Trappole e calunnie contro i dissidenti in Marocco
- Dettagli
- Visite: 4857
Orient XXI, 30 marzo 2015 (trad. ossin)
Sesso, droga, soldi e video
Trappole e calunnie contro i dissidenti in Marocco
Maati Monjib
In Marocco è scoppiata una lunga serie di scandali che hanno coinvolto personalità e attivisti del movimento del 20 febbraio, dagli islamisti di Al-Adl wal-Ihsane ai militanti laici. Scandali sessuali, finanziari, di droga: a ciascuno il suo crimine, qualcosa in grado di toccare un tabù proprio della rispettiva ideologia, per screditarlo e denigrare la versione marocchina della primavera araba
Il 17 marzo, Hicham Mansouri, giornalista e attivista dell’Associazione marocchina del giornalismo di investigazione (AMJI), viene arrestato da una decina di poliziotti in borghese. La porta del suo appartamento viene violentemente scardinata. Egli viene colpito al volto e alla testa, spogliato e trascinato fuori, costretto a coprire malamente le pudenda con un piccolo asciugamano. Pochi giorni dopo, la wilaya di polizia di Rabat pubblica un comunicato – cosa rara in sé – nel quale lo si accusa – tra l’altro – di essere il tenutario di un locale di prostituzione (1).
Qualche giorno prima, Mustapha Arriq, dirigente dell’associazione islamista più potente del Marocco, Al-Adl wal-Ihsane (AWI) viene arrestato a Casablanca per “adulterio”. Questi sono gli ultimi di una lunga serie di persecuzioni contro gli islamisti dell’AWI e anche di personalità e attivisti che hanno partecipato o sostenuto il movimento del 20 febbraio.
Nella regione Mena (Middle West and North Africa) – e con lo scoppio della Primavera araba e il rafforzamento del controllo sociale sullo Stato, grazie soprattutto ai nuovi media e alla stampa elettronica – taluni gruppi economici e/o politici (talvolta indipendenti dallo Stato ma favorevoli al regime politico in carica) ricorrono sempre più spesso a metodi subdoli per mettere a tacere l’opposizione, indebolendone la credibilità e la popolarità nella società.
Così, in Marocco, alcuni “siti di informazione”, dotati di importanti mezzi finanziari la cui fonte è sconosciuta, si specializzano negli attacchi contro le associazioni, le personalità e i gruppi politici considerati dissidenti.
Vengono usati diversi mezzi di propaganda per denigrare la reputazione e l’onore degli oppositori, militanti politici o difensori dei diritti umani. Ci limiteremo in questo articolo a trattare dei tre preferiti: le relazioni adulterine, il traffico di droga e i finanziamenti dall’estero.
Islamisti: il sesso vietato
Le prime vittime del “sesso vietato” sono gli islamisti critici del sistema. Di fatto, essi ricevono consensi soprattutto dai settori sociali più conservatori della popolazione, che attribuiscono di solito grande importanza alla morale religiosa. Non v’è dunque mezzo migliore, per infangarne l’immagine e mostrare la loro sedicente ipocrisia, della divulgazione di foto o video che mostrino dei componenti conosciuti di una organizzazione di opposizione in pose sconvenienti. Le azioni contro Al-Adl wal-Ihsane (AWI), per esempio, si sono moltiplicate negli ultimi anni. Così Nadia Yassine, la donna più popolare dell’organizzazione, fu vittima di uno scandalo di questo tipo in piena Primavera araba. C’è un video che circola moltissimo nel web: la si vede camminare in compagnia di un uomo ad Atene, dei commenti e delle inquadrature suggeriscono che possa trattarsi del suo amante.
Nadia Yassine
Generalmente le foto e i video vengono in un primo momento pubblicati su uno dei “siti di informazione” di cui abbiamo detto, o direttamente su Youtube. In seguito, visto l’interesse che suscitano immancabilmente nel grande pubblico, vengono ripresi dalla stampa online ordinaria, o almeno articoli che riguardano il caso vengono pubblicati sulla stampa più professionale (2). Lo scandalo si allarga rapidamente, prima che le vittime possano reagire. Diventa tema di discussione nei social network e nei caffè di Casablanca, di Rabat e perfino dei villaggi più remoti. Il danno oramai è fatto e le smentite delle vittime non servono più a niente. Questo può rovinare la carriera di un oppositore. Come nel caso della pasionaria di Al-Adl wal-Ihsane, che si è ritirata dalla scena politica dopo l’aggressione contro di lei e la sua famiglia.
Uno dei casi più recenti si è verificato nell’agosto 2014 a Khemisset, 60 chilometri a est di Rabat, contro un membro della stessa associazione e della sua presunta compagna illegittima. Si tratta di una personalità locale nota per il suo impegno religioso e politico. E’ un caso gravissimo in quanto il video pubblicato, non solo mostra le vittime seminude, ma anche i volti dei presenti in una posa come sei li avessero appena colti in fragrante delitto di adulterio. E’ un livello di attacco mai prima toccato, nei metodi di questi gruppi occulti la cui unica missione è di denigrare l’opposizione. Con questo video, l’obiettivo è quello di rivendicare d’ora in poi “ufficialmente” gli attacchi contro i dissidenti come una lotta contro l’immoralità dei dissidenti.
