Il Mossad nel Maghreb: gli storici servizi che gli ha reso il Marocco
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Almanar, 4 settembre 2012 (trad.ossin)
Il Mossad nel Maghreb: gli storici servizi che gli ha reso il Marocco
Tempo fa, Jacob Cohen, uno scrittore ebreo franco-marocchino, conosciuto per i suoi scritti anti-sionisti, ha postato un articolo sul suo blog che ha provocato molta emozione in Marocco. Ha rivelato che Andre Azoulay, un consigliere dell’ex re Hassan II e poi di suo figlio Mohammed VI, era anche una spia israeliana.
L’articolo spiegava che Azoulay, che aveva 71 anni e veniva dalla città settentrionale di Essaouira, faceva parte dell’organizzazione dei sayanim del Mossad, una rete mondiale di operativi non israeliani.
Le autorità marocchine hanno evitato ogni commento su un argomento tanto delicato e Azoulay non ha smentito l’accusa. Ma le autorità hanno indirettamente risposto, annullando la conferenza che Cohen doveva tenere sul tema della coesistenza tra ebrei e mussulmani nel Maghreb.
Ciò è stato interpretato come una volontà di impedire qualsiasi discussione sulle accuse di Cohen contro Azoulay e, in termini più generali, sul suo ultimo libro: la primavera dei Sayanin.
Secondo Cohen i Sayanin sono degli ebrei della diaspora che, per ragioni “patriottiche”, collaborano col Mossad ed altre agenzie sioniste, fornendo l’aiuto di cui hanno bisogno negli ambiti di propria competenza. La rete è stata creata negli anni 1950 ed è stata utilizzata in molte operazioni dei servizi segreti o a fini di propaganda, oltre che per spingere gli ebrei della diaspora a stabilirsi come coloni in Palestina.
L’infiltrazione israeliana della corte reale marocchina non aveva come unico obiettivo quello di far partire gli ebrei marocchini. Il Mossad voleva anche influenzare la politica di Hassan II e impedire ogni avvicinamento tra lui e l’Egitto di Gamal Abdul Nasser.
Recentemente il presidente israeliano Shimon Peres ha organizzato un ricevimento in onore dell’agente israeliano che organizzò le prime immigrazioni di ebrei marocchini in Israele.
David Littman è arrivato in Marocco, sostenendo di essere un pastore inglese e si è istallato a Casablanca. Ha messo a punto un metodo per trasferire gli ebrei marocchini in Israele conosciuto col nome di operazione Mural, che puntava sui bambini ebrei marocchini. Littman faceva finta di organizzare dei soggiorni estivi in Svizzera per i bambini poveri, ma di fatto li inviava in Israele.
Prima e dopo l’operazione Mural, l’aiuto che la monarchia marocchina ha offerto alla partenza degli Ebrei marocchini le ha procurato molto denaro, soprattutto dopo che Hassan II è salito al trono nel 1961. Egli ha personalmente supervisionato le transazioni.
L’autore francese Agnes Bensimon descrive nel suo libro: “Hassan II e gli ebrei” il modo in cui il Mossad ha avviato i negoziati con Hassan II dopo la morte di Mohamed V. Il nuovo re ha preteso mezzo milione di dollari per facilitare le partenze di un primo contingente di 50.000 ebrei ed una analoga somma per il contingente successivo. Questa cosa è stata anche rivelata da Simon Levy, uno degli ebrei marocchini che ha resistito alla pressione di emigrare in Israele e che è morto due anni fa, dopo essere stato un dissidente durante il regno di Hassan II.
Le somme per il trasferimento degli ebrei marocchini sono state bonificate da Israele su alcuni conti segreti in Svizzera, intestati allo stesso re, sembrerebbe. Ma Ahmed Reda Kadira, l’amico del monarca che ha negoziato le transazioni per conto del re e che poi è stato nominato consigliere, non è stato dimenticato. Queste operazioni gli hanno consentito di finanziare il suo quotidiano, Les Phares, che era di fatto il portavoce del Palazzo e la cui specialità era di denunciare ogni critica venisse rivolta al re.
La “Guerra delle sabbie”, scoppiata tra Marocco e Algeria nel 1963, ha fornito a Israele l’occasione che cercava, quando Abdul Nasser ha appoggiato l’Algeria, da poco liberata, contro l’attacco marocchino contro il suo territorio.
Le transazioni di quest’epoca tra Rabat e Tel Aviv venivano concluse via Teheran, sotto gli auspici dello Scià dell’Iran. Ma la cooperazione militare tra i due paesi è continuata. Si pensi che Israele ha giocato un ruolo importante nella costruzione del grande muro di sicurezza di 2600 chilometri ad ovest del Sahara, finalizzato a impedire gli attacchi del Fronte Polisario che si batte per l’indipendenza del suo territorio dal 1975.
Il conflitto non si è ancora risolto, nonostante il cessate il fuoco del 1999. Durante i sei anni di guerra che l’hanno preceduto, i combattenti del Polisario hanno spesso catturato delle armi all’esercito marocchino che erano state fabbricate in Israele o nell’Africa del Sud del tempo dell’apartheid.
La cooperazione militare ha spesso portato con sé la cooperazione anche tra servizi segreti, soprattutto dopo che il capo del Mossad, Yitzak Hofi ha organizzato un incontro segreto in Marocco nel 1976 tra Hassan II e Yitzak Rabin, il primo ministro israeliano.
La collaborazione del re con Israele che ne è seguita è stata largamente documentata da taluni scrittori e dissidenti.
Secondo lo scrittore egiziano Muhammad Hassan ein Haikal, nel suo libro Kalam fis-Siyasa (A proposito di politica), Hassan II ha perfino autorizzato il Mossad a istallare delle microspie in alcuni siti del Marocco dove si svolgevano i summit arabi. Il ruolo più noto svolto da Hassan II è stato tuttavia quando ha fornito un aiuto al raggiungimento dell’accordo di pace tra Egitto e Israele. Israele gliene è stata infinitamente riconoscente: ha emesso un francobollo commemorativo in suo onore quando è morto nel 1999.
In cambio dei servizi del re del Marocco, Israele e il Mossad lo hanno aiutato soprattutto contro i suoi oppositori. E’ ben riconoscibile la mano del Mossad nel rapimento e nell’assassinio del più celebre dissidente marocchino, Mahdi Ben Barka, sparito a Parigi nel 1965. Si ipotizza anche che gli israeliani possano avere avvertito il re di molti colpi di stato e di altri complotti orditi contro di lui negli anni 1960 e 1970.
Non sembra che il Mossad sia ancora molto attivo oggi in Marocco. Il paese non gioca più un ruolo importante nel conflitto arabo-israeliano. Inoltre, con l’apparire di collaboratori “rivali” nella parte orientale del mondo arabo, i servizi segreti israeliani hanno oramai l’imbarazzo della scelta di partner e di strategie.
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