Processo a Zahra Boudkour
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Comité de la jeunesse pour libérer les prisonniers politiques au Maroc
Rapporto sul processo contro il gruppo di Zahra Boudkour
Di:
- Comité jeunesse pour la libération des détenus politiques au Maroc – le comité préparatoire à Marrakech
- Le Comité local à Marrakech de soutien des détenus politiques
- Les familles des détenus politiques à Marrakech
Il 9 luglio 2009 è finalmente terminato il processo contro 11 compagni, con l’irrogazione di 24 anni di prigione ferma ed una ammenda di 60.000 DH, dopo un dibattimento-maratona durato 14 mesi, nel corso dei quali gli imputati sono stati in custodia cautelare, le cui pene sono state distribuite come segue:
4 anni di prigione ferma ed un’ammenda di 60.000 DH al compagno MOURAD CHOUINI, e due anni di prigione ferma ai compagni ZAHRA BOUDKOUR (ragazza), OTMAN CHOUINI, YOUSSEF MECHDOUFI, MOHAMED EL ARBI JADDI, KHALID MEFTAH, ABDELLAH ERRACHIDI, ALAE EDERBALI, MOHAMED JAMILI, YOUSSEF EL ALAOUI, JALAL EL KOTBI.
La vicenda ha avuto inizio il 14/15 maggio 2008 ed è stata una storia di lotta e sacrificio, una storia che si è fatta carico di una parte della lotta del popolo Marocchino e che resterà nella memoria.
Gli undici compagni, conosciuti come il “gruppo di Zahra Boudkour” sono stati arrestati nel corso delle due rivolte studentesche a Marrakech del 24 aprile e del 14/15 maggio 2008 e sono stati sottoposti a ogni sorta di tortura durante i 5 giorni in cui sono stati trattenuti nel commissariato di polizia di Jmaa Lafna da parte dei torturatori della nuova era: Abdelhak el Yaakoubi, Berkia, Ahmed Tawal, el Aaroubi, Rachid, Saad, Moulay Lehcen Belhfa, Chokri, senza dimenticare il ruolo del torturatore el Aamrani Zantar della facoltà di diritto.
Una tortura che ha svelato la verità sulla nuova era e che ha svelato la verità sulle conclusione della Istance d’équité et conciliation, una fermezza da parte dei detenuti nel commissariato Jamaa Lfna, una fermezza contro la quale hanno dovuto arrendersi un buon numero di agenti della polizia segreta e i loro capi.
Una fermezza e combattività che riflette le convinzioni ferme dei detenuti politici, che sono stati condotti dinanzi al Procuratore Generale, con delle dichiarazioni che essi non hanno firmato e neppure letto.
Il procuratore generale ha rimesso il fascicolo al giudice istruttore il 19.5.2008 ed ha trasferito il detenuti politici alla prigione locale di Boulemharez a Marrakech, e fin dal loro arrivo all’ Abou Gharib del Marocco, i detenuti politici hanno intrapreso una lotta progressiva attraverso varie tappe, tappe di lotta che hanno avuto una vasta risonanza sull’opinione pubblica locale, nazionale e internazionale.
Dopo scioperi della fame alternati, essi hanno avviato uno sciopero della fame che è durato 46 giorni dall’11.6.2008.
Una iniziativa che ha avuto grande impatto sulla lotta di classe in Marocco, e che ha suscitato una forte campagna di solidarietà, giacché lunedì 19.5.2008 si è costituito a Marrakech un comitato locale di sostegno ai detenuti politici, in presenza delle famiglie, e poi un altro comitato a Zagoura, un comitato della gioventù a Casablanca, un comitato di solidarietà a Casablanca, l’Istance nationale de solidarité avec les étudiants détenus politiques et tous les détenus politiques, che prenderà successivamente il nome di Istance National de solidarité avec tous les détenus politiques, un comitato locale a Guersif, ed azioni di solidarietà a Asfi, Sefrou, El Youssofia, Fam El Hasn… ed altre città del Marocco, un comitato di solidarietà con gli studenti detenuti a Marrakech in Belgio ed altre azioni di solidarietà nazionale ed internazionale, conferenze stampa per la liberazione dei detenuti politici.
E nel corso dell’inchiesta e le udienze che sono durate più di otto mesi e durante lo sciopero della fame, erano presenti anche le famiglie con le loro azioni di lotta, e sono state oggetto di campagne di repressione, nel corso di una delle quali la madre del detenuto politico Alae Eddarbali ha conseguito la frattura del piede ed il compagno Taoufik Chouini è stato arrestato.
