Processo a Zahra Boudkour


Marrakech, 17 febbraio 2010

Osservatori internazionali: Nicola Quatrano – Italia
                                              Ennaama Asfari – Sahara Occidentale
E presente anche Jacopo Granci, ricercatore italiano
 

Imputati:
Mourad Chouini
Khalid Miftah
Mohammed Elarbi Jeddi
Youssef Elalloui
Othman Chouini
Allae Derbali
Youssef Mechdoufi
Abdellah Errachidi
Mohammed Jamili
Jallal Kotbi
Zahara Boudkour
 

Imputazioni:
art. 129 cod. pen. (complicità
art. 581 cod. pen. (incendio) – reclusione da 10 a 20 anni
art. 590 cod. pen. (distruzione di beni pubblici) – reclusione da 5 a 10 anni
art. 591 cod. pen. (blocco stradale) – reclusione da 5 a 10 anni
art. 594 cod. pen. (saccheggio) – reclusione da 10 a 20 anni
art. 509 cod. pen. (furto aggravato) – reclusione da 10 a 20 anni
art. 276/2 cod. pen. (danneggiamento di beni pubblici con violenza) – reclusione da 10 a 20 anni
art. 595 cod. pen. (danneggiamento semplice) prigione da 1 mese a due anni + ammenda da 120 a 500 dirhams
art. 267 cod. pen. (oltraggio agli emblemi del Regno) reclusione da 6 mesi a 3 anni + ammenda da 10.000 a 100.000 dirhams (Da segnalare che si tratta di uno dei reati introdotti nella legislazione dopo gli attentati terroristici di Casablanca)
Art. 608 cod. pen. (atti di violenza leggera) da 1 a 15 giorni di detenzione o ammenda da 12 a 120 dirhams
Art. 20 cod. delle libertà (manifestazione non autorizzata)


In primo grado, il Tribunale di prima istanza di Marrakech ha condannato, il 9.7.2009,  Mourad Chouini alla pena di anni quattro di reclusione e 60.000 Dh di ammenda e tutti gli altri alla pena di anni due di reclusione ciascuno.

Avvocati della difesa: M. Abau Ezzahour
                                     M. Masaoudi   
                                     M. Gharfe
                                     M. Mustapha Errachidi


Tutti gli imputati appartengono alla Voie démocratique basiste, un’organizzazione della sinistra radicale egemone nell’università di Marrakech, che organizza le lotte per il miglioramento delle condizioni di vita degli studenti e contro la riforma universitaria, accusata di voler privilegiare la scuola privata a detrimento dell’insegnamento pubblico.
Nell’anno 2008 sono state numerose le iniziative di lotta. Il processo di oggi riguarda gli avvenimenti del 15 maggio 2008, quando – a seguito di diversi cortei e sit-in organizzati dalla Voie démocratique basiste – la polizia é intervenuta brutalmente nella cittadella universitaria, effettuando decine di arresti.
Il peggio sono state le aggressioni a freddo: Wali Elkadimi, uno studente saharaoui, é stato scaraventato dal quarto piano dai poliziotti; in seguito alle ferite riportate, Wali Elkadimi é rimasto paralizzato.
Più "fortunato" lo studente marocchino Abdellah Chiba, scaraventato “solo” dal secondo piano e che non ha riportato lesioni permanenti.
Non meno dura la risposta repressiva nei confronti dei familiari degli studenti. Il martedi successivo alla condanna dei primi sette studenti, le famiglie hanno organizzato un sit-in davanti alla Corte di Appello, in occasione della presentazione degli imputati non ancora processati davanti al Giudice istruttore. Anche i familiari  sono stati brutalmente aggrediti dalla polizia, che ha disperso il sit-in con azioni di estrema violenza.

17 febbraio 2010 – Corte di Appello di Marrakech – Processo di appello contro il “gruppo di Zahra Boudkour”

La pioggia incessante degli ultimi giorni stamattina si é fermata; di tanto in tanto un pallido sole si affaccia ad asciugare la città
Alle 9.30 facciamo ingresso nell’edificio della Corte di Appello di Marrakech, al seguito dell’avvocato Mustapha Errachidi, uno dei difensori degli imputati. Nell’aula siede già la Corte, composta da cinque giudici. Alla sua sinistra il Sostituto Procuratore Generale, alla destra il Cancelliere. Il pubblico siede senza separazione tra uomini e donne.

