L’opzione Falluja per l’Ucraina dell’est
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Counterpunch, 6-8 febbraio 2015 (trad. ossin)
La vera ragione per la quale Washington si sente minacciata da Mosca
L’opzione Falluja per l’Ucraina dell’est
Mike Whitney
“Voglio lanciare un appello al popolo ucraino, alle madri, ai padri, alle sorelle e ai nonni: smettetela di mandare figli e fratelli al massacro, un massacro inutile e senza pietà. Gli interessi del governo ucraino non sono i vostri. Vi supplico: tornate in voi. Non avete alcun dovere di arrossare i campi del Donbass col sangue ucraino. Non ne vale la pena”. Alexander Zakharchenko, primo ministro della Repubblica Popolare di Donetsk
Washington ha bisogno di una guerra in Ucraina per raggiungere i propri obiettivi strategici. Non lo si ripeterà mai abbastanza.
Gli Stati Uniti vogliono fare avanzare la NATO fino alla frontiera occidentale della Russia. Vogliono realizzare un ponte terrestre verso l’Asia per moltiplicare le basi militari statunitensi in tutto il continente. Vogliono il controllo dei gasdotti dalla Russia verso l’Europa per tenere sotto controllo le entrate di Mosca e garantirsi che il gas continui a essere negoziato in dollari. E vogliono una Russia indebolita e instabile, più vulnerabile rispetto a possibili mutamenti di regime, alla frammentazione e, infine, al controllo straniero. Non sono obiettivi che si possano realizzare pacificamente e, di fatto, se domani cessassero i combattimenti, di li a poco sarebbero levate le sanzioni e l’economia russa rifiorirebbe. Tutto ciò sarebbe profittevole per Washington?
Certamente no. Una cosa del genere sarebbe un colpo per il più vasto programma di Washington, che è di integrare la Cina e la Russia nel sistema economico dominante, il sistema del dollaro. Le eminenze grigie statunitensi si rendono conto che, se l’attuale sistema non è in grado di svilupparsi, esso crollerà. Se la Cina e la Russia non saranno messe al passo e persuase ad accettare un ruolo subalterno nell’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti, Washington perderà la sua posizione di potenza egemonica mondiale.
E’ la ragione per la quale le ostilità nell’est dell’Ucraina si intensificano e continueranno ad intensificarsi. E’ la ragione per la quale il Congresso degli Stati Uniti ha votato a favore di sanzioni più severe contro il settore energetico russo e per l’invio di armi letali all’esercito ucraino. E’ la ragione per la quale Washington ha inviato istruttori militari in Ucraina e si prepara a fornire 3 miliardi di dollari in “missili anti-blindati, droni di ricognizione, blindati Humvee, e radar capaci di individuare l’ubicazione dei missili e dell’artiglieria pesante del nemico”. Tutte le iniziative di Washington hanno un solo obiettivo: intensificare i combattimenti e intensificare il conflitto. Le pesanti perdite subite dall’inesperto esercito ucraino e le terribili sofferenze dei civili di Lugansk e Donetsk non rivestono alcun interesse per gli strateghi statunitensi. Il loro proposito è di evitare la pace a ogni costo, perché la pace costituirebbe un ostacolo al progetto USA di orientarsi verso l’Asia e di restare l’unica superpotenza mondiale. Ecco un estratto di un articolo di WSWS:
“L’obiettivo ultimo degli Stati Uniti e dei suoi alleati è di ridurre la Russia ad una semi-colonia miserevole. Questa strategia, storicamente ideata dal consigliere alla Sicurezza Nazionale dell’amministrazione Carter, Zbigniew Brzezinski, National Security Advisor, è di nuovo in auge.