Queste azioni di lotta sono state per le libertà politiche e democratiche in Marocco, ed hanno segnato la fine delle storie sulla “nuova era” imponendo degli slogan alternativi, ma questa volta rivolti alle masse e ai militanti per organizzare lo scontro col regime totalitario marocchino.
Il Giudice istruttore che si è trovato davanti un fascicolo così difficile è ricorso a delle manovre col pretesto che esso non era stato bene istruito.
E infine altro non ha fatto se non riformulare le contestazioni della polizia giudiziaria, che sono: tentativo di omicidio, concorso in tentativo di omicidio, incendio volontario, concorso in incendio volontario, associazione armata, furto aggravato, critica ingiustificata delle istituzioni pubbliche, lesioni volontarie, distruzione di documenti , tutto secondo gli articoli 392, 114, 581, 590, 594, 509, 276, 129, 581, 595, 267, 608 del codice penale e l’articolo 20 del Dahir sulle pubbliche manifestazioni del 15.11.1958.
Per alcuni di questi reati la pena prevista è quella dell’ergastolo e perfino la pena di morte. Del dossier preparato dalla polizia giudiziaria, il giudice ha solo soppresso il carattere politico del processo, giacché i detenuti politici sono stati classificati con la qualifica di organizzatore, dirigente, responsabile, disvelando in tal modo la cospirazione che il regime prepara per questi militanti sinceri.
In data 12.12.2008 il giudice istruttore ha emesso la sua ordinanza di rinvio a giudizio, fissando il processo alla data dell’8 gennaio 2009. Questa decisione ha incontrato un dissenso di massa, tutte le persone solidali l’hanno condannata ed il movimento degli studenti ha presentato nuovi testimoni, che sono Meriem Bahmmou, Mohamed Mimia, Abdessadeq Tamar, ed un componente della famiglia di un detenuto politico, che è Taoufiq Chouini, compagno dei detenuti, ed un nuovo martire ABD ERRAZAK LGADRI si è aggiunto alla lista dei martiri politici in Marocco il 28.12.2008.
Udienza dell’8.1.2008: Nell’aula erano presenti in massa agenti di tutte le forze di repressione, ma anche moltissimi studenti, i comitati di solidarietà, gli avvocati della difesa, le famiglie, tutti in uno spiazzo davanti al tribunale.
I detenuti sono entrati scandendo slogan rivoluzionari in ricordo del compagno martire Abderazaq Elgadiri. Tra essi: la detenzione politica è una causa di classe; la detenzione e il martirio sono la guerra del popolo; la causa palestinese è una causa nazionale, per liberare la Palestina occorre la guerra popolare.
A questo punto il giudice ha rinviato l’udienza senza nemmeno cominciarla, tra le eccezioni della difesa e nello stesso tempo le masse studentesche e le famiglie dei detenuti hanno organizzato una marcia verso la prigione, e dopo verso la cittadella universitaria Kady Ayade. L’udienza è stata rinviata al 26.2.2009.
Prima il Tribunale di prima istanza aveva giudicato i detenuti politici del 28.12.2008: Tawfiq Chwini (componente della famiglia di altri detenuti del “gruppo di Zahra Boudkour”) un anno di prigione ferma; Meryam Bahamou e Mohamed Mimiya 10 mesi di prigione ferma.
Udienza del 26.2.2009
Si registra una grande presenza di studenti davanti al Tribunale, la presenza delle famiglie, la stampa locale e internazionale, soprattutto la stampa spagnola, i detenuti entrano in aula scandendo slogan come: “Nonostante la prigione, nonostante la tortura siamo rimasti solidali e militanti”, “Martire Elgadiri giuriamo di vendicarti”.
L’udienza è cominciata con le eccezioni della difesa a proposito dell’impedimento dei testimoni e la loro detenzione, nel frattempo le famiglie erano in sciopero della fame. A questo punto il giudice ha preferito rinviare il processo al 19.3.2009.
Prima dell’inizio di questa udienza è stato arrestato il compagno Mohamed Elmouaden , che è il testimone principale di questo processo e di quello per l’omicidio del martire Elgadiri. Mohamed Elmouaden è anche membro del comitato della gioventù.
