I crimini di Gaza
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Afrique Asie, aprile 2009
Punire i crimini di guerra a Gaza: il ruolo della società civile
di Jean Ziegler
Dal 27 dicembre 2008 al 22 gennaio 2009, l’aviazione, la marina, l’artiglieria e i carri armati israeliani hanno bombardato a tappeto il ghetto superpopolato di Gaza. Risultato: più di 1300 morti, più di 6000 feriti gravi – amputati, paraplegici, ustionati – per lo più civili, soprattutto bambini. L’ONU, Amnesty International, il CICR hanno constatato numerosi crimini di guerra commessi dalle truppe israeliane.
Anche in Israele degli intellettuali coraggiosi – Gidéon Lévy, Michael Warschawski, Ilan Pappe – hanno protestato con veemenza contro il bombardamento di ospedali, scuole, quartieri di abitazioni.
Il 12 gennaio, al Palazzo delle Nazioni a Ginevra, il Consiglio dei Diritti dell’uomo delle Nazioni Unite si è riunito in sessione straordinaria per esaminare i massacri israeliani. La sessione si è caratterizzata soprattutto per il rigoroso e preciso atto di accusa pronunciato dall’ambasciatore algerino, Idriss Jazairi.
Le ambasciatrici e gli ambasciatori dell’Unione Europea non hanno voluto votare una risoluzione di condanna. Perché? Régis Debray scrive: “Si sono levati il casco, ma, sotto, la loro testa è rimasta coloniale”. Quando l’aggressore è bianco e la vittima araba, funzionano i riflessi condizionati.
Israele è il quarto esportatore di armi del mondo. Così come durante l’aggressione al Libano del 2006, Israele ha testato sulla popolazione di Gaza le sue armi più recenti. Secondo numerosi osservatori, questi test sono stati una delle principali ragioni che l’hanno spinta all’aggressione. Esempio: un’arma del tutto inedita, designata con l’acronimo DINE (Dense Inert Metal Explosive) è stata testata soprattutto nei campi dei rifugiati densamente popolati.
Pallottole di carbone contenenti una lega di tungsteno, cobalto, nichel o ferro, che hanno un enorme forza di esplosione, che si disperde tuttavia a 10 metri. Un medico norvegese che si trovava in loco, citato da Le Monde del 13.1.2009, dice: “A 2 metri il corpo viene spezzato in due; a 8 metri le gambe sono spappolate, bruciate come da centinaia punture di ago.”
A Gaza gli israeliani hanno testato anche nuove granate al fosforo bianco che ustionano le vittime in modo terribile. Tutte queste nuove armi saranno presto incluse nei depliant illustrativi delle industrie di armamenti israeliane, con la menzione: “la loro efficacia è stata provata a Gaza”.
D’altro canto i bombardamenti israeliani sono serviti anche a ridurre le giacenze delle vecchie armi. Invece di smantellare, attraverso procedimenti costosi, le bombe e le granate di vecchia fabbricazione, Ehud Barak le ha scaricati sui rifugiati palestinesi.
Lo Statuto di Roma del 1998 che ha fondato la Corte Penale Internazionale (CPI) contiene delle definizioni estremamente dettagliate dei crimini di guerra e dei crimini contro l’umanità. Ammazzare a bruciapelo delle famiglie palestinesi inermi, bombardare ospedali e scuole, bombardare le ambulanze, utilizzare il blocco alimentare contro la popolazione civile, realizzare esecuzioni extragiudiziarie… sono tutti crimini sanzionati dalla CPI.
Come punire questi crimini?
Luis Moreno-Ocampo, procuratore generale della Corte, ha ricevuto fino al 20 febbraio 2009, 221 denunce per crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi dalle forze israeliane a Gaza. Presentate dalle famiglie delle vittime e da ONG palestinesi e straniere, soprattutto francesi. Tra esse, l’Unione ebraica per la pace.
Problema: Moreno-Ocampo non può avviare una procedura se non nei confronti di un residente di uno degli Stati che hanno firmato lo Statuto del 1998. O contro i responsabili di crimini commessi sul territorio di uno degli Stati firmatari. Tra essi non figurano né Israele, né l’Autorità Palestinese.
Ma c’è un’altra soluzione: Il Consiglio di Sicurezza può chiedere l’apertura di una inchiesta ed il deferimento alla Corte di qualsiasi criminale di guerra. Certo, incombe la minaccia del veto USA. Ma tutto dipende dalla mobilitazione e dalla pressione della società civile internazionale. Se essa è forte, il veto diventa impossibile.