Perché gli USA hanno interesse a inasprire la crisi con Mosca
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Cf2R (Centre Français de Recherche sur le Renseignement), 1 aprile 2014 (trad. ossin)
Perché gli USA hanno interesse a inasprire la crisi
con Mosca
Eric Denécé
Se appare molto improbabile che la crisi ucraina sfoci in scontri armati - sebbene occorra essere prudentissimi a causa del carattere incontrollabile del nuovo governo di Kiev, particolarmente oltranzista - diversi elementi lasciano intravvedere che la crisi diplomatica potrebbe durare ancora qualche tempo, addirittura accentuarsi.
Le ragioni sono essenzialmente legate alla politica interna statunitense, dove alcuni recenti avvenimenti che riguardano il Pentagono e interpellano la CIA potrebbero indurre questi enti a sfruttare la crisi per ottenere ciò che vogliono o sviare l'opinione pubblica da questioni che essi non desirano che compaiano sulle prime pagine dei giornali.
La posta in gioco per il Pentagono
Recentemente, nell'ambito del Sequester (i tagli alla spesa pubblica del governo USA), il Congresso ha deciso una nuova riduzione delle spese militari (-5% o addirittura di più). Se nelle nuove previsioni di bilancio 2015 dell'amministrazione le spese della Difesa restano apparentemente stabili tra il 2013 (626 miliardi di dollari) e il 2014 (630 miliardi), calcolando però l'inflazione, il Pentagono vede in realtà ridurre il suo "potere di acquisto" del 25% nei prossimi dieci anni. Mentre il bilancio della Difesa rappresentava il 18% di quello federale nel 2013, sarà solo l'11% nel 2024.
Le forze armate avranno una riduzione di effettivi : l'US Army passerà da 570.000 a 450.000 uomini - forse 420.000 - il livello più basso da prima della seconda guerra mondiale. Il Corpo dei Marines (1) perderà il 10% dei suoi effettivi. L'US Air Force ritirerà dal servizio tutti gli apparecchi di attacco al suolo A-10, oltre agli aerei spia U2. E l'US Navy si vedrà costretta a ridimensionare gli acquisti di nuove navi da combattimento littoral (32 al posto delle 52 previste). Di conseguenza il Pentagono ha già riveduto le proprie capacità al ribasso. Ha abbandonato l'idea di potere condurre due grandi guerre simultaneamente, come l'ipotesi di poter guerreggiare contro una insurrezione per lungo tempo. Ritiene oramai che le guerre devono essere condotte e vinte rapidamente, altrimenti il budget non gli permetterà di durare.
Questa drastica riduzione dei mezzi militari degli Stati Uniti - accentuata dal disprezzo che manifesta il presidente Obama verso i militari - è molto mal vista dalla istituzione.
Il Pentagono ritiene che ciò non potrà non incoraggiare gli avversari degli Stati uniti, soprattutto la Cina e l'Iran, perché di solito la diplomazia fallisce quando non sia sostenuta da una credibile minaccia della forza. Ora, Pechino prevede un aumento del 12% delle spese militari nel 2014 e, se un simile ritmo si mantenesse, esse potrebbero raddoppiare in sei anni. Secondo il segretario alla Difesa, Chuck Hagel, la riduzione degli stanziamenti provocherà dei “rischi accresciuti" per la pace mondiale e, soprattutto, per gli interessi USA (2).
Costituisce un classico, in tutti i paesi, vedere i militari "gridare al lupo" non appena si riducano i loro stanziamenti, tanto più che. secondo il Pentagono, Washington non deve rinunciare al suo ruolo di gendarme del mondo. E tuttavia i tagli annunciati non hanno niente di funesto per gli esercirti statunitensi. Infatti occorre ricordare che, nel 2015, gli stanziamenti saranno superiori a quelli stanziati sotto la presidenza di Ronald Reagan (1981-1989), in piena Guerra Fredda. Un esercito di terra di 420.000-450.000 uomini è di 180.000 soldati più di quelli effettivi durante la Seconda Guerra Mondiale e solo il 5% meno del 2001, prima delle operazioni in Afghanistan.
Peraltro le lamentele del Pentagono non tengono conto che gli eserciti contano oggi circa 20.000 lavoratori civili al loro servizio, né del gran numero di funzioni che sono state esternalizzate, in precedenza effettuate da militari (logistica, alimentazione, istruzione ecc); nemmeno ancora dei compiti assegnati alle società militari private.
