L'appello del gruppo di Gdeim Izik
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Afrique Asie, 18 gennaio 2014 (trad. ossin)
I detenuti saharawi rompono il muro di silenzio: violazioni, torture, esecuzioni sommarie in Sahara Occidentale
L'appello del gruppo di Gdeim Izik
Mohamed Touati
I militanti del gruppo di Gdeim Izik (campo della resistenza saharawi organizzato nell'ottobre 2010 nei pressi di Laayoune), detenuti nella prigione di Salé, fanno appello affinché la Minurso venga dotata di strumenti che le consentano di far rispettare i diritti umani
La questione della violazione dei diritti umani perseguita il governo marocchino come la sua ombra. Questa volta è dalle galere di Salé che si sono levate le voci dei militanti saharawi ingiustamente incarcerati, per fare intendere una rivendicazione antica quanto il conflitto che oppone il Marocco al Fronte Polisario: dotare la MINURSO (Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione di un referendum in Sahara Occidentale) di un dispositivo per la protezione e il rispetto dei diritti umani. I gruppo di Gdeim Izik lo grida chiaro e forte e rimette sul tavolo il diritto del popolo saharawi ad essere protetto. Chiama a testimone la comunità internazionale, perché si assuma finalmente le proprie responsabilità. Il gruppo di Gdeim Izik è composto da 24 militanti arrestati dopo l'assalto lanciato l'8 novembre 2010 dalle forze di repressione marocchine contro il campo saharawi di Gdeim Izik, nelle vicinanze di Laayoune. Sono state loro inflitte pene detentive da 2 anni di reclusione fino all'ergastolo. Hanno preso spunto dagli "incessanti appelli di organizzazioni internazionali per la difesa dei diritti dell'uomo e del Segretario Generale dell'ONU nel suo ultimo rapporto, per la messa in opera di un dispositivo ONU di controllo del rispetto dei diritti dell'uomo in Sahara Occidentale", ha riportato l'agenzia di stampa ufficiale saharawi in un dispaccio del 14 gennaio 2014. Hanno espresso la "loro adesione piena e intera alle campagne nazionali e internazionali miranti alla protezione dei diritti dell'uomo in Sahara Occidentale, invitando tutti i Saharawi a fare ogni sforzo per assicurare il successo di queste campagne avviate dal Coordinamento delle organizzazioni di difesa dei diritti dell'uomo in Sahara Occidentale", sottolinea l'appello dei prigionieri saharawi riportato da Sahara Press Service.
Rapporti chiaccianti sono stati redatti da HRW (Human Rights Watch), dal Centro Robert Kennedy per la giustizia e i diritti dell'uomo (RFK Center), una cui delegazione ha visitato il Sahara Occidentale e i campi dei rifugiati saharawi dal 25 al 31 agosto 2012, dall'Alto Commissario per i diritti umani e dal rapporteur speciale dell'ONU sulla tortura che si è recato in Marocco e in Sahara Occidentale tra il 15 e il 22 settembre 2012.
Amnesty International aveva dal canto suo esortato il re di Spagna, Juan Carlos, a "porre delle domade" al sovrano marocchino sugli "abusi commessi nei territori occupati del Sahara Occidentale", denunciando "l'uso eccessivo della forza contro i Saharawi , la tortura e le limitazioni alla libertà di espressione, di riunione e di associazione" in occasione della visita ufficiale che ha effettuato in Marocco il 16 e 17 luglio 2013.
Il Marocco era scampato per poco al giudizio il 25 aprile scorso. La proposta degli Stati uniti di dotare la Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione di un referendum in Sahara Occidentale (Minurso) di un dispositivo di controllo del rispetto dei diritti dell'uomo non è stata alla fine trattata. Ma nulla autorizza a ritenere che essa sia stata definitivamente insabbiata. La risoluzione 2099 adottata nell'aprile 2013 invita ad una "soluzione politica giusta, durevole e mutualmente accettabile che consenta l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale", ma insiste - al contrario di quelle che l'hanno preceduta - sulla importanza del miglioramento della situazione dei diritti dell'uomo" nei territori del Sahara Occidentale occupati dal Marocco.
Il grido dei detenuti saharawi dovrebbe già risuonare nei corridoi dell'Organizzazione delle Nazioni Unite...