Presidenziali ucraine: Gravi violazioni delle regole democratiche
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Presidenziali ucraine: Gravi violazioni delle regole democratiche
Eode Press Office
con corrispondenze locali - RIA Novosti / 23 05 2014 /
Arresti di giornalisti, pressioni sui giornali e sull'opposizione, aggressioni di candidati, repressione dei partiti di opposizione: l'elezione presidenziale ucraina del 25 maggio mostra su grande scala gravi violazioni delle regole democratiche. Il tutto, nel silenzio assordante dei media occidentali e dell'OSCE, che si scredita ancora una volta...
L'antivigilia di uno scrutinio presidenziale che non sarà dunque né legittimo né democratico, ma riconosciuto dalla UE e dagli USA come un "grande momento di espressione democratica del popolo ucraino" (sic!), facciamo il punto su una campagna elettorale suggellata dalla repressione politica.
I: Repressione di ogni opposizione alla integrazione occidentale
Impossibile per i candidati di opposizione al sistema di fare campagna elettorale
I candidati che si opponevano alla integrazione occidentale non hanno potuto fare campagna elettorale:
- Oleg Tsarev, deputato al Parlamento ucraino (gruppo parlamentare del Partito delle regioni), fautore del federalismo e della integrazione dell'Ucraina all'Unione doganale (con la Russia) è stato pestato in due occasioni dai sicari del governo (il 9 aprile davanti all'ospedale di Nikolaiev e il 14 aprile a Kiev, davanti ai locali della televisione ICTV). Questo fatto l'ha indotto a ritirare la candidatura il 1° maggio. In seguito ha assunto la direzione del movimento "Sud e Est", che coordina politicamente l'azione di tutti i movimenti insurrezionali e milita per la creazione di una repubblica Federale della Nuova Russia, che dovrebbe raggruppare tutte le regioni del Sud e dell'Est dell'Ucraina. E' oggetto di 3 inchieste giudiziarie per "separatismo, appoggio al separatismo e al terrorismo". La sua abitazione è stata incendiata nella notte tra il 20 e il 21 maggio da sicari del governo, e anche la sua sede elettorale di Dnipropetrovsk, l'8 maggio.
- Mikhail Dobkine, ex governatore della regione di Kharkov, candidato alle elezioni presidenziali del Partito delle regioni, è stato posto agli arresti domiciliari prima dell'inizio della campagna, poi sotto controllo giudiziario durante la campagna (dal 3 aprile), si è visto vietare la partecipazione ad un dibattito televisivo a Kiev (emittente ICTV, il 14 aprile), è stato bloccato all'aeroporto di Nikolaev (il 28 aprile) dai sicari del regime ed è stato escluso dai dibattiti televisivi nazionali.
- Piotr Simonenko, primo segretario del Partito comunista ucraino - KPU - ha avuto l'abitazione di suo figlio incendiata (il 24 febbraio). In Parlamento, Piotr Simonenko è stato pestato dai deputati del partito fascista governativo Svoboda, l'8 aprile, ed è stato interrotto, il 13 maggio, mentre parlava, poi è stato privato della parola dal presidente perché diceva la verità sul massacro di Marioupol. Piotr Simonenko ha infine ritirato la candidatura il 16 maggio, spiegando che, in un paese in guerra, vinto dalla paura e sottoposto alla repressione, le elezioni non possono essere legittime. Stasera è stato vittima di una aggressione all'uscita da un dibattito televisivo: i cristalli della sua auto sono stati infranti e una bottiglia molotov è stata lanciata verso di lui, senza colpirlo.
Repressione anticomunista contro il KPU e Borotba
Il 22 febbraio, il primo segretario del KPU della città di Lvov, Rostislav Vassilko, è stato picchiato e poi trascinato in piazza per una seduta di pubblica umiliazione. Sarà posto in libertà solo il giorno dopo e fatto espatriare dai comunisti russi del KPRF a Mosca, dove è stato ricoverato in ospedale.
La sede del partito a Kiev è stata saccheggiata, poi occupata dal gruppo neonazista "Sezione Adolf Hitler" e dal "Comitato di lustrazione di Maidan" (incaricato di redigere le liste di militanti comunisti da licenziare nelle amministrazioni e imprese pubbliche), che l'hanno infine incendiata il 9 aprile. Il "Comitato di lustrazione di Maidan" è organizzato da pseudo ONG occidentali, legate alla rete di Soros e Otpor/Canvas.
In molte città le locali sezioni del PC ucraino sono state saccheggiate (Rovno, Soumi, Tchernigov), o incendiate (Loutsk, Lvov, Zaporojie).
Il "presidente ad interim" nominato dopo il 21 febbraio, Turchynov, ha avviato la procedura di messa al bando del KPU, che è affidata al procuratore generale, un neofascista (Svoboda), Makhnitski.
