre celle della prigione.
Ora in servizio come rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, Erdan afferma che i detenuti, una volta rilasciati, continueranno a commettere atti “terroristici”, dunque "peggiorare le condizioni dei terroristi è necessario sia per creare deterrenza, sia per adempiere al nostro dovere morale nei confronti delle vittime del terrorismo e le loro famiglie."
In altre parole, Erdan chiede essenzialmente che i detenuti palestinesi ricevano un trattamento punitivo per qualsiasi azione possano compiere dopo il rilascio.
In risposta all’accresciuta intensità della repressione contro i detenuti registratasi negli ultimi cinque anni, questi ultimi hanno proclamato lo stato emergenza e la disobbedienza di massa all'interno delle carceri, praticando scioperi della fame, l'incendio delle stanze della prigione e il rifiuto di stare in piedi durante il conteggio o andare alle udienze del tribunale militare.
Proprio questo febbraio, la Knesset israeliana ha approvato, in lettura preliminare, un disegno di legge che nega le cure mediche ai detenuti palestinesi, legalizzando la lenta uccisione di detenuti palestinesi per negligenza medica.
“Le autorità di occupazione continuano a ignorare tutto ciò che è stabilito dal diritto internazionale e non se ne preoccupano minimamente”, ha detto il direttore della Società dei prigionieri palestinesi, Qaddura Fares, commentando il disegno di legge contro le cure mediche.
“E nel silenzio della comunità internazionale”, ha continuato Fares, “le autorità di occupazione continueranno a inventare legislazioni e leggi razziste, che a prima vista sembrano colpire solo i Palestinesi, ma che in realtà colpiscono tutta l'umanità”.
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