Bradley Manning si dichiara non colpevole di “collusione col nemico”
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Wsws.org, 7 marzo 2013 (trad. ossin)
Bradley Manning si dichiara non colpevole di “collusione col nemico”
Naomi Spencer
Giovedì scorso, con una dichiarazione resa davanti al tribunale militare, il soldato Bradley Manning si è dichiarato non colpevole di “collusione col nemico”, il più grave dei 22 reati che gli sono contestati per il fatto che avrebbe reso pubblici dei documenti segreti consegnandoli all’organizzazione di denuncia WikiLeaks. Assistito dal suo avvocato David Coombs, Manning si è dichiarato colpevole per altri 10 capi di imputazione relativi alla divulgazione di documenti attestanti la commissione di crimini di guerra.
Leggendo una dichiarazione scritta di proprio pugno, il giovane soldato ha ammesso di avere divulgato dei documenti governativi perché voleva “suscitare un dibattito nel paese sul ruolo del nostro esercito e sulla nostra politica estera in generale”. Ha ammesso ciò senza che la difesa abbia preliminarmente negoziato con l’accusa alcuna riduzione di pena.
Il colonnello Denise Lind, il giudice militare che dirige il processo, ha ordinato a Manning di ritirare la sua firma dalla dichiarazione, per evitare che essa possa essere considerata come una testimonianza resa sotto giuramento.
E’ solo la seconda volta che Manning è intervenuto, da quando sono cominciate le udienze preliminari del processo nella base militare di Fort Meade in Maryland. Le accuse per le quali si è dichiarato colpevole riguardano reati meno gravi e il governo ha affermato che tali confessioni non avranno alcuna influenza sulle richieste che il procuratore si prepara ad avanzare. Con l’ammissione degli addebiti, peraltro, Manning non potrà essere riconosciuto “non colpevole” in relazione ai fatti confessati. Il giudice Lind aveva deciso in precedenza che i motivi personali addotti da Manning erano da considerarsi non pertinenti, ciò che esclude che sia accordata al soldato alcuna forma di protezione per le denunce avanzate.
Tra i documenti che sarebbero stati resi pubblici da Manning, si ritrovano dei video che mostrano i crimini di guerra commessi dai soldati USA in Iraq, e dei documenti che quantificano le numerose vittime tra la popolazione civile in Afghanistan, altre atrocità commesse dagli Stati Uniti che sono state sempre negate dal Pentagono e manovre diplomatiche del Dipartimento di Stato. L’ex analista dei servizi di informazione, che ha 25 anni, rischia di essere deferito davanti alla Corte Marziale, che potrebbe costituirsi in giugno, e l’ergastolo da scontare in una prigione militare, se dovesse essere riconosciuto colpevole di violazione della Legge sullo spionaggio. L’Amministrazione Obama vuole fare del caso di Manning un esempio che serva da monito chiunque osasse opporsi e utilizzare questa vicenda per avviare un procedimento contro il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange.
Manning ha dichiarato alla corte, giovedì scorso, che dopo essersi imbattuto nel video che mostrava un elicottero USA che abbatteva dei civili innocenti, tra cui bambini e giornalisti, in Iraq – un video che è stato poi diffuso da WikiLeaks col titolo “Collateral Murder” (Omicidio collaterale) – ha contattato diversi media per consegnare il file. Politico.com, il Washington Post e il New York Times figurano tra i giornali contattati da Manning prima di rivolgersi a WikiLeaks.
Come tutti gli altri documenti e le testimonianze dell’udienza, anche le dichiarazioni di Manning non sono state rese pubbliche. I giornalisti presenti nella sala di udienza non hanno diritto di utilizzare strumenti elettronici, salvo l’invio di brevi aggiornamenti di Twitter o sui blog durante le pause.
“Vorrei che il pubblico statunitense sappesse che non tutti in Iraq e in Afghanistan debbono essere considerati dei bersagli e neutralizzati”, ha detto Manning secondo un commento pubblicato su Twitter dal giornalista del Telegraph inglese, Raf Sanchez.
Ed Pilkington del Guardian, un quotidiano inglese, ha riferito che Manning ha contattato il Washington Post nel gennaio 2010 e “ha chiesto se fossero interessati a ricevere informazioni che definì ‘importantissime per il popolo statunitense”.
“Ha parlato con una donna che diceva di essere una giornalista , ma che ‘non sembrava prendermi sul serio”.
