Le Grand soir – 27 novembre 2010


I Saharawi sono i Palestinesi del Maghreb?
Il Sahara Occidentale indipendente: l’Unione del Maghreb diventerebbe una realtà
di Chems Eddine Chitour

“Il giorno del giudizio universale, davanti alla porta del Paradiso, Dio accoglie i virtuosi e scarta i malvagi. Resta da parte un gruppo di uomini ai quali chiede di presentarsi. ‘Siamo i Saharawi’, rispondono. Ah! Allora mettetevi lì con le vostre tende mentre decido che cosa fare di voi”.
Questa storiella, scrive Luis de Vega del giornale spagnolo ABC, che circola nel deserto, serve a illustrare la passività della comunità internazionale nei confronti della soluzione del conflitto del Sahara Occidentale


Mentre il conflitto che oppone Rabat agli indipendentisti del Fronte Polisario è ancora nell’impasse, cresce la tensione sul campo. E’ diventato un rituale. Periodicamente i rappresentanti del governo marocchino incontrano nei sobborghi di New York, sotto l’egida delle Nazioni Unite, una delegazione di indipendentisti saharawi del Fronte Polisario per delle “discussioni informali”. E non si ha alcun risultato.
Per quanto riguarda gli ultimi avvenimenti, alcuni giovani saharawi hanno deciso di impiantare un campo di tende ad una ventina di chilometri da Laayoune, e di realizzarvi una sorta di sit-in permanente. Le loro rivendicazioni riguardano il diritto al lavoro, alla casa, la libertà di espressione, il “riconoscimento della loro dignità”… Duramente colpiti dalla disoccupazione (30% contro una media nazionale del 9%), la popolazione del Sahara vive malissimo la colonizzazione da parte dei Marocchini, a cominciare dai funzionari, coccolati dal governo. Giorno dopo giorno il campo è cresciuto, fino a raggruppare circa 15.000 persone (1). Le persone presenti nel campo, sorto alla periferia di Laayoune, non erano originariamente ispirate da alcuno spirito bellicoso, come riconosce il giornale marocchino Emarrakech.info. Un primo incidente grave è avvenuto il 25 ottobre, quando un adolescente di 14 anni è rimasto ucciso durante una scaramuccia con le forze dell’ordine. L’8 novembre il Marocco evacua il campo (2)
 Secondo il Marocco, dodici persone sono rimaste uccise nel corso delle operazioni di smantellamento. Il Fronte Polisario che reclama l’indipendenza del Sahara Occidentale ed è favorevole ad un referendum di autodeterminazione, ha denunciato da parte sua una “decina di morti” e più di 4500 feriti durante le violenze che sono seguite allo smantellamento. Questi giovani si sono ribellati in modo spontaneo, in ogni caso senza essere manipolati dal Fronte Polisario che ha subito cercato di “recuperare” il movimento. La stessa Aminatou Haidar, la “Gandhi saharawi”, è rimasta silenziosa. Aveva  fondato le Collectif des défenseurs saharaouis des droits de l’homme (Codesa), fautore di una non violenza integrale.
Numerose organizzazioni internazionali hanno protestato contro questi assassini, torture e arresti, in Francia, in Spagna e in Italia. Marce di protesta sono state organizzate e si è chiesto l’avvio di una inchiesta internazionale che non ha alcuna speranza di essere accolta, perché la risoluzione del Consiglio di sicurezza è stata bloccata dal veto della Francia che gioca, nei confronti del Marocco, lo stesso ruolo di protettore che hanno gli Stati Uniti verso Israele. Così il 17 novembre, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Uniti si è accontentato di “deplorare la violenza”.
“Ridurre al silenzio i Saharawi, uomini, donne e bambini, significa ucciderli. Le parole di Kouchner lo rendono complice degli assassinii delle donne e dei bambini saharawi di questi ultimi giorni. La democrazia marocchina uccide a porte chiuse, ai giornalisti e agli osservatori è vietato entrare nel Sahara Occidentale occupato. La crudeltà, la violenza scatenata e bestiale delle autorità marocchine contro i Saharawi c’è stata ieri e l’altro ieri. Oggi continua. Dei Saharawi sono morti, morti violente, botte e proiettili: 11 morti dichiarati dal ministro saharawi dell’informazione, poi 8 corpi scoperti vicino al fiume Saguia el Hamra e nella città. 18 corpi di donne, 25 scoperti in una fossa vicina all’accampamento distrutto… E 723 feriti, 163 arrestati e 159 dispersi (…) La Francia ipocrita convalida il trasferimento di fondi per milioni di euro dall’Europa al Marocco, per il buon vicinato, gli accordi di pesca, lo statuto avanzato.. (…) La Francia fiera deve agire d’urgenza per assicurare la protezione del popolo saharawi e l’indipendenza di questa terra”. (3)
