L'articolo "blasfemo" e la ritrattazione
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Mauritania, gennaio 2015 - Pubblichiamo l'articolo che è costato la condanna amorte per apostasia per il giovane ingegnere mauritano, e la dipserata ritrattazione che non gli è servita a nulla (nella foto, Mohamed Cheikh Ould M'kheitir)
L'articolo incriminato e la ritrattazione
Religione, religiosità e maniscalchi (maalemine)
Fratelli maalemine, i vostri problemi non hanno niente a che vedere con la religione. Non ci sono caste nella religione, né maalemine*, né beydhane **… Il vostro problema, se è vero quello che dite, può essere compreso nell’ambito di ciò che è conosciuto sotto il nome di religiosità.
Ecco una nuova ipotesi, ed ho trovato perfino tra i maalemine qualcuno che la sostiene.
Bene….
Torniamo allora ai temi della religione e della religiosità, onde mostrare come si situano le caste e il lignaggio nella religione.
Quale la differenza tra religione e religiosità?
Il dottor Abdel Majid Alnagghar scrive: “La verità della religione differisce da quella della religiosità; la religione è la sostanza degli insegnamenti divini, mentre la religiosità è la messa in pratica degli insegnamenti e dei decreti divini. Dunque è un fatto degli uomini. Questa differenza nella loro essenza porta a differenze sia nelle proprietà di ciascun concetto, che nei relativi giudizi”. (Kitab al ouma).
Dunque la religione è un fatto divino, mentre la religiosità è un fatto umano.
Quando è nata la religione e quando è nata la religiosità?
Indubbiamente nella cronologia dell’islam si troverà:
- Il periodo di Maometto, che è quello della religione
- Il periodo post-Maometto, che è quello della religiosità
Consideriamo alcuni avvenimenti del periodo della religione:
Il tempo: subito dopo la battaglia di Badr – 624 AD
Il luogo: Yatrib
Che cosa è successo? I prigionieri erano gente della stirpe dei Qoraich nelle mani dei mussulmani. Il verdetto fu il seguente: il veridico primo consigliere del profeta, Abou Abekr disse “O messaggero di Dio, questa gente è composta da cugini, genitori, fratelli (Maometto discendeva dalla stirpe dei Qoraich, che però lo espulse, ndt), e credo che si dovrebbe imporre loro l’imposta islamica, in modo da renderci più forti nella lotta contro gli infedeli, che Dio li guidi affinché diventino dei nostri” (NB. Chi sono i miscredenti secondo Abou Aberk?)
Alla fine la decisione fu quella suggerita da Abou Aberk, con l’aggiunta dell’insegnamento per quelli che non possedevano beni.
Ma aspettate…
Vi fu un caso eccezionale: Zeinab, la figlia del profeta di Dio, volle liberare suo marito Abi Aas riscattandolo con la collana ricevuta da sua madre Khadija. Quando il profeta lo seppe, se ne rattristò molto e disse ai suoi compagni: “Se lo ritenete ragionevole, liberate lo sposo e restituitele la collana”. Fonte: Abou Dahoud.
Quale fu secondo voi l’eccezione?
Il tempo: 625 AD piazza Ouhoud
Il fatto: una battaglia tra i mussulmani e i Qoraichiti
Qoraich si scontrò con i mussulmani per ritorsione rispetto alla battaglia di Badr e con l’intento di annientare Maometto e i suoi discepoli.
Hind bint Outbetta affidò a Wahchi Ibn Harb il compito di uccidere Hamza, promettendogli in cambio la libertà ed un compenso in gioielli.
Hind riuscì nel suo intento e mutilò il corpo di Hamza.
Anni dopo, proprio alla vigilia della conquista di La Mecca, Hind si convertì all’islam, ciò che gli valse grandi onori in seno all’Islam.
Quanto a Wahchi, invece, quando si convertì all’islam, il profeta gli impose di sparire alla sua vista.
