La geopolitica dell’iniziativa polacca dei Tre Mari
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Inchiesta, 23 dicembre 2017 - L’iniziativa polacca dei Tre Mari è un tentativo geopolitico appena velato di contrastare l’influenza della Russia, a est, e della Germania, a ovest. Mi ricorda in qualche modo, e non senza ragione, lo sfortunato Intermarium polacco, della fine della Prima Guerra Mondiale...
New Eastern Outlook, 6 dicembre 2017 (trad.ossin)
La geopolitica dell’iniziativa polacca dei Tre Mari
William Engdahl
L’iniziativa polacca dei Tre Mari è un tentativo geopolitico appena velato di contrastare l’influenza della Russia, a est, e della Germania, a ovest. Mi ricorda in qualche modo, e non senza ragione, lo sfortunato Intermarium polacco, della fine della Prima Guerra Mondiale. Quando il leader polacco Josef Pilsudski tentò di dare vita ad una unione di Stati, situati tra il Mar Nero e quello Baltico, per opporsi sia all’impero sovietico russo che a quello tedesco, unione conosciuta col nome di Intermarium. Se sovrapponiamo la geografia degli Stati interessati alle diverse configurazioni dell’Intermarium a quella della contemporanea iniziativa dei Tre Mari, scopriamo una forte rassomiglianza, vale a dire una sorta di linea di demarcazione tra la Germania, a ovest, e la Federazione russa, a est. Ma le similitudini non si fermano qui.
L’attuale iniziativa dei Tre Mari è stata formalmente fondata a Dubrovnik nell’agosto 2016 e comprende dodici Stati dell’Europa centrale e orientale. I paesi membri abbracciano lo spazio tra il Mar Baltico, l’Adriatico e il Mar Nero, di qui il nome. Oltre a Polonia e Croazia, ne fanno attualmente parte l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Austria, l’Ungheria, la Bulgaria, la Romania e la Slovenia. Il secondo incontro a Varsavia, nel luglio 2017, ha visto la presenza del presidente statunitense Trump, che ha dato al gruppo il suo imprimatur.
La questione è capire quali siano i fattori politici ed economici che guidano l’iniziativa polacca dei Tre Mari. Se guardiamo più da vicino la sua posizione sull’energia, le cose diventano più chiare.
Il gas di scisto USA
Il 6 luglio 2017, sulla strada per il Summit del G20 ad Amburgo, il presidente USA Donald Trump si è fermato a Varsavia per partecipare alla seconda riunione dell’iniziativa dei Tre Mari, un progetto proposto per la prima volta dal presidente polacco Andrzej Duda.
Mentre i principali attori, la Polonia e la Croazia, insistono sul fatto che l’Iniziativa dei Tre Mari non ha niente di geopolitico, ma è piuttosto un forum per meglio integrare i programmi infrastrutturali comuni nord-sud dei nuovi Stati europei dell’Europa centrale, è evidente invece il contrario: è soprattutto geopolitica. Il vero motore dell’Iniziativa, Washington, è chiaramente contrario al gasdotto germano-russo che passa sotto il Baltico, il North Stream II. La Polonia, da parte sua, rischia di perdere i canoni del trasporto di gas, giacché le attuali vie di transito del gas russo che passano per l’Ucraina e la Polonia sarebbero progressivamente soppresse, ma non è ancora questo il problema principale. Per la Germania e per la Russia, da quando il colpo di Stato di Kiev nel febbraio 2014 ha provocato la rottura dei rapporti tra Ucraina e Russia, il transito del gas russo attraverso l’Ucraina resta una questione estremamente esplosiva e incerta.
A luglio, a Varsavia, Trump ha detto al suo uditorio: « Siamo impegnati a garantire il vostro accesso a fonti alternative di energia, perché la Polonia e i suoi vicini non siano più ostaggio di un unico fornitore ». Queste osservazioni sono un (per nulla velato) schiaffo a Mosca, nel momento in cui Washington aveva falsamente affermato, nel 2008, che Gazprom avesse tagliato gli approvvigionamenti di gas in transito per l’Ucraina ai consumatori dell’Europa occidentale. Cosa che Mosca aveva negato con veemenza, affermando che era stata l’Ucraina a farlo, quasi certamente d’accordo con Washington. Anche durante i peggiori momenti di tensione della guerra fredda, Mosca non ha mai interrotto le forniture di gas all’Europa. Non aveva nessuna ragione di farlo nel 2008, anzi. Lo ha fatto invece il presidente Viktor Juscenko, appoggiato dagli Stati Uniti
Un HUB di gas polacco
Da parte sua, la Polonia sogna di utilizzare l’Iniziativa dei Tre Mari per diventare un nuovo HUB di gas per l’Europa, importando il gas naturale liquefatto (LNG) dagli Stati Uniti.