Inoltre, nonostante le riduzioni, gli Stati Uniti avranno sempre - e di gran lunga - il più potente esercito del mondo. Le spese militari di Washington saranno ancora equivalenti a quelle degli otto successivi paesi cumulate tra loro, tre volte superiori a quelle della Cina e cinque volte superiori a quelle della Russia. Nonostante il ritiro di alcuni apparecchi, l'US Air Force disporrà di più di 13.000 aerei ed elicotteri - quanto tutti i successivi otto paesi messi insieme - e l'Us Navy, nonostante il ritiro dal servizio attivo di diverse navi, continuerà a disporre di più portaerei di quelle del resto del mondo messo insieme (3). Le inquietudini del Pentagono appaiono dunque largamente infondate.
Ma, al di là della diminuzione delle capacità, secondo lo stato maggiore USA il pericolo n. 1 risiede nella riduzione dei programmi di armamento. Infatti, per il Pentagono, nulla è più importante del mantenere una superiorità tecnologica in tutti i campi e, per questo, è essenziale investire massicciamente nella R&D (Ricerca e Sviluppo), per cui sono necessari importanti budget. Inoltre l’ammodernamento dell'arsenale nucleare è oggi necessario e va rivelandosi assai costoso. Ebbene questi finanziamenti sono oggi direttamente minacciati e l'abbandono di taluni programmi ha, agli occhi dello stato maggiore, conseguenze infinitamente più gravi della riduzione degli effettivi.
Vi sono così rischi reali che il Pentagono, sostenuto dalle industrie interessate, sfrutti la crisi con Mosca a proposito dell'Ucraina e spinga la Casa Bianca a irrigidire la propria posizione, perché solo una nuova importante tensione con la Russia può permettergli di riottenere il livello di budget cui aspira, soprattutto per finanziare l’ammodernamento dell'arsenale nucleare e la R&D di difesa, assolutamente essenziale ai suoi occhi. Non sarebbe questa la prima volta che la lobbie militar-industriale degli Stati Uniti riesce a piegare la politica estera a suo profitto.
Le poste in gioco per la CIA e la NSA
Nello stesso tempo la CIA si ritrova al centro di un nuovo scandalo del quale sembra essere interamente responsabile.
A fine marzo, la Commissione di controllo sui Servizi del Senato si appresta a rendere pubblico un rapporto che conclude che la CIA ha ingannato il governo e l'opinione pubblica statunitense dal 2002 al 2009, per ciò che concerne le giustificazioni e i risultati del suo programma di interrogatori coatti dei detenuti accusati di terrorismo: occultamento del carattere brutale dei metodi impiegati, esagerazione dell'importanza dei complotti e dei prigionieri, presentazione di informazioni ottenute nel corso di altre operazioni come se fossero state acquisite durante l'interrogatorio dei detenuti (4).
Durante questi sette anni la CIA non ha mai smesso di sostenere di fronte alle autorità - specialmente del ministero della giustizia - che il suo programma di interrogatori forniva risultati straordinari che permettevano di sventare complotti terroristi e di salvare migliaia di vite. In realtà questi interrogatori, fondati su tecniche disumane e inaccettabili per una democrazia, hanno fornito ben miseri risultati, se non nessuno. Come gli ascolti della NSA...
Il rapporto di 6300 pagine, completato da più di un anno ma sempre classificato - solo qualche estratto è stato reso pubblico - contiene rivelazioni schiaccianti sulla rete tentacolare dei centri di detenzione segreti dell'Agenzia, smantellati dal presidente Obama nel 2009 (5) e sulle pratiche di tortura che trasgredivano "il manuale delle tecniche autorizzate", già fortemente discutibili. Rivela anche la circostanza che molti quadri dell'Agenzia hanno dato le dimissioni a causa delle misure brutali impiegate contro i prigionieri, anche quando non avevano più informazioni da dare. Una parte della CIA si è così trasformata in una vera macchina da tortura senza scopo.
Presentendo probabilmente le devastanti conclusioni del rapporto parlamentare, la CIA non ha trovato niente di meglio da fare che far spiare la Commissione incaricata del controllo delle sue attività, soprattutto piratandone i computer. Aveva infatti fornito dei computer alla Commissione per consentirle di passare in rassegna 10 milioni di documenti confidenziali nell'ambito della sua inchiesta sulle accuse di torture rivolte alla Agenzia.
