In Marocco la Francia finanzia Medi1
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www.tamanrasset.net – 21 settembre 2010
Testimonianza: In Marocco la Francia finanzia Medi1, una voce invecchiata del Re
di Elodie Font e Marion Guénard , ex-giornalisti a Medi1
Ex giornalisti a Medi1, Elodie Font e Marion Guénard raccontano i segreti di una radio controllata strettamente dal Potere, dove la minima gaffe in diretta può costare caro. E ricordano che il finanziamento di questo media assolutamente istituzionale è garantito in parte dalla Francia, attraverso una sovvenzione alla redazione francese
(Da Tangeri). All’ultimo piano di una villa che domina il mitico stretto di Gibilterra, nel Nord del Marocco, comincia la giornata di giornalisti, animatori e tecnici. “Sette e mezza su Medi1 !” Come ogni mattina, da trent’anni, parte la sigla. E comincia un quarto d’ora di informazioni maghrebine e internazionali.
Radio Méditerranée Internationale, più conosciuta col nome di Medi1, ha spento da qualche giorno le trenta candeline. Dal 1980 trasmette 24 ore su 24, in arabo e in francese. Secondo i dati forniti dalla stessa emittente (non esiste un istituto di statistica), sarebbe ascoltata da più di 20 milioni di ascoltatori.
Da tre decenni, quando esisteva solo una informazione di regime, Medi1 è stata un UFO nel paesaggio mediatico maghrebino. Gli ascoltatori possono sentire il mattinale, dal tono più diretto e informazioni affidabili sull’attualità internazionale. Una stazione innovativa, che sembra indipendente.
Nonostante sia stata fondata da Hassan II: il Re cerca di contrastare la copertura algerina del conflitto in Sahara. L’idea seduce il presidente francese, Valery Giscard d’Estaing, che vi vede un mezzo per rendere permanente l’influenza francese in Maghreb.
Medi 1 è un vento di libertà presto spento
L’accordo è concluso: Medi 1 sarà per il 51% di proprietà del Marocco e per il 49% della Francia, con l’intermediazione della Compagnia internazionale radio-televisiva (il CIRT), che abbiamo interpellato che ottenere delle informazioni, ma nessuno ha voluto risponderci.
Un vento di libertà che si spegne rapidamente. Medi 1 non sfugge alla regola: impossibile per la radio superare certi limiti. Principale parola d’ordine: mai offendere il potere reale, sia sotto Hassan II che sotto Mohammed VI.
Quando sale al trono, nel 1999, il re, di soli trent’anni, sembra propendere per l’apertura. E però mai come oggi Medi 1 è stata tanto controllata dal Palazzo. D’altronde è la radio che più di ogni altra riprende le attività reali – più ancora della Radio Televisione Marocchina, la fedelissima. Per attività reale si intende il racconto dettagliato della giornata del Re, qualsiasi cosa faccia.
Ecco l’estratto di un comunicato (preso a caso), pubblicato dalla MAP, l’agenzia di stampa ufficiale del Regno:
“SM il Re inaugura a Agadir un centro di formazione professionale misto e un centro di perfezionamento per donne, del costo totale di 12 milioni di dirham.
Agadir – Sua Maestà il Re Mohammed VI, che Dio L’assista, ha inaugurato, martedì a Agadir, un centro di formazione professionale misto e un centro di perfezionamento per donne, realizzato dalla Fondazione Mohammed VI per la solidarietà, per un costo globale di 12 milioni di dirham (1 milione di euro)”.
Nella radio, i giornalisti hanno il diritto di tralasciare il “Sua Maestà” e il “che Dio L’assista”. Per il resto, dicono le stesse cose. Tanto peggio se la notizia può sembrare incomprensibile. La cosa più importante è di risputare il dispaccio il più rapidamente possibile per radio. E di farne la prima pagina.
Spiegazione del nuovo amministratore delegato della radio, Hassan Khyar:
“Quando il Re, dopo avere inaugurato un centro, risale in macchina, vuole ascoltarlo su Medi1 il più presto possibile”.
