I falsi postulati della guerra in Ucraina
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Le guerre dell'Impero in declino, 29 febbraio 2024 - Quando tratta della guerra in Ucraina, la maggior parte degli analisti parte, mi sembra, da presupposti errati – deliberatamente o per ignoranza – che credo siano stati instillati dagli Stati Uniti e dall’Ucraina (nella foto, Putin e Biden)
Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), febbraio 2024 (trad.ossin)
I falsi postulati della guerra in Ucraina
Éric Decéné
Quando tratta della guerra in Ucraina, la maggior parte degli analisti [1] parte, mi sembra, da presupposti errati – deliberatamente o per ignoranza – che credo siano stati instillati dagli Stati Uniti e dall’Ucraina, e che conviene segnalare, perché sono all’origine di una visione sempre più falsa delle origini e della realtà di questo conflitto, e quindi del suo probabile esito
Non si tratta, lo ripetiamo ancora una volta, di difendere le posizioni della Russia, ma di ricordare alcuni fatti e far prendere coscienza della narrazione elaborata dagli Stati Uniti per giustificare la legittimità di questa guerra tanto orribile quanto inutile, e la grande disinformazione di cui siamo vittime in Europa, e in particolare in Francia, ormai da due anni
Quattro postulati (volutamente) errati
1. LA RUSSIA VOLEVA INVADERE L’UCRAINA
Oggi sappiamo che il corpo di spedizione russo ammassato al confine ucraino all’inizio del 2022 contava tra 120.000 e 150.000 uomini a seconda delle fonti, e che la prima ondata di attacchi impegnava solo circa 60.000 uomini. Il semplice buon senso imporrebbe che analisti seri avessero l’obiettività di riconoscere che si trattava effettivamente di un’operazione militare “speciale” – che legittimamente avrebbero potuto denunciare come talea – invece di avallare la propaganda di Kiev, Londra, Washington e Varsavia, che intendeva far credere ad un’invasione che minacciava tutta l’Europa occidentale. Le truppe russe impegnate erano chiaramente calibrate su un'azione limitata, quindi notoriamente insufficienti per un'operazione su larga scala contro uno Stato di 603.000 km2 e 43 milioni di abitanti. Ricordiamo per dovere di cronaca che, al momento di invadere l'Iraq – 438.000 km2, 27 milioni di abitanti e forze armate non appoggiate (da nessuno) – nel 2003 [2], gli USA impegnarono un esercito di 150.000 uomini assistiti da 45.000 britannici e 70.000 curdi [3]. Questo primo postulato non resiste quindi ad un'analisi militare elementare.
2. LA RUSSIA AVEVA UN POTENTE ESERCITO CHE AVREBBE DOVUTO SPAZZARE VIA GLI UCRAINI NEL GIRO DI POCHE SETTIMANE. CIÒ NON È AVVENUTO, IL CHE RIVELA LA MEDIOCRITÀ SUA E DEI SUOI LEADER.
Le forze russe che hanno attaccato l’Ucraina lo hanno fatto con un rapporto di forza molto sfavorevole di 1 a 3. Non potevano quindi sopraffare o schiacciare l’esercito ucraino di gran lunga superiore. Il loro obiettivo era paralizzarlo e costringere Kiev a negoziare.
Inoltre, si dimentica ciò che molti esperti militari già osservavano durante la Guerra Fredda e fino all’inizio degli anni 2000: le forze sovietiche (nonostante la loro importanza), erano principalmente forze addestrate per la difesa e non per le operazioni esterne, a differenza delle forze occidentali. Sappiamo quindi da tempo che la logistica, soprattutto per quanto riguarda la forza di proiezione, non è qualcosa in cui eccellono, il che è stato confermato dalle osservazioni di numerosi ufficiali recatisi in Russia dopo la dissoluzione dell'URSS... e dalla prime settimane dell’“Operazione Militare Speciale”.
Questi difetti non sono migliorati dopo la caduta del muro di Berlino, poiché l’esercito russo ha subito gravi tagli, sia in termini di budget che di risorse umane e di unità. È stato necessario attendere fino all’inizio degli anni 2000 per vedere l’avvio di una ripresa. Ma l’esercito russo di oggi non è l’Armata Rossa di ieri, benché ne sia l’erede.
