Usa in Medio Oriente: la catastrofe prossima ventura
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La guerra in Medio Oriente, 1 febbraio 2020 - Si scopre che Trump e il Pentagono hanno mentito. Ancora. Questa volta sul vero impatto del contrattacco iraniano contro le forze statunitensi in Iraq (nella foto, Trump cirondato dai suoi più pazzi consiglieri)
the saker, 29 gennaio 2020 (trad.ossin)
Usa in Medio Oriente: la catastrofe prossima ventura
the saker
Bugie, maledette bugie e statistiche
Si scopre che Trump e il Pentagono hanno mentito. Ancora. Questa volta sul vero impatto del contrattacco iraniano contro le forze statunitensi in Iraq. Hanno dapprima dichiarato che nessuno Statunitense era rimasto ferito, per poi confessare che solo 34 soldati avevano subito una lesione cerebrale traumatica (che Trump ha "riclassificato" come "mal di testa"). Alla fine hanno dovuto ammettere che non erano solo 34, ma in realtà 50 !
Secondo alcune fonti, non tutto il personale statunitense era al sicuro nei bunker e alcuni erano stati posti a difesa del perimetro della base. In ogni caso, ciò conferma ulteriormente che il contrattacco iraniano è stato molto più robusto di quanto in un primo tempo ammesso dall'Impero. Fonti iraniane, infatti, indicano che, dopo l’attacco, un certo numero di feriti è stato trasportato in Israele, Kuwait e Germania. Ancora una volta, probabilmente non scopriremo mai la verità su ciò che è accaduto quella notte, ma adesso due cose sono certe:
1 - L'attacco iraniano è stato estremamente efficace ed è innegabile che tutte le forze USA / NATO / israeliane nella regione siano ora esposte come anatre sedute in attesa del prossimo attacco iraniano.
2 - Zio Shmuel è stato costretto drammaticamente a sottovalutare la reale portata e natura del contrattacco iraniano.
Tutto ciò nonostante gli USA fossero stati preventivamente avvertiti dell’attacco. Attualmente sappiamo che gli Iraniani hanno, prima dell’attacco, diramato i seguenti avvertimenti (pervenuti al Comando USA):
1 - Avvertimento attraverso il governo iracheno (cui gli Iraniani hanno comunicato il loro intento).
2 - Avvertimento attraverso le autorità svizzere (che rappresentano gli interessi degli Stati Uniti in Iran e alle quali gli Iraniani hanno comunicato le loro intenzioni).
3 - Avvertimento attraverso l’attività di ricognizione / intelligence degli Stati Uniti, terrestre, aerea e spaziale.
Eppure, nonostante queste condizioni quasi ideali (dal punto di vista della difesa), ora vediamo che non è stato intercettato un solo missile iraniano, che i missili sono atterrati con altissima precisione, che la stessa base statunitense ha subito ingenti danni (inclusi elicotteri e droni distrutti) e che ci sono state decine di feriti (vedi questo articolo per una analisi dettagliata delle immagini post-attacco).
Se consideriamo questo attacco principalmente come un'operazione di "verifica di funzionamento", allora diventa abbastanza chiaro che gli Iraniani hanno verificato un superbo grado di precisione e una solida capacità di missili balistici, mentre l’unica cosa che gli USA hanno verificato è di essere, nella regione, estremamente vulnerabili agli attacchi missilistici iraniani. Immaginate solo se gli Iraniani avessero voluto massimizzare le perdite degli Stati Uniti e se non avessero dato alcun avvertimento di alcun tipo - quale sarebbe il bilancio ?! E se gli Iraniani avessero preso di mira, diciamo, i depositi di carburante e munizioni, gli edifici in cui vivono i militari e i civili, le strutture industriali (compresi i nodi logistici chiave della CENTCOM), i porti o persino gli aeroporti? Riuscite a immaginare che tipo di inferno gli Iraniani avrebbero scatenato contro strutture sostanzialmente non protette ?!
Avete ancora dei dubbi?