Non ci si può sbagliare: Medi 1 è la voce del Re
E a ben ragione: con 20 milioni di ascoltatori, una diffusione in tutto il Maghreb, Medi 1 è diventata progressivamente la voce del re. In Marocco, ovviamente, ma anche per gli osservatori esteri. E non è ammesso alcun errore.
In maggio, uno di noi due ne ha pagato il prezzo. Il re dell’Arabia Saudita aveva fatto un dono al Marocco, e bisognava immediatamente trasmettere la notizia. Nella precipitazione ha parlato del “presidente dell’Arabia Saudita”.
In una monarchia, si tratta di un errore che non bisogna fare. Appena terminata la trasmissione, ha suonato il telefono nell’ufficio del redattore capo. Diverse decine di volte. Dall’altro capo del filo, arrabbiatissimi, l’Ambasciata dell’Arabia Saudita e il Palazzo reale.
In un’ora la radio è messa sottosopra. Nessuno capisce realmente che cosa sta per succedere. Né lei né i colleghi
Un’ora dopo la giornalista presenta un nuovo aggiornamento. All’uscita dallo studio, l’aspetta il redattore capo. Il viso grave, le annuncia: “Chiedono la tua testa”. Un’esigenza del Palazzo. Per questo errore è stata sospesa per tre giorni.
Medi 1 parla più liberamente dell’Algeria, ma non fa molta inchiesta
Per evitare errori, tutti gli argomenti di politica interna e di società vengono evitati. Salvo che per qualche argomento caro alla famiglia reale (come la lotta contro il cancro), Medi 1 non è autorizzata a parlare del Marocco.
Dell’Algeria parla più liberamente. Negli anni 1990, il GIA algerino riusciva a far passare i suoi comunicati – coma la vicenda dei monaci di Tibeirine. I numerosi ascoltatori algerini cercano nella radio marocchina una immagine più critica del loro paese.
Su certi argomenti sono serviti. La questione del Sahara, per esempio – quello che in Francia chiamano il Sahara occidentale. Medi 1, come le altre stazioni marocchine, non può permettersi alcuna sfumatura: il Marocco ha sempre ragione, l’Algeria torto.
Medi 1 è molto ascoltata in Algeria e nonostante questo la stazione ha solo due corrispondenti fissi a Algeri. Allora, per parlare del paese, ogni mattina, la prima cosa che fanno i giornalisti è di spulciare la stampa algerina (El Watan, Liberté, L’Expression), e ricavarne un po’ di informazioni datate spesso uno o due giorni prima, e trasmetterle. Senza mai verificarle.
Affidarsi alla stampa algerina è una tradizione antica della redazione. Prova tra l’altro della scarsa evoluzione nel trattamento delle notizie. Dopo trenta anni, i giornalisti sono ancora costretti a passare per in centralino per telefonare all’estero: non ci sono mai invitati in diretta – per evitare ciò che è successo alla stazione privata Radio Mars; nessun reportage.
Le sovvenzioni francesi alla radio aumentate nel 2010
Tuttavia Medi1 non ha problemi di finanziamenti. Fatto raro in tempi come questi di vacche magre, le sovvenzioni francesi sono addirittura aumentate quest’anno. Nel 2010, lo Stato ha versato alla radio 1,6 milioni di euro, per finanziare la redazione francofona – composta da una quindicina di giornalisti.
Anche se continua a essere un punto di riferimento, la vecchia Medi1 fatica ormai a competere con le radio concorrenti assai più spregiudicate (2M o Aswat).
Per rilanciarla, la nuova direzione sta per lanciare in ottobre un nuovo palinsesto. Uno dei principali obiettivi: sviluppare il digitale. Nonostante il “journalisme citoyen” sia apparso da diversi anni, il sito non propone alcuna forma di interattività con gli ascoltatori.
Medi1 è stato al suo apparire un soffio d’aria nuovo senza precedenti, un vero laboratorio di idee. Oggi è diventata una radio assai difficile da rinnovare.