Trump è il sicario, il mandante è Netanyahu
- Dettagli
- Categoria: La guerra in Medio Oriente
- Visite: 2707
Intervento, 4 gennaio 2020 - Dietro le giustificazioni ufficiali, ma dubbie, dell'attacco aereo statunitense che ha ucciso venerdì un alto generale iraniano, si cela una confluenza di fattori, che stanno spingendo gli Stati Uniti verso l'ennesima catastrofica guerra in Medio Oriente (nella foto, il luogo dell'attentato contro Soleimani)
mintpressnews, 3 gennaio 2020 (trad. ossin)
Trump è il sicario, il mandante è Netanyahu
Whitney Webb
Dietro le giustificazioni ufficiali, ma dubbie, dell'attacco aereo statunitense che ha ucciso venerdì un alto generale iraniano, si cela una confluenza di fattori - alcuni in preparazione da decenni, altri più recenti - che stanno spingendo gli Stati Uniti verso l'ennesima catastrofica guerra in Medio Oriente
BAGHDAD - Il recente assassinio del generale più popolare e noto dell'Iran, Qassem Soleimani, alimenta il timore che una nuova guerra degli Stati Uniti e dei suoi alleati contro l'Iran possa presto diventare una realtà devastante e mortale. L'attacco aereo che ha ucciso Soleimani è stato realizzato dagli Stati Uniti a Baghdad senza l'autorizzazione (e nemmeno una preventiva comunicazione) del Congresso degli Stati Uniti, e senza l'approvazione del governo o dell'esercito iracheno, rendendo l'attentato palesemente illegale sotto vari profili. L'attacco ha anche ucciso il comandante della milizia irachena Abu Mahdi al-Muhandis, consigliere di Soleimani.
“L'assassinio di un comandante militare iracheno che riveste una posizione ufficiale è considerato un’aggressione all'Iraq ... e la liquidazione di personalità irachene, o di un paese fratello, sul suolo iracheno costituisce una grave violazione della sovranità”, ha detto il primo ministro iracheno Adel Abdul Mahdi a proposito dell'attacco , aggiungendo che l'assassinio crea "una pericolosa escalation che accenderà la miccia di una guerra distruttiva in Iraq, nella regione e nel mondo".
Soprattutto, l'assassinio di Soleimani arriva pochi mesi dopo il fallimento di un presunto tentativo israeliano di uccidere il generale iraniano, e nel contesto di pressioni, ben documentate e decennali, dei neoconservatori e dei leader israeliani per una guerra a guida statunitense contro l'Iran.
Per quanto il carattere illegale dell'assassinio sia stata notata da molti subito dopo la diffusione delle prime notizie dell’attentato terrorista, meno attenzione è stata data alle stranezze del ragionamento e delle giustificazioni ufficiali addotte dall'amministrazione Trump, rispetto ad una iniziativa che ha riacceso una nuova tensione in Medio Oriente. Secondo i funzionari dell'amministrazione, essa era finalizzata a "dissuadere i futuri piani di attacco iraniani", e costituiva anche una risposta ad un attacco missilistico contro la base militare K1, nei pressi di Kirkuk, in Iraq, del 27 dicembre. Attacco in cui era rimasto ucciso un contractor militare statunitense e leggermente feriti diversi soldati degli Stati Uniti e militari iracheni.
Tuttavia, i dettagli di quell'attacco - anche secondo fonti statunitensi legate agli ambienti militari USA - restano incredibilmente vaghi, e non sono stati nemmeno resi noti il nome dell'ucciso e l'identità della compagnia per la quale lavorava. Alcuni articoli di stampa hanno detto che si trattava di un "contractor del Pentagono", mentre altri hanno usato il termine "contractor civile", facendo supporre ad alcuni che potesse trattarsi un mercenario privato al servizio del Pentagono.
Inoltre, nessun gruppo ha ancora rivendicato la responsabilità dell'attacco e i resoconti dei media hanno rilevato che esso avrebbe potuto essere stato realizzato altrettanto facilmente sia da quel che resta dello Stato islamico, che dalla milizia sciita irachena (Kataib Hezbollah), che è stata ufficialmente incolpata dai funzionari statunitensi. Un'indagine ufficiale sull'incidente, condotta dalle forze armate irachene, deve ancora essere conclusa. Va detto però che, in precedenza, gli Stati Uniti avevano già affermato di disporre di prove convincenti che incolpavano l'Iran per gli attacchi alle petroliere nel Golfo dell'Oman dello scorso giugno, per poi essere smentiti da fedeli alleati della regione che hanno giudicato insufficienti le presunte prove statunitensi del coinvolgimento iraniano.
"There are about 5,000 American troops in Iraq. The number of civilian contractors is far more difficult to track." That's journalistic malpractice. Trump is going to war to avenge a contractor's death. We have a right to know who he or she is. https://t.co/x60ngAwtBe
— Tim Shorrock (@TimothyS) 3 gennaio 2020
Come non bastasse, gli Stati Uniti avevano già risposto alla morte del contractor, lanciando cinque diversi attacchi in Iraq e in Siria a fine dicembre, uccidendo circa 25 persone, e questa è stata la ragione che ha spinto i manifestanti iracheni a prendere d'assalto l'ambasciata USA a Baghdad, perché molte delle vittime erano irachene. Il successivo attacco aereo che ha ucciso Soleimani sembra eccessivo come ulteriore vendetta per l’uccisione di un cittadino statunitense.