Spedire gas con una nave cisterna di LNG è un processo costoso. Richiede la costruzione di speciali terminali LNG sia nel porto di partenza che in quello di arrivo. Il gas deve prima essere portato allo stato liquido freddo a circa -260°F, poi caricato su autocisterne appositamente costruite. A destinazione, è necessario un terminale LNG speciale, nel quale il gas possa nuovamente poter essere portato, dallo stato liquido, a quello gassoso per il consumo finale. Tutto questo è abbastanza costoso rispetto al trasporto attraverso i gasdotti.
Al contrario la Russia fornisce oggi la maggior parte del suo gas ai mercati della UE, attraverso gasdotto. Il costo del gas russo, a causa di questo e di altri fattori, è nettamente inferiore. Per la Polonia questo non sembra essere importante. Sogna di sostituire l’Ucraina quale transito del gas russo verso l’Europa, e di importare invece il gas dalla Norvegia, il gas naturale liquefatto (LNG) dagli Stati Uniti e forse anche il gas dal Qatar, se Washington non mette il bastone tra le ruote con le sanzioni saudite.
Alla fine di giugno 2017, il nuovo terminale polacco sul mar Baltico a Swinoujscie ha ricevuto il primo carico di LNG statunitense, proveniente dal terminal texano di Cheniere Energy, attualmente l’unico terminal statunitense per l’esportazione di LNG. Durante la visita di Trump, il presidente polacco ha chiarito che voleva contratti a lungo termine coi fornitori di LNG statunitense, da trasferire poi verso gli altri paesi dell’Iniziativa dei Tre Mari, al posto del gas russo che passa per l’Ucraina. Nel processo, la Polonia sogna di sostituire la Russia anche come fornitore dell’Ucraina.
Commentando l’aspirazione polacca, Trump ha dichiarato che « ancora molto più » LNG statunitense arriverà in Polonia, ma ha aggiunto che il prezzo potrebbe aumentare. « Forse il prezzo sarà un po’ aumentato, ma è normale , le trattative sono difficili, ha dichiarato Trump al suo uditorio a Varsavia. Siamo seduti su una grande quantità di energia, oramai siamo esportatori di energia. Ogni volta che avete bisogno di energia, chiamateci ». Trattative difficili, certamente.
La Polonia sta mettendo in piedi una strategia che dovrebbe renderla il nuovo centro energetico dell’Europa centrale, per rimpiazzare il gas russo. E’ questo il cuore del suo progetto dei Tre Mari. Il nuovo terminale LNG, che è costato 1 miliardo di dollari, può ricevere 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno, vale a dire circa un terzo del consumo polacco annuale di gas. La Polonia intende raddoppiarne la portata.
Ma questa è solo la prima parte di quella che in effetti è una strategia della NATO per spingere il gas russo fuori dai mercati della UE. La strategia prevede che la Polonia diventi un HUB di gas naturale per l’Europa centrale, collegando la Polonia alla Lituania, all’Ucraina, alla Slovacchia e alla Repubblica ceca.
Bloccare il North Stream II
L’Iniziativa polacca dei Tre Mari per l’importazione di LNG statunitense è, nello stesso tempo, una strategia mirante a ostacolare l’influenza tedesca sui mercati energetici della UE, e quella della Russia quale principale fornitore di energia. Non meraviglia, considerando l’ambizione della Polonia di diventare un Hub energetico, che essa assuma questa iniziativa tentando di bloccare il gasdotto germano-russo North Stream II che passa sotto il Baltico.
Il 1° novembre, Krzysztof Szczerski, capo della Cancelleria del Presidente della Polonia, ha annunciato che il governo polacco farà tutto il possibile per bloccare il North Stream II. « Dobbiamo essere consapevoli del problema che pone il North Stream II, dell’importanza degli interessi con cui ci confrontiamo, ha dichiarato. Abbiamo a che fare con gli interessi di due grandi Stati [Germania e Russia, NdA), che impegneranno risorse importanti per la realizzazione di questo progetto. North Stream II non è un progetto qualsiasi, è fondamentale per i loro interessi nazionali. Allo stesso tempo, esso ha un carattere profondamente antieuropeo [sic!] »
Bloccare il North Stream II è anche una delle priorità di Washington. Nel giugno 2017, il Congresso USA ha votato, e il presidente Trump ha promulgato, nuove sanzioni contro la Russia che, tra gli altri obiettivi, prendono esplicitamente di mira gli investimenti nel North Stream II. Queste ultime sanzioni economiche statunitensi nei confronti della Russia hanno come obiettivo diretto le imprese impegnate nella espansione del gasdotto germano-russo North Stream II, che passa per il Baltico senza passare per la Polonia. Se saranno attivate dal presidente USA, comporteranno severe sanzioni economiche per le imprese dell'UE impegnate in progetti energetici con la Russia, compreso il North Stream II.