Domandatevi allora perché Trump & Co. hanno dovuto mentire e minimizzare la portata reale dell'attacco iraniano. È abbastanza ovvio che la Casa Bianca ha deciso di mentire e di presentare l’attacco come fosse stato quasi senza impatto, perché se ne avesse ammesso la reale entità, avrebbe dovuto ammettere anche di essere stata totalmente incapace di fermarlo o depotenziarlo. E non solo, ma una gran parte di Statunitensi indignati (la maggior parte degli Statunitensi crede ancora alla tradizionale linea di propaganda su "La più grande forza militare nella storia della galassia"!) avrebbe chiesto un contrattacco di ritorsione contro l'Iran, che avrebbe innescato un immediato attacco iraniano contro Israele che, a sua volta, avrebbe fatto precipitare l'intera regione in una guerra totale cui gli Stati Uniti non sono preparati.
La versione USA contraddice le affermazioni iraniane che, semmai, hanno forse esagerato l'impatto, affermando di avere prodotto 80 feriti (aggiungerei qui che, almeno finora, il governo iraniano è stato molto più schietto e meno propenso a ricorrere a grezze menzogne di quello degli Stati Uniti) Chiaramente gli Iraniani erano assolutamente pronti ad una escalation che gli Stati Uniti volevano invece evitare a quasi tutti i costi.
Quindi cosa è successo davvero?
Esistono due modi fondamentali per difendersi da un attacco: negare e punire. La negazione è ciò che fanno i Siriani contro gli Stati Uniti e Israele ogni volta che abbattono loro missili in arrivo. Negare è l'ideale, perché minimizza le tue perdite senza ulteriori escalation. Punire, al contrario, è quando non ci si limita a impedire un attacco, ma quando si infligge un contrattacco di rappresaglia contro la parte attaccante, dopo essere stati attaccati. Questo è ciò che gli Stati Uniti potrebbero fare contro l'Iran, praticamente in qualsiasi momento (sì, contrariamente ad alcune affermazioni del tutto irrealistiche, le difese aeree iraniane non possono impedire alle forze armate statunitensi di infliggere danni enormi all'Iran, alla sua popolazione e alle sue infrastrutture).
Il problema con la punizione dell'Iran è che quest’ultimo è un nemico effettivamente disposto ad assorbire immense perdite se queste perdite alla fine porteranno alla vittoria. Come si può scoraggiare qualcuno che è disposto a morire per il suo paese, la sua gente o la sua fede?
Non ho dubbi sul fatto che gli Iraniani, che sono analisti eccellenti, siano pienamente consapevoli del danno che gli Stati Uniti possono infliggere. Il fattore chiave qui è che si rendono anche conto che, una volta che gli Stati Uniti avranno scatenato i loro missili e i loro bombardieri e una volta che avranno distrutto molti (se non tutti) i loro obiettivi, non disporranno di alcun altro mezzo per contenere l'Iran.
Ecco quale potrebbe essere la strategia iraniana:
- Se gli Stati Uniti non fanno nulla o si limitano ad attacchi simbolici (diciamo, come gli attacchi israeliani in Siria), gli Iraniani possono tranquillamente ignorarli giacché, sebbene molto efficaci nel dare agli Statunitensi (o agli Israeliani) un'illusione di potere, non sono in grado di ottenere in realtà qualcosa di militarmente significativo.
- Se gli Stati Uniti decidessero alla fine di colpire duramente l'Iran, esauriranno la loro potenzialità punitiva e non avranno ulteriori opzioni per dissuadere l'Iran.
- Se gli Stati Uniti (o Israele) decidessero di usare armi nucleari, un simile attacco fornirebbe semplicemente all’Iran un "jolly politico", perché sarebbe come dire: "ora sei giustificato per qualsiasi rappresaglia ti venga in mente". E si può essere certi che l'Iran saprebbe trovare ogni sorta di più dolorosa forma di ritorsione!
Si potrebbe definire l’attuale posizione statunitense come "binaria": è "tutto dentro" o "tutto fuori". Non per scelta, ovviamente, ma queste condizioni sono il risultato delle realtà geostrategiche del Medio Oriente e delle molte asimmetrie tra le due parti:
Nazione | Stati Uniti d'America | Iran |
Superiorità aerea | sì | no |
Forze terrestri in grado di combattere | no | sì |
Disponibilità a subire gravi perdite | no | sì |
Linee di rifornimento lunghe e vulnerabil | sì | no |
Pronti a difendersi | no | sì |
Quanto sopra è, ovviamente, una semplificazione, ma è anche fondamentalmente vero. E la ragione di queste asimmetrie sta in una differenza molto semplice ma cruciale: agli Statunitensi è stato fatto il lavaggio del cervello per far loro credere che si possano vincere grandi guerre a basso costo. Gli Iraniani non nutrono tali illusioni (sicuramente non dopo che l'Iraq, sostenuto dagli Stati Uniti, dall'URSS e dall'Europa, attaccò l'Iran infliggendo immense distruzioni). Ma l'era delle "guerre a buon mercato" è ormai lontana.