Udienza del 19.3.2009
Si registra una grande presenza di famiglie, il comitato della gioventù; i testimoni e anche le famiglie non sono stati fatti entrare nella sala d’udienza. La polizia ha detto falsamente che gli studenti e le famiglie avrebbero potuto fare azioni violente.
In seguito a queste false accuse, il giudice ha rinviato l’udienza al 2.4.2009. In questo clima teso, la polizia è intervenuta massicciamente contro le reti degli studenti e delle famiglie. In seguito gli studenti hanno organizzato una marcia verso la facoltà, ma vi sono stati scontri in seguito ad un attacco reazionario da parte degli alleati del regime reazionario: le pedine del partito reazionario “Giustizia e sviluppo” (il partito islamista).
Prima della successiva udienza, Mohamed Lamouadan è stato condannato a 8 mesi di prigione dal Tribunale di prima istanza.
Udienza del 2.4.2009, durante la quale i detenuti sono restati in silenzio per protestare contro la repressione delle loro famiglie e l’arresto dei testimoni. L’udienza è stata rinviata al 28.5.2009.
Udienza del 28.5.2009
Stesso clima: le famiglie manifestano davanti al Tribunale, l’offensiva degli strumenti dell’autoritarismo contro le famiglie e l’arresto delle due sorelle di Zahra Boudkour e di un altro militante, ma sono stati liberati poco dopo.
Un nuovo impedimento dei testimoni, la difesa minaccia di ritirarsi dal processo perché il giudice favorisce gli impedimenti a far entrare i testimoni in sala di udienza. Il giudice rinvia all’ 11.6.2009.
Udienza dell’11.6.2009
Si apre con un accerchiamento totale del tribunale, le pressioni della difesa hanno permesso ai testimoni e alle famiglie di entrare in tribunale, essi hanno ripetuto coi detenuti degli slogan rivoluzionari.
La difesa ha tentato all’inizio di ripristinare una regolarità formale, in questa udienza il giudice ha esaminato i reperti (un PC di Mourad Chouini, i CD), poi ha rinviato l’udienza al 18.6.2009.
Udienza del 18.6.2009
Lo stesso clima rivoluzionario nel corso di questa udienza, i detenuti ripetono slogan rivoluzionari con le famiglie e il pubblico, dopo l’apertura del dibattimento il giudice ha ascoltato un poliziotto, considerato una delle vittime dei detenuti.
La commedia di questo poliziotto è cominciata con un cambiamento della sua versione dei fatti ed è caduto in contraddizioni insanabili: per prima cosa, davanti al procuratore in commissariato, aveva accusato Mourad Chouini, Khalid Meftah, Laarbi Jadi, Youssef El Aloui, ma al Tribunale ha detto altre cose: oltre ad accusare Mourad Chouini e suo fratello Otman Chouini e Alae Edarbali, ha aggiunto la presenza di Zahra Boudkour e di sette altri compagni e sette ragazze.
Ma il peggio è stato quando ha escluso di conoscere i suoi aggressori ed ha affermato allo stesso tempo che erano due ed un ragazza, non di più. Per evitare altre contraddizioni e per tentare di recuperare il tutto, il procuratore ha domandato al poliziotto di avvicinarsi ai detenuti per riconoscere i suoi aggressori, un suggerimento a rettificare le sue dichiarazioni e confermare quelle precedenti, ma il poliziotto ha confermato la seconda versione.
Il giudice ha dato la parola ai detenuti, il primo è stato Mourad Chouini.
Mourad Chouini: “Saluto l’anima del nostro martire Abderazaq Elgadiri, tutti i detenuti politici, le nostre famiglie e tutti i comitati”.
Il giudice: “Tu hai tentato di uccidere un agente di polizia?”
Mourad: “Io sono detenuto per cause politiche, io sono militante dell’unione degli studenti e della Voie démocratique basiste, io lotto la fianco delle masse studentesche ed al fianco delle masse popolari nei coordinamenti di lotta contro il carovita, ero militante nell’associazione dei disoccupati. Il regime mi tiene sotto controllo da molto tempo, ha pubblicato delle segnalazioni di ricerca per farmi arrestare per fatti ai quali io non ero presente.
Sono venuto a Marrakech per iscrivermi al terzo ciclo, ho una licenza in diritto, dunque è mio diritto di proseguire negli studi superiori, ma l’amministrazione della facoltà, attraverso il boia Zantar Mohamed Al Amrani, ha rifiutato la mia iscrizione perché sono militante.
