Storia controversa: l'utile abuso dell'Olocausto
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Unz Review, 20 dicembre 2023 (trad.ossin)
Storia controversa: l'utile abuso dell'Olocausto
Alan Sabrosky
Chi non impara dalla storia è condannato a ripeterla. (George Santayana)
La massima di George Santayana è probabilmente la critica che viene più frequentamente rivolta alle decisioni politiche - soprattutto di politica estera – quando le cose vanno storte. Ciò accade di solito quando ne deriva un disastro interno o una sconfitta all'estero, la seconda quasi sempre produce anche la prima. A volte i leader e i loro paesi sopravvivono, altre volte gli uni e/o gli altri sono rovinati.
Alcuni di essi, anche oggi, sono completamente privi di senso della storia o sono spinti come pecore verso il disastro, e in questi giorni vi si avvicinano sempre di più in modo deprimente. Tutte le forme di governo hanno i loro punti deboli e le autocrazie, nel passato, hanno ottenuto risultati decisamente contrastanti. Ma sembra chiaro, almeno nel caso degli Stati Uniti, che più ampia è l’estensione del voto popolare, meno competenti sono i leader, indipendentemente dalla loro ideologia o dal partito di appartenenza. Non sarà il fatto di contare i nasi per scegliere il vincitore di un'elezione ciò che deve raccomandarsi. Le repubbliche cercano di trovare un equilibrio con poteri governativi limitati e un diritto di voto limitato, e per questi attributi sono odiati allo stesso modo da demagoghi e truffatori - e troppo spesso cadono nelle mani dell’uno o di entrambi.
Un emendamento alla massima di Santayana fu apportato in un'opera fondamentale, mezzo secolo fa, da Ernest R. May. Nelle sue avvincenti “Lessons” of the Past: The Use and Misuse of History in American Foreign Policy (1973), May ha sostenuto che non è che i politici e i loro consiglieri (oggi potremmo dire “gestori”) non riescano a ricordare la storia o ad impararne la lezione. Il vero problema è che troppo spesso imparano la lezione sbagliata, o fraintendono quella giusta, e si gettano a capofitto verso la catastrofe, aspettandosi che tutto vada bene – e restano del tutto stupiti e sconvolti quando tutto va storto. E lo stesso accade quando le lezioni apprese si basano su delle bufale deliberatamente mascherate da storia.
Storia controversa
L’idea di cosa sia una significativa "storia controversa" mi è venuto in mente circa un anno fa, quando Mark Zuckerberg – non certo un campione della libertà di parola, per usare un eufemismo - ha annunciato su Facebook che non avrebbe più consentito la divulgazione di "disinformazione" su quella piattaforma di social media a proposito di "eventi storici definiti". Bene, piaccia o no, è la sua piattaforma, nessuno è obbligato a usarla e lui può stabilire le regole che preferisce. E lo dico come uno che negli ultimi tre anni o giù di lì ha trascorso più tempo nella "prigione di Facebook" che online, ed è stato molto oscurato, quando non rinchiuso nella prigione informatica.
Ma l'idea stessa che ci fosse una "storia definita" mi sembrava strana. Certamente, alcune cose sono indubitabili: che Cartagine alla fine perse contro Roma e che è stata tanto radicalmente cancellata, che tutto ciò che sappiamo su di essa ci viene dagli scritti dei romani che provvidero alla cancellazione. Abraham Lincoln morì nel 1865. Le bombe atomiche furono sganciate sul Giappone nel 1945. E così via.
Ma se il "cosa" a volte è noto con chiarezza, il "perché" continua ad essere ancor oggi oggetto di dibattito, insieme alla riflessione sulle conseguenze. Era inevitabile che Cartagine perdesse contro Roma? La morte di Lincoln ha cambiato la Ricostruzione? Era necessario che gli Stati Uniti usassero le bombe atomiche per costringere il Giappone ad arrendersi? Le storie ufficiali sono almeno inizialmente scritte dai vincitori, quindi quelle risposte iniziali sono invariabilmente affermative.
Ma questi e tanti altri eventi storici di solito sono dibattuti ampiamente e, in molti casi, in modo inconcludente. Questi dibattiti sono generalmente salutari, spesso informativi e spesso rivelano nuovi dettagli o offrono nuove chiavi di lettura, o entrambe le cose. Quindi, in un senso molto reale, tutta la storia è "controversa", in tutto o parzialmente, a parte il fatto in sé (vincere/perdere, vivere/morire, ecc.) - e talvolta nemmeno quello - mentre il dibattito che lo circonda perdura a lungo.