Hind era un Qoraichita, Wahchi un abissino, questa è la ragione della discriminazione tra i due, che sono invece uguali nel crimine commesso, o se volete è Hind il vero colpevole – quale può essere il peccato di uno schiavo pagato?
Sempre nella stessa battaglia di Ohoud, paragoniamo la sorte di Wahchi a quella di un’altra persona. Si tratta di Khaled ibn Wolid. Egli fu la causa principale della sconfitta dei mussulmani a Ohoud e della morte di molti mussulmani. Quando si è convertito all’islam egli fu insignito dell’onorevole titolo della spada sguainata di Allah. Perché dunque non si è accolto allo stesso modo anche Wahchi, insignendolo del titolo di giavellotto di Allah?
Un altro avvenimento: piazza Mecca 630 AD
Avvenimento: conquista de La Mecca
Che cosa ne è seguito?
Gli abitanti de La Mecca hanno ottenuto una grazia collettiva, nonostante tutte le sofferenze inflitte al profeta e alla sua Daawa e nonostante la forza dell’esercito islamico. La notizia della grazie giunse loro mentre erano riuniti vicino alla Kaaba, in attesa della decisione del profeta.
Il profeta disse: “Cosa pensate che vi farò?”, essi risposero: “Solo del bene! Del bene, come un fratello e come un figlio”. Il profeta disse: “Nessun biasimo per voi, siete liberi”. L’espressione letterale è: “Andate, siete liberi”.
L’effetto di questa grazia collettiva fu la preservazione delle vite e dei beni, e anche delle terre che restarono nel possesso dei proprietari e senza alcuna imposizione di imposta. La Mecca non venne trattata come le altre regioni conquistate.
Luogo: le fortezze di Bani Quraidha, 627 AD
Avvenimento: L’annientamento dei Bani Quraidha
La causa:
1. Cospirazione di alcuni uomini di Bani Quraidha durante il blocco di Khandac. Questi uomini erano solo i capi e si sa che c’è un versetto che recita: “Nessun incaricato sarà responsabile delle colpe di altri” – versetto 164 – S6
2. E’ confermato che il profeta disse agli ebrei che si trovavano ai bordi dei forti dove erano assediati: “Fratelli delle scimmie e dei maiali e degli adoratori di idoli, mi avete insultato?” Essi giurarono sulla Tora rivelata a Mussa “non ti abbiamo insultato” e dissero: “O padre di Kassem, tu non sei affatto ignorante”. Il profeta, pace su di lui, fece avanzare i suoi arcieri. (Tabari /252 verificato dallo sceicco Ahmed Chaker, menzionato da ibn Kethir, con la verifica di wadi-i =1/207).
Prima di continuare voglio precisare che stiamo parlando del profeta e, dunque, parliamo di quel che potremmo definire “la ragione collettiva”, giacché il profeta è infallibile.
Ma torniamo al paragone tra La Mecca e Quraidha.
Beni Quraidha volevano cospirare con Qoraich (ma non se ne fece nulla), per annientare Maometto e la sua Daawa. Ai Qoraich venne concessa una grazia generale, mentre Beni Quraidha vennero giustiziati. Sia quelli che avevano approvato la cospirazione, che quelli che l’avevano condannata. La sentenza venne eseguita e gli uomini furono uccisi e i loro discendenti vennero ridotti in schiavitù. Gli adolescenti vennero spogliati e quelli che avevano peli vennero giustiziati e gli altri ridotti in schiavitù (Narratore: Ibnou Moulaghane – fonte: el bedrou el mounir P: 6/670 sommario del verdetto; narrazione riconosciuta veritiera).
Questo è un ragazzo che si chiama Athiya el ghardi, non venne ucciso perché quando i mussulmani lo spogliarono non videro peli (segno di pubertà), scampò così alla spada di Maometto. Athyia el ghradi ha detto: “Mi trovavo tra gli schiavi di Quraidha e ci hanno mostrato al profeta, ci hanno esaminato; coloro ai quali erano già spuntati dei peli vennero uccisi e gli altri risparmiati. Hanno esposto la mia nudità e io non ero pubere. Mi hanno messo tra gli schiavi. Narratore Athya el ghardi, ebani fonte: tkhring michkate al massabih; p. 3901 sommario del verdetto, fonte verificata).