Mi hanno arrestato nel 2005 e condannato a tre anni di prigione, ma grazie alle pressioni delle masse studentesche siamo stati liberati, io e i miei compagni”.
Giudice: “Siamo qui per discutere delle accuse contro di voi, non di altre cose”
Mourad: “Noi lottiamo per l’insegnamento gratuito in seno al nostro sindacato dell’Unione degli studenti, le nostre lotte si esprimono nello slogan: GRATUITA’ O MATIRIO. In qualità di figli e figlie di famiglie popolari rifiutiamo la politica del regime in tema di insegnamento e siamo detenuti perché contrari ai suoi piani classisti e reazionari”.
Giudice: “Tu hai partecipato ai fatti del 14 maggio 2008?”
Mourad: “Dall’inizio della sessione noi, i militanti e le masse, abbiamo lottato e lotteremo contro la politica del regime in tema di insegnamento e soprattutto contro il patto di classe di sottomissione e mercificazione.
Il 24 aprile dopo che alcuni studenti sono rimasti intossicati col cibo dell’università, dopo una discussione democratica abbiamo deciso di manifestare contro l’amministrazione dell’ospedale che aveva rifiutato di prestare le cure agli studenti malati, il giorno 14 maggio era l’appuntamento del colloquio, il giorno fissato dalla presidenza dell’università con gli studenti in un seminario.
Dopo avere espresso le nostre legali e legittime rivendicazioni, abbiamo deciso di raggiungere il centro della presidenza alla facoltà di scienze Semlaliya in piccoli gruppi, improvvisamente siamo stati sorpresi dall’accerchiamento totale della cittadella universitaria e anche degli altri quartieri (da parte di diverse sezioni della polizia civile e militare).
L’intervento è stato selvaggio, hanno fatto ricorso a pallottole, bombe, dopo l’occupazione della nostra cittadella gli assassini hanno gettato il nostro compagno Abdelakbir Elbahi dal 4° piano”.
Giudice: “Perché non avete inviato un rappresentante all’amministrazione?”
Mourad: “Nell’Unione degli studenti tutti gli studenti sono militanti ed abbiamo deciso pubblicamente di andare alla presidenza per comunicare le nostre rivendicazioni, la prova è la manifestazione dei mille che si è avviata verso Samlaliya”
Giudice: “Sei sospettato di furto aggravato”
Mourad: “Il ladro, l’assassino è colui che ha colpito la cittadella con le bombe e i proiettili, hanno preso i soldi degli studenti, i portatili, i PC portatili ma noi, gli oppressi, eravamo e siamo pronti a difendere la cittadella e la gratuità dell’insegnamento”.
Giudice: “Tu hai attaccato la polizia e le forze di sicurezza?”
Mourad: “Le forze della tortura hanno attaccato la cittadella e la facoltà e noi ci siamo difesi per garantire la nostra esistenza all’università, e io esprimo le mie felicitazioni alle masse per le grandi lotte e i grandi sacrifici che hanno saputo fare per assicurare la protezione della cittadella (le masse studentesche hanno dato molti detenuti e un martire)”
Giudice: “Ci sono altri gruppi come i basisti all’Università’”
Mourad: “Nell’università ci sono altre correnti progressiste che lottano in seno all’Unione degli studenti e al nostro fianco per difendere gli interessi della masse nel settore dell’insegnamento sulla base di “allbarnamage almarhali”, con lo slogan “La gratuità o il martirio”, che è lo slogan che organizza le nostre lotte”
Giudice: “Tu hai picchiato un poliziotto? Tu eri armato, lo ha detto la polizia”
Mourad: “Mi hai già giudicato? Dunque se la sentenza è già pronta, perché questo processo?”
Il Giudice irritato: “No, no, sono loro che lo dicono, non io”.
Mourad tenta ancora di parlare ma il giudice lo ferma. Mourad insiste nel dire: “Se lei è veramente democratico mi lasci parlare per difendermi”.
Mourad ricorda le torture subite da lui e dai suoi compagni, affermando che questi ultimi sono dei militanti, hanno una coscienza politica con degli obiettivi chiari, e dei principi.
