Un’altra notte di violenze in Turchia
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L’Orient Le Jour, 3 giugno 2013 (trad. Ossin)
Uffici del partito AKP incendiati, Erdogan deve cominciare una tournée nel Maghreb oggi
Un’altra notte di violenze in Turchia
Vi sono stati nuovi scontri nella notte tra domenica e lunedì in Turchia tra poliziotti e manifestanti, alcuni dei quali hanno incendiato degli uffici del Partito per la giustizia e lo sviluppo (AKP) al potere.
Lunedì mattina sembra tornata la calma, al quarto giorno del movimento di contestazione, nato dall’opposizione ad un progetto immobiliare a Istanbul, ma che mette più ampiamento in discussione la politica del primo ministro Recep Tayyp Erdogan.
A Smirne, nell’ovest del paese, alcuni manifestanti hanno lanciato bottiglie molotov contro la sede dell’AKP. L’edificio è rimasto parzialmente distrutto prima che l’incendio potesse essere domato, riferisce l’agenzia di stampa Dogan.
Violenti scontri vi sono stati anche a Istanbul, dove i manifestanti hanno eretto barricate con arredi urbani e cubetti di porfido. Tutte le strade che conducono all’ufficio del Primo Ministro erano state chiuse e la polizia ha usato lacrimogeni per respingere i manifestanti.
Nessun bilancio è stato comunicato, ma personale medico ha curato dei feriti in una moschea vicina.
Nel centro di Ankara, la polizia è intervenuta in un centro commerciale dove sospettava si fossero rifugiati dei manifestanti, arrestando centinaia di persone.
L'azione della polizia a Ankara
“Nessuno ti vuole, Tayyip”
Domenica sera, diverse migliaia di persone manifestavano ancora contro il governo islamo-conservatore nel quartiere residenziale di Kavaklidere a Ankara, dopo essere state prima brutalmente scacciate, da parte della polizia, dalla piazza centrale di Kizilay. “Nessuno ti vuole, Tayyip”, scandivano i manifestanti nella capitale. I manifestanti contestano al primo ministro di essere troppo conservatore e di voler “islamizzare” la società turca.
“Tutti i Turchi sono sotto pressione da dieci o undici anni”, ha dichiarato all’ASFP Hallit Aral, “oggi tutti vogliono che il primo ministro se ne vada”.
“L’intervento è costante, la polizia non cessa di respingere i manifestanti che non la minacciano in alcun modo. Non si riesce a respirare”, ha spiegato all’AFP Gozde Ozdemir, una segretaria di 27 anni. Diverse persone sono state ferite, ha affermato questa manifestante. Secondo l’agenzia ufficiale Anatolie, circa 200 persone sono state fermate e trasferite a bordo degli autocarri della polizia verso la Direzione Nazionale della Sicurezza.
A Istanbul, per tutto il pomeriggio di domenica, migliaia di persone hanno invaso l’emblematica piazza del centro di Taksim, oramai libera da qualsiasi presenza della polizia dopo due giorni di violenti incidenti che hanno provocato centinaia di feriti e provocato l’arresto di più di 1.700 manifestanti in tutta la Turchia.
Punta di lancia del più importante movimento di contestazione popolare contro il governo islamo-conservatore turco dopo il suo arrivo al potere nel 2002, i militanti della società civile turca hanno adesso ceduto il posto alla sinistra e all’estrema sinistra che hanno celebrato la loro vittoria dopo il ritiro delle forze dell’ordine sabato.
Segno della prosecuzione della mobilitazione, manifestazioni contro il governo hanno avuto anche luogo a Smirne (ovest), Adana (sud) e Gaziantep (sud-est).
Manifestanti a Ankara
Nuova sfida
Pressato dalle critiche, il Primo Ministro è stato costretto sabato a mollare la zavorra, dopo due giorni di scontri, ordinando alla polizia di abbandonare piazza Taksim e il piccolo parco Gezi, la cui distruzione annunciata ha dato il segnale della rivolta.
Nello stesso governo si sono fatte sentire diverse voci dissonanti, che hanno lamentato la brutalità dell’intervento poliziesco. Il capo dello Stato Abdullah Gul ha giudicato “inquietante” il livello raggiunto dagli scontri. E il vice-Primo Ministro Bulent Arinç ha invitato al dialogo, “piuttosto che lanciare gas sulla gente”.
Alcuni paesi occidentali alleati, come gli Stati Uniti e il Regno Unito sabato, poi la Francia domenica, hanno anch’essi invitato il governo turco alla moderazione. Il ministro turco degli Affari Esteri, Ahmet Davutoglu ha anch’egli deplorato i danni causati da questi avvenimenti alla “reputazione” del suo paese che, ha scritto su Twitter, è “ammirato nella regione e nel mondo”.
Di fronte a queste reazioni, il Primo Ministro è arretrato e concesso che la polizia aveva agito in taluni casi in modo “estremo”. “E’ vero che vi sono stati degli errori e degli eccessi nella risposta della polizia”, ha detto, aggiungendo che era stata avviata un’inchiesta da parte del ministro dell’interno. Ma ha ripetuto che porterà avanti il progetto di ristrutturazione urbana contestato della piazza Taksim, fimo alla fine.
E, come nuova sfida ai manifestanti, il signor Erdogan ha confermato domenica che una moschea sarà costruita in piazza Taksim, luogo di incontro tradizionale di tutte le manifestazioni a Istanbul.
Recep Tayyip Erdogan ha, inoltre, confermato il suo programma di una tournée nel Maghreb a onta delle manifestazioni e dovrà prendere l’aereo lunedì mattina con destinazione Marocco, ha dichiarato all’AFP un responsabile dei servizi di sicurezza. “Il signor Erdogan andrà In Marocco, poi in Algeria, poi in Tunisia.
Trascorrerà una notte in ciascuno dei tre paesi”, con ritorno in Turchia previsto per giovedì, ha riferito questa fonte, parlando sotto copertura di anonimato.