Anche l’omicidio Soleimani rientra nel Grande Gioco delle Nuove Vie della Seta
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La Guerra in Medio Oriente, 18 gennaio 2020 - Il prossimo decennio potrebbe vedere gli Stati Uniti affrontare la Russia, la Cina e l'Iran sulla questione della Nuova Via della Seta (nella foto, la carta dell'Heartland)
The saker, 16 gennaio 2020 (trad-ossin)
Anche l’omicidio Soleimani rientra nel Grande Gioco delle Nuove Vie della Seta
Pepe Escobar
Il prossimo decennio potrebbe vedere gli Stati Uniti affrontare la Russia, la Cina e l'Iran sulla questione della Nuova Via della Seta
I furiosi anni venti sono cominciati col botto dell’assassinio mirato del generale iraniano Qasem Soleimani.
Eppure un botto più grande ci attende lungo tutto il decennio: le miriadi di declinazioni del Nuovo Grande Gioco in Eurasia, che oppone gli Stati Uniti alla Russia, alla Cina e all’Iran, i tre principali nodi dell'integrazione dell'Eurasia.
Ogni evento importante in ambito geopolitico e geoeconomico che ci colpirà nel prossimo decennio dovrà essere inquadrato in questo epico scontro.
Lo Stato profondo e i settori cruciali della classe dirigente statunitense sono assolutamente terrorizzati dal fatto che la Cina abbia già superato economicamente la "nazione indispensabile", e che la Russia la abbia superata militarmente. Il Pentagono designa ufficialmente i tre nodi eurasiatici come "minacce".
Le tecniche di guerra ibrida – miranti ad una demonizzazione integrata 24/7 – prolifereranno, nell’intento di contenere la "minaccia", l' "aggressione" russa e la "sponsorizzazione del terrorismo" da parte dell'Iran. Il mito del "libero mercato" continuerà a soffocare sotto l'imposizione di una raffica di sanzioni illegali, eufemisticamente definite come nuove "regole" commerciali.
Ma tutto ciò non sarà sufficiente a far deragliare il partenariato strategico Russia-Cina. Per chiarire il significato più profondo di questo partenariato, occorre capire che Pechino lo definisce come una evoluzione verso una "nuova era". Il che implica una pianificazione strategica a lungo termine – e la data-chiave è il 2049, il centenario della Nuova Cina.
L'orizzonte in cui si collocano i tanti progetti della Belt and Road Initiative - come anche delle Nuove Vie della Seta in Cina - è infatti il 2040, data nella quale Pechino si aspetta di avere completato l’intreccio di un nuovo paradigma multipolare di nazioni / partner sovrani, in Eurasia e oltre, tutti collegati da un labirinto intrecciato di cinture e strade.
Il progetto russo - Greater Eurasia - rispecchia in qualche modo Belt & Road e sarà integrato con esso. Belt & Road, Eurasia Economic Union, Shanghai Cooperation Organization e Asia Infrastructure Investment Bank stanno tutti convergendo verso la stessa visione.
Realpolitik
Quindi questa "nuova era", come definita dai cinesi, dipende fortemente dallo stretto coordinamento tra Russia e Cina, in ogni settore. Made in China 2025 comprende una serie di scoperte tecnologiche / scientifiche. Allo stesso tempo, la Russia si è affermata come una risorsa tecnologica senza pari per armi e sistemi che i cinesi non sono ancora in grado di eguagliare.
All'ultimo vertice BRICS a Brasilia, il presidente Xi Jinping ha detto a Vladimir Putin che "l'attuale situazione internazionale, caratterizzata da crescente instabilità e incertezza, deve indurre Cina e Russia a stabilire un coordinamento strategico più stretto". Risposta di Putin: "Nell'attuale situazione, le due parti dovranno continuare a mantenere una stretta comunicazione strategica ".
La Russia sta dimostrando alla Cina come l'Occidente rispetti in qualche modo la forza della realpolitik, e Pechino sta finalmente iniziando a usare la sua. Il risultato è che dopo cinque secoli di dominazione occidentale - che, per inciso, hanno portato al declino delle antiche vie della seta - Heartland (secondo Mackinder, la grande massa di terra euroasiatica comprendente gran parte della Russia e dell’Asia centrale fino alla Cina, ndt) è tornata, con un botto, affermando la sua preminenza.