Possiamo anche discutere – leggiamo nel giornale El periodico de Catalunya – del numero dei morti, ma niente può cancellare la brutalità di cui hanno dato prova le autorità marocchine quando hanno evacuato con la forza all’alba il campo di khaimas (tende di nomadi) di Agdaym Izik, a dieci chilometri da Laayoune. Da quando la Spagna, nel 1975, nelle ultime ore del franchismo, ha abbandonato alla sua sorte la sua ex colonia, non si era mai vista una mobilitazione saharawi così massiccia e prolungata nel tempo (…) Al riguardo ricordiamo il processo contro i militanti saharawi che avevano visitato il campo e l’aggressione contro due giornalisti spagnoli che “coprivano”l’avvenimento, il divieto di viaggio imposto a diversi giornalisti spagnoli, l’espulsione dal Marocco di Al Jazeera a causa delle notizie sul Sahara e l’espulsione dal Marocco del deputato europeo Willy Meyer (anche un deputato francese ha dichiarato di essere stato espulso dal Marocco l’8 novembre). Dopo 35 anni di conflitto, il Marocco non può continuare a pretendere di risolvere il problema con la repressione e la censura. (4) Ricordiamo che il Sahara Occidentale è un territorio di 266.000 chilometri quadrati. Fin dal 1965 l’ONU ha spinto la Spagna a decolonizzare il territorio. Hassan II – ricordiamolo – aveva all’inizio una posizione simile a quella dell’Algeria, almeno fino a quando il territorio è stato sotto il controllo spagnolo. Voltafaccia con la complicità della Spagna.
La decolonizzazione improvvisata ha spinto il re Hassan II a organizzare una marcia verde sotto gli occhi delle guarnigioni spagnoli che lasciavano il paese nel febbraio 1975. Il Fronte Polisario, creato dopo l’invasione del Marocco, mena una “guerra delle sabbie” interrotta dal cessate il fuoco del 1991 e l’invio di una forza ONU.
Ma tutto resta senza soluzione. Il Marocco ha spesso giocato il ruolo di gendarme degli interessi francesi in Africa, oltre a quello di temporeggiatore in Medio Oriente.
Naturalmente questo paese suscita grandi bramosie. Nel 1975, un parere consultivo della Corte internazionale di Giustizia ha confermato l’esistenza di legami storici tra le popolazioni del Sahara Occidentale e del Marocco, come con quella mauritana, concludendo tuttavia che essi non sono di tale natura da impedire un referendum di autodeterminazione, non potendosi applicare l’istituto della “terra nullius”. Negli anni 1980, con l’aiuto di Israele e degli Stati Uniti, il Marocco erige un muro che separa il territorio in due parti. Il Sahara Occidentale figura nella lista dei territori non autonomi, secondo l’ONU, dal 1963. Dopo l’accordo di cessate il fuoco del 1991, resta da stabilire lo statuto finale del Sahara Occidentale. Nel 2000, col sostegno della Francia, il Marocco ha rinnegato gli accordi e dichiarato irrealizzabile il referendum. Questo paese si comporta come Israele. D’altronde è ciò che pensa anche James Baker, ex inviato speciale dell’ONU in Sahara Occidentale. Nel 2002 un parere giuridico di Hans Corell, vicesegretario generale alle questioni giuridiche, conclude che il Marocco non è la potenza di amministrazione del territorio. Nel 2006 Kofi Annan ha segnalato che nessuno Stato membro dell’ONU riconosce la sovranità marocchina sul Sahara Occidentale. Nell’aprile 2007 il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite adotta una nuova risoluzione (n. 1754)che impegna le parti ad avviare un negoziato “al fine di giungere ad una soluzione politica giusta, durevole e reciprocamente accettabile che permetta l’autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale”.

