Libertà di espressione: il caso Garaudy
- Dettagli
- Visite: 6606
Libertà di espressione: il caso Garaudy
La manifestazione dell’11 gennaio a Parigi si fondava su un equivoco, che la Francia sia la patria della libertà di espressione. Ciò non è vero, come dimostra il caso Dieudonné, e come è stato in quello, passato quasi inosservato, del trattamento riservato ad un intellettuale davvero fuori dal coro: Roger Garaudy.
Per ricordarne la figura, certamente controversa, pubblichiamo il necrologio apparso il 22 giugno 2012 su “Fil-info-France”, preceduto da un curioso (e sintomatico) avvertimento. Che lo si condivida o meno, pare giusto pubblicarlo (ossin)
Fil-info-France, 22 giugno 2012 (trad. ossin)
Roger Garaudy, l’intellettuale ebreo più contestato del XX° secolo, è morto
ATTENZIONE ! – Se siete Francesi o residenti in Francia o in un territorio della Repubblica francese, non siete legalmente autorizzati a leggere questo necrologio, in base alla legislazione vigente in questo paese. Leggendo, trasmettendo o salvando sul vostro computer questo testo, vi esponente a conseguenze penali. In Francia, tutti i FAI (Fornitori di accesso internet, Free, Orange, SFR, ecc) hanno l’obbligo per legge di conservare per almeno un anno lo storico delle connessioni. Sarà meglio dunque che passiate all’articolo successivo – Fine
Un omaggio solenne e privato è stato reso al filosofo Roger Garaudy, presente anche Dieudonné. Ha avuto luogo lunedì 18 giugno 2012 al crematorio di Champigny sur Marne in Val de Marne. L’intellettuale ebreo più contestato del 20° secolo, Roger Garaudy, è morto improvvisamente mercoledì 13 giugno 2012 all’età di 98 anni.
Ex combattente, Croce di guerra 1939-1945, resistente decorato con la deportazione e l’internamento, ex deputato comunista, dottore in filosofia, dottore in lettere, professore di università, ebreo antisionista radicale, protestante, cristiano, Roger Garaudy si era convertito per sfida all’islam. Ma, contrariamente al rito mussulmano, è stato cremato senza alcuna cerimonia religiosa ad eccezione di una preghiera mortuaria spontaneamente recitata.
Roger Garaudy, comunista eterodosso, militante della sinistra, islamista, era soprattutto un sapiente intellettuale. E’ autore di numerosi libri, tra cui “Abbiamo bisogno di dio?”, “Per l’avvento delle donne”, “Promesse dell’islam”, “Come l’uomo diventa umano”, e soprattutto di quello contestato e la cui pubblicazione è stata vietata in Francia, “I miti fondativi della politica israeliana” (formato PDF).
Da quel momento vittima della censura dei nuovi inquisitori della “lobbie sionista internazionale”, secondo l’espressione coniata proprio da Roger Garaudy, il suo lavoro sarà tenuto nascosto soprattutto a causa del passaggio sulla Shoah (La catastrofe, in ebraico), il genocidio nazista degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale.
Roger Garaudy sostiene la tesi di un complotto sionista, che ha inventato la Shoah per giustificare la creazione di uno Stato ebraico in Palestina (Israele), negando il genocidio commesso dai Nazisti contro gli Ebrei, respingendo le tesi ufficiali degli storici.
Hitler non avrebbe mai impartito l’ordine di sterminio né della soluzione finale. L’espressione “sterminio” è una imprecisa traduzione (dei documenti ufficiali) che parlavano di espulsione degli Ebrei apolidi, che all’epoca nessuna Nazione voleva ospitare, ciò che è assolutamente vero. Gli Ebrei vennero decimati dalle malattie, soprattutto il tifo, (e dalle inumane condizioni del lavoro forzato) e i forni crematori servivano a bruciare i cadaveri infetti per evitare contaminazioni. Non vi sarebbero testimoni affidabili. I crimini degli alleati – come lo sganciamento di 650.000 bombe incendiarie sulla città tedesca di Dresda – sarebbero peggiori di quelli dei Nazisti. Le camere a gas erano solo delle docce collettive usate per spidocchiare i prigionieri. Sarebbe inoltre dimostrata l’impossibilità materiale di usare lo Zyklon B. E infine che i Tedeschi sarebbero stati torturati per far loro confessare il genocidio ebraico, le cui cifre sono lievitate col tempo da 2,9 milioni a 6 milioni di vittime.
Al momento della Liberazione, uomini e donne assai smagriti sopravvivevano in campi di lavoro carenti di rifornimenti a causa della disorganizzazione tedesca di fine guerra. Quelle immagini spaventose e disumane di esseri scheletrici sono serviti e servono ancora alla propaganda statunitense e sionista.
Nel 1996, Roger Garaudy venne sottoposto ad un vero e proprio processo staliniano a Parigi. Difeso dall’avvocato Jacques Vergès, fu sostenuto da Robert Faurisson e dall’Abbé Pierre, che per questo verrà espulso dalla LICRA (una potente lobbie sionista francese, ndt). Roger Garaudy venne condannato ad una pena detentiva (6 mesi di prigione, altrettanti al suo editore) e ad una pesante ammenda per “negazione di crimini contro l’umanità” e “diffamazione razziale”, ai sensi della legge Gayssot.
L’intellettuale, che aveva posto in dubbio le conclusioni del processo di Norimberga, viene bollato come “negazionista” e demonizzato dalle organizzazioni ebraiche e sioniste. Roger Garaudy, che fuori dalla Francia avrà un grande successo, paragonerà a partire dal 1982 il sionismo internazionale al nazismo e non si stancherà di ripetere ai suoi lettori ebrei che è proprio del sionismo cercare di confondere “il sionismo con l’ebraismo”, per poter dire “ogni volta che attaccate il sionismo che siete antisemiti, ciò che peraltro è assurdo, perché siamo tutti semiti, e anche io”.
Nota - Parlare di soli ebrei decimati nei campi è un errore storico. Recentemente si è appreso che vi erano più Zingari che ebrei nel campo polacco di Auschwitz, ma questa informazione è assai difficile da trovare da quando, seppure non sia vietato fare ricerche, lo è di pubblicarle in Francia.