Bahar Kimyongür arrestato in Italia
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Bahar Kimyongür arrestato in Italia
Abbiamo appena appreso con sgomento dell’arresto di Bahar Kimyongür, militante antimperialista belga di origini turche, da parte della polizia italiana a Milano, giovedì mattina 21 novembre, giunto in Italia per assistere a una conferenza internazionale sulla Siria. La polizia l’ha arrestato appena sceso dall’aereo. Dopo essere stato interrogato dalle autorità giudiziarie, Kimyongür è stato imprigionato a Bergamo, secondo un mandato d’arresto emesso nei suoi confronti dalle autorità di Ankara, che continuamente ne chiedono l’estradizione. Già a giugno venne arrestato a Cordoba, in Spagna, ma i giudici lo rilasciarono su cauzione in attesa di una decisione dell’Audiencia Nacional.
Da mesi Bahar Kimyongür denuncia il crescente ruolo dello Stato turco nel conflitto istigato in Siria. Una guerra per procura cui il governo di Erdogan partecipa direttamente. Ankara permette la totale libertà di azione e movimento ai gruppi taqfiristi sul territorio turco, per favorirne l’infiltrazione e la sovversione terrorista in Siria. Ankara permette apertamente l’invio di armi dal territorio turco ai gruppi settari taqfiri e al-qaidisti finanziati da Arabia Saudita e Qatar. Ancora, Ankara permette agli islamisti stranieri di minacciare la popolazione che vive nella regione turca di Hatay; una popolazione che non appoggia l’aggressività antisiriana del partito al potere, l’AKP di Erdogan, Gul e Gulen.
Kimyongür ha debitamente documentato questi fatti, trovando conferme dall’evoluzione della situazione in Siria, cosa che il governo turco trova intollerabile. Le autorità del Belgio, di cui Kimyongür è cittadino, deve annullare un mandato ritenuto totalmente infondato dalla giustizia olandese e belga (Camera sulle estradizioni dell’Aia nel 2006, Corte di Appello di Anversa nel 2008 e Corte d’appello di Bruxelles nel 2009).
(Traduzione di Alessandro Lattanzio - http://www.statopotenza.eu/9337/bahar-kimyongur-imprigionato-in-italia)
Bahar Kimyongür, nato il 28 aprile 1974 a Berchem-Sainte-Agathe, membro di una famiglia proveniente dalla Turchia, è un attivista politico belga, ed ha militato nel Partito del lavoro del Belgio, una formazione politica marxista-leninista.
Suo padre, un Turco della minoranza alawita araba, era arrivato in Belgio per lavorare come minatore nelle miniere di carbone di La Louvière, sua madre era una lavoratrice stagionale nelle piantagioni di cotone.
Bahar Kimyongür si è diplomato in archeologia e storia dell’arte presso l’Università libera di Bruxelles.
Bahar Kimyongür è stato oggetto dell’interesse dei mezzi di comunicazione a seguito di un procedimento giudiziario che lo ha visto protagonista, per essere uno dei primi imputati perseguiti secondo la legislazione anti-terrorismo. In buona sostanza, veniva accusato di terrorismo per avere tradotto dal turco in francese dei comunicati diffusi dal DHKP-C, un’organizzazione rivoluzionaria turca considerata come terrorista dallo Stato turco ed inserita nella lista delle organizzazioni terroristiche dall’Unione europea in seguito agli avvenimenti dell’11 settembre.
Portato in giudizio sulla base della legislazione anti-terrorismo del Belgio, è stato condannato in primo grado di giudizio nel febbraio 2006 e in appello nel novembre 2006, poi assolto nel 2007 e nel 2009 a seguito delle sentenze di Cassazione che hanno annullato le sentenze precedenti.
È stato fatto oggetto di una richiesta di estradizione da parte della Turchia.
All’affare DHKP-C e al caso Kimyongür è stato dedicato il film “Résister n'est pas un crime – Resistere non è un crimine”, un documentario di Marie-France Collard, F.Bellali e J.Laffont, che ha conseguito il Premio Speciale della Giuria al Festival Internazionale del Film sui Diritti dell’Uomo (FIFDH) 2009 di Parigi.