“Consumo e traffico di droga” per i giovani attivisti
Il traffico di droga e altri traffici sono i temi favoriti della propaganda contro i giovani del movimento del 20 febbraio, protagonisti nel 2011 delle grandi manifestazioni per la democrazia. Nel dicembre 2012, per esempio, Driss Boutarda, venditore ambulante, attore popolare e animatore del “Teatro degli oppressi” Al-Masrah al-Mahgour e Mounir Raddaoui prendono in giro alcune alte personalità dello Stato in uno sketch improvvisato, recitato in strada a Rabat. Quarantotto ore dopo, Boutarda viene arrestato per consumo e traffico di droga. Viene speditamente condannato a un anno di prigione (3). Prima dell’arresto gli avevano proposto, secondo quanto egli stesso ha dichiarato alla stampa, di trovargli un lavoro ben pagato se avesse posto termine alle sue attività protestatarie. La più importante associazione per la difesa dei diritti umani del Marocco, l’associazione marocchina per i diritti dell’uomo (AMDH), lo difende come prigioniero di opinione.
Raddaoui ha un commercio di telefoni mobili a Kenitra. Viene accusato di contrabbando. Tutto il suo deposito viene illegalmente sequestrato, e anche la sua auto. Stando alle sue dichiarazioni, le perdite subite ammontano a 100.000 dollari (più di 91.000 euro). Vi è poi il caso del celebre cantante di protesta Mouad El Houad – conosciuto con lo pseudonimo di Al-Haqd. Arrestato davanti allo stadio di Casablanca nel maggio 2014 per traffico dei biglietti di ingresso, sarà poi condannato a quattro mesi di prigione senza condizionale per ubriachezza in luogo pubblico e oltraggio alla polizia. Al-Haqd, che ha 27 anni, è già stato più volte arrestato con varie scuse, giacché egli critica in modo assai diretto nelle sue canzoni le alte personalità dello Stato.
“Essere al servizio dei Potenze estere”
Se il sesso è quasi esclusivamente riservato agli islamisti e ai militanti dei gruppi generalmente conservatori, e la droga ai giovani attivisti della Primavera araba, il denaro sembra l’argomento decisivo contro le organizzazioni di sinistra. Perché in ragione della ideologia egualitaria, di giustizia sociale e di trasparenza finanziaria, propri della sinistra, questi temi di propaganda sembrano meravigliosamente adatti.
Così i media di cui abbiamo detto concentrano i loro attacchi contro le associazioni di difesa dei diritti dell’uomo più critiche nei confronti del regime. E queste sono accusate di ricevere finanziamenti dall’estero, per agevolare i progetti delle potenze occidentali o dei paesi ostili al Marocco. A partire dalla metà di luglio 2014, questa accusa diventa ufficiale. Il ministro dell’interno dichiara che alcune associazioni ricevono denaro dall’estero per assecondare “agende straniere” e che i loro militanti costituiscono un ostacolo ad una lotta efficace contro il terrorismo. Da quel momento, decine di iniziative organizzate dalle associazioni prese di mira vengono vietate. Le sezioni locali che rinnovano i loro dirigenti non vengono riconosciute dalle autorità. Perfino alcune fondazioni estere vengono colpite dall’ondata di divieti. Per esempio, il 24 gennaio, il Ministro dell’Interno vieta una conferenza internazionale organizzata dalla prestigiosa fondazione tedesca Friedrich Naumann Stiftung, nonostante che il suo collega ministro delle comunicazioni avesse accettato l’invito a presiedere la sessione di apertura. Sempre quei media di cui si diceva concentrano la loro attenzione sui soldi che vengono dall’estero e sui presunti sprechi delle organizzazioni straniere che osano collaborare coi dissidenti marocchini.
A guardare più da vicino il profilo delle vittime della campagna repressiva, ci si rende conto che hanno tutti svolto un ruolo di primo piano nel sostegno logistico e politico del Movimento del 20 febbraio. Si vuole infangare l’immagine di questi dissidenti, religiosi o laici, e di questi gruppi fastidiosi della società civile, prima di procedere alla loro liquidazione con misure amministrative? La minaccia rivolta dalla wilaya di Rabat di ritirare alla AMDH il suo statuto di associazione di pubblica utilità sembra andare in questa direzione: a Rabat, l’AMDH è stata la prima associazione a mettere i propri locali a disposizione dei giovani del movimento. La prima conferenza stampa internazionale ha avuto luogo nella sua sede centrale, nella capitale, tre giorni prima della nascita ufficiale della Primavera marocchina. Dalla fine dell’estate 2014, quasi 85 iniziative dell’AMDH sono state vietate su tutto il territorio nazionale. E i suoi dirigenti vengono quotidianamente diffamati dai media dei servizi. E’ venuto il momento in Marocco di farla definitivamente finita con la Primavera araba?
(1) “Marocco: aggressione, detenzione e persecuzione giudiziaria di Hicham Mansouri”, comunicato della Federazione internazionale delle Leghe per i diritti dell’uomo” (Fidh), 25 marzo 2015.
(2) “Nadia Yassine accusata di adulterio in Grecia”, Bladi.net, 14 giugno 2011.
(3) سجن معارض مغربي « للاتجار بالمخدرات », skynews