Dunque, ci permettiamo di ritenere che questa sopravvalutazione della forza russa, ampiamente riportata dai media occidentali, avesse solo lo scopo di esaltare la resistenza ucraina e umiliare Mosca, con il possibile obiettivo di provocare una ribellione contro Putin e il suo staff.
3. LE FORZE RUSSE VOLEVANO PRENDERE KIEV, MA HANNO FALLITO.
Un'altra sciocchezza. Solo una frazione delle forze dell'operazione militare speciale è stata impegnata nell'offensiva contro la capitale ucraina, non con l'obiettivo di conquistarla, ma di fissare le forze di Kiev (manovra operativa). È del tutto delirante credere che i russi progettassero di conquistare un agglomerato di 12.300 km² – nel cuore di un’area urbana di 28.900 km² –, che riunisce complessivamente 4,6 milioni di anime [4], e avendo di fronte – si ribadisce - forze superiori in numero e installate in un territorio che conoscevano perfettamente. Chi conosce le estreme difficoltà della guerra urbana ha costantemente bollato questa affermazione degli ucraini e dei loro mentori occidentali come del tutto fantasiosa.
Per fare un confronto, va ricordato che, per la sua operazione di bonifica della Striscia di Gaza (360 km2, 2,6 milioni di abitanti), l'esercito israeliano ha impegnato più di 180.000 uomini, dispone di un controllo totale del cielo e dell'assistenza statunitense e britannica nella raccolta di informazioni e fornitura di munizioni. Tuttavia, a quattro mesi dall'inizio dell'offensiva, l'IDF non è ancora riuscita a prendere il controllo totale, anche se i combattenti di Hamas (20.000 uomini) non sono avversari paragonabili all'esercito ucraino addestrato dalla NATO.
4. L’EROICA RESISTENZA DELLE FORZE UCRAINE HA SORPRESO IL MONDO COSÌ COME LA RUSSIA, E DIMOSTRA LA FORZA E LA DETERMINAZIONE DI QUESTA NAZIONE.
Questa affermazione ci sembra una deliberata sottovalutazione dell’esercito ucraino per raggiungere l’obiettivo psicologico menzionato al punto 2 qui sopra. Ancora una volta, torniamo ai numeri. All’inizio del 2022, le forze armate ucraine contavano 250.000 uomini, vale a dire le seconde più importanti per volume nell’Europa orientale, dopo l’esercito russo. Bisogna poi aggiungere le guardie di frontiera (53.000 uomini), la nuova Guardia nazionale ucraina (60.000) e i vari servizi di sicurezza interna. Soprattutto, queste forze hanno beneficiato, a partire dal 2014, di un’importante assistenza da parte di diversi paesi della NATO (Stati Uniti, Regno Unito, Canada), in termini di addestramento e consegne di armi, e hanno anche ricevuto un gran numero di informazioni sulla Russia che questi paesi possedevano [5]. Si trattava quindi di forze professionali, ben equipaggiate e con, alcuni di loro, esperienza di combattimento avendo partecipato dal 2014 ad operazioni militari contro le regioni autonome del Donbass. Niente a che vedere con il “piccolo esercito” ucraino vendutoci dalla NATO e dai media.
Aggiungiamo che l’esercito ucraino aveva stabilito, soprattutto attorno al Donbass, posizioni difensive molto solide, che combatteva su un terreno che conosceva, che era tre volte più numeroso delle forze d’attacco russe e che, se è vero che queste ultime hanno preso l’iniziativa, la loro offensiva era ampiamente attesa.
Questi quattro postulati – che una rapida analisi dimostra che non corrispondono alla realtà dei fatti – si presentano quindi come frutto di malafede, se non addirittura come disinformazione deliberata, volta a distorcere la percezione del conflitto e screditare l’avversario russo, espediente di per sé legittimo.
Accanto a queste false affermazioni, è opportuno guardare anche ad altri fatti che, se pure non distorti dalla narrativa NATO-Ucraina, sono passati sotto silenzio, perché aiutano anch’essi a gettare una nuova luce sulla realtà di questo conflitto.
