Silenzio, si censura
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TelQuel, 17/23 aprile 2010 n. 420
Israele. Silenzio, si censura
di Hajar Smouni
Spia, capro espiatorio, giustiziera o cittadina modello? Dopo più di tre mesi di censura, la stampa israeliana può infine parlare del caso di una ex soldatessa di Tsahal, incriminata per “spionaggio aggravato”
Il nome di Anat Kamm ha fatto in tempo a fare il giro del mondo, prima di apparire anche sulla stampa israeliana. E non si tratta di un caso insignificante. Questa giovane israeliana di 23 anni rischia l’ergastolo per aver copiato dei documenti classificati come confidenziali durante il suo servizio militare, effettuato nell’ufficio di un alto ufficiale dell’esercito tra il 2005 e il 2007. Alcuni dettagli contenuti in questi documenti sono stati resi pubblici, nel novembre 2008, dal giornalista Uri Blau del quotidiano Haaretz.
Mentre la stampa internazionale tratta la notizia da diverse settimane, rivelando che Anat Kamm è agli arresti domiciliari dal dicembre 2009 e che Uri Blau è fuggito a Londra per evitare un arresto certo, i media ebrei non hanno potuto parlarne fino all’8 aprile scorso, quando un Tribunale di Tel Aviv ha tolto la censura.
Anarchica… o no
A tutt’oggi non è stato rivelato il contenuto dei circa 2000 documenti copiati su cd dall’ex soldatessa. Yuval Diskin, il direttore del Shin Bet (servizi di sicurezza interni), ha solo detto alla stampa che si tratta di documenti che qualsiasi servizio d’informazione straniero sarebbe felice di avere. Nel suo articolo Uri Blau aveva utilizzato una parte di essi per dimostrare che Tsahal raccomandava di eliminare i combattenti palestinesi, anche nei casi in cui ne fosse stato possibile l’arresto, in violazione così di una sentenza della Corte Suprema israeliana. “Ho ritenuto che l’opinione pubblica avesse il diritto di conoscere taluni aspetti delle regole di ingaggio dell’esercito in Cisgiordania”, ha affermato Anat Kamm in un verbale fornito ai media dal Tribunale di Tel Aviv. L’imputata non poteva ignorare i rischi derivanti dal furto dei documenti e dalla loro pubblicazione sulla stampa. In Israele, più che in ogni altro posto, non si scherza con l’esercito. Ma la ragazza afferma di avere agito per obbedire alla sua coscienza: “Ho pensato che la Storia perdona coloro che svelano i crimini di guerra”, ha dichiarato al giudice incaricato del suo caso. Tra i media israeliani, non tutti accettano la tesi dell’atto dettato da ragioni morali. Alcuni la descrivono come un’anarchica di sinistra, paragonandola a Mordechai Vanunu, lo scienziato nativo di Marrakech che aveva rivelato al mondo l’esistenza della bomba atomica israeliana. Fatto sta che l’avvocato di Anat Kamm preferisce descriverla come una “sionista” e non come una nemica dello Stato.
Censura istituzionalizzata
Diversi giornalisti israeliani di fama si sono impegnati nella difesa di Anat Kamm e per ottenere la possibilità di rientro senza conseguenze per il loro collega Uri Blau, prospettando il timore che questo caso possa costituire un pericoloso precedente per la protezione delle fonti.
Se i giornalisti israeliani possono infatti vantare una larga libertà di espressione, sono tuttavia sottoposti ad una severa censura militare, eredità del mandato britannico degli anni 1940. L’Ufficio di censura è incaricato di verificare il contenuto degli articoli che trattano di argomenti considerati sensibili, la cui lista viene aggiornata ogni anno. Tutti i giornalisti che operano in Israele, ivi compresi i corrispondenti della stampa straniera, devono ottenere il visto di questo ufficio prima di poter pubblicare articoli che riguardino soprattutto lo spiegamento dell’esercito, i suoi obiettivi, il sacrosanto tema del nucleare o ancora l’immigrazione degli ebrei provenienti dai paesi arabi. I censori possono vietare la pubblicazione dell’articolo o solo ritoccarne i passaggi non graditi. Questo ufficio, che dipende dalla Direzione della Intelligence militare, rilegge ogni anno qualche decina di migliaia di articoli di stampa. Ma di fatto interviene in una modesta percentuale di casi. D’altro canto l’articolo di Uri Blau, all’origine dell’indagine avviata contro la ragazza, era tranquillamente passato attraverso le maglie della censura.