Quando Mohammed VI riceve Normal 1°
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Le Grand Soir, 5 aprile 2013 (trad. Ossin)
Jérôme Cahuzac è la punta emergente di un iceberg di amoralismo…
Quando Mohammed VI riceve Normal 1°
Vincent Moret
Mentre l’Eliseo stava bruciando per l’affaire Cahuzac (1), Normal 1° era in viaggio in una monarchia nella quale un qualunque emulo di Saint-Just (2) immediatamente morirebbe se si permettesse di rammentarle che “Non si può mai regnare innocentemente: è una follia troppo evidente. Ogni re è un ribelle e un usurpatore”. Ribelle alla libertà, usurpatore della sovranità popolare
Normal 1° ha trattato la questione dei diritti umani, salutando i “passi decisivi” che il Marocco compie “ogni giorno” verso la democrazia. Il Parlamento realista superstite gli ha riservato una “standing ovation”.
In un altro luogo, in una cornice lussuosa, si è sentito Hollande, leggendo i suoi fogli, osare: “E’ un grande onore essere ricevuto qui da le”. Il testo meritava di essere letto in ginocchio, ma lui non lo ha fatto, evitando la ridondanza.
Il re Mohammed VI: un despota imposto al suo popolo dai suoi avi tiranni, facendo leva sulla religione (Il re discenderebbe dal Profeta. Dunque, guai a chi lo tocca!). Essere ricevuto da lui è “un grande onore” per il presidente di un paese laico che un tempo meravigliò il mondo soppiantando la monarchia con la Repubblica, proclamando la supremazia del potere civile su quello dei religiosi, ponendo fine ai privilegi, decretando che l’educazione deve essere gratuita e obbligatoria.
Il Marocco: tra 30 e 40% di analfabeti, un indice di sviluppo umano (HDI) che lo colloca al 130° posto tra i paesi del mondo. (3)
Il Marocco: una dittatura ereditaria nella quale la stampa non può rivolgere la minima critica nei confronti del monarca.
Il Marocco: un paese dove un brigante incoronato si è appropriato di migliaia di ettari di terre, dove ha rubato tanto denaro per comprare diversi immobili in Francia, come il castello di Arminvilliers (in Seine et Marne), e molte altre residenze di lusso in altri paesi, dato che venti palazzi di marmo e oro in Marocco non erano sufficienti ad alloggiare Sua Maestà (“Che Dio lo abbia in gloria”, come scrivono i prudenti pennivendoli del suo paese), mentre in tutto il paese le catapecchie di ieri restano le catapecchie di oggi e saranno quelle di domani per i neonati che diventeranno adolescenti, adulti, genitori e nonni, ai quali l’unica felicità che viene promessa è quella del paradiso di Allah, alla fine di una vita scandita da cinque preghiere quotidiane.
Il Marocco: un paese dove (e senza che ciò scandalizzi Normal 1° che pure a casa sua si è fatto promotore di una legge per il matrimonio per tutti) l’omosessualità è un delitto passibile di una pena da 6 mesi a 3 anni di prigione.
Il Marocco: un paese in cui ci sono le prigioni segrete della CIA.
Il Marocco: un paese del quale, al termine di una visita, il rapporteur speciale delle Nazioni unite sulla tortura può dire che “la tortura è ancora una pratica corrente”. Pugni, colpi di bastone, scariche elettriche, bruciature di sigarette o ancora aggressioni sessuali.
Il Marocco: un paese dove “costituisce un grande onore essere ricevuto” dal torturatore in capo, mentre la Francia ha snobbato, qualche settimana fa, l’omaggio reso ad un democratico, eletto e rieletto, che ha alfabetizzato tutto un popolo in dieci anni, ha fatto sorgere decine di scuole, di università, migliaia di alloggi, che ha sviluppato un sistema di sanità gratuito, che ha ridotto in modo spettacolare la povertà, che ha cancellato la fame, che ha restituito al suo paese i benefici derivanti dalle risorse naturali, che non ha mai messo un oppositore in prigione, né uno solo dei giornalisti che lo trattavano come se fosse una scimmia, né uno solo degli apprendisti dittatori che organizzarono contro di lui un colpo di stato durante il quale diedero ai soldati l’ordine di abbatterlo.
Quando gli storici cercheranno di comprendere come mai il regno di Normal 1° è stato un tale disastro, un caos che ha fatto vacillare la Francia, troveranno istruttivo questo episodio di inizio anno che ha visto un governo “socialista”, nei suoi pieni poteri, usare il pugno di ferro contro il suo popolo, fare la faccia feroce contro una Repubblica esemplare dell’America Latina e infilare un guanto di velluto per accarezzare la guancia di un re.
Jérôme Cahuzac è solo la punta di un iceberg di amoralismo che, da decenni oramai, si allontana sempre di più dalle terre di Jaurès. (4) Allo stesso modo in cui Mohammed VI, sedicente discendente del profeta, e la sua corte reale sono una calamità per il loro paese, così Normal 1° e la camarilla del PS, sedicenti discendenti di Jaurès, sono degli impostori quando si dichiarano socialisti, loro che baciano le pantofole di un oppressore in attività dopo avere sputato sulla salma del democratico Chavez, artefice del socialismo del XXI° secolo.
(1) Ex ministro del Bilancio, accusato di evasione fiscale
(2) Louis Antoine Léon de Richebourg de Saint-Just, più noto come Louis Antoine de Saint-Just (Decize, 25 agosto 1767 – Parigi, 28 luglio 1794), è stato un rivoluzionario e politico francese. Fu tra i principali artefici del Terrore durante la Rivoluzione francese.
(3) L’HDIè un indice del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (PNUD) che valuta il livello di sviluppo umano dei diversi paesi sulla base di tre criteri più importanti: speranza di vita alla nascita, livello di educazione e tenore di vita
(4) Jean Leon Jaures è stato uno dei fondatori del socialismo francese