A volte questi dibattiti confondono spiegazioni consolidate e l’esperienza dei fatti analoghi e sono quindi controversi. Ad esempio, gli sforzi di storici revisionisti come Luigi Albertini, HE Barnes e Sydney B. Fay hanno fatto a pezzi l'idea della colpa della Germania per la prima guerra mondiale e il Trattato di Versailles indebitamente punitivo (che ha gettato le basi per la seconda guerra mondiale). E ci sono molti esempi simili, non tutti relativi a guerre, che sono stati esaminati, analizzati e reinterpretati man mano che si rendevano disponibili maggiori informazioni. Tutto ciò sembra essere un gioco equo.
Ci sono due principali eccezioni in Occidente in generale, e negli Stati Uniti in particolare, alla variante storica della campagna dei “Cento fiori” di Mao degli anni '50. (Chi sa cosa è successo allora può sorridere della mia allusione). Entrambe le narrazioni accettate sono diventate un "salto nel buio" virtuale nei discorsi accademici e pubblici, e sono due tra quelle che Zuckerberg ha indicato (se ho letto bene) come "storia definita", non suscettibile di dibattito. Uno è l'11 settembre; l'altro è il cosiddetto "Olocausto". Insieme, loro e il modo in cui sono stati presentati hanno plasmato il nostro mondo di oggi, nel bene e nel male, e meritano un esame più attento.
Ora, io ho parlato e scritto ampiamente sull'11 settembre e sul perché credo che il "Movimento per la verità sull'11 settembre" abbia fallito, quindi non ripeterò qui i miei argomenti. Basti dire che era solo una di una serie di azione sotto "falsa bandiera" utilizzate dagli Stati Uniti per iniziare una guerra. (Non è un modo di fare solo statunitense; molti altri paesi fanno lo stesso). Con la parziale eccezione della guerra di Corea, tutte le guerre straniere statunitensi sono iniziate con menzogne e inganni da parte nostra, e forse anche entrambe le guerre civili (1775-1783 e 1861-1865). Come mai? Semplicemente per suscitare il sostegno popolare per ciò che altrimenti sarebbe stato molto impopolare e quindi politicamente pericoloso per i leader dell'epoca. La maggior parte delle azioni sotto “falsa bandiera” ha comportato l’uccisione di alcuni statunitensi. Sono costate vite umane e hanno avuto costi esorbitanti nei conflitti che sono seguiti. Coloro che hanno pianificato e orchestrato questi incidenti generalmente sapevano quali carneficine ne sarebbero seguite e, per quanto è dato sapere, nessuno se ne è preoccupato, ivi compreso per l’11 settembre e le guerre che ne sono seguite.
L'Olocausto
Ciò che distingue l'11 settembre dall'olocausto è che, sul primo, è almeno ancora possibile discuterne apertamente, senza essere automaticamente messo alla berlina o imprigionato. È vero, il pubblico che si raggiunge parlando dell'11 settembre è sicuramente limitato. Sono un dato di fatto la censura e il divieto o l’oscuramente che si rischiano sulla maggior parte delle piattaforme di social media. I media disposti ad ospitare opinioni dissenzienti sono sempre scarseggiati e ora sono pochi e rari. L'ostilità di alcuni gruppi – in particolare l'ADL (Anti-Defamation League) e lo SPLC (Southern Poverty Law Center) – può impennarsi se anche solo si accenna al coinvolgimento di Israele o dei suoi amici all’interno di questo paese. Ma in nessuna parte degli Stati Uniti è illegale parlare di queste cose, almeno non ancora.
L'olocausto è diverso. Per storici, personaggi pubblici e privati cittadini in Occidente, la narrativa dell'olocausto è diventata praticamente intoccabile. La tesi – propagandata inizialmente dagli ebrei sionisti – è che circa sei milioni di ebrei (e un numero variabile di altri, solitamente ignorati) siano stati sistematicamente sterminati dai tedeschi e da alcuni loro alleati durante la seconda guerra mondiale, principalmente nel periodo 1942-1945. I racconti di sadismo, torture e fame all'ingrosso abbondano. Il nocciolo dell'argomentazione è che l'omicidio sia stato compiuto in camere a gas utilizzando un agente chimico chiamato Zyklon-B, dopodiché i corpi sono stati cremati e scomparsi dalla storia.