Inoltre, gli Iraniani sanno anche che la superiorità aerea degli Stati Uniti, da sola, non porterà magicamente alla vittoria. Infine, gli Iraniani hanno avuto 40 anni per prepararsi a un attacco statunitense. Mentre gli Stati Uniti sono stati davvero messi sull’avviso solo dall’8 gennaio di quest'anno.
Ancora una volta, per gli Stati Uniti, è "tutto dentro" o "tutto fuori". Abbiamo visto il "tutto fuori" nei giorni successivi al contrattacco iraniano e possiamo avere un'idea di come sarebbe il "tutto dentro” ricordando le operazioni israeliane contro Hezbollah nel 2006.
Gli Iraniani, tuttavia, hanno una capacità di escalation molto più progressiva, come hanno appena dimostrato con il loro attacco alle forze statunitensi in Iraq: possono lanciare solo pochi missili o possono lanciarne centinaia. Possono provare a massimizzare le perdite degli Stati Uniti, oppure possono decidere di colpire le infrastrutture di CENTCOM. Possono scegliere di colpire direttamente lo zio Shumel, oppure possono decidere di colpire i suoi alleati (Arabia Saudita) e padroni (Israele). Possono scegliere di rivendicare le loro azioni, oppure possono nascondersi dietro quello che la CIA definisce “diniego plausibile”.
Quindi, mentre gli Stati Uniti e l'Impero anglo-sionista nel loro insieme sono molto più potenti dell'Iran, l'Iran ha abilmente sviluppato metodi e mezzi che gli consentono di controllare quello che gli analisti militari chiamano il "dominio dell'escalation".
L'Iran ha appena "ledeenato" gli onnipotenti USA?
Ricordate Michael Ledeen? È il Neocon che ha inventato questo aforisma storico: "Ogni dieci anni circa, gli Stati Uniti devono prendere un piccolo paese schifoso e sbatterlo contro il muro, solo per mostrare al mondo che facciamo sul serio".
Non è ironico che l'Iran abbia fatto esattamente questo, ha preso gli Stati Uniti e "li ha sbattuti contro un muro, solo per dimostrare che faceva sul serio", non è vero?
E cosa ci dice tutto questo?
Per prima cosa, l'esercito statunitense è davvero nei guai. È abbastanza ovvio che le difese aeree statunitensi sono irrimediabilmente inefficaci: abbiamo visto la loro "performance" in Arabia Saudita contro gli attacchi di Houthi. La verità è che i missili Patriot non hanno mai funzionato bene, né nella prima guerra del Golfo, né oggi. La grande differenza è che l'Iraq di Saddam Hussein non disponeva di missili ad alta precisione e che i suoi tentativi di colpire gli Stati Uniti (o Israele, d’altronde) non erano molto efficaci. Quindi, è stato facile per il Pentagono nascondere le prestazioni reali (o la loro mancanza!) dei suoi sistemi d'arma. Ora che l'Iran è stato in grado di individuare alcuni edifici, ignorandone accuratamente altri, significa che l'intero Medio Oriente è entrato in un'era radicalmente nuova.
In secondo luogo, è altrettanto ovvio che le basi statunitensi in Medio Oriente sono molto vulnerabili agli attacchi balistici e ai missili da crociera. Le difese aeree sono apparati molto complessi e altamente tecnologici e spesso ci vogliono anni, se non decenni, per sviluppare un sistema di difesa aerea veramente efficace. In parte a causa della sua tendenza ad attaccare solo paesi deboli e poco difesi, e anche a causa della capacità dissuasiva assai efficace che le forze armate statunitensi avevano in passato, gli Stati Uniti non si sono mai dovuti troppo preoccupare delle difese aeree. I "piccoli" non avevano missili, mentre i "grandi" non avrebbero mai osato colpire apertamente le forze dello zio Shmuel.