Il partito Borotba (la lotta), scissione radicale del KPU, è anch'esso bersaglio della repressione: il capo della sua sezione di Odessa, Aleksei Albou, è rifugiato in Crimea. I suoi locali a Kharkov sono stati perquisiti per due volte dalla polizia (il 15 aprile e il 9 maggio) e il 20 maggio il coordinatore del movimento, Denis Levine, è sfuggito per un pelo a un tentativo di rapimento da parte di sicari del "Pravy Sektor", dopo una cerimonia di commemorazione del sacrificio dei militanti dell'opposizione a Odessa.
Questi due partiti hanno già pagato un tributo di sangue al nuovo potere:
- il militante della gioventù comunista ucraina, Vadim Papoura è stato assassinato nell'incendio della Casa dei Sindacati a Odessa, il 2 maggio 2014.
Vadim Papoura
- il militante di Borotba, Andrei Brajevski, dopo essere saltato dalla finestra della Casa dei Sindacati di Odessa, è stato finito a colpi di mazze da baseball dai militanti fascisti di Maidan, anch'egli il 2 maggio 2014.
Repressione dei militanti antimaidan
Oggi, secondo Oleg Tsarev, quasi 300 militanti dell'opposizione marciscono in prigione a Kiev con l'accusa di separatismo. Tra di essi:
- Arsen Klintchaev, deputato al Parlamento regionale di Lugansk (Partito delle regioni) e leader del movimento "La guardia di Lugansk";
- Anton Davidtchenko, coordinatore del movimento "Alternativa popolare";
Sono stati liberati e collocati agli arresti domiciliari:
- Youri Appoukhtine, coordinatore del movimento antimaidan di Kharkov;
- Konstantin Dolgov, dirigente del movimento "la scelta dell'Ucraina" che chiede un referendum sull'Unione doganale (con la Russia);
II: Attentati alla libertà di stampa
La democrazia modello Maidan non tollera alcuna opinione contraria ai suoi dogmi allo stesso tempo occidentalisti e fascisti.
Repressione contro i giornalisti russi
Siccome la stampa russa non si fa megafono della propaganda del Maidan, i suoi giornalisti sono vittime di interdizioni e arresti.
- vietando loro l'accesso al territorio ucraino: le troupe delle emittenti russe ORT, NTV, ROSSIYA, ZVEZDA si sono visti rifiutare l'ingresso sul territorio ucraino da aprile. Il ministero dell'interno ucraino ha dichiarato in proposito: "Noi vietiamo l'ingresso ai giornalisti russi che somigliano ai terroristi";
- arrestandoli e imprigionandoli per "incitazione al separatismo": Oleg Sidiakine e Marat Saitchenko, giornalisti dell'emittente di informazione continua russa Lifenews
- impedendo la diffusione sul territorio ucraino delle trasmissioni delle televisioni russe.
Pressione su media ucraini
Il 18 marzo, il deputato del partito neofascista "Svoboda" al Parlamento ucraino, Igor Mirochnitchenko si è recato alla radio televisione pubblica ucraina per ottenere le dimissioni del suo direttore Alexandre Panteleimoniv, che aveva diffuso in diretta il discorso di Putin sulla Crimea. Avendo questi rifiutato di dimettersi, è stato pestato dal deputato "democratico". Nessuna inchiesta, nessuna sanzione parlamentare è stata presa contro di lui.
Il 22 maggio u.s. i locali del giornale ucraino "Vesti" sono stati presi d'assalto da poliziotti della polizia fiscale, che non hanno motivato la perquisizione e hanno mantenuto i giornalisti presenti all'interno dei locali fino alle prime luci dell'alba del giorno seguente. Caratteristica di questo giornale è quella di lasciare, ancora, le sue colonne aperte a giornalisti di opposizione moderata a Maidan e di rilanciare informazioni della stampa russa.
L'operazione è anche dovuta al fatto che questo giornale appartiene al governatore di Donetsk e oligarca Serguei Tarouta, reputato essere un "moderatore, che invita al dialogo e a dei compromessi nella crisi attuale". Si è rifiutato di finanziare nella sua regione la creazione di einsatzkommandos (unità naziste che avevano il compito di eliminare i soggetti considerati pericolosi politicamente, ndt) (come a Dniepropetrovsk, Kherson o Nikolaev). Secondo molte fonti, potrebbe trattarsi di un avvertimento proveniente dall'oligarca Kolomoiski, governatore di Dniepropetrovsk, che vorrebbe, dopo Odessa, collocare un uomo a lui vicino a capo di questa regione per sottometterla. Infatti il porto di Marioupol è vitale per il suo business.
E' in questo clima di paura, odio e repressione, che Kiev e i suoi supporter occidentali intendono organizzare elezioni presidenziali "secondo le regole dell'OSCE". E riconoscerne in anticipo gli esiti.
Peraltro le missioni di osservatori non allineati, come quella di EODE, non sono state autorizzate.