Con il passare dei decenni, mettere in discussione questa tesi – in tutto o in parte – è diventata spesso una ricetta per l'ostracismo e la rovina. Non solo, è stato sempre più criminalizzato in Occidente, tanto che anche solo ipotizzare che, ad esempio, la stima dei morti sia esagerata – e tanto più che la tesi stessa sia insostenibile – può portarti sul banco degli imputati in molti luoghi, ed esporti a pesanti multe o ad anni di carcere. Sotto tale punto di vista, la questione dell’olocausto è unica nel mondo moderno. È l'equivalente secolare della contestazione della dottrina della Chiesa nell'Italia rinascimentale o della derisione dell'Islam nei primi Califfati (e forse in alcuni luoghi oggi), manca solo l'immolazione fisica o lo squartamento come sanzione finale.
Questo non ha nulla a che fare con la validità della stessa narrazione dell'olocausto. Gli ebrei controllano in Occidente in generale, e negli Stati Uniti in particolare, la gran parte (e anche di più) dei media e dei mezzi di intrattenimento. Contano moltissimo nel mondo della finanza e sono tra i maggiori donatori dei partiti politici. Nel 2020, ad esempio, i dieci maggiori donatori dei Democratici e gli otto maggiori donatori dei Repubblicani erano miliardari ebrei. Hanno un peso enorme in politica, nell’accademia e nei tribunali di questo paese, e un peso significativo in tutto l'Occidente. I media, il denaro e la forza della legge sono una combinazione formidabile, e i gruppi ebraici (più quelli che li sostengono) l'hanno usata per emanare leggi e per "persuadere" i politici a favorire la loro causa - o altro.
La tesi dell'”Olocausto” riconsiderata
Il che è un vero peccato perché la tesi dell'olocausto merita un approfondimento storico. I suoi elementi sono individualmente problematici e collettivamente assurdi, e tutti gli ululati e le invettive di "antisemitismo!" non sono in grado di cambiare le cose. Ma si capisce bene perché gli ebrei che propugnano questa narrativa e i loro sostenitori cerchino tanto disperatamente di vietare a chiunque di sottoporla ad una vera analisi storica, perché semplicemente non resisterebbe al controllo. Come osserva questa coraggiosa donna ebrea, il fatto che si tratti di una bufala ti sputa in faccia. Esempi simili, spesso confessioni in punto di morte, sono innumerevoli. C'è molta verità nel vecchio detto secondo cui ogni volta che qualcuno vuole imprigionarti per aver messo in discussione la sua narrativa, è certo al 100% che la sua narrativa è parzialmente o totalmente falsa.
Traduzione:
Io sono di origini ebraiche. I miei nonni sono vissuti in Germania durante l’Olocausto.
Mio nonno è morto due settimane fa ed ha sempre odiato fermamente il Nazismo. Solo ieri mia nonna mi ha confessato che non stavano in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Sono vissuti in Bretagna per un po’, poi sono andati in Australia. Mi ha detto che mio nonno odiava profondamente tutti i non ebrei, ma si è concentrato sulla Germania nazista, dopo aver coniato una storia complicata. Mia nonna mi ha detto che gli avevano insegnato che qualsiasi non ebreo deve essere trattato come un animale, come dice la Torah che tutti i Goym (non ebrei) sono stati creati solo per servire noi (ebrei). Ciò che mi ha scioccato ancor di più è che per decenni i miei nonni hanno ricevuto denaro dalla Germania perché mio nonno ha dichiarato falsamente che lui e mia nonna sono sopravvissuti all’Olocausto o? Seconda Guerra Mondiale… Dopo avere fatto un sacco di ricerche e avere parlato coi parenti e con gli anziani o? Di amici ebrei nemmeno uno era un sopravvissuto all’Olocausto, e tutti mi hanno detto che hanno mentito al Governo tedesco per ottenerne i benefici. L’Olocausto è così esagerato e le prove contrarie sputano addosso alle persone. 110w avrei potuto essere così cieco
Ad esempio, quei pochi che hanno esaminato cose come l'area intorno ai campi alla ricerca di resti non hanno trovato nulla. Eppure, anche con tecniche moderne che richiedono diverse ore per la cremazione di un solo corpo, il processo non produce fumo e ceneri che si disperdono nel vento. Invece lascia diversi chili di granuli ossei e frammenti ossei per corpo che non sono biodegradabili. (Non me ne sono reso conto fino a quando i resti cremati di mio padre non sono stati restituiti dall'estero nel 1997). Le tecniche più elementari disponibili nel 1940 – ivi comprese le immolazioni delle vittime che avrebbero sfruttato i grassi del corpo per alimentare le fiamme, come nei resoconti presunti di alcuni “sopravvissuti”– avrebbero impiegato molto più tempo e lasciato molti più resti, che sembrano essere tutti scomparsi ovunque.
