I crimini dell’occupante israeliano suscitano solo un vergognoso silenzio
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Arrêt sur info, 23 marzo 2016 (trad. ossin)
Palestina: i crimini dell’occupante israeliano suscitano solo un vergognoso silenzio
Maureen Clare Murphy
I sei ultimi mesi di violenza, costati la vita a più di 200 Palestinesi e 30 Israeliani, sono il frutto del “contesto preesistente” di una “occupazione che dura da decenni”
Così diceva, dinanzi al Consiglio dei diritti dell’uomo a Ginevra lunedì scorso, Makarim Wibisono, relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dell’uomo nella Cisgiordania occupata e nella striscia di Gaza (nella foto a destra). Nel suo ultimo discorso da relatore speciale – Wibisono ha presentato le dimissioni ai primi dell’anno per protesta contro il rifiuto opposto da Israele al suo ingresso in Cisgiordania e Gaza – il diplomatico indonesiano ha dichiarato:
“Dal momento in cui ho assunto le funzioni nell’estate 2014, sono rimasto colpito dall’abbondanza di informazioni che documentano le violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto internazionale umanitario, e dall’apparente incapacità della comunità internazionale a gestire una situazione ben conosciuta, impegnandosi in una migliore protezione dei Palestinesi”.
Wibisono ha soprattutto condannato l’uso eccessivo della forza da parte di Israele nel corso di presunti attacchi che hanno provocato la morte di molti Palestinesi, compresi decine di bambini.
Un giovane palestinese ucciso dalle forze di occupazione
Video di esecuzioni sommarie
Vengono diffusi dei video, con cadenza quasi settimanale, che mostrano dei soldati e dei miliziani israeliani uccidere dei Palestinesi – perfino giovani scolari – nonostante questi ultimi non mettano in immediato pericolo la vita di nessuno, o che mostrano dei Palestinesi abbandonati al suolo a dissanguarsi, senza che si tenti in alcun modo di prestare loro soccorso.
E tuttavia poche sono le voci di condanna che si levano contro Israele, ad eccezione della ministra degli affari esteri svedese, che ha chiesto l’apertura di una inchiesta su questi assassini assimilabili ad esecuzioni sommarie, provocando con ciò la collera del Primo Ministro, Benjamin Netanyahu.
Le forze israeliane continuano ad abbattere Palestinesi ogni settimana, affermando che essi avrebbero attaccato o tentato di attaccare dei soldati o dei civili. In molti casi, nessun Israeliano è stato segnalato come ferito durante questi attacchi che si sono conclusi con l’uccisione di Palestinesi.
Uno degli ultimi di questi assassini – di una lista lunghissima – è stato filmato, mostrando Mahmoud Abu Fanouah, di 21 anni, steso al suolo mentre perde sangue e senza che alcun tentativo venga fatto per salvargli la vita.
Nel video si sente una voce che dice in ebraico che il giovane Palestinese è un terrorista che aveva tentato di attaccare un combattente israeliano con un coltello.
Abu Fanounah è stato abbattuto venerdì sul raccordo di Gush Etzion – l’ingresso del blocco di colonie che portano lo stesso nome, teatro di diversi scontri mortali negli ultimi mesi in Cisgiordania.
Un portavoce dell’esercito israeliano di occupazione ha dichiarato all’agenzia di stampa Ma’an che “un assalitore armato di coltello è uscito dalla sua auto ed ha attaccato dei soldati”, che hanno poi aperto il fuoco e ucciso l’uomo.
Nessun Israeliano è stato nemmeno ferito nell’incidente.
Un testimone ha dichiarato all’agenzia Ma’an che Abu Fsanounah, originario delle vicina città di Hebron, in Cisgiordania, non portava alcuna arma quando è stato abbattuto.
Ma’an ha aggiunto che “Hisham Abu Shaqra, giornalista dell’agenzia turca Anadolu, è stato arrestato dalle forze israeliane di occupazione, per avere ripreso alcune immagini dell’incidente”.
Abu Fanounah ritornava dal suo lavoro a Betlemme, quando è stato ucciso a sangue freddo, ha dichiarato la sua famiglia al sito di informazioni al-Quds.