Qual è la situazione dei marocchini?

Se i Marocchini vivacchiano giorno per giorno, non è lo stesso per il loro Re. “Al potere da dieci anni, il sovrano marocchino sarebbe, secondo il magazine finanziario Forbes, uno degli uomini più ricchi del mondo. E le sue fortune sarebbero raddoppiate nel corso degli ultimi anni (…) Si calcolano intorno ai 2,5 miliardi di dollari. E a proposito di diseguaglianze, la città di Casablanca è lacerata dalle contraddizioni. In questa città, scrive Chafaa Bouaiche, le autorità hanno affidato quasi tutti i servizi a imprese straniere. “Si fa appello agli stranieri per gestire i bisogni della collettività, come se fossimo incapaci di farlo da noi stessi”, a Casablanca perfino il servizio di autobus è gestito da una società francese”, prosegue. Casablanca non riesce a nascondere la miseria della sua popolazione” (5).
E’ chiaro che i Marocchini non beneficiano dei frutti della crescita che viene denunciata al 5%. Succede che gli Spagnoli assumono nella più pura tradizione schiavista. Hicham Houdaifa scrive: “Si tratta di 12.000 operaie marocchine che dovevano essere reclutate per lavorare nelle aziende agricole spagnole nel 2008. (…) Le “mmimates” (madri di famiglia nel gergo popolare) erano addolorate. Esse  dovevano essere in buona salute, né grasse né magre, con una dentizione perfetta. Non solo dovevano essere sposate, ma con dei figli di meno di 14 anni! Accettando tutte le condizioni imposte dagli Europei in materia di immigrazione, il governo è complice di una nuova forma di schiavitù.” (6)
Questo ci ricorda un articolo apparso su Le Monde Diplomatique, “Mora il negriero”. Quello che si aggira per il Grande Atlas alla ricerca di minatori per le miniere del nord della Francia negli anni trenta. Anche lui esamina la dentizione dei candidati e appone un cartellino rosso a chi è scartato ed uno di colore verde a chi è accettato. Il candidato diventerà allora un forzato nelle miniere francesi. Niente è cambiato per i Marocchini.