La necessaria rilettura dei primi mesi del conflitto
5. Fin dal 2014, gli USA hanno continuato a sostenere l’Ucraina e a spingerla a riconquistare il Donbass e la Crimea – che sono terre russe – incoraggiandone il nazionalismo e armandola, pressando così i russi fino al limite estremo. Sia Washington che Kiev, tuttavia, erano consapevoli dei molteplici avvertimenti lanciati da Vladimir Putin a partire dal 2007 e delle sue reazioni all’avanzata aggressiva della NATO ai confini della Russia (Georgia 2008, Ucraina 2014). Statunitensi e ucraini erano ben consapevoli che i russi non sarebbero rimasti senza reagire – ed era forse proprio quello che speravano… – e che bisognava quindi farli cadere in una trappola: metterli nella posizione di aggressori e violatori del diritto internazionale. Hanno quindi continuato, dalla metà del 2021, ad allertare l’opinione internazionale sulla minaccia russa e sul rischio di guerra (che essi stessi stavano provocando) non appena hanno osservato che Mosca ammassava le sue truppe al confine ucraino ed effettuava esercitazioni militari.
In definitiva è possibile ritenere che i due avversari abbiano “bluffato”: gli statunitensi e gli ucraini pensando che i russi non avrebbero reagito; e Mosca senza dubbio ritendendo che sarebbe bastato concentrare le proprie forze al confine, per innescare la ritirata di Washington e Kiev. Ma nessuna di queste due manovre ha funzionato, a hanno anzi portato inevitabilmente alla guerra.
6. Ucraini e statunitensi sapevano perfettamente che, lanciando l’operazione di riconquista del Donbass il 17 febbraio 2022, Mosca sarebbe intervenuta a sostegno delle popolazioni russofone minacciate. Il loro obiettivo era quindi quello di fare in modo che l'esercito russo sbattesse contro le numerose fortificazioni erette negli ultimi 7 anni nel sud-est del paese e contro i suoi numerosi mezzi anticarro, per infliggergli una sconfitta. Ma i russi non sono caduti in questa trappola.
7. È inimmaginabile che Washington e Kiev avrebbero deciso questa provocazione contro la Russia senza che l’esercito ucraino fosse pronto a resistere e senza aver adottato solide soluzioni difensive. Ancora una volta, la – legittima – resistenza ucraina non sorprende e quindi, paradossalmente, si è rivelata meno efficace del previsto, essendo i russi riusciti a fissare parte delle forze ucraine in difesa di Kiev e ad occupare molto rapidamente più del 30% del territorio.
8. Il ritiro delle forze russe dalla regione di Kiev alla fine di marzo 2022 non è conseguenza di un fallimento militare – sebbene abbiano incontrato una feroce resistenza che ne ha ostacolato l’avanzata – ma è stata una concessione di Mosca nel quadro dei negoziati di Istanbul [6], come ha confermato Putin durante la sua intervista a Tucker Carlson. Alcuni continuano a negare questo fatto, ma senza alcuna argomentazione, perché le forze russe si sono ritirate in buon ordine... prima che gli ucraini, sobillati da Boris Johnson, decidessero di porre fine ai negoziati che stavano per avere successo!
9. Tutto ciò non vuol dire che i russi non abbiano commesso errori. Le stime iniziali delle avversità erano indubbiamente inadeguate, a causa delle rivalità tra i servizi di intelligence. In un recente articolo [7], Andrei Kozovoi, professore all'Università di Lille, menziona il fatto che solo tre persone, oltre allo stesso Putin, sarebbero state a conoscenza del piano di invasione deciso dal Consiglio di Sicurezza il 21 febbraio: il Ministro della Difesa, Sergei Shoigu; il segretario del Consiglio, Nikolai Patrushev; e il direttore dell'FSB, Alexander Bortnikov. Gli altri membri di questo organismo – tra cui Sergei Lavrov, ministro degli Affari esteri, Mikhail Mishustin, primo ministro e Sergei Naryshkin, capo dell’SVR – sarebbero stati favorevoli alla continuazione del processo diplomatico.
Inoltre, Andrei Kozovoi ricorda giustamente che dall'arrivo di Putin alla presidenza nel 2022, l'FSB ha continuato a prendere il sopravvento sugli altri servizi di intelligence, sull'SVR, ma anche sul GRU (Direttorato dell'intelligence militare). Il primo essendosi screditato agli occhi di Putin in seguito all'arresto, nel 2010 negli Stati Uniti, di una decina di irregolari da parte dell'FBI; la seconda per al fiasco dell’avvelenamento di Skripal, a Londra, nel 2018. L’FSB si sarebbe di fatto trovato in una posizione di forza nell’elaborazione del processo decisionale, gettando tutto il suo peso a favore di un intervento militare in Ucraina.