Il Giudice toglie la parola a Mourad e chiama Khalid Meftah
Giudice: “Le stesse accuse”
Khalid Meftah: “Saluto l’anima del martire Abderazaq Elgadiri, saluto le nostre famiglie e tutti i militanti, io sono un militante del popolo marocchino, lotto in seno alla Voie démocratique basiste, saluto le masse che si ribellano a Sidi Ifni e saluto i detenuti politici di Fés”.
Giudice: “Cosa mi dice delle accuse?”
Khalid: “Le accuse sono calunniose, formali e inventate, e voi mi giudicate per la mia appartenenza politica ed a causa della mia appartenenza alle masse popolari”.
Mohamed Elaarabi Jadi: “Saluto l’anima di Abderazaq Elgadiri, il martire della Voie démocratique basiste e del popolo marocchino, indirizzo il mio saluto a tutti i progressisti del mondo, la nostra sola colpa è di essere figlie e figli delle masse popolari, le masse oppresse.
Durante la detenzione siamo stati variamente torturati e massacrati per cinque giorni, veramente i carnefici della nuova era sono degli artisti, dei creativi nell’arte della tortura.
Durante l’inchiesta nel commissariato, uno di questi boia ma ha domandato:” chi ha bruciato la bandiera sionista e USA il primo maggio? Ho risposto che sarei stato felice di farlo, lui mi ha picchiato e poi mi ha detto: non lo sai che gli USA e Israele sono le due fonti della nostra vita?”
Giudice: “Ma chi dice queste menzogne è folle”
Elaarbi Jadi: “La nostra detenzione, in quanto militanti basisti, è dovuta alla lotta rivoluzionaria di questa corrente per garantire la gratuità dell’insegnamento, la nostra detenzione è dovuta anche al radicamento di questa corrente tra gli oppressi all’esterno dell’università.
Bisogna vederci chiaro: c’è stata una cospirazione dei criminali dell’amministrazione, con a capo il direttore, hanno sfruttato l’occasione per nascondere le tracce del loro crimine, il peculato.
Hanno dato alle fiamme la cittadella universitaria ed accusato gli studenti.
Noi siamo certi di questo crimine, dunque quelli che devono essere giudicati sono coloro che hanno interesse a dare fuoco all’amministrazione”.
Giudice: “Rispondi con un sì o un no ai capi di imputazione.
Elaarbi Jadi: “Non si aspettava queste risposte da me, il verbale delle mie dichiarazioni è un falso e io chiedo mi sia concesso il tempo necessario per esprimere le mie opinioni a questo proposito, io sono qui solo a causa della mia appartenenza politica e durante l’inchiesta non mi sono mai state contestate le accuse. Le domande che mi sono state rivolte riguardavano solo la nostra linea politica, dunque il giudizio e il procedimento sono puramente politici”.
Otman Chouini: “Saluto le famiglie dei detenuti politici a Marrakech, Fes, i comitati locali per la solidarietà, le rivolte delle masse popolari a Sidi Ifni… e l’anima del nostro martire Abderazaq Elgadiri, noi apparteniamo alla linea del proletariato e dei contadini, è per questo che siamo qui.
Io vorrei rivolgermi al procuratore generale, dimenticare i falsi slogan della nuova epoca, sullo Stato di diritto, i diritti dell’uomo… abbiamo conosciuto le diverse forme di tortura, di massacro, di qui voglio salutare le masse studentesche per la loro lotta del 14 maggio 2008”.
Giudice: “Hai derubato la cittadella?”
Otman: “I veri ladri sono gli aggressori che sono entrati nella cittadella con bombe e pallottole, il nostro processo e la nostra incriminazione sono politici”.
Jalal Alkoutbi: “Saluto le nostre famiglie e tutti i militanti, il collegio di difesa, saluto l’anima del nostro martire, assassinato dal regime sionista, io sono totalmente d’accordo con quello che hanno detto i miei compagni, abbiamo l’onore di essere giudicati perché abbiamo detto NO al regime reazionario, NO allo sfruttamento e alla privatizzazione.
Il regime fascista ci ha arrestati perché noi apparteniamo alla causa del popolo marocchino, prima di arrestarmi, mi hanno preso nella mia abitazione nel giorno di “aid aladha”.
Giudice: “Che cosa dice delle accuse?”
Darbali: “Non mi interessano le accuse, giudicatemi come volete e di quello che volete, la prigione non mi allontanerà mai dalla lotta. Al contrario voi troverete in noi la perseveranza”.