I governi di Germania e Austria si sono subito opposti, e con veemenza, alle ultime sanzioni statunitensi per evidenti ragioni. Il 15 giugno, i ministri tedesco ed austriaco degli Affari esteri hanno pubblicato una dichiarazione comune insolitamente critica nei confronti degli Stati Uniti. Hanno dichiarato in termini molto forti: « L’approvvigionamento energetico dell’Europa è questione che riguarda l’Europa e non gli Stati Uniti d’America. Non possiamo accettare la minaccia di sanzioni extraterritoriali illegali nei confronti di imprese europee che partecipano allo sviluppo dell’approvvigionamento energetico europeo». L’Austria ha boicottato l’invito di Trump alla Iniziativa dei Tre Mari il 6 luglio scorso, come segno di disapprovazione per le posizioni statunitensi sul gas.
Il gas naturale liquefatti (LNG) costoso per la Polonia
Il 21 novembre 2017, la società di Stato polacca di gas naturale PGNiG ha firmato il suo primo contratto a medio termine per l’acquisto di gas naturale liquefatto (LNG) proveniente dagli Stati Uniti, come parte del piano di riduzione della dipendenza dalle forniture russe. PGNiG ha dichiarato che, nel quadro dell’accordo firmato con Centrica LNG Co., un gruppo energetico anglo-statunitense, riceverà nove spedizioni di LNG tra il 2018 e il 2022. La società non ha rivelato i volumi né il prezzo che sono stati convenuti. Le indicazioni del mercato segnano che il governo polacco sta pagando un prezzo enorme alla sua russofobia.
Le stime di Gazprom dicono che la Polonia dovrà pagare, per l’inverno 2017–2018, tra $265 a $295 per 1.000 metri cubi. Il gas russo via gasdotto viene venduto ad un prezzo medio di $190 per 1.000 metri cubi. Se queste cifre sono esatte, vuol dire che la Polonia è pronta a pagare fino al 50% in più il LNG statunitense. L’inoltro di questo LNG agli altri partner dell’Iniziativa dei Tre Mari comporta prezzi ancora più elevati per l’Europa centrale.
Ciò che si sta sviluppando sono nuove importanti linee di frattura nella UE in campo energetico, esplicitamente sull’energia a base di gas naturale. Da un lato vi è un asse tra la Germania, l’Austria, la Francia e altri Stati della UE, attualmente legati ai principali approvvigionamenti di gas russo. Ora emerge chiaramente un asse opposto, della Polonia alleata degli Stati Uniti.
Ruolo dell'Atlantic Council
Per Washington, l’Iniziativa polacca dei Tre Mari è una situazione win-win. Ciò non dovrebbe sorprendere se consideriamo che il think tank atlantista, l’Atlantic Council, giuoca un ruolo determinante nella costruzione di questa iniziativa polacca.
La nomina dell’ex presidente di ExxonMobil, Rex Tillerson, al posto di Segretario di Stato non è casuale. Fa parte di una strategia a più lungo termine di Washington mirante a fare degli Stati Uniti, in particolare grazie al recente sfruttamento di gas di scisto e di scisti bituminosi non convenzionali, la principale potenza energetica mondiale. Le azioni statunitensi in Siria e con l’Arabia saudita contro l’Iran e il Qatar si iscrivono in questa strategia. L’eliminazione o la brusca riduzione delle esportazioni di LNG dal Qatar, anche verso la Polonia, dovrebbe avvantaggiare i produttori di gas statunitense.
