Said e Yarg, schiavi nella brousse
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Said e Yarg, schiavi nella brousse
Nicola Quatrano
Said Ould Salka ha 13 anni e suo fratello Yarg Ould Salka ne ha solo 8. Dovrebbero andare a scuola, nel tempo libero avrebbero diritto di giocare, ma non è così. Infatti Said e Yarg sono schiavi, schiavi per nascita, in quanto figli di una schiava, Salka Mint Elemine.
In Mauritania cose del genere succedono ancora, nonostante la legge del 1981 che ha abolito la schiavitù e quella del 2007 (sì, 2007), che ha finalmente previsto pene severe per chi pratica forme di schiavitù.
Così Said è costretto a badare alle capre e ai cammelli e Yarg a fare lavori domestici in casa. Ignoranti anch’essi come capre: non sono mai andati a scuola, non sanno né leggere né scrivere. Ma nell’aprile di quest’anno Said decide di scappare e si rifugia a Lemden (Brakna) dalla zia Salma Mint M’Bareck. Quest’ultima si rivolge ad un militante dell’IRA (Initiative pour la Résurgence du Mouvement Abolitionniste), Cheikh Brahim Ould Oudaa, coordinatore dell’associazione a Brakna.
E il caso scoppia. Il 17 aprile 2011, Biram Abeid, dell’IRA, Boubacar Ould Messaoud, di SOS Esclave e Aminetou Mint El Moctar, dell’AFCF, presentano una denuncia contro i padroni dei due bambini: Mariem Mint Mohamed M’Barek, e i suoi figli Cheikh (che di mestiere fa il poliziotto), Tijani, Nadhirou, Ahmed, Mouhamed, Oumkelthoum ould El Houssein, tutti residenti a Boutilimit.
La denuncia viene presentata nelle mani dell’ispettrice capo della brigata della polizia che si occupa dei minori, Aicha Mint Ethmane. Come è frequente in casi del genere, la polizia non si mostra particolarmente sensibile e prende tempo. Allora i militanti organizzano un sit-in davanti al commissariato. Un sit-in che dura diversi giorni (dal 17 al 25 aprile), e che conosce anche momenti di forte tensione, come quando l’ispettrice Aicha Mint Ethmane ordina l’arresto del militante antischiavista Biram Abeid, arresto che viene, per fortuna, immediatamente ritirato.
Finalmente i manifestanti ottengono quanto richiesto: l’apertura di una inchiesta contro i presunti schiavisti: sei indagati vengono deferiti dinanzi alla Procura, accusati di pratiche schiaviste e anche la madre dei piccoli, Salka Mint Elemine viene denunciata per induzione alla rinuncia della libertà.
I due bambini vengono liberati e affidati ai militanti dell’IRA. Tutti i membri della famiglia schiavista viene addirittura sottoposta a fermo di PG e imprigionata dal 21 al 15 aprile. Il 26 aprile il Giudice istruttore provvederà a scarcerarli.
Ma la liberazione dei bambini sembra l’unica soddisfazione che la Giustizia mauritana è disposta a dare ai militanti antischiavisti, perché il giudice istruttore incaricato delle indagini ha successivamente dichiarato il non luogo a procedere, nonostante che le accuse fossero precise e le dichiarazioni degli indagati contraddittorie e in parte confessorie.
Una nuova ondata di proteste ha poi convinto la Procura generale ad impugnare la decisione del Giudice. E oggi si è in attesa della fissazione dell’udienza di discussione. Ossin sarà presente con propri osservatori