Qoraiche ha ingaggiato diverse battaglie contro i mussulmani, li ha a lungo tenuti sotto assedio durante la battaglia di Khandac e all’inizio della Daawa. Qoraich scelse 40 giovani per uccidere Maometto la notte dell’Egira (l’abbandono di La Mecca da parte dei Maometto, ndt) e prima dell’Egira; essi hanno ucciso e torturato in modo terribile i mussulmani, eppure alla conquista di La Mecca si sono trovati di fronte un fratello e un figlio che ha detto loro: “andate siete liberi”, mentre i Beni Quraidha, che avevano solo avuto l’intenzione di allearsi coi miscredenti, vennero giustiziati in massa.
Dov’è la misericordia?
O vi è una considerazione particolare per i “fratelli e i cugini germani” (tbenamit) nella ragione collettiva/assoluta.
In conclusione, se la qualità di “cugino germano, di parente e fratello” induce Abous Bekr a non uccidere i miscredenti e la relazione filiale tra Zeinab e il profeta la autorizza a liberare il suo sposo gratuitamente e l’appartenenza alla stirpe dei Qoraich è ragione per l’attribuzione di titoli di eroismo per i suoi componenti, laddove per contro vengono negati agli abissini, e la fratellanza e i diritti di sangue e di parentela attribuiscono il diritto di grazia, laddove viene per contro negata ai Beni Quraidha, e tutto questo accade nell’era della religione, cosa succederà nell’era della religiosità?
Fratelli,
vorrei solo giungere alla conclusione (e mi rivolgo particolarmente ai maalemine) che il tentativo di distinguere lo spirito della religione e la realtà della religiosità è un tentativo onorevole, ma non “convincente”. Le verità non si possono nascondere e questo leoncino nasce dall’altro leone.
Chi soffre deve essere franco con se stesso, circa la causa delle sue sofferenze, qualsiasi ne sia la causa. Se la religione vi gioca un ruolo, diciamo ad alta voce: la religione, gli uomini di religione, i libri della religione hanno la loro parte di responsabilità in tutti i problemi sociali: sia quelli degli haratine, che quelli dei maalemine e dei griot. Questi griot che restano ancora silenziosi, nonostante la religione professi che ciò che mangiano è haram e che, se mangiano haram, anche il loro lavoro è haram.
I miei migliori saluti
Mohamed cheikh ould Mohamed »
Pubblicato il 6 gennaio da vlane.a.o.s"
• Casta professionale dei lavoratori manuali, fabbri, maniscalchi
** Mauri bianchi, hassanofoni
La ritrattazione
Ho seguito nei giorni scorsi le varie reazioni al mio articolo «La relgione, la religiosità e i maniscalchi (maalmin)”. Reazioni che ho appreso attraverso telefonate cariche di odio e minacce… che contenevano scomuniche ed avevano un carattere essenzialmente razzista.
All’origine di queste reazioni vi sono diversi fattori, tra cui:
• L’analisi cospirazionista innata tra gli Zwaya (marabutti di origine berbera, ndt) e che si esprime attraverso la giudaizzazione, la scomunica e l’emarginazione di tutto quanto è maniscalco (maalem), ma anche attraverso una esegesi superficiale orientata soprattutto a soddisfare gli interessi delle loro anime malate. Ciò che in passato è stato assai utile ai loro disegni, soprattutto per ciò che riguarda le loro speculazioni, che hanno attribuito al profeta (la pace e la salute di Allah su lui) degli hadith (narrazioni, ndt) ch’egli non ha mai veramente fatto, come quella che dice: “Niente di bene può venire da un maniscalco, fosse anche un erudito”.