E questo è solo l'inizio, senza nemmeno toccare la questione del perché i "campi di sterminio" avessero strutture così elaborate, inclusi ospedali (1) e reparti di maternità per i detenuti. O perché i tedeschi avrebbero usato un agente di disinfestazione (Zyklon-B è una variante del DDT) quando tutte le maggiori potenze (e anche alcune minori) avevano grandi scorte di agenti chimici veramente letali accumulati dalla prima guerra mondiale. O perché la Germania avrebbe dedicato ingenti risorse a quello sforzo quando era in una guerra di sopravvivenza su tre fronti - una guerra che ha perso catastroficamente.
Dopotutto, prima ancora che Hitler salisse al potere, Stalin aveva dimostrato che si potevano eliminare un gran numero di persone nel giro di pochi mesi con un minimo dispendio di persone e risorse. Almeno questa è la narrativa dell' Holodomor durante la collettivizzazione in Ucraina (2). Lì, più di 3,5 milioni di ucraini (alcune stime arrivano fino a 7-10 milioni) furono soppressi nel 1932-33 semplicemente lasciandoli morire di fame, sparando solo ai sopravvissuti. Dubito che i tedeschi avrebbero perso la lezione se avessero avuto l'intenzione di farlo. Ma le tracce storiche effettive e inedite dimostrano che non l'hanno fatto e che non c'è"...alcuna prova nei campi dell'Europa occupata di una deliberata politica di sterminio degli ebrei" (Quello che avrebbero potuto fare se avessero vinto la guerra è un altro discorso.)
Ma a parte la politica, la tecnologia e le prove, ho ancora un altro motivo per dubitare della validità della narrativa dell'olocausto. Sono un uomo anziano, nato nel 1941. La Seconda Guerra mondiale era un ricordo molto nitido per noi allora. Molti avevano padri veterani, alcuni dei quali erano morti in quella guerra. Ho frequentato un ottimo liceo preparatorio nel Michigan alla fine degli anni '50, e poi un'università statale molto decente in Ohio all'inizio degli anni '60. Eppure non ho sentito o letto una sola parola nelle conferenze e nei testi su milioni di ebrei morti, su camere a gas o crematori e simili. La Seconda Guerra mondiale veniva presentata semplicemente come una versione più estesa, più distruttiva e più sanguinosa del periodo della Prima Guerra mondiale. Assenza totale di Olocausto anche all'università, nonostante due professori ebrei immigrati dall'Europa dopo la Seconda Guerra mondiale (uno dalla Renania, uno dalla Polonia). Eppure avrebbero dovuto saperne qualcosa.
Le tracce storiche
Ma questa è aneddotica, è vero, ed è solo la mia esperienza. Ma cosa ne dici delle prove corroboranti dell'immediato dopoguerra, quando soldati e altri camminavano tra le rovine del Terzo Reich senza ostacoli da parte degli sconfitti? Tre esempi vengono subito in mente senza bisogno di addentrarsi in sofisticati studi chimici o ingegneristici, o negli esami di archivi tedeschi (vale la pena leggere il magistrale Hitler's War di David Irving) e simili.
Innanzitutto, c'è la semplice questione dei numeri. La Croce Rossa Internazionale (CICR) – oltre alle sue attività durante le ostilità – visitò tutti i campi tedeschi dopo la resa della Germania nel maggio 1945. La sua stima pubblicata (ho letto tutti e tre i volumi, 1 °edizione) era che le morti totali di tutte le persone per tutte le cause in tutti i campi messi insieme erano inferiori a 300.000 (ho arrotondato i numeri per eccesso). I decessi sono avvenuti principalmente negli ultimi due anni per tifo. (Ci fu un'epidemia nell'Europa centrale nell'inverno del 1944-45: il tifo è una malattia debilitante.) Le cause furono aggravate dalla malnutrizione quando il sistema di approvvigionamento tedesco crollò sotto i bombardamenti aerei alleati. Un aggiornamento in tedesco degli anni '80 riproduce i dati di quella prima edizione. Il tempo, il mito e la realtà sono così mescolati, tuttavia, che dubito conosceremo mai davvero i numeri reali.
