Storie di genocidio
La famiglia di mio fratello a Gaza è rimasta sotto le macerie per 5 ore
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Storie di genocidio, 18 maggio 2024 - Il nord di Gaza continua a essere sfollato, e adesso anche i residenti del sud ricevono ordini di evacuazione israeliani mentre le bombe li spingono vero il confine egiziano. Israele sta attuando i suoi piani di pulizia etnica (nella foto, ricerca tra le macerie a Nuseirat, nel centro di Gaza)
Mondoweiss, 30 ottobre 2023 (trad.ossin)
La famiglia di mio fratello a Gaza è rimasta sotto le macerie per 5 ore
Tareq S. Hajjaj
Il nord di Gaza continua a essere sfollato, e adesso anche i residenti del sud ricevono ordini di evacuazione israeliani mentre le bombe li spingono vero il confine egiziano. Israele sta attuando i suoi piani di pulizia etnica
Questo dispaccio è stato inviato tramite messaggi vocali dal corrispondente di Mondoweiss a Gaza, Tareq Hajjaj, il 29 ottobre. |
Le strade sono piene di volti scarni, timorosi e tremanti. Le file per il pane sembrano più desolate a Khan Younis, nel sud di Gaza, perché tutti fanno la fila con la preoccupazione di essere bombardati mentre aspettano il pane. Israele lo ha già fatto diverse volte, prendendo di mira i panifici che avevano appena ricevuto spedizioni di farina dall’UNRWA.
Le temperature sono insolitamente calde. Non lo considero un dono fortunato del tempo: è a causa dell'eccessiva concentrazione di esplosivi, fuoco e polvere da sparo che ha bruciato la Striscia. Razzi e attacchi aerei non si fermano. Ogni ora, ogni minuto, i missili squarciano il paesaggio urbano ormai sfigurato di Gaza.
Tutti coloro che sono rimasti nella metà settentrionale di Gaza – Gaza City, Beit Hanoun, Jabaliya e Beit Lahiya – vengono ora bombardati. Vengono presi di mira perché hanno l’audacia di restare nelle loro case. Prendendo di mira queste famiglie, Israele sta dicendo a tutti coloro che non hanno evacuato il nord di Gaza che devono andarsene, o subiranno la stessa sorte.
Ed è quanto è successo a mio fratello maggiore e alla sua famiglia. Due giorni fa un missile israeliano ha colpito la loro casa. Nella casa c'erano 24 persone, la maggior parte donne e bambini.
Mio fratello Hani, 51 anni, è rimasto sotto le macerie per più di cinque ore. Per fortuna i bambini e i giovani non erano in casa. Quando l'ambulanza è arrivata, cinque ore dopo, gli infermieri hanno ritenuto di non essere in grado di tirare fuori le persone da sotto le macerie. Ma i figli di mio fratello li hanno costretti a tentare ugualmente, ed è stato questo che ha salvato la sua vita e quella di coloro che erano con lui.
Quando sono stati tirati fuori, erano gravemente feriti. Mio fratello ha perso un occhio. Il piede e la spalla erano fracassati. Il corpo di uno dei suoi figli era completamente bruciato. Anche tutti gli altri che erano in casa quando è stata abbattuta sono rimasti gravemente feriti.
Quelli che vengono portati all'ospedale al-Shifa' di Gaza City, compreso mio fratello, vengono lasciati nei corridoi dell'ospedale per un giorno o più senza essere visitati da alcun medico. Il personale medico è infatti impegnato a fronteggiare l’arrivo di centinaia di nuovi feriti che continuano a inondare l'ospedale senza pausa.
Mentre mio fratello aspettava per un giorno e mezzo di essere visitato, i suoi figli sono arrivati a piedi dal quartiere di Zaytoun, dopo aver intrapreso il viaggio verso l'ospedale Shifa nel cuore della notte. Quando sono arrivati, hanno frugato ogni parte dell'ospedale per trovare un letto, una coperta o qualsiasi cosa da mettergli sotto. Non hanno trovato niente. Mio fratello è rimasto disteso sul pavimento in quello stato finché non è stato visitato e trasferito da Shifa' all'Ospedale Europeo di Khan Younis.
Mio fratello dice che un'équipe medica lo ha visitato e riscontrato le sue gravi ferite. Ad una ferita alla testa sono stati applicati 17 punti di sutura senza anestesia. Mio fratello ha urlato per tutto il tempo, implorando il dottore di risparmiargli questo tormento. Ma non potevano fare nulla.
Mio fratello ora dice: "Avrei voluto morire piuttosto che soffrire tanto dolore".