A tutti i miei fratelli,
Coloro che osano inventare falsi hadith attribuendoli al profeta (la pace e la salute di Allah su lui), nessuna morale o religione li potrà frenare dall’interpretare a loro comodo un articolo scritto da un semplice giovane, per di più novizio. Non risparmieranno alcuno sforzo nell’intento di mobilitare la passione dei comuni mussulmani al servizio dei loro interessi. Così essi hanno inventato che i maniscalchi si sono resi colpevoli di blasfemia nei confronti del profeta (la pace e la salute di Allah su di lui), attraverso un articolo da uno di loro, esattamente come si erano inventati che colui che aveva fatto cadere i denti del profeta durante la battaglia del monte Ouhoud fosse un maniscalco.
E’ per questo che vorrei fare le precisazioni che seguono.
1. Io non ho, coscientemente o incoscientemente, fatto dichiarazioni blasfeme nei confronti del profeta (la pace e la salute di Allah su lui) e non lo farò mai. Non credo peraltro che esista al mondo persona più rispettosa nei suoi confronti (la pace e la salute di Allah su di lui) di me.
2. Tutti i fatti e i racconti che ho citato nel mio articolo precedente rivestono un carattere storico e veritiero. Questi racconti possono naturalmente essere interpretati in modo letterale e superficiale, o in modo da evidenziarne i loro profondi significati.
3. E’ stato questo il punto cruciale che ha suscitato una incomprensione delle mie parole da parte di molte persone. Vorrei che si stesse molto attenti su questo punto. Al contrario di quello che taluni hanno voluto sostenere, attribuendomi una intenzione blasfema nei confronti del profeta (la pace e al salute di Allah su di lui), vorrei chiarire qui le mie vere intenzioni: gli Zwaya hanno abusato del senso ovvio e di quello recondito delle storie e dei racconti dell’epoca della religione per farne il fondamento di un sistema che servisse i loro interessi all’epoca della legge del più forte (Seyba). E hanno finito con l’erigere il senso ovvio in dogmi della religione trasmessi fino ai nostri giorni, tacendo il senso recondito e le vere intenzioni del profeta (la pace e la salute di Allah su di lui).
Dico dunque a tutti i miei fratelli,
A tutti coloro che hanno scientemente travisato le mie parole, voi sapete bene che non ho mai avuto intenzioni blasfeme nei confronti del profeta (la pace e la salute di Allah su di lui)
Alle brave persone che hanno ricevuto solo informazioni deformate, io dico: Sappiate che non ho detto nulla di blasfemo sul profeta (la pace e la salute di Allah su di lui) e che non lo farò mai. Capisco certamente la vostra forte propensione a difendere il profeta, giacché essa è identica alla mia propria propensione a difenderlo e all’amore che gli porto. Io vi assicuro che noi siamo tutti uguali nella difesa di ciò che per noi è sacro.
Fratelli maalemine,
Dobbiamo essere consapevoli che, ancora una volta, ci troviamo a doverci confrontare con quelli che vengono chiamati i Zawaya. Sappiate che essi non lesineranno alcuno sforzo pur di farci arretrare il più possibile. Useranno per questo tutti i mezzi legali e illegali. Dobbiamo dunque restare prudenti e vigilanti. Dobbiamo anche sapere che uno dei mezzi che prediligono per dominarci è quello che hanno ereditato dai loro ex alleati ed amici, i colonizzatori. E’ la politica del “dividi per regnare”. Ciò deve aiutarci a comprendere le loro intenzioni ed a restare uniti nella lotta.
A tutti i fratelli oppressi,
Dobbiamo essere assolutamente consapevoli del fatto che il destino ci ha resi cittadini di questa terra. Dobbiamo dunque difendere il nostro diritto ad una cittadinanza piena e ad una vita dignitosa. Questo diritto non ci verrà mai graziosamente concesso, essi possono essere ottenuti solo con la lotta, e l’unità è il modo più rapido per conquistarlo.
Saluti
Mohamed Cheikh Ould Mohamed Mkheitir
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