E i diritti degli Statunitensi ?
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Le Grand Soir, 27 dicembre 2013 (trad.ossin)
E i diritti degli Statunitensi ?
Ahmed Halfaoui
Siccome la Casa Bianca e le sue articolazioni sono riuscite a convincere, praticamente tutti, che esse sono le detentrici della coscienza universale, del buon diritto e del giudizio di ciò che è bene e di ciò che è male, la Cina ha deciso recentemente di render loro la pariglia, soprattutto in materia di diritti umani
Periodicamente, come risposta ai pamphlet degli Stati Uniti, viene pubblicato un rapporto sullo stato della questione… negli Stati Uniti. E c’è del buono in questo, se si pensi che, da ultimo, il minuscolo Equador ha proposto di finanziare delle azioni a favore dell’implementazione dei diritti umani degli Statunitensi.
Chi sono le decine di milioni dei quali il mondo ignora le sofferenze e l’oppressione economica e sociale che subiscono? Oltre a rendere giustizia agli elettori, denunciando la fregatura che fanno loro i candidati affiliati alle lobby, trasformando le elezioni in una grande mascherata a profitto dei clan mafiosi.
Una iniquità che è durata troppo, l’emarginazione di cittadini il cui torto è quello di vivere in un paese dispensatore di lezioni, mentre tutti gli altri oppressi della terra possono beneficiare della mobilitazione di governi e di ONG di ogni specie. Meglio o peggio, dipende, ecco quelli da cui si attinge la razionalità che viene proposta al mondo e che spadroneggiano più o meno su tutti i governi del mondo, mentre non si preoccupano dei più di 40 milioni dei loro concittadini espulsi dalla società.
La razionalità proposta viene esposta sulle sue fondamenta visibili.
Eccole: la proprietà privata sarebbe la base dell’attività economica perché solo la ricerca del profitto individuale piò portare al soddisfacimento dell’interesse collettivo, attraverso la somma degli interessi individuali realizzati con la stipula di contratti mercantili. In parole povere: “le sovvenzioni falsano i prezzi e portano con loro una cattiva distribuzione delle risorse, I prezzi a quel punto non rappresentano più gli autentici valori delle merci, ma valori distorti”.
Il mentore di Hayek, Ludwing von Mises, ha predetto negli anni 1930 che il comunismo era votato al fallimento, perché non si fondava sui prezzi per la distribuzione delle risorse. Ha avuto ragione.
Negli Stati Uniti oggi ci si affida sempre meno a prezzi “onesti”. “Lo Stato federale controlla il 90 % del finanziamento per gli alloggi (…) Il capitalismo di connivenza assicura un accesso privilegiato al capitale per le imprese dei settori protetti. Le imprese che si trovano in difficoltà (…) vengono risanate (..) Se vogliamo restaurare la nostra libertà economica e ricostruire un mercato libero incredibilmente produttivo, dobbiamo ristabilire la verità sui mercati”, disse il vice-presidente della Federal Reserve Bank a Dallas e analista del Cato Institute a Washington DC”.
Gli Statunitensi, ovviamente, non sanno niente di tutto questo. E non sanno nemmeno che anche le briciole che cadono, di tempo in tempo, dai centri del profitto stanno per sparire, perché sarebbe quanto meno blasfemo nel paese della “democrazia del mercato” che un essere umano possa beneficiare delle ricchezze al di fuori della competizione economica.