Entrano una ventina di detenuti comuni, ammanettati a due a due. Si sistemano sui banchi loro riservati. Sono per lo più assai giovani, quasi tutti arrestati per piccoli furti, ma vi sono anche due casi di violenza sessuale. Ennaama Asfari rileva che siamo di fronte ad una microrappresentazione della tragedia sociale marocchina. Tutti i detenuti sono infatti poveri, quasi tutti difesi da avvocati di ufficio.
Forse per questo la procedura é molto rapida: un breve interrogatorio da parte del presidente, le richieste del Procuratore Generale, una arringa essenziale da parte della difesa.
Nel giro di un’ora, tutti i processi sono già esauriti.
La Corte si ritira, in attesa di chiamare il processo contro gli studenti.
Poco dopo le 10.30 entrano gli studenti. Li sentiamo arrivare dagli slogan che gridano avvicinandosi. Quando entrano, anche lo scarso pubblico dei familiari che sono riusciti a superare lo stretto controllo poliziesco si unisce al coro. Tutti levano le mani in segno di V, una donna (hamdulillah!) leva il pugno chiuso.
Gli slogan doicono più o meno:
- “La detenzione politica é una questione di classe e di lotta di classe”;
- “Nonostante la repressione, nonostante la prigione, continuiamo determinati a resistere”;
- "Siamo militanti dell’UNIONE DEGLI STUDENTI MAROCCHINI”;
- “Continuiamo lungo la strada indicata dai martiri”;
- “Si cammina e si lotta seguendo l’esempio di Saida per liberare la patria prigioniera”;
- “La patria dispone di militanti per la libertà”.
Tutto questo dura un paio di minuti, tra gli sguardi attoniti e qualche risata dei detenuti comuni, poi improvvisamente tutto tace. In un rispettoso silenzio si attende l’ingresso della Corte.
Tra i familiari che sono riusciti a entrare, vi sono:
- Il padre di Mohammed Jamili;
- Il padre di Mohammed Elarbi Jeddi;
- La sorella di Otman e Mourad Chouini;
- Il fratello di Zahra Boudkour
Ed altri militanti dell’Unione degli studenti marocchini. Domando a una di loro come mai non hanno organizzato una manifestazione davanti alla Corte di Appello, come in occasione di precedenti udienze. Mi risponde che é stato a causa del ferreo controllo poliziesco anche all’interno dell’Università.

Tutti in piedi, entra la Corte
Prende per primo la parola l’avvocato Mustapha Errachidi. Denuncia una grave offesa ricevuta dal Primo Sostituto Procuratore Generale. Gli si era rivolto chiedendogli di autorizzare l’ingresso delle famiglie dei detenuti nell’aula di udienza e si é sentito rispondere di “non fare sceneggiate” e di attenersi al suo ruolo che é solo quello di difendere in aula gli imputati. L’avvocato ha replicato che egli difende anche le famiglie dei suoi assistiti e che aveva tutto il diritto (oltre che il dovere) di intervenire perché fosse loro permesso di assistere al processo.
Chiede dunque che il processo venga rinviato fino a quando non riceverà scuse ufficiali. Tutti gli altri avvocati si associano alla richiesta del loro collega. In particolare sottolineano che un processo al quale viene impedito alle famiglie degli imputati di assistere e dove si insultano i difensori non é un processo equo.
Il Sostituto Procuratore di udienza (che non é l’autore dell’offesa) si oppone alla richiesta, sostenendo che non é corretto chiedere un rinvio per fatti accaduti fuori dall’aula di udienza.
Breve replica della difesa che insiste nelle sue richieste.
I giudici si consultano brevemente senza ritirarsi in camera di consiglio. Un fascicolo sollevato a coprirne i volti basta ad impedire di capire che cosa si dicono. Intanto il pubblico dei familiari leva silenziosamente le dita in segno di V.
La Corte ha deciso: poiché la difesa ha concordemente chiesto un rinvio e poiché si é creato un problema tra Accusa e Difesa, si rinvia il processo al 30 marzo 2010, per dare tempo alle parti di risolvere il dissidio.
L’udienza é tolta. Si fanno allontanare gli imputati che gridano, all’unisono col pubblico: “Arresti e detenzioni arbitrarie sono la natura di questo regime”.

Rilievi degli osservatori:
1) L’avvocato Mustapha Errachidi ha avuto pienamente ragione di chiedere che ai familairi dei detenuti fosse consentito di assistere al processo. La pubblicità dell’udienza é elemento essenziale di un processo equo. Si é rivolto con buone ragioni al Procuratore Generale cui spetta, in assenza del giudice, la “polizia” dell’udienza. Inoltre spetta sempre al Procuratore Generale di dare disposizioni sulla sicurezza dell’edificio, dunque anche circa l’afflusso del pubblico. Infine é inammisibile che si offenda gratuitamente un avvocato dicendo che fa “la sceneggiata”.
2) L’episodio dimostra la totale sfiducia di difesa e imputati nell’esito del processo di appello. Tutti gli imputati, infatti, tranne Mourad Chouini che é stato condannato a 4 anni di reclusione, hanno quasi finito di scontare la pena di due anni comminata in primo grado (terminerà il prossimo 14 maggio 2010). Una riduzione anche minima in grado di appello avrebbe potuto farli immediatamente scarcerare. La richiesta di un rinvio dimostra che l’ipotesi di una assoluzione o di una riduzione di pena non é stata nemmeno presa in considerazione. Probabilmente è stata fatta proprio per evitare che il processo terminasse, perché questo avrebbe significato il trasferimento dei detenuti e il loro sparpagliamento in carceri diverse.
 

 

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