Sul piano personale, i miei viaggi negli ultimi due anni, dall'Asia occidentale all'Asia centrale e le mie conversazioni degli ultimi due mesi con analisti di Nur-Sultan (capitale del Kazakistan), Mosca e Italia, mi hanno permesso di approfondire le complessità di ciò che alcune menti acute definiscono “la doppia elica”. Siamo tutti consapevoli delle immense sfide che ci attendono - pur riuscendo a malapena a tenere il passo con la straordinaria rinascita di Heartland in tempo reale.
In termini di soft power, il ruolo della diplomazia russa diventerà ancora più fondamentale - supportato da un Ministero della Difesa guidato da Sergei Shoigu, un tuvano della Siberia e un apparato in grado di dialogare costruttivamente con tutti: India / Pakistan, Corea del Nord / Sud, Iran / Arabia Saudita, Afghanistan.
Questo apparato risolve problemi geopolitici (complessi) in un modo che sfugge ancora a Pechino.
Parallelamente, praticamente l'intera Asia-Pacifico - dal Mediterraneo orientale all'Oceano Indiano - prende oramai pienamente in considerazione la Russia-Cina come controforza rispetto all’eccessiva presenza navale e finanziaria degli Stati Uniti.
La posta in gioco nel sud-ovest asiatico
L'omicidio mirato di Soleimani, nonostante le sue ricadute a lungo termine, è solo una mossa nella scacchiera del sud-ovest asiatico. La posta in gioco è un premio macro-geoeconomico: un ponte terrestre dal Golfo Persico al Mediterraneo orientale.
La scorsa estate, un trilaterale Iran-Iraq-Siria ha stabilito che "l'obiettivo dei negoziati è attivare il corridoio di carico e trasporto Iran-Iraq-Siria, come parte di un piano più ampio di rilancio della Via della Seta".
Non potrebbe esserci un corridoio di connettività più strategico, in grado di collegarsi simultaneamente con il corridoio di trasporto internazionale nord-sud; collegare Iran-Asia centrale-Cina fino al Pacifico; e proiettare Laodicea verso il Mediterraneo e l'Atlantico.
Quel che si profila all'orizzonte è, infatti, una sottosezione di Belt & Road nel sud-ovest asiatico. L'Iran è un nodo chiave di Belt & Road; La Cina sarà fortemente coinvolta nella ricostruzione della Siria; e Pechino-Baghdad hanno firmato diversi accordi e istituito un fondo di ricostruzione iracheno-cinese (entrate da 300.000 barili di petrolio al giorno in cambio di crediti cinesi per le società cinesi che ricostruiscono le infrastrutture irachene).
Una rapida occhiata alla mappa rivela il "segreto" degli Stati Uniti che rifiutano di fare le valigie e di lasciare l'Iraq, come richiesto dal Parlamento iracheno e dal Primo Ministro: impedire la nascita di questo corridoio con ogni mezzo necessario. Soprattutto quando ci si accorge che tutte le strade che la Cina sta costruendo attraverso l'Asia centrale - ne ho percorse molte a novembre e dicembre - alla fine collegano la Cina con l'Iran.
L'obiettivo finale: unire Shanghai al Mediterraneo orientale - via terra, attraverso Heartland.
Per quanto il porto di Gwadar nel Mar Arabico sia un nodo essenziale del corridoio economico Cina-Pakistan, e parte della strategia cinese su più fronti per "evitare Malacca", l'India ha anche sollecitato l'Iran a collegare Gwadar con il porto di Chabahar, nel Golfo dell'Oman.
Mentre Pechino vuole collegare il Mar Arabico con lo Xinjiang, attraverso il corridoio economico, l'India vuole connettersi con l'Afghanistan e l'Asia centrale attraverso l'Iran.
Tuttavia, gli investimenti dell'India a Chabahar potrebbero non portare a nulla, in quanto Nuova Delhi ancora riflette sulla possibilità di diventare parte attiva della strategia statunitense "indo-pacifica", che le imporrebbe di abbandonare Teheran.
Le esercitazioni navali congiunte Russia-Cina-Iran della fine di dicembre, partendo proprio da Chabahar, sono state un opportuno richiamo per Nuova Delhi. L'India semplicemente non può permettersi di ignorare l'Iran e finire per perdere il suo nodo di connettività chiave, Chabahar.