La presidente della Commissione, Dianne Feinstein, una democratica che aveva però difeso la NSA a spada tratta nella vicenda Snowden - ha pronunciato l'11 marzo scorso un discorso che ha prodotto l'effetto di una bomba. Nonostante sia di solito uno dei più ardenti difensori dei Servizi Segreti, la senatrice non ha esitato ad accusare la CIA di avere spiato la commissione che ella presiede, di avere piratato i computer per eliminare i documenti relativi al programma assai controverso di interrogatori violenti praticati dalla CIA dopo gli attentati del 2011. La signora Feinstein ritiene che in questa occasione l'Agenzia non abbia soltanto violato la legge e un decreto presidenziale, ma anche la Costituzione degli Stati Uniti violando il principio di separazione dei poteri. Inoltre accusa la CIA anche di aver fatto sparire alcuni documenti imbarazzanti per il governo prima dell'elezione di Obama. Il direttore della CIA, John Brennan, ha ovviamente smentito che l'agenzia abbia piratato i computer della commissione del Senato, ma senza veramente convincere.
Il Presidente del Senato, Harry Reid, si è schierato con la presidente della Commissione di controllo e ha ordinato una inchiesta su ciò che ha definito una violazione "indifendibile" della Costituzione, ma anche della legge, in quanto sembrerebbe che la CIA abbia anche tentato di intimidire i suoi "controllori", aprendo una inchiesta nei loro confronti, ha dichiarato Harry Reid in una lettera al procuratore generale Eric Holder (6).
Si tratta di un atto estremamente grave di violazione della Costituzione degli Stati Uniti. Qualcuno ritiene che ciò potrebbe condurre l'Agenzia fino alla Corte Suprema, ciò che potrebbe aprire una vera crisi costituzionale (7). Però John Brennan è sempre alla testa della CIA, e il presidente ha dichiarato che egli "mantiene una piena fiducia" nel direttore dell'Agenzia.
Questi fatti rilanceranno certamente un dibattito pubblico già animato dopo le rivelazioni di Edward Snowden sui programmi di sorveglianza della NSA. Infatti, per tradizione, i cittadini statunitensi sono estremamente sensibili alla protezione della vita privata e dei diritti civili di fronte alle pratiche dei Servizi e del governo. Come spiega Philippe Grasset, è tale l'esasperazione, che è assai diffusa la sensazione che i Servizi, e il governo che dovrebbe controllarli, siano diventati "una minaccia diretta contro le libertà civiche, contro l'ambito costituzionale, perfino contro la funzionalità del potere legislativo ed esecutivo, e abbiano trasformato gli USA in una struttura orwelliana. In una parola, la percezione è che si tratti sempre di più, anche se è una interpretazione esagerata, di un vero e proprio colpo di Stato. Questa crisi sta diventando una questione di fondo, e sarà certamente in primo piano nel dibattito elettorale, sicuramente per le consultazioni mid-tem, ma anche delle presidenziali del 2016" (8).
Di qui la necessità per le autorità e i servizi interessati di tentare una diversione, per tentare di minimizzare l'ampiezza del fenomeno e , in una certa misura, scagionare in parte i Servizi per le loro deviazioni, ricordando, in occasione di una nuova crisi internazionale, la loro "superiore" utilità al servizio della sicurezza della nazione. Ecco qui, ancora un a volta, tutto l'interesse a sfruttare la crisi ucraina.
Una occasione per la NATO e gli industriali statunitensi
Ultimo punto, che pochi osservatori sembrano avere percepito (9), Washington trae profitto dalla crisi ucraina anche per rinsaldare il proprio controllo sull'Europa e restituire alla NATO un ruolo di primo piano, proprio mentre sempre più dubbi suscita la questione della sua utilità dopo la fine delle operazioni in Afghanistan.
A pochi mesi dalla cessazione dalla carica, il segretario generale dell'Alleanza Atlantica - marcatamente antirusso, antifrancese e filo-statunitense - ha trovato con la crisi ucraina la ragion d'essere tanto ricercata dalla NATO per giustificare il prolungamento della sua esistenza: il risorgere della minaccia russa. Ancora occorre che la minaccia si faccia sufficientemente importante per fare accettare o dimenticare lo spionaggio massiccio da parte della NSA dei suoi alleati europei. Così, immediatamente, Rasmussen ha affermato che si "trattava della crisi più seria in Europa dalla caduta del muro di Berlino" (10)
Subito dopo è stata avviata una comunicazione a senso unico destinata ad accrescere l'importanza della minaccia per serrare i ranghi attorno alla NATO e a Washington. L'Occidente ha giocato l'escalation e lo scontro con Mosca, presentata come il "provocatore", con l'obiettivo di giustificare lo spiegamento permanente di truppe nei paesi baltici e in Europa dell'est, e di accrescere la presenza militare USA nel vecchio continente.