La decisione di lanciare l'operazione militare speciale – certamente ponderata a lungo, ma non pianificata nei dettagli come avrebbe dovuto – sembra quindi essere stata presa in tutta fretta. Una volta avviato, come tutti i soldati sanno, un piano operativo non resiste mai a più di tre giorni di guerra e le forze russe si sono trovate ad affrontare avversità maggiori del previsto, il che è costato loro caro.
Il quinto (nuovo) falso postulato
10. ESISTE IL RISCHIO REALE DI UNA GUERRA CON LA RUSSIA ENTRO 5-8 ANNI E GLI OCCIDENTALI DEVONO PREPARARSI.
Dalla fine del 2023, a causa del fallimento della controffensiva ucraina e delle difficoltà di approvvigionamento di armi, la NATO ha prodotto una nuova narrazione: quella del rischio di guerra con la Russia nei prossimi 5-8 anni. Si susseguono così le dichiarazioni allarmistiche dei principali leader politici e militari dei paesi Nato, in una campagna abilmente orchestrata.
– Nel dicembre 2023, i principali collaboratori del presidente Joe Biden hanno detto al Congresso che, se non voterà rapidamente ulteriori aiuti militari all’Ucraina, la Russia potrebbe vincere la guerra entro mesi o addirittura settimane. Ma i repubblicani continuano ancora oggi a opporsi a nuovi aiuti di 61 miliardi di dollari a Kiev.
– Poi, il 7 gennaio, durante il loro seminario annuale sulla difesa, membri del governo svedese e alti ufficiali militari hanno dichiarato che il paese deve prepararsi alla guerra con la Russia.
– Il 16 gennaio il quotidiano tedesco Bild ha pubblicato un documento “confidenziale” dello stato maggiore tedesco in cui si prendeva seriamente in considerazione un attacco russo e si descriveva come ci si stava preparando ad affrontarlo.
– Il 21 gennaio, l’ammiraglio olandese Rob Bauer, presidente del Comitato militare della NATO, ha dichiarato che l’Alleanza non esclude una guerra con la Russia: “Ci stiamo preparando per un conflitto”, ha annunciato.
– Sempre il 21 gennaio, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, ha messo in guardia dal rischio di guerra in un'intervista trasmessa dal canale televisivo ZDF, affermando che “anche se un attacco russo non sembra al momento probabile, i nostri gli esperti si aspettano che tra i cinque e gli otto anni ciò sarà possibile."
– Il 24 gennaio, il generale Sir Patrick Sanders, capo dell’esercito britannico, ha sostenuto, in un’intervista al Guardian, che la società britannica debba prepararsi all’eventualità di una guerra.
– Il 5 febbraio, in un’intervista pubblicata sul tabloid Super Express, il ministro della Difesa polacco Wladyslaw Kosiniak-Kamysz ha dichiarato di non escludere una guerra imminente con la Russia.
– Infine, il 9 febbraio, il ministro della Difesa danese, Troels Lund Poulsen, ha affermato, in un’intervista al quotidiano Jyllands-Posten, che la Russia è capace di passare rapidamente all’offensiva e che la Danimarca deve essere pronta a questo scenario.
Tutti dichiarano che, di fronte alla minaccia, i bilanci della difesa e gli acquisti di armi devono essere aumentati senza indugio [8]. Ovviamente, non ci sono dubbi su chi trarrà vantaggio da questa manovra politico-mediatica [9]
Tuttavia, nonostante Vladimir Putin sia stato molto chiaro su questo punto durante la sua intervista con Tucker Carlson [10], le realtà demografiche e militari mostrano che questa ipotesi è del tutto irrealistica e costituisce, ancora una volta, propaganda, allo scopo di mantenere tutto questo a costo della coesione della NATO, che comincia a incrinarsi, e soprattutto per spaventare l’opinione pubblica che vede chiaramente quale sarà per loro l’esito della guerra e quali deplorevoli conseguenze economiche ha causato.
Le cifre e i fatti sono ostinati e parlano da soli. E il divario tra la realtà sul campo e la narrazione divulgata da occidentali e ucraini continua a crescere. Siamo quindi in pieno delirio politico e abbiamo il diritto di chiederci se chi ci governa – come chi commenta questo conflitto – sia stupido, incompetente, comprato o irrimediabilmente conquistato dall’ideologia neoconservatrice statunitense, perché difende di più gli interessi di Washington di quelli del proprio paese [16] ! La questione resta aperta…
Note:
[1] Compreso l'eccellente Emmanuel Todd – il cui ultimo lavoro (La Défaite de l'Ouest, Gallimard, Parigi, 2024) è notevole sotto ogni aspetto – che a volte si perde quando affronta le questioni militari.