Fino a poco tempo fa.
Ora, è stata la Potenza Egemone del mondo, in passato onnipotente, ad essere stata sbattuta contro un muro da un Iran molto più debole ed è stata quindi trattata come un "piccolo paese schifoso".
Dolce ironia!
Ma c'è molto di più in questa storia.
Il vero obiettivo iraniano: cacciare gli Stati Uniti dal Medio Oriente
Gli Iraniani (e molti alleati iraniani nella regione) hanno chiarito che la vera rappresaglia per l'omicidio del generale Soleimani sarà quella di provocare in primo luogo un completo ritiro delle forze statunitensi dall'Iraq e dalla Siria, seguito da un completo ritiro dall'intero Medio Oriente.
Quanto è probabile un tale risultato?
In questo momento, direi che le possibilità che ciò accada veramente sono microscopicamente piccole. Dopo tutto, chi potrebbe seriamente immaginare che gli Stati Uniti lascino l'Arabia Saudita o Israele? Non succederà a meno di un vero cataclisma.
Che dire di paesi come la Turchia o il Pakistan che sono formalmente alleati degli Stati Uniti, ma che mostrano anche chiari segni di stanchezza verso il tipo di "patrocinio" che gli USA usano riservare ai loro "alleati"? Abbiamo qualche motivo per credere che questi paesi richiederanno mai ufficialmente che i mercenari di zio Shmuel (perché è quello che sono le forze statunitensi: invasori mercenari) sgombrino il campo?
E poi ci sono paesi come l'Iraq o l'Afghanistan che ospitano un movimento anti-statunitense molto forte e attivo, una insurrezione che ha costretto le forze statunitensi a barricarsi in basi fortemente fortificate. Non credo che ci sia qualcuno mentalmente sano di mente che possa offrire uno scenario, anche solo semi-credibile, di una "vittoria" degli Stati Uniti in questi paesi. Il fatto che gli Stati Uniti siano rimasti in Afghanistan anche più a lungo dei Sovietici dimostra non solo che le forze sovietiche erano molto più efficaci (e popolari) dei loro omologhi statunitensi, ma anche che il Politburo di Gorbaciov era più in contatto con la realtà del Consiglio per la Sicurezza Nazionale di Trump.
In ogni caso, credo sia innegabile che le guerre in Iraq e in Afghanistan siano perse e che nessun tipo di propaganda cambierà questo risultato. Lo stesso vale per la Siria, dove gli Stati Uniti mostrano sostanzialmente una pura testardaggine e l'incapacità totale di ammettere la sconfitta.
La "visione della pace" di zio Shmuel per il Medio Oriente
Ho appena ascoltato l'idiota in capo presentare con orgoglio il "suo" piano di "pace" in Medio Oriente a Bibi Netanyahu e al mondo. Quest'ultima acrobazia mostra due cose cruciali sulla mentalità prevalente a Washington, DC:
1 - Non c'è niente che le classi dirigenti statunitensi non faranno per cercare di ottenere il favore e il sostegno della lobby israeliana.
2 - Agli Stati Uniti non importa, nemmeno marginalmente, di quello che pensa la gente del Medio Oriente.
Questa dinamica, che non è una novità, ma che ha ricevuto un "supplemento di steroidi" qualitativo sotto Trump, contribuirà ulteriormente all'inevitabile collasso dell'Impero in Medio Oriente. Per prima cosa, tutti i cosiddetti "alleati degli Stati Uniti" nella regione hanno capito che l'unico paese che conta per gli Stati Uniti è Israele, e che tutti gli altri non contano quasi nulla. Inoltre, tutti i governanti del Medio Oriente ora sanno anche che essere alleati degli Stati Uniti significa anche essere una prostituta da due soldi per Israele, cosa che, a sua volta, è garanzia di suicidio politico per qualsiasi politico non abbastanza saggio da annusare la trappola. Infine, le guerre in Afghanistan, Iraq, Yemen, Libano e Siria hanno dimostrato che l’ "Asse della gentilezza" è assai forte in esagerazioni ed arroganza, ma molto poco dotato di capacità di combattimento reali.
La semplice verità è che l'abietto leccapiedi della lobby israeliana che è stato Trump dal primo giorno del suo mandato finirà solo con l’isolare e indebolire ulteriormente gli Stati Uniti in Medio Oriente (e oltre, davvero!).