Non ho visto i numeri dichiarati a sostegno della tesi dell'olocausto per tutti i campi, ma quello per Dachau era originariamente di circa un quarto di milione di morti. Ora la stima migliore è un decimo di quel numero, che è vicino al numero indicato nell'elenco raffigurato. Un ridimensionamento simile è avvenuto per tutti gli altri campi (incluso Auschwitz), il tutto senza intaccare la cifra originariamente dichiarata (e apparentemente sacrosanta) di 6 milioni – né permettere a nessuno di metterla in dubbio. La matematica ovviamente passa in secondo piano rispetto a una buona storia.
Ciò combacia con le stime di questo meme basato sul World Almanac che mostra un leggero aumento della popolazione ebraica mondiale totale dal 1933 al 1948 - molto meno di quanto ci si sarebbe aspettato se non ci fosse stata la guerra, ma molto di più di quanto sarebbe stato possibile con sei milioni di morti nei campi tedeschi, come mostrano questi grafici dettagliati del World Almanac. Alcuni gruppi ebraici affermano che i ricercatori di World Almanac non sono riusciti a calcolare il numero effettivo di morti ebraiche, in gran parte a causa del caos dell'immediato dopoguerra. Ma quel caos ha afflitto tutta l'Eurasia, così come il Medio Oriente, e nessun altro paese o popolo ha lamentato errori di calcolo.
Se la Germania avesse vinto, potrei aspettarmi che i calcoli del 1948 potessero essere influenzati da essa. Ma la Germania fu sconfitta, in rovina e divisa in zone di occupazione nel 1948, totalmente incapace di minacciare ritorsioni contro chi la contrariasse. Inoltre, il numero di ebrei, a livello globale e per regione, è stato convenzionalmente fornito a World Almanac dall'American Jewish Committee (e citato di conseguenza), che a sua volta ha omesso qualsiasi ipotesi di olocausto quando ha fornito i numeri per il 1948. Direi che World Almanac aveva fatto bene i suoi calcoli, nonostante le successive "modifiche".
In secondo luogo, ci sono le memorie pubblicate del generale (poi presidente) Dwight D. Eisenhower, che guidò le forze occidentali contro la Germania; il primo ministro Winston Churchill, leader della Gran Bretagna in tempo di guerra; e il generale (poi presidente) Charles de Gaulle, leader in tempo di guerra delle forze francesi libere. In tutte le loro opere pubblicate insieme, non c'è una parola su milioni di ebrei morti o camere a gas o forni crematori. Questi uomini non avevano bisogno di nascondere tali informazioni e non è possibile che non fossero a conoscenza di tali eventi se fossero realmente accaduti. (Eisenhower menziona in due brevi paragrafi in una sola pagina la sua visita a un campo di concentramento tedesco, ma questo è tutto.) Queste sono tra le migliori fonti primarie sulla guerra e meritano attenzione.
Ci sono anche due video sulla liberazione del famigerato campo di Dachau da parte delle truppe statunitensi nell'aprile 1945 che presentano un interessante ritratto di ciò che accadde e non accadde in quel campo (e probabilmente anche negli altri). Il primo video mostra la liberazione di Dachau il 27 aprile 1945, da parte di elementi della 20ª divisione corazzata e della 42ª divisione di fanteria statunitensi. Non ci sono combattimenti, nessuna resistenza e i detenuti felici vengono liberati. Il secondo filmato mostra la seconda (!) liberazione di Dachau il 29 aprile 1945, da parte dei soldati statunitensi. Il combattimento è feroce. (La resistenza tedesca pare essersi ripresa dopo due giorni). Ciò presumibilmente portò all'uccisione da parte delle truppe statunitensi della maggior parte (tutte?) delle guardie e del personale del campo tedesco. I due video sono brevi (3-5 minuti ciascuno), ma istruttivi. La mia sensazione è che il primo video sia un vero film storico dell'esercito USA, mentre il secondo è una produzione hollywoodiana.
Terzo, c'è la delicata questione delle enciclopedie. Tutte e tre le principali enciclopedie (Encyclopedia Britannica, Encyclopedia Americana, World Book Encyclopedia) sembrano aver perso l'olocausto della seconda guerra mondiale fino agli anni '60. Ho l'edizione completa del 1960 di Britannica accanto alla mia scrivania, e la voce "Olocausto" (ne ha una) parla solo brevemente di un antico sacrificio del fuoco. Lo stesso vale per le altre. Nella loro trattazione della Seconda Guerra Mondiale, troviamo numerosi riferimenti a campi di concentramento, campi di prigionia e atrocità (come la Marcia della Morte di Bataan), ma non c'è nulla a sostegno della narrativa dell'olocausto nata negli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale, dopo i famigerati Tribunali di Norimberga. Non è proprio quello che i sostenitori di questa bufala preferirebbero che gli altri credessero.