In un discorso pronunciato l’anno scorso al Centro Wilson, Brzezinski ha invitato Washington a rifornire Kiev di “armi specialmente adatte a consentire agli Ucraini di impegnarsi in una guerriglia urbana e di resistenza”. In conformità con le attuali proposte dell’Istituto Brooking e di altri think tank che sono favorevoli a rifornire di armi il regime di Kiev, Brzezinski ha chiesto che vengano inviate “armi anticarro… armi adatte al combattimento corpo a corpo urbano”.
La strategia messa a punto da Brzezinski è certamente criminale da un punto di vista politico – in quanto mira a spingere la Russia nella trappola di una guerra urbana etnica in Ucraina che minaccerebbe di morte milioni di persone – ma di fatto è quella che egli teorizza contro la Russia da decenni”.
Al rifornimento di armi non letali seguiranno, inevitabilmente, l’invio di armi letali e di armi sofisticate, le zone di esclusione aeree, l’assistenza segreta, le milizie private, le operazioni speciali e l’invio di uomini. Conosciamo già tutto questo. La popolazione statunitense non si oppone alla guerra. Non esiste un movimento anti guerra capace di paralizzare le città, proclamare uno sciopero generale o mettere in discussione lo status quo. Non c’è dunque alcun modo di bloccare il bellicismo galoppante. I media e la classe politica hanno dato carta bianca a Obama. Può decidere la guerra quando vuole. Tutto ciò accresce il pericolo di una guerra più ampia questa estate dopo lo scioglimento delle nevi.
Per quanto non si possa escludere la possibilità di una conflagrazione nucleare, ciò non influirà sui progetti statunitensi per il futuro prossimo. Nessuno pensa che Putin potrebbe ricorrere all’arma nucleare per proteggere il Donbass, cosa che esclude qualsiasi capacità dissuasiva di questa arma.
E Washington non si preoccupa troppo dei costi. Nonostante il fallimento degli interventi militari in Afghanistan, in Iraq, in Libia e in una mezza dozzina di altri paesi nel mondo, le azioni USA crescono ancora di valore, gli investimenti stranieri nei buoni del Tesoro USA toccano record, l’economia degli Stati Uniti cresce a un ritmo superiore a quello di tutti i concorrenti, e il dollaro ha guadagnato un impressionante 13% nei confronti di un paniere di divise estere dal giugno scorso. Non è costato nulla agli USA l’aver distrutto ampie parti del pianeta e di avere ucciso più di un milione di persone. Perché fermarsi adesso?
Non si fermeranno, ed è la ragione per la quale non si fermeranno i combattimenti in Ucraina. Leggete cosa dice WSWS:
“Lunedì il New York Times ha annunciato che l’amministrazione Obama avrebbe armato direttamente l’esercito ucraino e le milizie fasciste che sostengono il regime fascista di Kiev, a sua volta sostenuto dalla NATO, dopo i recenti rovesci che i regime ha subito nel corso della guerra contro le forze separatiste filo russe dell’est dell’Ucraina.
L’articolo cita un rapporto pubblicato congiuntamente, lunedì, dall’istituto Brookings, dal Consiglio Atlantico e dal Consiglio di Chicago sulla situazione mondiale, consegnato al presidente Obama, che contiene dei consigli rivolti alla Casa Bianca e alla NATO sul come intensificare nel modo migliore la guerra in Ucraina…
Secondo il Times, i responsabili statunitensi condividono le proposte del rapporto. Il comandante della NATO in Europa, il generale Philip M. Breedlove, il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, il segretario di Stato, John Kerry e il capo di stato maggiore degli eserciti degli Stati Uniti, il generale Martin Dempsey, tutti sostengono la proposta di armare Kiev. La consigliera alla Sicurezza Nazionale, Susan Rice, sta riconsiderando la sua opposizione alla fornitura di armi a Kiev, cosa che consente a Obama di fare altrettanto”.
