Sciopero europeo a Pomigliano
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Sciopero europeo a Pomigliano
Fahti Najah, Antonio Del Vecchio e F. Marco De martino
La mobilitazione degli studenti e dei lavoratori è stata la dimostrazione evidente che quando si tratta di difendere i diritti, la dignità delle persone, in una parola, la democrazia è possibile richiamare alla mobilitazioni le energie migliori del Paese.
Gli interventi che si sono succeduti hanno tutti parlato il linguaggio della pacatezza, e la manifestazione, in generale (diversamente dalle altre manifestazioni di oggi), si è svolta all’insegna della non violenza pur rivendicando la non negoziabilità del diritto a corrette relazioni sindacali ed alla libertà di autodeterminazione dei lavoratori nel pieno rispetto della legalità e più in generale dei principi sanciti dalla nostra Costituzione.
Gli uomini e le donne della manifestazione avevano tutti il medesimo obiettivo: dimostrare che non può tollerarsi una regressione dei diritti fino al punto di consentire che disastrose politiche discriminatorie ed antisindacali abbiano il sopravvento, approfittando di una miope divisione all’interno dei sindacati. Il richiamo all’unità è stato forte e sinceramente sentito, ma soprattutto si è sottolineato il richiamo ed il rispetto della legalità, e delle decisioni che hanno imposto il reintegro dei lavoratori discriminati e perciò licenziati.
Quanto detto trova conferma e sintesi già nelle parole di Amedeo (rsu Fiom – CGIL) che durante il corteo snodatosi dal piazzale Alfa Romeo fino a piazza Primavera ha affermato: << lavoro e diritti non sono merce che può essere scambiata. Pomigliano è il simbolo di una vertenza nazionale. Contestiamo questa politica industriale per cui il poco lavoro si scambia con i diritti; questo non solo non crea occupazione ma rende i lavoratori paragonabili a moderni schiavi. Lotteremo da Pomigliano a Mirafiori senza cedimenti. Per La nostra Costituzione Il lavoro significa libertà! Questa è la legalità che va ripristinata>>.
Amedeo è convito, e ci lascia per raggiungere i suoi compagni con un ammonimento quasi profetico:< >. Ci ha fatto riflettere; se c’è chi pensa che fare qualcosa per l’equità, la libertà, i diritti, significa agire per il socialismo, è possibile davvero, in questo paese, costruire una sinistra unita, plurale, fortemente radicata nel mondo del lavoro e della società civile.
Gli interventi sono stati aperti da Mario Di Costanzo, uno dei diciannove lavoratori reintegrati dalla magistratura.
Gli interventi che si sono succeduti hanno tutti parlato il linguaggio della pacatezza, e la manifestazione, in generale (diversamente dalle altre manifestazioni di oggi), si è svolta all’insegna della non violenza pur rivendicando la non negoziabilità del diritto a corrette relazioni sindacali ed alla libertà di autodeterminazione dei lavoratori nel pieno rispetto della legalità e più in generale dei principi sanciti dalla nostra Costituzione.
Gli uomini e le donne della manifestazione avevano tutti il medesimo obiettivo: dimostrare che non può tollerarsi una regressione dei diritti fino al punto di consentire che disastrose politiche discriminatorie ed antisindacali abbiano il sopravvento, approfittando di una miope divisione all’interno dei sindacati. Il richiamo all’unità è stato forte e sinceramente sentito, ma soprattutto si è sottolineato il richiamo ed il rispetto della legalità, e delle decisioni che hanno imposto il reintegro dei lavoratori discriminati e perciò licenziati.
Quanto detto trova conferma e sintesi già nelle parole di Amedeo (rsu Fiom – CGIL) che durante il corteo snodatosi dal piazzale Alfa Romeo fino a piazza Primavera ha affermato: <<
Amedeo è convito, e ci lascia per raggiungere i suoi compagni con un ammonimento quasi profetico:<
Gli interventi sono stati aperti da Mario Di Costanzo, uno dei diciannove lavoratori reintegrati dalla magistratura.