[2] Operazione lanciata nonostante la chiara opposizione delle Nazioni Unite e illegale secondo il diritto internazionale.
[4] Cfr. https://www.populationdata.net/pays/ukraine/aires-urbaines . La città di Kiev in senso stretto si estende su 827 km2 e conta 3 milioni di abitanti, una superficie e una popolazione ancora più grandi di Gaza.
[5] Eric Schmitt, Julian Barnes e Helen Cooper, “Commando Network Coordinates Flow of Weapons in Ukraine, Officials Say”, New York Times, 25 giugno 2022. Greg Miller e Isabelle Khushudyan, “Ukrainian spies with deep ties to CIA wage shadow war against Russia”, The Washington Post, 23 ottobre 2023.
[6] Si veda su questo argomento il mio editoriale n°62, “Adesso che la nebbia della guerra comincia a diradarsi”, 18 febbraio 2023 (https://ossin.org/le-guerre-dell-impero-in-declino/2847-adesso-che-la-nebbia-della-guerra-comincia-a-diradarsi).
[7] Andrei Kozovoi, « Poutine ou l’intoxiqueur intoxiqué » Politique internationale, n°178, inverno 2023. Questo articolo, che fornisce elementi interessanti, è purtroppo screditato dal suo rozzo orientamento anti-Putin. L'autore arriva al punto di attribuire la responsabilità dell'assassinio di Daria Dougina all'FSB… anche se la SBU ucraina ne ha chiaramente rivendicato la responsabilità!
[8] Unica voce dissenziente, il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate francesi (CEMA), generale Thierry Burkhard, ha dichiarato, il 22 gennaio, durante una conferenza alla Sorbona, che “qualunque sia l’esito della guerra in Ucraina, la Russia ha già subito una sconfitta strategica. (…) L’esercito russo è in uno stato critico. Non costituisce più una minaccia per la NATO” (https://www.opex360.com/2024/01/24/pour-le-chef-de-la-british-army-la-societe-britannique-doit-se-preparer-a-leventualite-dune-guerre/).
[9] Nel 2023, secondo il Dipartimento di Stato statunitense, le esportazioni di armi statunitensi sono aumentate del 56% rispetto al 2022. È essenzialmente la guerra in Ucraina a spiegare questo aumento record.
[10] Quando Tucker Carlson gli ha chiesto se poteva “immaginare uno scenario in cui sarebbero state inviate truppe russe in Polonia”, Vladimir Putin ha risposto: “Solo in uno scenario, se la Polonia attacca la Russia. Non abbiamo interessi in Polonia, Lettonia o altrove. Perché dovremmo farlo? Semplicemente non abbiamo alcun interesse (…). Non c’è dubbio”, ha aggiunto.
[12] E con una decrescita demografica a partire dal 2030 (cfr. E. Todd, op. cit . p. 64)
[14] Va ricordato che la Russia non può concentrare tutte le sue forze in Europa perché deve garantire la sicurezza dei suoi confini e del suo immenso territorio.
[16] Per le ultime due ipotesi, offriamo due risposte che prendiamo in prestito da Emmanuel Todd nel suo ultimo libro:
– “ Se i cittadini europei, e in particolare quelli francesi, non sanno dove sono i soldi dei loro leader, la NSA lo sa e sa che questi leader lo sanno. In tutta onestà, non posso davvero dire fino a che punto i dati raccolti dalla NSA ricattino le élite occidentali; Inoltre non so fino a che punto questa istituzione possa effettivamente realizzare una contabilità privata, né quali siano le sue capacità di stoccaggio. Ma è sufficiente che le élite europee credano nel suo potere per essere molto caute nei rapporti con il padrone statunitense ” ( op. cit., p. 189);
– “ Il nostro problema intellettuale, nel profondo, è che amiamo l’America. Gli Stati Uniti sono stati uno dei vincitori sul nazismo; ci hanno mostrato la strada per raggiungere prosperità e relax. Per accettare pienamente l’idea che oggi essi tracciano quella che porta alla povertà e all’atomizzazione sociale, il concetto di nichilismo è indispensabile». (op. cit., p. 244).
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