Il personale ospedaliero ha usato quello che aveva e gli ha applicato una stecca temporanea sul piede e alla spalla, ma non è stato in grado di fornire il successivo trattamento richiesto, che consisteva nell'applicazione di un impianto metallico al piede. Quando è giunto il suo turno, lo hanno tenuto per tutta la notte in una sala operatoria che era piena di pazienti. Quando hanno esaminato l’occhio, hanno detto a mio fratello che, quando avessero finito di curargli le ossa, lo avrebbero trasferito in un’altra parte dell'ospedale per ottenere una diagnosi. Alla fine, è diventato chiaro che non avrebbe riacquistato la vista.
Sono riuscito a raggiungere l'Ospedale Europeo solo oggi. Non avevo idea che la zona fosse diventata così pericolosa. La strada che conduce lì era assolutamente desolata. Quando ho raggiunto l’ospedale, c’era un gran numero di rifugiati e le condizioni dell’ospedale erano catastrofiche oltre ogni possibile descrizione. L'ospedale continua a ricevere un gran numero di feriti di al-Shifa' a Gaza e di Al-Quds a Tal al-Hawa. La maggior parte di loro sono pazienti con ossa rotte.
All’interno del complesso ospedaliero, qualcosa di simile a un’economia improvvisata sta già prendendo forma, con barbieri e bancarelle di cibo che si installano nei cortili e persone che vendono ai rifugiati in arrivo oggetti di ogni tipo recuperati tra le macerie. Ma ciò che è più malinconico vedere sono le persone che vengono a cercare i propri cari scomparsi, sperando che siano stati trasferiti qui da al-Shifa o da altri ospedali del nord. Le persone da tutto il mondo chiedono dei loro genitori, dei loro fratelli e perfino dei loro figli, tutti ignari di dove si trovino a causa della sospensione israeliana di tutte le telecomunicazioni a Gaza negli ultimi due giorni. Durante la sospensione, le ambulanze hanno dovuto trasportare i pazienti negli ospedali, senza avere alcun modo di chiamare e informare i parenti. Quando le linee di telecomunicazione sono tornate attive, le persone hanno scoperto che i loro cari erano stati presi di mira dagli attacchi aerei israeliani e non avevano alcun modo di sapere se fossero feriti, morti o ancora sotto le macerie.
Si è toccato un livello di privazione e di bisogno mai visto prima. Nessuno si aspettava o era preparato a questo livello di devastazione a Gaza, come nelle guerre precedenti, dove l’opera di distruzione era più graduale. Questa volta non c’erano segni premonitori, quindi la maggior parte delle persone non è stata in grado di fare scorta delle forniture essenziali. Anche coloro che lo avevano fatto nei primi giorni di guerra, le hanno dovuto abbandonare quando sono fuggiti verso sud.
Una delle cose più strane che ho notato nelle ultime ore è l’intercettazione dei canali radio locali da parte dell’esercito israeliano: con la perdita delle telecomunicazioni e di Internet, le radio sono diventate l’unico mezzo di comunicazione e l’unica fonte di notizie su quanto accade nelle diverse aree di Gaza. L’esercito ha utilizzato queste onde radio locali per trasmettere messaggi che ordinano alle persone di evacuare parti dell’area di al-Nuseirat, cioè a sud della valle di Gaza, la cosiddetta “zona sicura” in cui l’esercito aveva in precedenza ordinato ai civili di rifugiarsi. Adesso impone loro di fuggire di nuovo e di lasciare alcune aree come la zona di Buraq e altre parti del campo profughi di Nuseirat, avvertendoli che restare sul posto metterebbe a rischio la loro vita.
Queste trasmissioni dell’esercito sono uno strumento di guerra psicologica inteso a accelerare la pulizia etnica di Gaza, e sono supportate da azioni concrete. Sono stranamente simili alle trasmissioni radiofoniche sioniste del 1948, che terrorizzarono la popolazione palestinese costringendola a fuggire, per paura di essere massacrata come i residenti di Deir Yasin, Tantura e innumerevoli altri villaggi palestinesi.
La storia si ripete, e ora sembra che i vecchi piani degli anni precedenti, che proponevano la creazione di uno Stato palestinese separato in alcune parti di Gaza e nel deserto del Sinai, si stiano gradualmente realizzando. Tutto è iniziato con gli ordini di evacuazione a Nusierat e presto l’esercito israeliano potrebbe fare lo stesso con la vicina Deir al-Balah, poi con Khan Younis e infine con Rafah. Spingeranno lentamente le persone più a sud finché non si saranno tutte ammassate dinanzi al valico di Rafah con l'Egitto, costrette a passare sotto il fuoco.
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