In questo contesto, quanto è realistico l'obiettivo iraniano di cacciare lo zio Shmuel fuori dalla regione?
Come ho già detto, non è affatto realistico, sul breve periodo. Ma mi affretto ad aggiungere che è molto realistico a medio termine se guardiamo ad alcuni, ma non a tutti, i paesi della regione. Alla fine, a lungo termine, non è solo realistico, è inevitabile, anche se gli stessi Iraniani non faranno molto, o niente affatto, perché ciò accada.
Conclusione: i giorni di "Israele" sono contati
Gli Israeliani ci hanno costantemente assillato a proposito di questo o quel paese, o quel politico, che è un "nuovo Hitler" e che, o gasserà alti 6 milioni di Ebrei, o intende spazzare via Israele "dalla carta geografica", o addirittura impegnarsi in un nuovo Olocausto. Gilad Atzmon definisce brillantemente questo disturbo mentale come " disturbo da stress pre -traumatico", ed è perfetto. Gli Israeliani usarono principalmente questo "geschrei* preventivo" come un sistema per ottenere tante concessioni (e denaro) dai goy occidentali il più possibile. Ma in un senso profondo, è possibile che gli Israeliani siano almeno vagamente consapevoli del fatto che il loro intero progetto semplicemente non è fattibile, che non è possibile garantire la sopravvivenza di qualsiasi Stato terrorizzando tutti i vicini. La violenza, specialmente feroce, rabbiosa, può davvero terrorizzare le persone, ma solo per un certo tempo. Prima o poi, l'anima umana supererà ogni paura, non importa quanto viscerale, e sostituirà quella paura con un nuovo e immensamente potente senso di determinazione.
Ecco cosa ha detto Robert Fisk nel lontano 2006, 14 anni fa:
Avete sentito Sharon, prima di subire l’ictus, ha detto questa frase alla Knesset, sai, "I palestinesi devono provare dolore". Questo è stato durante una delle intifada. L'idea che, se continui a battere e battere e battere gli Arabi, loro si sottometteranno, che alla fine si inginocchieranno e ti daranno quello che vuoi. E questo è totalmente, totalmente auto-delirante, perché non funziona più. Funzionava 30 anni fa, quando sono arrivato per la prima volta in Medio Oriente. Se gli Israeliani attraversavano il confine libanese, i Palestinesi prendevano la macchina e andavano a Beirut, andavano al cinema. Adesso, quando gli Israeliani attraversano il confine libanese, gli Hezbollah saltano sulle loro macchine a Beirut e corrono verso sud per unirsi alla battaglia contro di loro. Ma l’essenziale adesso è che gli Arabi non hanno più paura. I loro capi hanno paura, i Mubarak di questo mondo, il presidente dell'Egitto, il re Abdullah II di Giordania. Hanno paura. Si agitano e tremano nelle loro moschee d'oro, perché sono sostenuti da noi. Ma la gente non ha più paura.
Ciò che era vero solo per alcuni Arabi nel 2006, ora è diventato vero per la maggior parte (forse anche tutti?) degli Arabi nel 2020. Per quanto riguarda gli Iraniani, non hanno mai avuto paura di zio Shmuel, sono loro che hanno "iniettato" in Hezbollah appena creato questo tipo qualitativamente nuovo di "coraggio speciale" (che è l'etica sciita, davvero!) quando fu fondato questo movimento.
Gli imperi possono sopravvivere a molte cose, ma una volta che non sono più temuti, la loro fine è vicina. L’attacco iraniano si è rivelato una nuova realtà fondamentale per il resto del mondo: gli Stati Uniti hanno molta più paura dell'Iran di quanto l'Iran abbia paura degli Stati Uniti. I governanti e i politici statunitensi diranno ovviamente il contrario. Ma quel futile sforzo per rimodellare la realtà è ora destinato al fallimento, non fosse altro perché anche gli Houthi possono ora sfidare apertamente e con successo la potenza combinata dell '"Asse della gentilezza".
Puoi pensare ai leader statunitensi e israeliani come all'orchestra del Titanic: suonano bene, ma si bagneranno e poi moriranno.
(* geschrei: in yiddish, urlare, gridare, strepitare)
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