L'assenza di una narrativa sull'olocausto si rifletteva nella vita quotidiana negli anni '50 e nei primi anni '60. La televisione era agli inizi allora, ma la radio no, e nemmeno l'editoria. Eppure non si inciampava ogni volta in riferimenti all'olocausto nei programmi radiofonici e televisivi, o nei libri e nelle riviste. Né si era creata la demonizzazione dei nazisti. Nulla di tutto ciò. Eppure allora eravamo molto più vicini agli eventi reali della guerra rispetto ad oggi. Avrebbero dovuto conservarne il ricorso.
Alla fine degli anni '60, tutto era cambiato. I riferimenti nazisti cominciarono a moltiplicarsi nei racconti cinematografici e giornalistici. Cominciarono a spuntare I memoriali dell'"Olocausto". Storie e almanacchi venivano rieditati per conformarsi alla narrativa olocaustiana. Ci sono solo due modi per spiegare un cambiamento altrimenti inesplicabile: il primo è che questo mutamento di percezione si sia prodotto in un modo o nell’altro proprio negli anni 1960 e che noi eravamo talmente distratti dalla guerra del Vietnam all’estero e dalle città in fiamme all’interno, che non ce ne siamo accorti. L'altro è che la narrazione sia stata incanalata e preparata proprio negli anni 1960. La seconda spiegazione è la più logica.
Significato della narrativa "Olocausto"
Allora qual è il significato di tutto questo per noi – “noi” principalmente negli Stati Uniti, ma più in generale in Occidente?
In primo luogo, anche se è politicamente meno importante, i gruppi ebraici e successivamente i singoli ebrei hanno fatto pressioni per ottenere dalla Germania risarcimenti per i sopravvissuti all'olocausto, e li hanno ottenuti. In effetti, la definizione attuale di "sopravvissuto" è in realtà così ampia che persino gli ebrei che vivono in luoghi mai stati sotto il controllo tedesco (ad esempio, il Nord Africa) possono accedervi in base all'argomento che erano sudditi di alleati tedeschi. Da qui, il concetto si è ulteriormente allargato, fino ad includere figli e persino nipoti di "sopravvissuti", anche se non hanno mai vissuto in Europa. Successivamente hanno cominciato a prendere di mira altri Paesi, Polonia in testa alla lista, per i risarcimenti, ma quegli “altri” non si sono mostrati (ancora?) così disponibili. Il premuroso trattato di Norman Finkelstein, L'industria dell'Olocausto, è altamente informativo. In termini finanziari, sembra che l'olocausto sia una miniera che non si esaurisce mai.
C'era discriminazione in Germania contro gli ebrei durante il Terzo Reich? Certo. Ciò ha comportato grandi perdite personali, difficoltà e spesso la reclusione nei campi per ebrei? Certamente. In entrambi i casi, la cosa ha una spiegazione nel fatto che gli ebrei erano largamente presenti nelle strutture dirigenti dei partiti comunisti ed altri movimenti che erano visti come una minaccia per la Germania alla fine della prima guerra mondiale e per i comuni tedeschi nel periodo tra le due guerre, e a causa della "Dichiarazione ebraica di Guerra” alla Germania nel 1933. Non è saggio dichiarare guerra a qualcuno e non aspettarsi conseguenze dolorose, inclusa l'espulsione o il confinamento. (Gli Stati Uniti lo hanno fatto ai cittadini statunitensi di origine giapponese dopo Pearl Harbor).
Ma ci sono prove di intenti e attività genocide che potrebbero giustificare risarcimenti per tutta la vita da parte di qualcuno? No. Tuttavia, l'incentivo finanziario per mantenere viva e vegeta la narrazione dell'olocausto è potente e ha enormi ramificazioni politiche interne, specialmente negli Stati Uniti.
In secondo luogo, le conseguenze in politica estera sono state immense, ma non sono iniziate così. Gli Stati Uniti riconobbero Israele nel 1948, poi se ne dimenticarono più o meno ufficialmente. La Gran Bretagna e la Francia hanno fornito la maggior parte degli aiuti esteri e del materiale militare ad Israele, lungo tutti i primi vent'anni dopo l'indipendenza. Non c'è stata generosità da parte del governo degli Stati Uniti e nessuna dichiarazione di fedeltà imperitura ed eterna amicizia tra Israele e gli USA.