Vedete bene che cosa sta per succedere? Il dado è già stato tratto. Ci sarà una guerra con la Russia perché è quello che l’establishment politico vuole. E, mentre le precedenti provocazioni non sono riuscite ad attirare Putin nella trappola ucraina, questa nuova ondata di violenze – l’offensiva di primavera – certamente ci riuscirà. Putin non potrà restare senza far niente mentre i burattini degli Stati Uniti riducono il Donbass in rovina sul modello di Falluja, con le armi e la logistica statunitense. Farà quello che qualunque leader responsabile deve fare, proteggerà il suo popolo. E questo significa la guerra.
Guerra asimmetrica: la caduta del prezzo del petrolio
Ricordate che l’economia russa ha già sofferto per le sanzioni economiche, la manipolazione del prezzo del petrolio e il brutale attacco contro il rublo. Fino a questa settimana, i grandi media respingevano l’idea che i Sauditi facessero deliberatamente calare il prezzo del petrolio per danneggiare la Russia. Dicevano che i Sauditi cercavano semplicemente di conservare le loro “quote di mercato”, mantenendo inalterati i livelli di produzione e con ciò facendo scendere i prezzi naturalmente. Ma erano tutte stronzate e il New York Times alla fine lo ha riconosciuto in un articolo intitolato: “Il petrolio saudita è un mezzo di pressione per forzare la Russia a smetterla di appoggiare il presidente siriano Assad”. Ecco un estratto dell’articolo:
“L’Arabia Saudita ha cercato di fare pressione sul presidente russo Vladimir Putin perché la smettesse di appoggiare il presidente siriano Bachar el Assad, facendosi forte della sua posizione dominante nei mercati mondiali del petrolio nel momento in cui il governo russo è in difficoltà per la caduta del presso del petrolio…
Ufficiali sauditi sostengono – ed è quello che hanno detto agli Stati Uniti – che essi possono pesare su Putin con la loro possibilità di ridurre l’offerta di petrolio, in modo da far aumentare i prezzi… Il minimo segno di disaffezione della Russia verso Assad potrebbe essere interpretato come segno della capacità delle recenti agitazioni del mercato del petrolio di influenzare la governance mondiale.
L’effetto leva dell’Arabia Saudita dipende dall’importanza che la caduta delle entrate petrolifere ha per la Russia. “Se la situazione si fa così grave da rendere necessario per la Russia un accordo petrolifero immediato, allora i Sauditi sarebbero in buona posizione per farle pagare anche un prezzo geopolitico”, ha dichiarato F. Gregory Gause III, uno specialista del Medio Oriente della scuola di governo e di sertvizio pubblico Texas A & Bush.
I Sauditi “pensano dunque di avere una certa influenza su Putin a cagione della loro capacità” di influenzare i prezzi?
Ciò che è interessante in questo articolo è il modo in cui vengono contraddetti i precedenti articoli del Times. Per esempio, solo due settimane fa, in un articolo intitolato: “Chi dominerà il mercato del petrolio?”, l’autore non vedeva alcuna motivazione politica all’azione dell’Arabia Saudita. A suo avviso, i sauditi avevano solo paura di “perdere quote di mercato in modo permanente”, se avessero ridotto la produzione mantenendo i prezzi elevati.
Oggi il Times smentisce se stesso e si allinea alla posizione dei folli della cospirazione che sostengono che i prezzi sono stati manipolati per ragioni politiche. Infatti la verticale caduta del prezzo non aveva niente a che vedere con le pressioni deflazioniste, la dinamica della domanda e dell’offerta o con altre misteriose forze del mercato. Era politica allo stato puro.
Anche l’attacco al rublo ha avuto un carattere politico. C’è un’intervista di Alistair Crooke che interesserà coloro che si chiedono come “la dominazione a tutto campo” del Pentagono si applichi alla guerra finanziaria. Secondo Crooke:
“… Con l’Ucraina siamo entrati in una nuova era: assistiamo ad un conflitto geostrategico di massima importanza, che è in realtà una guerra geo-finanziaria tra Stati Uniti e Russia. Abbiamo la caduta del prezzo del petrolio, le guerre monetarie, abbiamo il corto circuito artificiale – la vendita allo scoperto – del rublo. Abbiamo una guerra geo-finanziaria, e la prima conseguenza di essa è la saldatura di una stretta alleanza tra Russia e Cina.