Alla luce di quanto sopra, si pone allora una domanda: l'amministrazione Trump sta basando il suo assassinio di un alto generale iraniano nel territorio sovrano iracheno in chiara violazione del diritto internazionale sulla morte di un singolo individuo il cui nome non è stato nemmeno rivelato dal governo? Nonostante fossero stati già lanciati cinque attacchi per vendicare quella stessa morte?
Rischiare una guerra regionale per vendicare asseritamente la morte di una persona che è stata già vendicata solleva interrogativi, soprattutto per un Presidente che si candida alla rielezione. Gli Stati Uniti affermano che l'assassinio doveva anche fungere da "deterrente" contro potenziali e futuri attacchi iraniani, ma è difficile giustificare l'assassinio di un alto generale di una potenza straniera sul suolo straniero come una previdente misura preventiva contro qualcuno che preparava una escalation. Ciò è tanto più vero se si pensi che chi ha più frequentemente fomentato l’escalation della tensione tra Iran e Stati Uniti e i suoi alleati mediorientali non vive a Teheran o a Baghdad, ma piuttosto a Washington DC e a Tel Aviv.
Progetti di omicidio falliti e guai domestici
Molto è stato scritto da MintPress e altri media sui tentativi di lunga data di importanti neoconservatori negli Stati Uniti, così come della lobby israeliana e del governo israeliano, per spingere gli Stati Uniti ad una grande guerra contro l'Iran. Tentativi neocon per un regime change in Iran proseguono incessantemente da decenni e, nell’attuale amministrazione presidenziale, vi sono diversi eminenti falchi israeliani in posizioni di rilievo. Inoltre, sia il presidente Trump che il suo principale alleato mediorientale, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, sono alle prese con problemi interni e seri rischi di destituzione, ed entrambi stanno affrontando nuove elezioni, e dunque entrambi hanno interesse ad aggravare le tensioni all’estero, per distrarre l’attenzione dai loro problemi interni.
Tuttavia, gli attuali problemi domestici che affliggono sia Trump che Netanyahu sono solo l'ultimo dei fattori che hanno indotto entrambe le amministrazioni a intraprendere nuove iniziative, e sempre più disperate, per dare soddisfazione ai decennali tentativi dei falchi israeliani, presenti in entrambi i paesi, di alimentare la guerra e "rimodellare" Il Medio Oriente a favore dell'asse USA-Israele.
Quanto al recente assassinio di Soleimani, è importante tuttavia sottolineare che l'attacco aereo statunitense contro il leader della Forza al-Quds è sopravvenuto pochi mesi dopo che Israele aveva tentato, senza riuscirci, di assassinare il generale. In effetti, il più recente di questi tentativi falliti doveva attuarsi all'inizio dello scorso ottobre e, secondo il Times of Israel:
Gli assassini avevano progetto uno scavo sotto un sito religioso collegato al padre di Soleimani e di innescare un'esplosione sotto l'edificio quando il generale vi si trovasse dentro, e quindi cercare di sviare i sospetti in modo da scatenare una guerra religiosa tra diverse fazioni. Gli assassini avevano preparato circa 500 chilogrammi da usare per la bomba. "
Il governo israeliano non ha commentato il presunto complotto, anche se è da ricordare che il piano di effettuare uno scavo sotto un sito santo musulmano, e di piazzarvi una bomba, venne tentato in passato da gruppi estremisti israeliani, gruppi che hanno oggi una forte presa sull'attuale governo israeliano.
Questo presunto tentativo da parte di Israele di uccidere Soleimani è stato progettato dopo che, nel 2018, l'amministrazione Trump aveva dato a Israele il "via libera" all’assassinio del Generale. Un rapporto afferma che "vi era un accordo statunitense-israeliano" sul fatto che Soleimani costituiva una "minaccia per gli interessi dei due paesi nella regione", ed è stato pubblicato dal quotidiano kuwaitiano Al-Jarida, che viene largamente considerato "una piattaforma israeliana per la trasmissione di messaggi ad altri paesi del Medio Oriente ", secondo i media israeliani.
Israele potrebbe aver programmato di assassinare il generale come mezzo per provocare la guerra con l'Iran, che Netanyahu stava promuovendo attivamente lo scorso febbraio. All'epoca, Newsweek riferì che “il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso il desiderio di andare in guerra con l'Iran e ha dichiarato di incontrarsi con decine di inviati stranieri, compresi quelli del mondo arabo, per far avanzare l'iniziativa". Tuttavia, essendo stato il più stretto alleato di Israele a prendersi la briga di realizzare l’impresa, Israele è restato relativamente silenzioso, anche se funzionari iraniani hanno affermato che l'assassinio di Soleimani è stato condotto congiuntamente da Stati Uniti e Israele.
Sebbene siano state fornite giustificazioni ufficiali ma non convincenti sulle ragioni dell’attacco, il risultato più probabile della morte di Soleimani è che "accenderà la miccia della guerra", come recentemente affermato dal Primo Ministro iracheno. Resta da vedere se la sola morte di Soleimani sarà sufficiente a spingere gli Stati Uniti, l'Iran e i loro rispettivi alleati alla guerra, ma ciò che è certo è che l'amministrazione Trump sembra felice di continuare ad aggravare la situazione, col duplice scopo di portare avanti i progetti di vecchia data di guerrafondai professionali, e anche di far montare una pressione interna, in vista delle elezioni del 2020.
Ossin pubblica articoli che considera onesti, intelligenti e ben documentati. Ciò non significa che ne condivida necessariamente il contenuto. Solo, ne ritiene utile la lettura |