Gli interessi della Spagna, della Francia e degli Stati Uniti

Ciò che interessa l’Europa e gli Stati uniti, oltre alla posizione strategica del Marocco, sono le risorse minerarie, eoliche ed energetiche del grande Marocco: “Per quanto riguarda gli USA, scrive Denise Sollo, è importante conquistare il mercato marocchino per costituire una zona franca tra i due paesi. Questo atteggiamento è coerente con la politica USA di conquista dei mercati africani. Per l’Unione europea, si tratta soprattutto di conservare un mercato già conquistato. Il Maghreb, a causa della sua vicinanza e delle sue ricchezze, rappresenta per l’Europa un mercato da preservare e sviluppare. Nondimeno, sia per gli Stati uniti che per gli Europei, (…) la posta economica fa i conti con le ricchezze contenute nel sottosuolo del territorio, e quelle che si trovano al largo delle coste e nei fondali marini. Infatti vi sono compagnie petrolifere intente ad attività di sondaggio con l’autorizzazione dello Stato marocchino. Si tratta delle multinazionali francese e USA, TotalFinaElf e Keer Mc Geer(…).” (7)
In tali condizioni, l’esasperazione dei Saharawi si è scagliata contro i simboli dello Stato, ma anche delle banche straniere. France Weyll dell’APSO scrive: (…) La decolonizzazione interrotta è la causa prima di tutte le atrocità perpetrate sui Saharawi, un popolo che è di troppo sul suo territorio. Le imprese che hanno rapporti commerciali col Marocco sostengono direttamente la violenza, il mantenimento sul territorio di migliaia di poliziotti, militari, forze ausiliarie e spie, e l’invasione massiccia da parte dei coloni (…) Negli scontri che sono seguiti, i Saharawi hanno tentato di respingere le forze di repressione e hanno attaccato i simboli del governo, del suo saccheggio delle risorse naturali del territorio e i suoi complici. Altre banche che rappresentano interessi francesi sono presenti a Laayoune con una o più agenzie (…) Attaccando le banche presenti sul territorio non autonomo, i Saharawi che attendono la realizzazione del legittimo referendum che spetta loro di diritto, le accusano direttamente di essere corresponsabili delle loro sofferenze, e della sofferenza del popolo saharawi. (8)
Suprema ricompensa da parte della Francia e della Spagna: il 7 marzo si è tenuto a Granada un summit Unione Europea-Marocco, il primo dopo che, nel 2008, al Regno è stato attribuito lo “statuto avanzato “ di partner economico privilegiato dell’UE. L’analisi pertinente del giornalista marocchino, Ali Lmrabet,  descrive sotto molti aspetti la situazione del Maghreb a partire dall’esempio marocchino, tanto è vero che i paesi che lo compongono non sono artefici del loro destino. Ascoltiamolo: “Si può vivere nel Marocco di oggi  dimenticando la realtà del fatto che tutto deve girare intorno al Re? (…) Ed è paradossale constatare come coloro che condividono questa analisi, soprattutto i Francesi, i vicini Spagnoli e i lontani Statunitensi (prima e con Obama), quegli stessi che difendono con le unghie e con i denti le loro istituzioni e le loro care libertà, ci vogliono mantenere in gabbia e ci spingono, indirettamente bene inteso, a restare saggi e ad accettare di essere garbatamente guidati dal nostro principe (…) Noi non saremmo pronti per la democrazia, si lamentano questi ipocriti. Ma alla fine di che cosa hanno paura? Che noi cominciamo a pensare con al nostra testa? Che ci emancipiamo? Che troviamo soluzione ai nostri bisogni, materiali e d’altra natura? Che cosa vogliono alla fine questi lontani Occidentali? E’ difficile credere che essi vogliano che la nostra regione continui ad essere la grande fabbrica di estremisti  - che si nutrono, appunto, delle dittature, delle ingiustizie e della mancanza evidente di libertà, che sono il nostro pane quotidiano”. (9)
I Saharawi sono i Palestinesi del Maghreb? O esiste un’altra soluzione? L’onorevole diplomatico Lakhdar Brahimi, ex segretario generale aggiunto dell’ONU, aveva l’abitudine di dire che non c’è conflitto senza soluzione. Immaginiamo una reale Unione maghrebina – come la ipotizza Akram Belkaid – una unione economica reale con libera circolazione di merci e persone produrrebbe almeno un punto in più di crescita. Senza contare il fatto che l’agricoltura algerina beneficerebbe della esperienza degli operai agricoli marocchini, laddove l’est del Regno dello sceriffato, economicamente in asfissia, ha bisogno urgente dell’apertura delle frontiere terrestri. (10)
Perché possa emergere un Maghreb della comprensione, sarebbe bene che i paesi coinvolti guardassero al futuro per giungere progressivamente, come ha fatto l’Europa, verso una Unione maghrebina dei popoli, alla fine consultati nel vero senso del termine. Un territorio di più di 6 milioni di km/2, un giacimento solare importante, energia fossile, una popolazione giovane e ben formata sarebbe la migliore risposta a questa Europa che continua a dividere per regnare. Dobbiamo esserne coscienti!

1. Dominique Lagarde : Vent de colère au Sahara occidental Figaro 16.11.2010
2. http://www.courrierinternational.com/ revue-de-presse 2010.11.16 les-tensions-reprennent
3. APSO : L’oued Saguia el Hamra, Rivière rouge de sang- Site Oulala- 14 novembre 2010
4. Quel avenir pour les Sahraouis ? El Periódico de Catalunya 09.11.2010
5. Chafaâ Bouaïche : Casablanca, le règne du faste et de la misère -La Tribune 08.09.2008
6. Hicham Houdaïfa : Trente euros pour cueillir des fraises -Courrier international 03.01.2008
7. Denise Sollo : Origines, enjeux et perspectives de paix du conflit du Sahara occidental http://www.irenees.net/fr/fiches/an...
8. France Weyl : Des banques françaises au Sahara Occidental APSO, 17 novembre 2010
9. Ali Lmrabet : Sa Majesté et notre pain quotidien El Khabar 28.07.2009.
10. Akram Belkaïd : Un différend qui n’a que trop duré Le Quotidien d’Oran 09.04.2009



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