La Cina ha capito che la Russia è il primo pezzo del domino; se cade la Russia, la Cina seguirà. Questi due Stati sono in procinto di creare un sistema finanziario parallelo, slegato dal sistema finanziario occidentale.
Da qualche tempo, l’ordine internazionale è strutturato intorno all’Organizzazione delle Nazioni Unite e al corpo del diritto internazionale, ma l’Occidente tende sempre di più ad aggirare le Nazioni Unite, che pure è l’istituzione che deve mantenere l’ordine internazionale, e a ricorrere piuttosto alle sanzioni economiche per esercitare pressioni su certi paesi. Noi abbiamo un sistema finanziario basato sul dollaro e, avendo il controllo di tutte le transazioni in dollari, gli Stati Uniti sono riusciti ad aggirare i vecchi strumenti della diplomazia e l’ONU – per realizzare i loro obiettivi.
Di fatto, questo monopolio della moneta di riserva è diventato l’unica arma degli Stati Uniti fino a rimpiazzare l’azione multilaterale dell’ONU. Gli Stati Uniti rivendicano il controllo giuridico di tutte le transazioni stipulate in dollari dovunque nel mondo. E’ quel che viene definito la finanziarizzazione dell’ordine mondiale: l’ordine mondiale dipende più oggi dal controllo esercitato dal Tesoro USA e dalla Riserva Federale che dall’ONU”
La guerra finanziaria, la guerra asimmetrica, la guerra di quarta generazione, la guerra dello spazio, la guerra dell’informazione, la guerra nucleare, la guerra al laser, chimica, biologica: gli Stati Uniti hanno allargato i loro arsenali ben al di là della gamma tradizionale delle armi convenzionali. L’obiettivo, ovviamente, è di preservare l’ordine mondiale post-1991 (data della dissoluzione dell’Unione Sovietica) e di mantenere il loro dominio assoluto. L’emergere di un ordine mondiale multipolare guidato da Mosca minaccia gravemente l’egemonia di Washington. Il primo scontro importante tra queste due visioni concorrenti del mondo avrà probabilmente luogo questa estate in Ucraina, Che dio ci aiuti!
Note: Le Forze armate di Novorussie (NAF) mantengono attualmente sotto accerchiamento 8000 soldati dell’esercito regolare ucraino a Debaltsevo, nell’est dell’Ucraina. E’ importantissimo, benché i media (prevedibilmente) abbiano curato di non dedicargli grandi titoli.
Sono stati aperti dei corridoi di evacuazione per permettere ai civili di abbandonare la zona. I combattimenti potrebbero incominciare da un momento all’altro. Al momento, sembra che una buona parte dell’esercito nazista di Kiev potrebbe essere distrutta in un sol colpo. E’ per questo che Merkel e Hollande hanno preso un aereo per Mosca per discutere urgentemente con Putin. Non è la pace in cima ai loro interessi. Ciò che vogliono è solo salvare il loro esercito per procura dall’annientamento.
Io penso che Putin interverrà in favore dei soldati ucraini, ma il comandante Zakharchenko certamente rifiuterà. Se liberasse oggi i soldati di Kiev, che garanzia avrebbe che essi non ritornino tra un mese o due con le armi ultra perfezionate fornite loro dai guerrafondai del Congresso e della Casa Bianca?
Allora ditemi: che possibilità di scelta ha realmente Zakharchenko? Se i suoi compagni resteranno uccisi nei futuri combattimenti perché ha lasciato l’esercito di Kiev sfuggire all’accerchiamento, con chi potrà prendersela se non con lui stesso?
Non ha scelta.