Al-Quds ha evidenziato che il padre del ragazzo ucciso, Muhammad Ahmad Abu Fanounah, è un esponente della fazione della Jihad Islamica (resistenza islamica) in Cisgiordania e si trova attualmente detenuto senza imputazione né processo, in virtù di un ordine di detenzione amministrativa emesso da un tribunale militare israeliano.
Un altro giovane Palestinese di Hebron, Abdullah Muhammad al-Ajlouni, di 18 anni (nella foto a destra), è stato ucciso il giorno dopo.
La polizia israeliana di occupazione ha affermato che al-Ajlouni aveva brandito un coltello di fronte ad un soldato del posto di controllo che gli chiedeva la carta di identità, provocando leggere ferite al capo del soldato, prima di essere abbattuto.
Alcuni testimoni hanno dichiarato all’agenzia Ma’an che le forze israeliane avevano “letteralmente crivellato” al-Ajlouni di colpi d'arma da fuoco.
La famiglia rifiuta una spoglia totalmente congelata
Questo lunedì sera, una famiglia di Gerusalemme si è rifiutata di ricevere il corpo di uno dei suoi membri, che gli era stato consegnato da Israele completamente congelato.
“Noi abbiamo accettato le condizioni poste dall’occupazione (israeliana) per poterlo seppellire con dignità, e la nostra unica richiesta era che il corpo non fosse congelato”, ha dichiarato a Ma’an lo zio di Hasan Khalid Manasra.
Hasan Khalid è stato ucciso a ottobre, quando lui e il cugino hanno eseguito un attacco con coltello nella colonia ebraica di Pisgat Zeev a Gerusalemme, nel corso del quale due Israeliani, di 13 e 21 anni, sono rimasti gravemente feriti.
Ahmad Manasra è stato investito da un’auto, nel corso dell’azione, e il video mostra degli Israeliani che lo insultano e che ne reclamano l’uccisione, mentre lui si trova a terra, col corpo deformato a causa delle gravi ferite.
Ahmad Manasra si trova attualmente detenuto in Israele ed è stato accusato di tentato omicidio.
La stessa notte in cui la famiglia di Hasan Manasra ha rifiutato di ricevere il corpo congelato del ragazzo, Israele ha trasferito i resti di Omar Iskafi, abbattuto dalla polizia israeliana a Gerusalemme in dicembre.
Iskafi, di 21 anni, è stati ucciso nel corso di un supposto attacco in auto e poi a colpi di coltello, che avrebbe provocato leggere ferite a due Israeliani.
La famiglia del ragazzo nega che egli abbia tentato una aggressione, quando è stato ucciso.
“Le forze israeliane erano presenti in forze intorno al cimitero… durante i funerali di Iskafi, e i soldati hanno autorizzato ad accedere al cimitero unicamente i membri della famiglia, i cui nomi erano annotati in una lista”, ha riferito Ma’an.
All’inizio del mese la famiglia di Mutaz Uweisat, un ragazzino palestinese ucciso dalle forze israeliane vicino ad una colonia ebraica in Gerusalemme ad ottobre, ha depositato innanzi una alta corte israeliana una richiesta di autorizzazione per l’autopsia.
Il corpo del ragazzo è ancora trattenuto da Israele, e le autorità di occupazione hanno negato la restituzione alle famiglie anche delle spoglie di molti altri gerosolimitani uccisi.
In esecuzione di una serie di misure repressive approvate dal governo a metà ottobre, Israele trattiene al momento i corpi di più di 80 Palestinesi uccisi durante supposti attacchi.
Il responsabile di un istituto medico-legale palestinese ha dichiarato che il trattamento riservato da Israele ai corpi rende impossibile procedere alle autopsie.
Il congelamento dei corpi a temperature estreme “impedisce qualsiasi autopsia finalizzata ad accertare le cause del decesso, e ciò comporta una importante perdita di informazioni che potrebbero essere portate contro Israele davanti alla Corte Penale Internazionale”, ha dichiarato in dicembre Sabir al-Aloul dell’Istituto Universitario Al-Qods di medicina legale.