Nathan Fuller, della rete di sostegno a Bradley Manning, ha pubblicato un tweet che dice che Manning ha parlato dei documenti trasmessi a WikiLeaks: “Pensavo e penso ancora che si tratti di alcuni dei documenti più importanti della nostra epoca”.
“Nessuno di WikiLeaks ha esercitato alcuna pressione perché inviassi altri documenti”, ha ancora dichiarato Manning (come riferisce Kevin Gosztola di Firedoglake.com”.
“La cosa che mi è apparsa più allarmante era la sete di sangue, quasi il giubilo” dei soldati che si trovavano nell’elicottero da combattimento durante l’attacco. “Non sembravano avere alcuna considerazione per la vita umana e trattavano le vittime come delle ‘carogne morte’… Mi ha turbato vedere la loro reazione davanti a dei bambini feriti” (resoconto di Fuller).
Pilkington ha scritto che Manning voleva far conoscere al popolo statunitense “il vero costo della guerra”.
“Io sentivo che rischiavamo molto per della gente che sembrava non volere affatto collaborare con noi, provocando così frustrazioni e ostilità dovunque. Il pantano nel quale stavamo sprofondando anno dopo anno mi deprimeva”, ha detto Manning.
“Noi eravamo ossessionati dalla cattura e dall’assassinio dei bersagli umani che comparivano nelle nostre liste e ignoravamo gli obiettivi e le missioni. Io pensavo che se il pubblico, soprattutto quello statunitense, avesse potuto vedere quale era la vera situazione in Iraq e in Afghanistan, ciò avrebbe potuto aprire un dibattito sull’esercito e sulla politica estera in generale. Questo avrebbe potuto indurre la società a riconsiderare il bisogno di fare dell’anti-terrorismo, ignorando la situazione umana delle persone che combattiamo ogni giorno”.
Bradley Manning durante
il periodo di isolamento
Nonostante la carcerazione preventiva di Manning abbia superato questa settimana il millesimo giorno, il giudice Lind, lo scorso 26 febbraio, ha deciso che non era stato violato il suo diritto ad un processo sollecito. I tre anni e più di prigione, compreso il tempo passato in isolamento, sono “ragionevoli” se rapportati alla gravità delle accuse, ha dichiarato il giudice. Le leggi militari prescrivono che un soldato imputato debba essere giudicato non oltre quattro mesi dopo il suo arresto.
Il 27 febbraio, i procuratori dell’Amministrazione Obama hanno annunciato che avrebbero citato 141 testimoni, ivi comprese 15 persone che dovranno testimoniare che le informazioni ottenute da WikiLeaks hanno “danneggiato” gli interessi USA, un’espressione così vaga che il governo potrà far loro dire quello che più gli aggrada.
Il procuratore capo del governo, Ashden Fein, ha anche annunciato che quattro persone testimonieranno in assoluto anonimato e in segreto, presenti solo il giudice, gli avvocati e Manning. Uno di questi testimoni sarebbe un componente del gruppo Navy Seal coinvolto nell’assassinio extra-giudiziario di Osama Bin Laden. Durante il raid di Abbottabad, l’amministrazione Obama ha affermato che il loro “John Doe” sarebbe penetrato nell’alloggiamento di Bin Laden e vi avrebbe trovato quattro file con contenuto di WikiLeaks su un supporto elettronico. “Si tratta di informazioni che lo stesso Bin Laden aveva richiesto; un membro di AlQaida si è preoccupato di reperirle e di consegnarle a Bin Laden”, ha dichiarato Fein.
Trentatré altri testimoni citati dal governo saranno ascoltati solo in parte in audizione segreta. Fein ha affermato che questi testimoni descriveranno “le ferite e la morte provocate” e come “la potenza del nemico si accresca in alcuni paesi”, si suppone a causa delle pubblicazioni di WikiLeaks.
Le indagini ufficiali dell’amministrazione Obama, ivi compresi i risultati della sedicente WikiLeaks Task Force, non hanno rivenuto alcuna prova che le fughe di notizie abbiano provocato alcun danno al personale USA. Alla difesa di Manning è stata rifiutata la possibilità di citare testimoni dell’esercito e del governo che avrebbero potuto contraddire gli argomenti del procuratore.
Ecco il video "dell'elicottero", consegnato da Manning a WikiLeaks