Di seguito alcuni passaggi dell’intervento di Rodotà :<< Voglio ringraziarvi perché voi, in Europa, state dando voce ad un'altra parola. Grazie ai sindacati state scrivendo l’ Europa dei diritti. Non è vero che l’ Europa sia solo quella da cui arrivano richieste di sacrificio, non è vero che l’Europa sia solo quella dove c’è un’unica legge, quella del mercato e dell’economia; c’è anche una carta dei diritti fondamentali e l’art.1 dice che la dignità umana è inviolabile. I lavoratori sono aggrediti ma questa drammatica esperienza riguarda i diritti di tutti, di tutti gli italiani e di tutti gli europei. Se un solo lavoratore è discriminato sono messi in discussione i diritti di tutti. La Fiom ha dato un grande esempio, ha scelto la strada della legalità piena ed ha scelto la legalità come principio fondativo della lotta.
Di questo tutti dobbiamo essergliene grati. Marchionne non nasce dal nulla, Marchionne nasce da decenni nei quali la legalità e i diritti e la magistratura sono stati oggetto di attacchi feroci. Chi parla della Fiom come di un sindacato aggressivo sbaglia obiettivo. In questi anni si è ricostruito intorno a un idea di potere padronale la non agibilità della fabbrica come luogo democratico, questo non è accettabile.
Questo sindacato è un soggetto collettivo vero che dà risposte ai bisogni delle persone …, parlavo con i vostri compagni che mi raccontavano della paura , la paura è l’aggressione più grande, noi dobbiamo alzare la voce contro la paura, … noi dobbiamo essere liberi dalla paura.
Ho parlato tanto di diritti perché nel momento in cui l’unica legge sembra essere quella del mercato l’unica vera opposizione globale e planetaria è quella di tutti coloro i quali si battono per i diritti di tutti.
Quelli dei lavoratori delle donne di coloro i quali sono discriminati per la loro diversità, sono i diritti di tutti che voi state difendendo. Ci vuole maggiore sensibilità, non basta dire che non dobbiamo piegarci al mercato, perché questo è solo un disco.
Ci vuole più rispetto da parte delle istituzioni, ci vuole più rispetto da parte di coloro che dicono di tenere a cuore le sorti di questo Paese>>.
Segue l’intervento di Landini, si riportano anche in questo caso alcuni passaggi:<< Noi non difendiamo soltanto il lavoro e i diritti, noi dobbiamo creare nuovi posti di lavoro e dare un futuro ai giovani, ci vuole un piano straordinario di investimenti, senza investimenti salta l’intero sistema industriale, ci vogliono investimenti pubblici, ma la Fiat, che dice che non vuole nulla, a parte quello che gli abbiamo già dato, non è forse andata negli Stati Uniti dove i soldi li ha tirati fuori Obama? Le banche non sono state salvate con i soldi pubblici? In Brasile non è uguale? In Europa non è uguale? In Polonia non è uguale? La Francia la Germania il Giappone, tutti hanno investito in politiche pubbliche, solo noi siamo alla follia.
… quanto alle risposte nell’immediato, ma bisogna essere professori universitari per capire che se innalziamo l’età pensionabile più giovani restano senza lavoro?
La tenuta democratica è in discussione, perché quando non si arriva a fine mese e non si trovano le risposte, si rischia. Noi dovremmo aver paura perché la storia europea ci ha insegnato che quando ci sono stati livelli di disoccupazione come quelli a cui stiamo andando incontro c’è il rischio di svolte autoritarie antidemocratiche, la nostra costituzione, santo dio, nasce proprio dalla lotta di liberazione. Non mi pare sia da estremista citare la Costituzione, e la Costituzione dice: il lavoro non è solo un diritto ma è il fondamento su cui devi costruire una società.
La nostra battaglia non è una battaglia per difendere la Fiom, l’ordinanza della Corte di Appello di Roma non ha difeso la Fiom ma ha i difeso la libertà e i diritti delle persone, il diritto di poter lavorare, di non essere discriminati, affinché lavoratrici e lavoratori abbiano il diritto di iscriversi ad un sindacato, di poter partecipare ad uno sciopero, senza ricatti.
Siamo arrivati alla rottura della storia confederale di questo Paese, non era mai accaduto che i sindacati sottoscrivevano un accordo secondo cui chi non ne faceva parte era fuori, capite che quando arrivi a quel punto arrivi alla rottura della storia del sindacato >>.
(Fotografie di Chiara Arcone)