Il fatto immutabile: tutti hanno bisogno e vogliono il collegamento con l'Iran. Per ovvie ragioni: fin dall'impero persiano, esso è l'hub privilegiato di tutte le rotte commerciali dell'Asia centrale.
Inoltre, l'Iran per la Cina è una questione di sicurezza nazionale. La Cina ha fortemente investito nel settore energetico dell'Iran. Tutti gli scambi bilaterali saranno regolati in yuan, o in un paniere di valute che bypassano il dollaro USA.
I neoconservatori statunitensi, nel frattempo, condividono ancora quel che Cheney sognava nell'ultimo decennio: un regime change in Iran che consenta agli Stati Uniti di dominare il Mar Caspio, come trampolino di lancio verso l'Asia centrale, a un solo passo dallo Xinjiang, nel quale armare i sentimenti anti-cinesi. Potrebbe essere vista come una nuova via della seta al contrario, per ostacolare i progetti cinesi.
La Battaglia dei tempi
Un nuovo libro, The Impact of the China's Belt and Road Initiative, di Jeremy Garlick dell'Università di Economia di Praga, ha il merito di ammettere che "dare un senso" a Belt & Road "è estremamente difficile".
Si tratta di un tentativo estremamente serio di teorizzare l'immensa complessità di Belt & Road, soprattutto considerando l'approccio flessibile e sincretico della Cina al processo decisionale, che sconcerta alquanto gli occidentali. Per raggiungere il suo obiettivo, Garlick entra nel paradigma dell'evoluzione sociale di Tang Shiping, approfondisce l'egemonia neo-gramsciana e analizza il concetto di "mercantilismo offensivo", tutto ciò come parte di uno sforzo di "eclettismo complesso".
E’ evidente il contrasto con la pedestre narrativa demonizzante di Belt & Road operata dagli "analisti" statunitensi. Il libro affronta in dettaglio la natura poliedrica del trans-regionalismo di Belt & Road come processo organico di sviluppo.
I politici imperiali non si preoccuperanno di capire come e perché Belt & Road stia creando un nuovo paradigma globale. Il vertice NATO a Londra del mese scorso ha offerto alcuni indizi. La NATO ha accettato acriticamente tre priorità statunitensi: una politica ancora più aggressiva nei confronti della Russia; il contenimento della Cina (compresa la sorveglianza militare); e la militarizzazione dello spazio - uno spin-off della dottrina del 2002 Full Spectrum Dominance.
Quindi la NATO sarà trascinata nella strategia "indo-pacifica" - che significa contenimento della Cina. E poiché la NATO è il braccio armato dell'UE, ciò implica che gli Stati Uniti interferiranno nei rapporti commerciali tra Europa e Cina, a tutti i livelli.
Il colonnello in pensione dell'esercito USA Lawrence Wilkerson, capo di stato maggiore di Colin Powell dal 2001 al 2005, va dritto al punto: “Gli Stati Uniti oggi esistono per fare la guerra. In che altro modo interpretiamo 19 anni consecutivi di guerra e nessuna fine in vista? Fa parte di ciò che siamo. Fa parte di ciò che è l'impero USA. Mentiremo, imbroglieremo e ruberemo, come sta facendo Pompeo in questo momento, come sta facendo Trump in questo momento, come sta facendo Esper in questo momento ... e una miriade di altri membri del mio partito politico, i Repubblicani, stanno facendo proprio ora. Mentiremo, imbroglieremo e ruberemo e faremo tutto il possibile per perpetuare questo complesso bellico. Questa è la verità. E questo è terribile".
Mosca, Pechino e Teheran sono pienamente consapevoli della posta in gioco. Diplomatici e analisti stanno cercando di sviluppare uno sforzo concertato per proteggersi l'un l'altro da tutte le forme di guerra ibrida - sanzioni incluse - lanciate contro ciascuno di essi.
Per gli Stati Uniti, questa è davvero una battaglia esistenziale - contro l'intero processo di integrazione dell'Eurasia, le Nuove vie della seta, il partenariato strategico Russia-Cina, le armi ipersoniche russe combinate alla sua flessibilità diplomatica, il profondo disgusto e la rivolta contro le politiche statunitensi in tutto il Sud del mondo, il quasi inevitabile crollo del dollaro USA. Quel che è certo è che l'Impero non accetterà un ridimensionamento senza fare nulla. Dobbiamo tutti prepararci alla battaglia dei tempi.
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