Arrestato il rapper del Movimento 20 febbraio
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Lakome.com, 12 settembre 2011
Lhaqed, rapper del Movimento 20 febbraio, davanti al Procuratore
Nella serata di venerdì 9 settembre, la polizia ha arrestato Mouad Belghouat, rapper del Movimento 20 febbraio, meglio conosciuto col nome di “Lhaqed”. L’arresto è avvenuto nel quartiere casablanchese di Ouelfa, mentre il giovane si trovava insieme ad altri attivisti, intento a distribuire volantini per la manifestazione del Movimento 20 febbraio organizzata per domenica scorsa.
Secondo le autorità, Lhaqed è stato denunciato da un componente dell’alleanza monarchica che lo accusa di aggressione. “Fino a questo mento, non è stato formulato alcun capo di imputazione. C’è effettivamente una denuncia proposta da una persona che manifesta abitualmente contro il Movimento del 20 febbraio, cui è allegato un certificato medico di 45 giorni. Mouad sarà presentato lunedì 12 settembre al Procuratore del Re che deciderà se procedere contro di lui o meno”, dichiara Mohamed El Massoudi, avvocato del rapper.
La notte del suo arresto, il Movimento del 20 febbraio ha organizzato diversi sit-in davanti al commissariato Eddar Lhamra, luogo di detenzione del rapper, per chiedere la sua liberazione. Un altro sit-in è stato organizzato davanti al tribunale di Ain Sbaa.
Il rapper Lhaqed, conosciuto per le sue canzoni critiche verso il regime, è un membro attivo della sezione casablanchese del Movimento del 20 febbraio.
Le Rapporteur, 14 settembre 2011
Lhaqed: il canto rabbioso di un rapper marocchino
Accusato di aggressione e violenza contro un anti-20 febbraio, il rapper casablanchese Mouad El Maarouf, alias Lhaqed, è stato posto in stato di fermo nella notte di venerdì scorso
Venerdì, verso le 16.00, il rapper e militante del 20 febbraio, Mouad El Maarouf, sente dalla finestra della sua camera delle grida e schiamazzi nel suo quartiere di El Oulfa a Casablanca. Qualcuno lancia insulti contro di lui. Si tratta di Hamouda, alias Taliani, uno degli anti-20 febbraio più noti nel paese. “E’ venuto più volte nel quartiere di Lhaqed per insultare pubblicamente il movimento protestatario e soprattutto il giovane rapper. La cosa era diventata insopportabile”, ci conferma un amico di Mouad. Lhaqed esce dunque di casa per vedere cosa sta succedendo. “C’è stato un piccolo diverbio tra i due, ma i presenti li hanno rapidamente separati, prima ancora che cominciassero a picchiarsi”, testimonia lo stesso amico. Una volta separati, Taliani sarebbe andato via. “Ma, come per incanto, una staffetta di polizia è improvvisamente comparsa e si è fermata davanti alla casa di Lhaqed. I poliziotti hanno chiesto a Lhaqed cosa fosse successo e lui ha detto loro che Taliani l’aveva provocato”, ci racconta un testimone.
Ricercato per aggressione e violenza
I poliziotti allora hanno invitato Lhaqed a presentarsi in commissariato per denunciare Taliani. Una volta al commissariato, scatta la trappola: la polizia lo informa che è ricercato per aggressione e violenza contro Taliani che è in coma, come attesta un certificato medico. Immediatamente Lhaqed viene trasferito in stato di fermo al commissariato Dar El Hamra di Hay El Hassani. “Io penso che sia una montatura spettacolare contro i militanti del 20 febbraio. La rapidità e la grande efficienza con cui è avvenuto l’arresto di Lhaqed sono per lo meno inusuali”, confessa l’amico del rapper.
Dei giovani del Movimento del 20 febbraio hanno subito reagito. Hanno organizzato, fin dalla notte di venerdì, delle manifestazioni davanti al Commissariato dove il rapper è detenuto, chiedendo la sua immediata liberazione (nella foto sopra). Anche sabato le manifestazioni sono proseguite. Seppure accusato di aggressione e violenza contro Taliani, Lhaqed sembra piuttosto pagare il prezzo dei suoi pezzi di rap, nei quali il discorso anti-governativo, di una rara audacia, imperversa nella Rete. Dal suo clip “Khitab”, una ironica parodia dei discorsi reali, al clip “Klab Dawla”, dove definisce la polizia “leccapiedi”, passando per “Mgharba3i9o”, che invita i Marocchini a fare attenzione ai politici “assetati di danaro e potere”, Lhaqed ha una lingua rabbiosa e disturba molte persone anti-20 febbraio.
Senza considerare il gruppo Facebook: “Per la liberazione di Lhaqed”, che conta più di 1000 membri, le associazioni per i diritti dell’uomo e gli artisti deplorano questo insulto alla “libertà artistica”, che viene garantita dall’art. 25 della nuova Costituzione.
“L’audacia e le parole di Lhaqed non devono condurlo in prigione – afferma Khadija Riadi, presidente dell’AMDH. Al contrario, questa persona ha esercitato una positiva influenza su molti militanti nel campo dell’arte e della libertà di creazione artistica. Ricorrere ancora oggi a simili metodi, in Marocco, costituisce un attentato all’arte e alla cultura”. Anche molti artisti hanno denunciato questa “ingiustizia” e hanno espresso in rete la loro solidarietà a Mouad El Maarouf. “Cosa può attendersi da un paese che mette i suoi artisti in prigione?”, si inquieta Reda Allali, cantante e chitarrista del gruppo Hoba HobaSpirit sul suo blog. L’indignazione è appena agli inizi.