Alae Edarbali: “Saluto le nostre famiglie e i militanti, e anche l’anima del nostro martire Elgadiri. Io sono militante della Voie démocratique basiste, io lotto in seno al nostro sindacato degli studenti, noi rifiutiamo la presenza dei carnefici all’udienza e rifiutiamo la tolleranza del giudice, saluto la memoria del nostro compagno Abdlakbir Elbahi (gettato dal 4° piano)”.
Giudice: “Cosa dice delle accuse?”
Alae: “Le accuse sono calunniose e inventate, io non mi aspetto niente da questo processo ma conto sulla lotta delle masse per liberarci”.
Abdrellah Errachidi: “Sono d’accordo con quello che hanno detto i miei compagni, noi ci troviamo in prigione perché siamo i rappresentanti della linea rivoluzionaria all’interno dell’università, la Voie démocratique basiste”.
Mohamed Jamili: “Saluto la famiglia, i difensori, saluto l’anima del nostro martire Abderrazak Agadiri. Confermo le dichiarazioni dei miei compagni, il nostro processo è politico, è il processo ad un’opinione, il regime reazionario ci ha arrestati perché noi siamo dei militanti rivoluzionari. Io non voglio che il giudice mi contesti le accuse, io non risponderò, anche se insiste. Noi dichiariamo di essere i nemici della politica reazionaria in tutti i settori, il regime politico non rappresenta il popolo marocchino.
E poiché apparteniamo alla linea delle masse popolari, noi lotteremo, siamo pronti a donare la nostra vita per il popolo, per realizzare un insegnamento popolare, democratico, scientifico, unificato.
Il cammino tracciato dai nostri martiri è il nostro cammino e vi informiamo che Abderazaq Agadiri è per noi un esempio”.
Youssef El Alaoui: “Saluto le famiglie militanti, i militanti e l’anima del nostro martire Agadiri. Con questo processo il regime politico vuole allontanarci dalla lotta, che dimentichiamo la linea delle masse, e noi siamo qui oggi perché apparteniamo alla linea delle masse popolari”.
Giudice: “Cosa dice delle accuse?”
Youssef El Alaoui: “No comment”
Zahra Boudkour: “Saluto l’anima del martire Abderrazak Agadiri, il martire della Voie démocratique basiste e il popolo marocchino, e allo stesso tempo la causa della Palestina, la nostra causa, saluto il nostro comandante, la martire Saida Menebhi, saluto tutti i martiri del popolo marocchino, noi siamo sulla linea dei martiri, né la prigione né i carnefici sono capaci di fermarci.
Come Saida Menebhi ha detto: io sono qui perché non vi sia più prigione domani. Il processo a me e ai miei compagni ha ragioni politiche: la nostra appartenenza alla Voie démocratique basiste e all’Unione degli studenti, la nostra lotta al fianco del popolo marocchino e la difesa delle sue cause, contro l’autocrazia ed il regime assoluto.
Il regime ci ha arrestato perché abbiamo lottato contro la sua politica in materia di insegnamento, applicando lo slogan dei basisti: “gratuità o martirio”.
Io sono qui a causa dei miei principi rivoluzionari: la causa dell’insegnamento, la causa della Palestina, la causa della donna… e perché lotto senza stancarmi per smascherare la falsità del regime reazionario (Stato di diritto, Nuova epoca…)
Ho provato la tortura, il massacro, al commissariato di Jamaa El Fna (la nuova Tazmamarte), mi hanno torturato mentre sanguinavo per le mestruazioni, mi hanno spogliata davanti ai miei compagni.
Se siete veramente democratici, chiedo al Tribunale di incriminare i veri criminali, i carnefici e tra essi Abdelhak Elyaakoubi, Ahmed Tawal, e quello che di nome fa Said. Il suo ufficio si trova al decimo piano di questo tribunale.
I verbali di interrogatorio erano stati preparati in anticipo. Se voi pensate di rieducarci con la prigione, vi segnalo con fierezza che la nostra detenzione non ci rieducherà nel senso da voi sperato, per noi la prigione è una scuola di lotta rivoluzionaria, per noi non c’è differenza tra dentro e fuori, è la stessa cosa, noi intendiamo seguire l’esempio di Saida Menebhi fino alla vittoria, siate felici di poterci giudicare di qualsiasi cosa”.
Giudice: “Smettila, che dici delle accuse?”