Una delle ragioni delle sanzioni saudite contro il Qatar, prese dopo il viaggio di Trump, il 21 maggio, a Riyadh, per discutere della creazione di una NATO araba, non aveva molto a che vedere con le accuse rivolte al Qatar di appoggiare i Fratelli Mussulmani, cosa peraltro vera. Da parte sua, l’Arabia saudita ha speso miliardi per sostenere qualsiasi gruppo terrorista in Siria, dal Fronte al-Nusra, collegato ad Al Qaeda, fino allo Stato Islamico, nel suo tentativo di rimuovere Bachar al-Assad. Il vero problema dell’embargo saudita contro il Qatar, sostenuto dagli Stati Uniti, sta nel fatto che il Qatar ha avviato negoziati segreti con l’Iran per lo sfruttamento congiunto dei loro campi di gas nel Golfo Persico, il più importante al mondo. Se la cooperazione tra il Qatar e l’Iran si concretizzasse, con Bachar al-Assad al potere dopo l’intervento della Russia in Siria, questo cambierebbe la geopolitica energetica mondiale a favore della Russia e contro gli interessi degli Stati Uniti.
In realtà, il blocco del Qatar da parte dei Sauditi non mira a fermare i terroristi radicali. Mira a mantenere il gas iraniano e qatariano, e potenzialmente siriano, fuori dai mercati di approvvigionamento della UE, che dovrebbe diventare il maggiore consumatore di gas mondiale nei prossimi anni. Per Washington, la Polonia e la sua Iniziativa dei Tre Mari sono solo una pedina in un gioco geopolitico più vasto.
La creazione del costoso terminal LNG polacco, e la sua strategia mirante a diventare un Hub per il gas dell’Europa centrale attraverso l’Iniziativa dei Tre Mari, non sono idee nate a Varsavia. Esse vengono da Washington, più precisamente dagli strateghi geopolitici dell’Atlantic Council. Questo think tank, creato da Washington all’apice della Guerra Fredda e finanziato dal Pentagono e i Servizi di Informazione statunitensi, gioca attualmente un ruolo importante nelle decisioni politiche della NATO. I donatori ufficiali includono il Dipartimento dell’aeronautica militare degli Stati Uniti, il Dipartimento dell’esercito, il Dipartimento della Marina e il National Intelligence Council. Il Dipartimento di Stato USA e il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti contribuiscono anch’essi al finanziamento del gruppo, insieme alla stessa NATO.
Ad aprile 2017, l’Atlantic Council ha organizzato una conferenza ad Istanbul sulla Iniziativa dei Tre Mari. Il tema della conferenza era « Fare dell’Iniziativa dei Tre Mari una priorità per il futuro » e il discorso di apertura è stato pronunciato dal generale James L. Jones, presidente dell’Atlantic Council, ed ex consigliere per la Sicurezza nazionale di Obama. Questo gruppo era anche presente a Varsavia, in luglio, in occasione della visita di Trump alla riunione per l’Iniziativa dei Tre Mari.
Nel suo discorso di aprile, Jones ha dichiarato : « Si tratta di un progetto veramente transatlantico che ha ramificazioni geopolitiche, geostrategiche e geo-economiche enormi ». Ha anche confermato che l’Iniziativa dei Tre Mari si propone di « alleviare il settore europeo dell’energia dalla forte pressione del Cremlino » e che aveva parlato con il signor Tillerson della importanza di sostenere l’Iniziativa dei Tre Mari: « Capisce, ne comprende l’interesse strategico, ne comprende l’interesse economico», ha sottolineato Jones.
Un’altra iniziativa mostra i limiti dei Tre Mari
Il 27 novembre, un forum piuttosto differente si è tenuto, accolto da un paese membro dell’Iniziativa dei Tre Mari. Il summit Cina – Europa centrale e orientale a Budapest, aperto dal primo ministro Viktor Orban, ha riunito i 12 membri dell’Iniziativa dei Tre Mari, insieme alla Serbia, la Bosnia Erzegovina, la Macedonia e l’Albania. I paesi dell’Europa centrale e orientale hanno discusso della partecipazione all’immensa infrastruttura cinese One Belt, One Road per accrescere i flussi commerciali tra Europa ed Eurasia. Hanno discusso della creazione di nuovi fondi per le infrastrutture, di cooperazione monetaria e di molto altro. Tutto ciò contrasta fortemente col progetto dell’Iniziativa dei Tre Mari di spendere miliardi di dollari nei rischiosi progetti di gas scisto USA LNG, per allontanarsi ulteriormente dalla Russia e dalla Germania.
In contrasto tra il summit Cina-CEE e l’Iniziativa dei Tre Mari non potrebbe essere più netto. Mostra le linee di divisione geopolitica del progetto che Washington è in grado di offrire ai suoi alleati europei della NATO, assai poco interessanti a confronto con quello di cooperare con Russia e Cina nella costruzione di una nuova infrastruttura euroasiatica in direzione dell’Europa.