Barack Obama, in occasione del suo discorso del 26 marzo a Bruxelles, ha utilizzato a fondo questo tipo di retorica, invitando l'Europa a "resistere" nei confronti di Mosca e a rafforzare la NATO, nella prospettiva si un nuovo scontro dell'Occidente con la Russia e il suo presidente, Vladimir Putin, presentato come un neo-imperialista e un revanscista della Guerra Fredda. Il presidente USA ha ricordato che il comportamento di Mosca metteva in pericolo non solo l'Europa, ma anche tutto il sistema internazionale che l'Europa e gli Stati Uniti hanno costruito nel corso degli anni, "un sistema che è stato vitale per il progresso della democrazia e del diritto internazionale nel mondo intero".
Obama ha anche invitato gli Stati membri dell'Alleanza ad aumentare i loro bilanci della Difesa, perché la NATO sia posta in grado di dissuadere una Russia espansionista (11). Una siffatta dichiarazione interviene, come per caso, in un contesto di restrizioni di bilancio statunitensi, che impattano in maniera significativa sulle prospettive di vendita degli industriali dell'armamento. L'obiettivo è dunque di compensare la restrizione del mercato interno con dei contratti europei.
Da notare tuttavia che Washington non sembra affatto impaziente di annullare i propri contratti con Mosca (in particolare l'acquisto di elicotteri M-17 russi destinati alle forze afghane), ma che al contrario i leader USA non esitano a fare pressioni sulla Francia perché essa annulli la vendita dei BPC Mistral alla Russia, sostenendo che onorare un tale contratto "sarebbe un cattivo segnale per la Russia e per i nostri alleati in Europa centrale e orientale".
Dall'inizio della crisi ucraina, l'amministrazione statunitense ha assunto un atteggiamento molto anti-russo e ha varato sanzioni immediate contro Mosca, allo scopo di mostrare la propria determinazione. In realtà la retorica di una "nuova Guerra Fredda" è solo una costruzione di circostanza, che non ha altro scopo se non quello di fare diversione nei confronti dei crescenti problemi interni provocati dagli scandali della NSA e della CIA. La crisi è altresì astutamente sfruttata dal Pentagono e dall'amministrazione per tutelare il budget della Difesa e riaffermare la leadership statunitense sull'Occidente, attraverso la NATO, che ritrova in tal modo una ragione d'essere.
Paradossalmente queste manovre non sembrano avere successo oltre-Atlantico, dove l'opinione pubblica resta maggiormente preoccupata delle derive antidemocratiche dei Servizi, piuttosto che del futuro dell'Ucraina o dell'atteggiamento di Mosca. Per contro, la propaganda statunitense ha avuto successo in Europa, dove la questione occupa le prime pagine dei giornali e dove la crisi ucraina viene sistematicamente presentata dal punto di vista di Washington e favorevole ai suoi interessi.
Note:
•[1] Conta oggi 180 000 uomini
•[2] Robert J Samuelson, « Defunding defense », Washington Post, 9 marzo
http://www.washingtonpost.com/opinions/robert-samuelson-defunding-defense/2014/03/09/80ee0dda-a7bc-11e3-b61e-8051b8b52d06_print.html
•[3] Ben Freeman, « Three Myths About the Defense Budget », www.defenseone.com, 14 marzo 2014.
www.defenseone.com/ideas/2014/03/three-myths-about-defense-budget/80557/?oref=d-interstitial-continue
•[5] Il Joint Special Operations Command (JSOC) posserebbe però ancora una rete di prigione segrete - certamente una ventina solo in Afghanistan - dove vengono interrogati individui considerati estremamente pericolosi per la sicurezza degli stati uniti (Nick Turse, Les nouvelles armes de l'Empire américain, La Découverte, Paris, 2014, p. 38.)
•[6] Patricia Zengerle et Richard Cowan, « U.S. Senate leader orders probe of alleged CIA computer hacking » Reuters, 20 marzo 2014
http://www.reuters.com/article/2014/03/20/us-usa-cia-interrogations-idUSBREA2J16F20140320
•[7] Philippe Grasset, « L'intelligence US et Dianne Feinstein », dedefensa.org, 12 marzo 2014
http://www.dedefensa.org/articlel_intelligence_us_et_dianne_feinstein_12_03_2014.html
•[8] Philipe Grasset, « La "crise préférée" des USA : Snowden/NSA, pas l'Ukraine », 22 marzo 2014. http://www.dedefensa.org/article-la_crise_pr_f_r_e_des_usa_snowden_nsa_pas_l_ukraine_22_03_2014.htm
•[9] A eccezione dell'eccellente Hajnalka Vincze
•[10] Hajnalka Vincze, « Crise en Crimée : l'OTAN saute sur l'opportunité »
http://blog.hajnalka-vincze.com/2014/03/crise-en-crimee-lotan-saute-sur.html