Zahra: “Noi siamo militanti e siamo detenuti a causa della nostra appartenenza politica, a causa della nostra appartenenza alla linea delle masse popolari”.
Youssef Elmachdoufi: “Saluto le nostre famiglie, i militanti, gli avvocati, confermo le dichiarazioni dei miei compagni. Sono stato arrestato con la forza nel boulevard di Daoudiyate dai boia dei servizi di sicurezza, ho sopportato vari tipi di tortura, mi hanno bendato gli occhi, la tortura è durata 5 giorni, in forme che rispettano le parole d’ordine del regime reazionario (“superare il passato”); coloro che sono intervenuti contro gli studenti, li hanno violentati, hanno occupato la cittadella universitaria per 3 giorni. Noi abbiamo scelto di lottare per costruire lo Stato degli operai e dei contadini, noi lottiamo contro il regime assoluto per le masse popolari, è per questo che siamo qua. Il processo contro di noi è politico”.
Giudice: “Cosa dice a proposito delle accuse?”
Youssef: “Intendo confermare ciò che hanno detto i miei compagni e tu fai quello che vuoi, io darò tutto me stesso alla patria”.
Dopo le dichiarazioni dei militanti, il Tribunale ha rinviato il processo al 25.6.2009
Udienza del 25.6.2009
Come per le precedenti udienze, vi è stato l’accerchiamento del tribunale da parte della polizia, una pressione continua sulle famiglie, i militanti e i testimoni. L’udienza è stata dedicata all’esame dei testi della difesa e i testimoni sono finalmente riusciti a fare ingresso nel tribunale per merito delle pressioni della difesa e dei militanti. Occorre qui segnalare che i testimoni detenuti sono stati condannati (Meryam Bahamaou, 6 mesi; Mohamed Elmoudan, 6 mesi) e altri incriminati.
I testimoni hanno confermato quanto avevano già dichiarato al giudice istruttore e ciò che hanno detto è in sintonia con la lotta dell’Unione degli studenti. L’udienza è stata rinviata al 9.7.2009.
Udienza del 9.7.2009
Accerchiamento del tribunale, divieto per le famiglie di fare ingresso nel tribunale, i detenuti sono entrati scandendo slogan rivoluzionari a proposito della detenzione e della guerra popolare, slogan gridati con allegria.
Più di dodici avvocati nel tribunale per difendere i detenuti, i detenuti politici, la difesa ha affermato l’innocenza degli imputati e ha chiesto al giudice la ragione per la quale sono stati arrestati proprio loro, tra i mille manifestanti.
Secondo la difesa, gli imputati sono dei militanti, hanno dei principi, lottano come membri dell’Unione degli studenti per una scuola aperta a tutte le classi sociali.
Gli avvocati hanno segnalato le contraddizioni che sono rinvenibili nel fascicolo e nei verbali di interrogatorio, secondo i quali gli imputati avrebbero delle appartenenze politiche da difendere. Dopo l’arresto degli imputati, le manifestazioni sono continuate ed hanno condotto a nuovi arresti e ad un martire.
Gli imputati non hanno firmato gli interrogatori nonostante la tortura. La difesa ha sostenuto che il processo è politico e che la logica dimostra l’innocenza degli imputati, che devono quindi essere liberati.
Il giudice ha chiesto agli imputati una loro ultima dichiarazione.
Questi ultimi, dopo aver salutato la difesa, hanno ribadito la loro appartenenza politica alla linea delle masse popolari e che sono pronti a portare la lotta all’interno della prigione.
I giudici si sono ritirati in camera di consiglio. I detenuti e il pubblico hanno scandito degli slogan. Dopo un’ora di camera di consiglio, il regime reazionario ha distribuito 24 anni di prigione e 60.000 DH di ammenda tra i militanti.
La maggior parte è stata per Mourad Chouini (4 anni e 60.000 DH), gli altri compagni hanno avuto 2 anni per ciascuno. Dopo la lettura del dispositivo sono stati scanditi diversi slogan rivoluzionari.
Noi, il comitato preparativo per costruire il comitato della gioventù per la liberazione dei detenuti politici in Marocco, in quanto comitato locale di sostengo ai detenuti di Marrakech e in quanto famiglie, non riconosciamo la sentenza emessa contro i detenuti del gruppo Zahra e chiediamo a tutti i democratici, tutti i militanti, la stampa nazionale e internazionale di lottare per liberare e difendere le libertà politiche e sindacali.