Bibliografia:
Bahar Kimyongür, “Turquie, terre de diaspora et d’exil. Histoire des migrations politiques de Turquie”, Éditions Couleur livres, 2008, ISBN 978-2-87003-509-2
(tradotto da Bahar Kimyongür), “Le Livre noir de la "démocratie" militariste en Turquie”, Info-Türk, 2010, ISBN 978-2-9601014-0-9
Bahar Kimyongür, “Syriana. La conquête continue”, Éditions Couleur livres (Coédition Investig'Action) 2011.
(Fonte: http://www.tlaxcala-int.org/biographie.asp?ref_aut=2392&lg_pp=it)
Investig’action, 22 novembre 2013 (trad. ossin)
Bahar Kimyongür questa volta arrestato in Italia ! Invito alla mobilitazione
Giovedì mattina, ore 8,30: Bahar Kimyongür è stato arrestato a Milano. Giunto a Milano per partecipare a una conferenza internazionale sulla Siria, un gruppo di poliziotti l’ha arrestato mentre scendeva dall’aereo. Una manifestazione di solidarietà avrà luogo lunedì 25 novembre a Bruxelles
Dopo essere stato interrogato dalle autorità giudiziarie, Kimyongür è stato rinchiuso nella prigione di Bergamo.
Questo nuovo arresto è evidentemente esecutivo del mandato di cattura emesso dalle autorità di Ankara – che chiedono continuamente la sua estradizione. Ricordiamo che un’ analoga richiesta di estradizione aveva già provocato, lo scorso giugno, il suo arresto a Cordoba (ma la giustizia spagnola lo aveva rimesso in libertà sotto cauzione, nell’attesa della decisione della Audiencia Nacional)
Da mesi, è noto a tutti, Bahar Kimyongür dedica tutto il suo tempo, la sua energia e i suoi sforzi nella denuncia del ruolo crescente svolto dallo Stato turco nello spaventoso conflitto che devasta la Siria. Una guerra ignobile e atroce nella quale il governo Erdogan interviene direttamente: Ankara lascia completamente liberi i gruppi jihadisti di organizzare – a partire dal territorio turco – la sedizione in Siria; Ankara autorizza apertamente – sempre a partire dal territorio turco – la consegna di armi ai gruppi di Al Qaida e alle altre organizzazioni settarie takfirite finanziate dall’Arabia Saudita e dal Qatar. Ankara delega agli islamisti stranieri più integralisti il compito di intimidire con la violenza le popolazioni che vivono nella regione turca di Hatay, popolazioni che non approvano la posizione bellicista dell’AKP.
Ebbene, sono tutte queste rivelazioni debitamente documentate da Bahar Kimyongür – cui l’evoluzione della situazione dà continuamente ragione – che la Turchia non può tollerare.
Ancora una volta dobbiamo smuovere cielo e terra per ottenere la liberazione del nostro compagno
Ancora una volta dobbiamo imporre al Belgio di difendere, in modo concreto, un suo cittadino.
Sul piano europeo, il Belgio deve fare annullare (con tutto i mezzi legali) un mandato di cattura le cui “accuse” sono state tutte ritenute infondate – sia dalla giustizia olandese che dai tribunali belgi (col verdetto della Chambre d’Extradition de la Haye nel 2006; poi con le sentenze della Corte di Appello di Anversa del 2008 e della Corte d’Appello di Bruxelles nel 2009).
Jean Flinker,
Membro del Comité pour la liberté d’expression et d’association
www.leclea.be <http://www.leclea.be>;
Il 25/11 alle 17.00 :
MANIFESTAZIONE per BAHAR KIMYONGÜR
Per esigere la liberazione immediata del cittadino belga, organizziamo una manifestazione lunedì 25 novembre alle ore 17 davanti al Consolato d’ Italia, 38 rue de Livourne, 1000 Bruxelles
Comité pour la liberté d'expression et d'association