Né veniva imposto un terribile "giuramento di fedeltà" ai membri del Congresso (entrambe le Camere, entrambi i partiti). L'ex membro del Congresso Cynthia McKinney ha denunciato l'AIPAC nel 2013 quando ha rivelato che gli eletti al Congresso sono costretti a firmare un giuramento di fedeltà a Israele contenente vari impegni. In caso contrario, si troveranno di fronte un avversario ben finanziato, col rischio elevato di non essere rieletti. McKinney ha rifiutato di firmare il giuramento di fedeltà e ha perso la sua rielezione. Altri mi hanno trasmesso resoconti simili personalmente.
Poi, quando Israele si alleò con la Gran Bretagna e la Francia per attaccare l'Egitto nel 1956, il presidente Eisenhower li costrinse tutti a ritirarsi. Più tardi, quando Israele all'inizio degli anni '60 si agitò per ottenere la propria bomba atomica, il presidente Kennedy rifiutò categoricamente l'idea e potrebbe benissimo essere morto per questo.
Con la morte del presidente Kennedy nel 1963, l'ultimo ostacolo presidenziale alle ambizioni nucleari e regionali di Israele fu rimosso. Nessuno da allora ha seriamente ostacolato la sua strada. Quali che siano i loro fallimenti altrove, solo Carter (con gli Accordi di Camp David) e Obama (col suo discorso all'Università statunitense del Cairo e con la sua riluttanza ad attaccare la Siria) hanno fatto qualcosa di significativo che non sostenesse pienamente Israele. Tutti gli altri, in misura maggiore o minore, hanno protetto Israele dalle sanzioni o addirittura dalla condanna totale per le sue continue violazioni del diritto internazionale. Per Israele e i suoi sostenitori, la rimozione del presidente Kennedy è stata un’ottima mossa. Il suo successore, Lyndon Johnson, ha persino lasciato che Israele attaccasse impunemente e senza alcuna punizione una nave statunitense: la USS Liberty, nel Mediterraneo orientale l'8 giugno 1967, uccidendo o ferendo oltre 200 militari statunitensi.
In terzo luogo, quando la narrativa dell'olocausto iniziò a mettere radici alla fine degli anni '60 e '70, divenne sempre più difficile per chiunque condannare le azioni di qualsiasi gruppo guidato o dominato da ebrei, o persino riconoscere che tale dominio esisteva. La semplice menzione, ad esempio, che l'industria cinematografica di Hollywood è dominata dagli ebrei (lo è, guarda gli organismi esecutivi e i consigli di amministrazione dei principali studi) fa piovere ostracismo e/o (attualmente) cancellazione di contratti e opportunità per il critico bollato come "antisemita".
Ciò è accaduto a persone degne di nota come Marlon Brando, che si è scusato pubblicamente in lacrime nel corso di una riunione di personalità ebraiche di Hollywood per aver affermato (non sto scherzando) che "Hollywood è gestita da ebrei". Mel Gibson si è scontrato con lo stesso gruppo per un motivo simile. E ultimamente, diversi neri di varia importanza si sono scontrati con la stessa polizia del pensiero per aver evidenziato che tutte le figure di spicco dell'industria musicale o la fallita criptobanca FTX sono ebrei. E questi esempi sono solo la punta dell'iceberg.
Diverse cose sono assai inquietanti qui. Una persona può provocare l'ira dei principali strumenti di censura, cancellazione e denigrazione a guida ebraica - l'ADL e l'SPLC - semplicemente facendo notare che alcune o molte persone impegnate in qualche attività sono ebrei. Non occorre nemmeno criticare, è sufficiente osservare che i capi delle principali aziende farmaceutiche coinvolte nella produzione di vaccini COVID sono ebrei. Come ha detto il comico Dave Chappelle parlando del recente confronto di Kanye West con queste persone adorabili, “È un grosso problema. Lui [Kanye West] aveva infranto le regole dello spettacolo. Sai, le regole della percezione. Se sono neri, allora è una banda. Se sono italiani, è una mafia. Se sono ebrei, è una coincidenza e non dovresti mai parlarne”. E questo si estende in pratica in questi giorni a tutte le professioni e attività.
