Perché il Sultano del caos è depresso?
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Russia Today, 4 febbraio 2016 (trad. ossin)
Perché il Sultano del caos è depresso?
Pepe Escobar
Pensate a quante notti insonni passa il sultano Erdogan nel suo palazzo di Ankara. Immaginate la rabbia, quando ha saputo che l’Esercito Arabo Siriano di Assad, con l’aiuto della potenza aerea russa, si era lanciato in una battaglia di Aleppo preventiva nella regione di Bayir Bucak, bloccando in questo modo il principale corridoio di fornitura di armi da parte di Ankara e l’autostrada jihadista
Chi tiene questo corridoio controllerà l’esito finale della guerra in Siria
La cancelliera Angela Merkel e il presidente Recep Tayyip Erdogan
Nello stesso tempo, a Ginevra, l’opposizione siriana controllata a distanza (L’Alto comitato per i negoziati) dimostrava oltre ogni dubbio di non avere mai avuto alcuna intenzione di incontrarsi con la delegazione di Damasco, nell’ambito di pourparler di “prossimità” o altro, anche dopo che Washington e Mosca avevano approvato nelle grandi linee un percorso di transizione di due anni, che dovrebbe in teoria portare ad una Siria laica e non settaria.
Il fronte saudita esigeva niente meno che la partecipazione di elementi di Ahrar al-Sham, di Jaysh al-Islam e del fronte al-Nusra, alias Al Qaeda in Siria, al tavolo dei negoziati di Ginevra. Non occorreva altro per capire che cosa fosse davvero la farsa ginevrina, prima ancora di avere il tempo di dire Andiamo ad Aleppo!
La Nato? Non c’è niente da attendersi da questo lato
Il principe Turki, lo stimato cervello dei servizi segreti sauditi ed ex mentore di Osama bin Laden, si trovava a Parigi in missione offensiva di relazioni pubbliche. Tutto quello che ha trovato da dire, è stata una valanga di smentite e non smentite, scaricando ogni colpa della tragedia siriana su Bachar al-Assad.
Il grosso dell’opposizione siriana, un tempo, era composta da combattenti da salotto da anni cooptati dalla CIA, oltre che dai Fratelli Mussulmani vassalli della CIA. Buona parte di questi individui preferiva la bella vita di Parigi al lungo e penoso lavoro sul suolo siriano. Attualmente l’opposizione è composta essenzialmente da signori della guerra che dipendono dalla generosità di casa Saud perfino per una bottiglia d’acqua, oltre agli ex ministri del partito Baas in giacca e cravatta, scelti con la massima cura, che rappresentano il volto dell’opposizione presso i media istituzionali occidentali creduloni.
I danni dopo gli attacchi aerei delle forze governative siriane nella città di Anadan a nord di Aleppo, Siria- 3 febbraio 2016 © Abdulrahman Ismail / Reuters
Intanto i 4+1 (Russia, Siria, Iran, Iraq + Hezbollah) ottengono vittorie dopo vittorie sul campo. Ciò che significa che non vi sarà un mutamento di governo a Damasco. Ma nessuno ha annunciato la novella ai Turchi e ai Sauditi.
Il sultano Erdogan è alla disperazione. Continua a distogliere l’attenzione dalle gravi questioni in gioco nella sua guerra contro il PYD (Partito dell’unione democratica, l’organizzazione madre dei Curdi siriani) e contro le YPG (Unità di protezione del popolo, il braccio armato del PYD). Erdogan e il primo ministro Davutoglu, non solo pretendevano che il PYD non fosse invitato a Ginevra, ma che fosse anche schiacciato militarmente, giacché considerano il PYD e le YPG come terroristi alleati del PKK.
Il mediatore dell’ONU in Siria, Staffan de Mistura durante una conferenza sui negoziati di pace a Ginevra, il 3 febbraio 2016 © Denis Balibouse / Reuters
Che intenzioni ha, a questo punto, il sultano Erdogan? Attaccare i caccia Soukhoi Su-35s di generazione 4++ appena arrivati, che la fanno fare sotto a tutti i dottor Stranamore della NATO? L’allerta arancione decretata nelle basi delle forze aeree turche al massimo spaventerà qualche cane vagante qua e là. Lo stesso vale per i moniti del segretario generale della NATO, l’uomo di paglia Jens Stoltenberg, che supplica la Russia di agire “in modo responsabile e di rispettare l’intero spazio aereo della NATO”.
Mosca si vendica dei Turkmeni, fornendo sostegno aereo al PYD a ovest dell’Eufrate. E’ come colpire il sultano al cuore, lui che ha ammonito che ogni azione di sfondamento del PYD e delle YPG a ovest dell’Eufrate sarebbe stata considerata come la linea rossa da non oltrepassare.
La NATO, già sulle difensiva, non appoggerà la follia guerriera di Erdogan contro la Russia, anche se questa possibilità fa sbavare i neocon negli USA e nel Regno Unito. Siccome le decisioni della NATO devono essere prese all’unanimità, l’ultima cosa cui aspirano potenze europee come la Germania e la Francia è un’altra guerra nel sud-ovest dell’Asia. LA NATO dispiegherà forse anche qualche missile Patriot nel sud dell’Anatolia e degli AWACS (sistemi di intercettazione e di comando aereotrasportati) per aiutare le forze aeree turche, ma non si spingerà oltre.
Scegliete il vostro cambiamento di regime favorito
Nel frattempo Daesh continua ad approfittare della sua autostrada jihadista, su di un tracciato di 98 chilometri lungo la frontiera turco-siriana, soprattutto a Jerablus e a Al Rai, fino a Gaziantep e Kilis in Turchia.
Sull’esempio israeliano, Ankara si accinge a costruire un muro di 3,6 metri di altezza e 2,5 di profondità tra Elbeyli e Kilis, solo per propaganda, in quanto l’autostrada jihadista resta aperta, ad ogni buon fine, anche se le forze armate turche di tanto in tanto fermano un intruso (sempre liberato). Perché quello con cui qui abbiamo a che fare è una truffa esagerata, che coinvolge contrabbandieri e soldati, dove un passaggio notturno costa 300 dollari, e che può far guadagnare ad un sottufficiale turco fino a 2500 dollari, solo per guardare altrove per qualche minuto.
La vera questione che si impone, è capire perché a Gaziantep non sia stato imposto dal governo turco il coprifuoco, proprio lì dove migliaia di elementi delle forze speciali turche sarebbero impegnate attualmente nella “guerra contro il terrore”. E’ perché Ankara e le autorità provinciali, della guerra contro il terrore, se ne fregano totalmente. La vera priorità è la guerra di Erdogan contro i Curdi.
Cosa che ci porta a parlare della sola possibilità rimasta al sultano. Da Bruxelles a Berlino, gli spiriti sani sono terrorizzati all’idea che la UE sia d’ora in poi alla mercé della “priorità” curda di Erdogan, mentre Ankara non fa praticamente niente per impedire il passaggio in massa dei clandestini.
Nel corso di una recente visita a Berlino, Davutoglu, non solo non ha fatto alcuna promessa, ma ha ribadito la volontà di Erdogan di annientare i Curdi siriani.
Per questo la cancelliera tedesca Angela Merkel è disperata. Come è stato possibile che la sedicente politica più potente d’Europa si sia fatta incastrare in un ricatto così flagrante? Il sultano vuole molto denaro, molte concessioni e anche nuove garanzie di adesione alla UE. Senza le quali non chiuderà il rubinetto per far cessare il sinistro flusso di rifugiati.
Non è dunque strano che le voci di cambiamenti di governo piovano dappertutto.
Ad Ankara? No, a Berlino!