La morte di un antifascista greco in Ucraina
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The vineyard of the saker, 4 dicembre 2014 (trad. Ossin)
La morte di un antifascista Greco in Ucraina
Kosta Goussis
Nato nel 1965 a Razdolnie, appena fuori Donetsk, Thanassis Kosses era uno delle migliaia di cittadini della regione di discendenza greca. Si definiva egli stesso “romios d’Azov” (1). Fania, come lo chiamavano gli amici, è morto il 18 novembre nei pressi dell’aeroporto di Donetsk, durante un attacco nazista che ha causato la morte di molti altri miliziani
Avendo studiato storia e archeologia, e appassionato di letteratura e di arte, ha vissuto negli ultimi venti anni ad Atene, nel quartiere di Kypseli, con la moglie e i due figli. Da qualche mese era tornato a Donetsk, per prendersi cura della vecchia madre.
Quando sono cominciate le bestialità naziste, Fania ha deciso di restare, volendo raccogliere materiale per girare un documentario: Il Libro bianco del fascismo in Ucraina. Opere e giorni.
Era addetto, in modo informale, al servizio di stampa e propaganda della Brigata Internazionale e inviava regolarmente articoli in Grecia. Attraverso la sua testimonianza diretta, contribuiva a rompere il muro di silenzio e di propaganda imposto dai mass media al servizio del regime, e combatteva la politica di coalizione governativa (greca), che ha abbandonato migliaia di cittadini ucraini di discendenza greca esposti alla violenza e alla persecuzione fascista.
Thanasis Kosses, impegnato a fondo nella lotta antifascista e nella insurrezione popolare vincente, ha preso questa estate una decisione difficile ed eroica. In luglio scriveva: “Nei prossimi giorni metterò forse un po’ da parte il lavoro giornalistico e prenderò le armi. Sono stato ammesso, a mia richiesta, nelle unità militari in corso di formazione. Non sono momenti, questi, in cui si possa restare neutrali. Adesso bisogna colpire i fascisti frontalmente!”
Abbiamo incontrato Thanassis Kosses durante la Campagna antifascista per l’Ucraina e abbiamo parlato attraverso internet. Fin dall’inizio abbiamo ascoltato con fierezza un Greco che, sfidando il rischio, restava a Donetsk nel pieno della tempesta. E ci siamo ancora più commossi quando abbiamo appreso che era entrato a far parte della milizia popolare e che, armi alla mano, onorava le migliori tradizioni antifasciste internazionaliste del movimento popolare e progressista.
L’esercito ucraino e i fascisti preparano, guidati dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea, nuovi attacchi contro Donetsk e Lugansk. La Repubblica in formazione, quella per cui combatteva Fania, non ha voluto riconoscere il regime di estrema destra a Kiev e ha organizzato elezioni, la cui partecipazione è stata massiccia, sotto i bombardamenti, ed ha eletto nuove autorità politiche, così forgiando l’unità popolare ed ergendosi come un esempio per l’Ucraina e per il mondo intero.
La sinistra, che fa di tutt’erba un fascio degli avversari di una guerra inter-imperialista, deve rivedere la sua posizione, e il governo greco deve assumersi la responsabilità della sua accettazione e della sua complicità coi crimini di guerra commessi nella regione. Il sacrificio di Fania ci renderà più forti e ci ispirerà per sempre.
(1) Il termine ρωμιός è un derivato di “Romano” dell’epoca dell’impero bizantino