Il che solleva un punto interessante menzionato da qualcuno che manterrò nell’anonimato per proteggerlo: perché gli ebrei e i gruppi ebraici sono così sensibili al fatto che si faccia notare la loro predominanza in certi settori? Se queste persone impegnate in settori di interesse pubblico stanno davvero facendo del bene - non solo per se stesse, ma anche per gli altri - perché dovrebbero reagire come un pitbull punto da un calabrone quando si mette in evidenza che appartengono allo stesso gruppo etnico? Perché lanciare invettive contro chi lo ha notato e cercare di distruggerne la reputazione? La risposta è che non avrebbero ragione di farlo. E questo inevitabilmente solleva preoccupazioni su ciò che invece fanno o intendono fare.
Non riesco a pensare a nessun altro gruppo che reagisca in questo modo. Perché è così importante qui e ora? È perché non c’è gruppo radicale che prenda di mira la nostra cultura e il nostro ordine costituzionale che non sia diretto o finanziato da ebrei come eminenze grige? Ivi compreso Black Lives Matter, se si guardano i membri di spicco del suo consiglio. E non è certo una novità. Quasi tutti i partiti comunisti in Occidente, compreso il Sudafrica dell'era dell'apartheid, erano guidati da ebrei e facevano rivoluzioni quando e dove possibile. Questa è stata una delle ragioni principali per cui la Germania è passata nel 20 ° secolo da un paese in cui gli ebrei potevano essere generali, a uno in cui erano ampiamente visti come nemici.
Presagi e Prospettive
Lungo tutto il 21 ° secolo, i partigiani di Israele hanno conseguito un numero impressionante di successi negli Stati Uniti. La loro presa sui media è cresciuta e il costante ritornello dell'"antisemitismo" - un sottoprodotto del predominio ebraico nei media – comporta che non si possa parlare pubblicamente di questo predominio impunemente. La lobby ebraica conosciuta come la "Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche statunitense" è fiorente. L'AIPAC (American Israel Public Affairs Committee) controlla praticamente Capitol Hill.
Inoltre, uno spin-off chiamato CUFI (Christians United for Israel) assicura il sostegno a Israele degli evangelici (e pochi altri). CUFI è l’esito di un progetto avviato negli anni '60 per corteggiare i pastori evangelici, in virtù della capacità di guida che essi avevano sui fedeli. Ciò si è rivelato vero e ha dato a Israele un importante punto d'appoggio nel partito repubblicano.
Ma CUFI non è del tutto autorizzato a essere troppo indipendente. Nominalmente guidato da un pastore e sua moglie in questi giorni, CUFI ha un co-direttore esecutivo (Shari Dollinger) e un coordinatore senior della politica e delle comunicazioni (Ari Morgenstern) - entrambi ebrei ed entrambi ex ufficiali dell'ambasciata israeliana (Dollinger era anche con AIPAC) – per assicurarsi che CUFI sia fermamente fedele.
Grazie a tutto questo lavorio, a decenni di narrativa sull'Olocausto e al controllo ebraico dei media, il sostegno pubblico statunitense è stato costante e l'influenza ebraica all'interno del ramo esecutivo è stata forte. Il sostegno politico interno - un tempo quasi limitato ai Democratici - è cresciuto anche all'interno del partito repubblicano dalla fine degli anni '60. Le critiche sono rare e invariabilmente provocano accuse di antisemitismo e il richiamo ossessivo dell'olocausto. È un momento esaltante per i partigiani di Israele, ma molto dipende dalla loro capacità di mantenere inalterata la narrazione dell'olocausto fino a quando non completeranno tutto ciò che hanno in corso. Ne parlerò in un articolo successivo.
- Anche Anna Frank morì in ospedale, assistita da un’infermiera olandese. Legittimo chiedersi come mai i tedeschi curassero i prigionieri ammalati, visto che - secondo gli assetori dell'Olocausto - essi erano destinati alla eliminazione fisica : https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Frank
- L’autore non ce ne voglia, ma anche questa faccenda dell’ Holodomor è una bufala: https://www.sinistrainrete.info/storia/22891-domenico-losurdo-l-holodomor-la propaganda-liberale-e-le-rimozioni-storiche-dell-occidente.html
Il Dr. Sabrosky esprima grande gratitudine verso Cat McGuire per la sua eccellente assistenza editoriale. Alan Ned Sabrosky (Ph.D., Università del Michigan) è un veterano da dieci anni del Corpo dei Marines degli Stati Uniti. Ha prestato servizio in Vietnam con la 1a Divisione Marine ed è laureato all'US Army War College. Può essere contattato all'indirizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
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