La frontiera chiusa
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La Liberté, 4 aprile 2010
Contenzioso tra Algeria e Marocco, Rabat ha tutto da guadagnarci a risolverlo
di Mezak T.
Non c’è alcun dubbio che la chiusura della frontiera algero-marocchina nuoccia all’economia del Makhzen, che non perde alcuna occasione per chiederne la riapertura, senza tuttavia fare nulla per ottenerla accettando di discutere l’intero contenzioso, come chiede Algeri
Nonostante l’importanza vitale per la sua economia dell’apertura della frontiera, Rabat non fa nessuno sforzo per convincere l’Algeria ad accettare questa richiesta. In effetti non vuole offrire niente in contropartita, mentre Algeri chiede una verifica di tutto il contenzioso esistente tra i due paesi per riaprire la frontiera, chiusa nel 1994 dopo gli attentati di Marrakech, quando il governo marocchino aveva accusato l’Algeria di esserne responsabile. Cosa ancora più grave, il Makhzen (sistema di potere monarchico marocchino, ndt) aveva anche deciso di imporre il visto ai residenti in Algeria che volessero entrare in Marocco, di qui l’applicazione di una misura reciproca da parte di Algeri. Nonostante il visto sia stato in seguito abolito dall’una e dall’altra parte, la frontiera continua ad essere chiusa, perché la parte algerina pretende che siano risolte tutte le questioni pendenti tra i due paesi, prima di affrontare la questione. Algeri resta convinta che il progetto di Unione del Maghreb arabo non possa riuscire senza una definizione globale di tutti i problemi rimasti in sospeso negli ultimi anni tra Algeria e Marocco.
Si ricorda che Noureddine Yazid Zerhouni, ministro algerino dell’interno, ha chiaramente detto, rispondendo ai numerosi inviti dei suoi omologhi marocchini alla riapertura della frontiera, che non si tratta di “costruire un Maghreb in cui qualcuno ci guadagna ed altri ci vanno a perdere. Il Maghreb non è formato solo dal Marocco e dall’Algeria. Bisogna che tutti i popoli che vivono in questo territorio trovino un loro spazio”. Ha aggiunto che la questione deve collegarsi ad un “approccio globale” ai problemi dell’avvenire del Maghreb e che “il tema della circolazione dei beni e delle persone alle frontiere tra Algeria e Marocco non può prescindere da una valutazione globale di che cosa intendiamo fare del nostro Maghreb”. Zerhouni ha anche chiesto a Rabat di offrire delle garanzie, sottolineando che “per la riapertura è sufficiente una semplice decisione, ma non è questo il problema. Occorre anche che i cittadini algerini, una volta entrati in territorio marocchino, abbiano la garanzia di poter circolare liberamente e che sia rispettata la loro dignità”.
Tra le questioni che debbono essere risolte con assoluta priorità tra le due parti, figura quelle delle terre degli Algerini confiscate dal Marocco, per le quali quest’ultimo rifiuta di riconoscere qualsiasi indennizzo, mentre tutti gli altri residenti stranieri che hanno subito simili espropriazioni sono stati risarciti. In tale ambito occorre rilevare che, nel caso in cui Rabat accettasse di trovare una soluzione a questa questione delle terre sia in termini di restituzione che di indennizzo da riconoscere ai proprietari, tutto fa pensare che ne sarebbe comunque il principale beneficiario, perché in contropartita otterrebbe la riapertura della frontiera, ciò che permetterebbe al Marocco orientale di rinascere economicamente.
Il Marocco orientale risusciterà
Si ricorda che la decisione di chiudere la frontiera ha avuto l’effetto di un terremoto finanziario per il Marocco orientale, i cui operatori economici avevano fino a quel momento realizzato annualmente con l’Algeria scambi commerciali per un ammontare stimato in diverse centinaia di milioni di dollari. La chiusura della frontiera è stata una rovina per l’economia di questa parte del Marocco, senza parlare di tutte quelle famiglie che traevano sostentamento solo dal contrabbando di prodotti algerini. Dal 1994 le condizioni di vita nelle città poste al confine con l’Algeria, soprattutto Oujda, si sono enormemente deteriorate. Di qui i numerosi inviti rivolti al governo marocchino perché compia ogni sforzo in direzione della riapertura della frontiera. Certo il contrabbando, soprattutto di carburante, va a pieno ritmo, malgrado l’opera di contrasto dei servizi di sicurezza algerini, ma non è sufficiente. Se l’ammontare del commercio informale del contrabbando viene stimato in quasi mezzo miliardo di dollari all’anno in favore del Marocco, la riapertura della frontiera potrebbe portare al Makhzen tra i due e i tre milioni di euro al giorno, vale a dire quasi un miliardo di euro all’anno. Perciò la parte orientale del Marocco non potrà risuscitare economicamente se non con la riapertura della frontiera. E questo spiega perché i dirigenti marocchini non perdono occasione per insistere in questa richiesta. Ma per ottenerla, essi dovranno sedersi intorno ad un tavolo con i loro omologhi algerini e trattare tutte le questioni in sospeso, tra cui quella delle terre confiscate agli Algerini, in violazione degli accordi bilaterali in materia. Rabat porrà sicuramente la questione dei Marocchini espulsi dall’Algeria dopo la crisi del 1975 tra i due paesi a causa del conflitto del Sahara Occidentale. Si tratta di un caso del tutto diverso da quello degli Algerini spogliati delle loro terre in Marocco, perché gli Algerini erano proprietari mentre i Marocchini rimpatriati, come misura di reciprocità dopo le rappresaglie del Makhzen contro i nostri residenti, erano dei lavoratori, impiegati soprattutto nell’agricoltura, privi di beni in Algeria.
Il regno sceriffiano beneficerà anche dei flussi di turismo algerino
Oltre ai benefici per la parte orientale derivanti dalla riapertura della frontiera, il Marocco potrà anche avvantaggiarsi di un’altra manna finanziaria che potrà venirgli dai turisti algerini. Questi, che attualmente si recano in Tunisia a cagione di talune facilitazioni come la possibilità di giungervi via terra, si dirigerebbero numerosi verso il Marocco, una volta che si rendesse possibile raggiungerlo su strada. Già adesso, nonostante l’unico mezzo per raggiungerlo sia l’aereo (che è troppo caro), molti Algerini si recano in Marocco. Ciò vuol dire che potrebbero diventare centinaia di migliaia, perché nessuno ignora le tante affinità che esistono tra i due popoli, a onta dei problemi politici che esistono tra i due governi. E’ inutile dire che un’invasione di turisti algerini sarebbe molto ben vista dai nostri vicini, perché contribuirebbe ad accrescere i proventi del turismo, settore considerato assai importante dallo Stato marocchino, per la semplice ragione che rappresenta la più importante fonte di entrate.
Spetta dunque al Makhzen di fare quanto è necessario perché si avviino serie discussioni tra le due capitali, giacché senza dialogo nessuna questione potrà essere risolta, tanto più che sembra esistere un tacito accordo per tenere da parte il contenzioso sul Sahara Occidentale.